Il tema del rapporto
fra città storica e architettura contemporanea rappresenta una questione da
anni molto dibattuta. Amministrazioni comunali, urbanisti, architetti, ma anche
singoli cittadini, si interrogano quotidianamente sulla difficile convivenza fra
il patrimonio urbano, figlio di una plurisecolare stratificazione, e le nuove
necessità imposte dagli odierni stili di vita. Trattandosi di un problema
estremamente complesso, la sua non immediata risoluzione genera,
inevitabilmente, un sentimento di tensione, difficilmente esauribile. Questo
fenomeno avviene, come tutti ben sappiamo, anche a San Miniato, una città che
gode di un patrimonio artistico e architettonico rilevante, ricca eredità di un
tempo che fu, ma che deve fare i conti con l’inesorabile scorrere del tempo e
la conseguente mutazione delle necessità delle persone che vi abitano. D’altra
parte, qualsiasi città, quale sistema organico complesso, ha conosciuto momenti
di sviluppo che si sono succeduti nell’arco di secoli. Laddove, per diversi motivi,
si è generata una situazione stagnante protrattasi per molto tempo, si è
assistito ad una involuzione, se non addirittura ad un progressivo abbandono
della città a favore di un’altra realtà più dinamica e in grado di soddisfare
le necessità sopraggiunte. San Miniato, nei secoli, ha saputo rinnovarsi
diverse volte: da centro costituitosi attorno alla fortezza degli Imperatori
del Sacro Romano Impero è riuscita ad ergersi a libero comune per quasi un
secolo, prima di decadere sotto i colpi della peste e dei fiorentini, per poi
arrivare alla cosiddetta “rinascenza vescovile” e alle importanti opere della
fine dell’800, fino alle distruzioni del secondo conflitto bellico mondiale, da
cui ha saputo risorgere in pochi anni. E’ questo che fa di San Miniato una
città unica: il continuo sviluppo, guidato dai monumenti, sia di natura civica
che religiosa.
San Miniato,
zona detta “San Martino”
Foto di Francesco Fiumalbi
Ogni secolo ha
lasciato il suo segno, ancora oggi riconoscibile. Le trasformazioni più significative
hanno visto forti accelerazioni ed altrettanto brusche frenate, in un’impressionante
continuità, fatta di contaminazioni, evoluzioni e rivoluzioni. La domanda,
inevitabile, a cui dobbiamo cercare di rispondere, come cittadini che vivono
oggi in questo territorio, è se e come garantire uno sviluppo alla città di San
Miniato, in un’ottica di uso e riuso degli spazi, pubblici e privati, in
continuità con la storia che ci ha preceduto. A tal proposito, in questo post,
verrà presentato il progetto per un museo di arte contemporanea a San Miniato,
redatto nell’ambito del lavoro di tesi di laurea, da Ilaria Borgioli.
Si tratta di una
proposta che, pur essendo sviluppata a titolo di esercizio accademico, affronta
i problemi a cui si è accennato precedentemente, manifestando nuove
potenzialità laddove non si crederebbe possibile. Si tratta, come vedremo, di
un progetto complesso inserito in un contesto altrettanto complesso, che può
piacere o non piacere; sicuramente non lascia indifferenti.
Ilaria borgioli è nata
a Fiesole (Firenze) il 20 Giugno 1986. Si trasferisce a San Miniato dove nutre
le passioni per l’arte, la pittura e l’architettura. Dopo essersi diplomata
presso il Liceo Scientifico Guglielmo Marconi
di San Miniato, si laurea in Scienze dell’Architettura presso
l’Università degli Studi di Firenze. Attualmente prosegue gli studi al Corso di
Laurea Specialistica in Progettazione dell’Architettura.
Ilaria Borgioli
S.M_useo,
tav. 1
Progetto di
Ilaria Borgioli
L’area in cui sorge
l’ex Monastero della SS. Annunziata in Faognana, conosciuto anche col nome di
San Martino, rappresenta la testata di uno dei crinali urbanizzati in cui si
articola la città di San Miniato e il cui nodo di raccordo col resto del centro
abitato si trova in Piazza del Popolo. E’ un luogo suggestivo, dove si possono
ancora leggere porzioni murarie appartenenti alle vecchie fortificazioni. La
sua profonda e spiccata bellezza è, tuttavia, segnata dalla ferita provocata
dagli eventi bellici del luglio 1944: il patrimonio edilizio risparmiato dalle
distruzioni, è come affettato da una lama invisibile. Il tangibile bisogno di
una cucitura del tessuto urbano ha spinto Ilaria
Borgioli ad un approccio progettuale ben definito: interpretare il territorio
come supporto stabile sul quale connettere gli edifici storici fra loro e con
l’edificio museo in progetto.
Il luogo, estremamente
complesso, possiede una forte struttura consolidata e parti altamente
caratterizzanti. La scelta progettuale si è rivolta verso un edificio che
potesse contenere, alla stessa maniera delle mura con la città per secoli, la
storia e la cultura del nostro tempo, quindi un museo di arte contemporanea,
denominato S.M_useo.
Il S.M_useo è pensato
all’interno dell’area un tempo pertinenziale al Monastero della SS. Annunziata
in Faognana, che oggi troviamo suddivisa in due parti e sulla quale si affaccia
una porzione dell’antico edificio che oggi ospita l’Hotel “San Miniato”. Il
progetto nasce come naturale completamento, senza forzature e senza invadere
spazi già saturati: la sua forma segue, in pianta, il segno ormai invisibile
del vecchio tracciato delle mura, oggi fortemente rimaneggiato, estendendosi ad
abbracciare idealmente tutto il pendio, fino a riallacciarsi al tessuto
esistente. In alzato, si distribuisce secondo terrazzamenti successivi,
sfruttando l’andamento delle curve di livello, ma semplificandole in sole due
quote a nord e tre ad est, collegate tra loro da un braccio inclinato. Il verde
urbano attuale, che verrebbe a mancare col nuovo edificio, viene bilanciato
attraverso un tetto-giardino, cercando di instaurare un rapporto osmotico tra
architettura e natura, tra funzionalità e necessità ambientale.
S.M_useo,
tav. 2
Progetto di
Ilaria Borgioli
S.M_useo,
tav. 3
Progetto di
Ilaria Borgioli
Il processo di
razionalizzazione della collina non si esaurisce solo attraverso una semplice
modellazione del terreno ma anche attraverso un funzionale gioco di
sottrazione, grazie al quale si viene a creare una zona aperta, protetta,
accessibile solo dall’interno dell’edificio, sede di mostre e luogo di sosta;
questa scelta ripropone idealmente la tipologia edilizia del vicino monastero
che un tempo possedeva due chiostri: uno esterno e l’altro solo accessibile dai
locali interni.
Le scelte affrontate,
se da una parte cercano di instaurare un chiaro legame con l’interno urbano
circostante, dall’altra intendono accentuare il segno della contemporaneità. I
livelli esterni, attraverso il movimento sinuoso delle coperture, propongono
una serie dei rampe che segnano un percorso ascensionale dal livello della
strada verso quello più alto della copertura.
Il resto delle forme sono
dettate anch’esse dalle necessità del luogo, come l’edificio accostato a quello
preesistente che, ricalcandone il volume, si offre come un gesto volto a
riunire quelle due parti che un tempo erano una cosa sola.
Poiché l’edificio in
progetto si connette con la collina, in una complessa disposizione di spazi
ipogei e in superficie, il fronte rivolto a Nord viene alleggerito, svuotato
della materia solida, al fine di garantire una perfetta illuminazione dei
locali interni. La scelta di utilizzare lastre di vetro ha assunto, quindi, un
ruolo vasto ed endemico, fino a diventare in alcune parti, il materiale unico
dell’immagine architettonica. Leggerezza, materia permeabile alla luce, che
tende ad opporsi alla tradizionale identificazione tra materia e massa
costruttiva fino a rovesciarla nel suo esatto contrario: materia e riflesso,
materia e luce.
Il S.M_useo nasce come
sintesi dialettica tra esperienze, substrato storico, segni territoriali di cui
l’area è intrisa, e le richieste funzionali: il risultato è un progetto che
fonde organicità e flessibilità spaziale con connotazione formale denotata da
una complessa orchestrazione di solidità e permeabilità materica. Si tratta di
un contenitore per esposizioni concepito come un unico grande open space, privo
di ostacoli e muri divisori, che si distribuisce con omogeneità e continuità
dall’esterno verso l’interno; ogni piano, ogni superficie calpestabile, da
quelle del giardino a quelle coperte, è spazio espositivo; uno spazio a
completa disposizione dell’artista che per ogni sua esigenza e tipologia di
prodotto artistico è perfettamente libero di poter decidere la miglior
disposizione delle sue opere valorizzandole al meglio delle proprie capacità.
S.M_useo,
tav. 4
Progetto di
Ilaria Borgioli
S.M_useo,
tav. 5
Progetto di
Ilaria Borgioli
Le funzioni si
distribuiscono su sei livelli: gli spazi interni ed esterni si interscambiano
con fluidità, senza che vi siano limiti apposti tra ciò che è dentro e ciò che
è fuori. Sono omogeneamente collegati tra loro, in altezza, tramite due
ascensori posti alle due estremità dell’edificio, rampe e scale, e in lunghezza
tramite percorsi a circuito in modo da garantire un ordinato flusso dei
visitatori.
Al piano -1 sono
collocati un parcheggio sotterraneo, spazi per il carico e scarico merci, un
deposito, un montacarichi, un piccolo ufficio e dei servizi. La hall d’ingresso
del livello 1 è servita da un ampio
guardaroba, un ripostiglio e dai sevizi igienici; proseguendo lungo il percorso
ad anello troviamo l’auditorium e il resto dei collegamenti che conducono ai
piani successivi; solo da questo piano è garantito l’accesso alla “corte
interna”, spazio per esposizioni temporanee e luogo di sosta e riflessione. Il
livello 2 si compone di una sala audiovisiva, servizi igienici e quattro
uffici. Il livello 3, ultimo piano interno, ospita un luminoso book-shop, la caffetteria
che offre anche posti all’aperto nell’ampia torre-terrazza nella quale è
possibili realizzare esposizioni
temporanee di quadri, sculture, o installazioni. Raggiunto il livello 4
si aprono il giardino distribuito lungo i terrazzamenti e due piazze che
saturano i due vuoti, un tempo sede dei chioschi
dell’antico monastero. Da questa quota è possibile raggiungere via Cesare
Battisti attraverso un’apposita rampa, oppure avere accesso al primo piano
della torre-ascensore dove troviamo la seconda hall con un piccolo ufficio.
Proseguendo verso i successivi piani troviamo ancora un’area ristoro con un
servizi. Infine, raggiunto l’apice è possibile godere dell’orizzonte, che si
apre su tre lati.
S.M_useo,
tav. 6
Progetto di
Ilaria Borgioli
S.M_useo,
tav. 7
Progetto di
Ilaria Borgioli
Ringraziamo Ilaria
Borgioli per aver condiviso la sintesi del suo lavoro in questa pagina. Si
tratta di un progetto che le è costato molta fatica, e che, anche se non verrà
mai realizzato, ci offre innumerevoli spunti per il dibattito a cui abbiamo
accennato nell’introduzione. Come molti progetti d’architettura contemporanea,
questo è un lavoro che offre l’opportunità di riflettere, proponendoci un non
facile connubio fra un edificio moderno e un contesto urbano storico. Viviamo
in un’epoca dalle forti contraddizioni, dove fragilità vecchie e recenti si
trovano a confrontarsi con nuove possibilità, ma anche con nuovi limiti,
imposti anche dalle diverse sensibilità presenti nella società contemporanea.
Speriamo, con questa presentazione, di aver contribuito alla riflessione sul
dibattito che è ancora lungi dall’essere concluso.
S.M_useo, plastico
Progetto di Ilaria Borgioli
complimenti alla neo ark!!
RispondiEliminasan miniato non è pronta per un intervento simile!lo dovrebbe essere ma non lo è: e poi a mio avviso non se lo merita, pur essendo l'intervento supposto da ilaria estremamente interessante.
RispondiEliminaSan Miniato non è pronta, è vero. Ma dovrà esserlo, se non vuole morire o diventare un luogo sterilizzato alla vita. Dobbiamo tirar fuori i progetti, che ci sono e che ci saranno... chiusi come sono negli archivi dei nostri studenti, dei nostri architetti, dei nostri ingegneri, dei nostri geometri. Mostrare come San Miniato potrebbe essere se.... se si avesse il coraggio di guardare avanti, come fece Federico II nel '200, come fece il Ferri nel '700, come fecero Gelati e Salvadori alla fine dell'800, come ha fatto anche Lanfranco Benvenuti e come Ilaria che ci ha regalato un progetto che guarda al domani.
RispondiEliminaMolto interessante questo progetto! In effetti bisogna riportare San Miniato al centro della cultura che si è sedimentata nei secoli ma anche a quella che è il segno di rinnovata vitalità. La città di San Miniato non può essere destinata ad un lento, inesorabile declino!
RispondiEliminaLaura Franceschi