di Francesco Fiumalbi
A volte ritornano, altre volte sono perdute per sempre. Sono le strutture architettoniche del passato, i segni di un mondo che fu, troppo spesso dimenticato sotto strati di terra o coperti dalla vegetazione. E’ il caso, quest’ultimo, di Fontevivo: un’antica costr uzione per la raccolta e il deposito di acque sorgive. Fino a qualche giorno fa, i residui setti murari erano coperti da una considerevole vegetazione che trovava nell’acqua della fonte, le perfette condizioni climatiche per una crescita rigogliosa.
E’ accaduto, attorno al 20-25 marzo 2012: la vegetazione è stata incendiata. Non sappiamo da chi, e nemmeno il perché. Possiamo affermare che l’incendio non è stato sicuramente accidentale, anche perché a bruciare sono stati il canneto e gli alberelli esattamente intorno all’antica fonte che, quasi per magia, ha rifatto capolino!
Fontevivo, video di Francesco Fiumalbi
Lo sfruttamento di questa sorgente, probabilmente, si perde nei secoli. A pochi metri da qui, poco più in piano, nel maggio del 1934 fu rinvenuta una vera e propria necropoli etrusca. La scoperta fu fatta dal sig. Baldini Giuseppe, mentre stava lavorando il terreno appartenente al sig. Poggetti Giulio. Il ritrovamento fu comunicato alla Regia Soprintendenza dell’Etruria dall’allora Ispettore locale Mons. Francesco Maria Galli Angelini (1).
Fontevivo, “Case Altini”, San Miniato Basso
Foto di Francesco Fiumalbi
La zona era quindi abitata almeno fin dal III secolo a.C., e anche gli uomini di allora avevano bisogno di bere, lavare i panni e irrigare i campi. Per questo è ragionevole ipotizzare uno sfruttamento di queste acque sorgive fin da epoca remota.
Quella che per noi è un’ipotesi ragionevole, era una certezza per lo stesso Galli Angelini, che propone una datazione della struttura all’epoca romana, attribuendole il nome di Fons vivus, senza però fornire alcuna prova certa in proposito (2). Da quel che si può vedere oggi, i setti murari non sembrano molto antichi, ma potrebbero essere stati realizzati negli ultimi 3 secoli su una struttura precedente. Tuttavia nelle Piante dei Popoli e strade, redatte dai Capitani di Parte Guelfa alla fine del ‘500, della fonte non vi è traccia.
Fontevivo, “Case Altini”, San Miniato Basso
Foto di Francesco Fiumalbi
Sfortunatamente le fonti archivistiche ci offrono un quadro documentario soltanto dei primi anni del ‘900. La prima è l’indicazione fornitaci dal Catasto Generale della Toscana, Comune di San Miniato, sezione B “Colline Adiacenti alla Città”, foglio n. 6, particella 2925. Notiamo subito che il colore della campitura della particella non è di quel colore grigio-celeste, come si usa per i beni di proprietà pubblica, bensì neutro. La fonte, infatti, era di proprietà privata, ovvero degli Spedali Riuniti di San Miniato, che lo aveva dato in enfiteusi ai sigg. Paolo e Giovanni del fu Luigi Altini (3). In questa carta vi è scritto “Fonti” e vi sono rappresentati due rettangoli celesti, evidentemente la fonte e il lavatoio di cui si parlerà di seguito.
Nel 1910, la popolazione delle case vicine aveva chiesto al Comune di San Miniato di restaurare l’antica struttura, dotata anche di un lavatoio. Tuttavia l’ingegnere comunale accertò che la fonte sussisteva su un terreno di proprietà privata e non poté far altro che stanziare un piccolo sussidio per sostenere dei lavori che comunque sarebbero stati a carico dei possessori (4).
Fontevivo, “Case Altini”, San Miniato Basso
Foto di Francesco Fiumalbi
La proprietà si rifiutò di eseguire i lavori e il tecnico propose al Comune di acquistare il terreno prendendosi cura della struttura. L’affare per il Comune sfumò, e il terreno fu acquistato dal sig. Pozzolini Leopoldo (5).
Appena quattro anni dopo, nel 1914, si segnalò la rottura di un tubazione della struttura, che aveva provocato anche l’avvallamento della vicina strada (6). La fonte versava in pessime condizioni di manutenzione, tanto che nel 1920 gli abitanti di Casenuove (in prossimità dell’incrocio fra l’attuale via Fontetivo e la SS. Tosco-Romagnola Est) e di Pozzo, si appellarono all’amministrazione comunale, affinché si occupasse del restauro e della riattivazione di Fontevivo e dei relativi lavatoi. La richiesta non poté essere accolta, perché la struttura apparteneva ad un privato (7).
Fontevivo, “Case Altini”, San Miniato Basso
Foto di Francesco Fiumalbi
Delle fonti se ne perde completamente traccia nei documenti. Il Comune, evidentemente per accogliere le istanze della popolazione, costruì l’attuale fonte-cisterna sul ciglione che costeggia la strada verso Case Altini. Non si ha notizia di questa nuova struttura, più piccola rispetto all’antica costruzione, ma funzionale e soprattutto pubblica. Si tratta di quella “cannellina” che funziona ancora oggi.
Fontevivo, “Case Altini”, San Miniato Basso
Foto di Francesco Fiumalbi
Negli anni, Fontevivo si perde del tutto, sotto al terreno. Soltanto nel 1992, durante uno scavo per la costruzione di una nuova fognatura, riemergono le tracce dell’antica fonte (8). Da quel momento la struttura comincia piano piano a scomparire nuovamente, stavolta sotto la vegetazione. E così è rimasta fino a pochi giorni fa.
Fontevivo, “Case Altini”, San Miniato Basso
Foto di Francesco Fiumalbi
Ci appelliamo all’Amministrazione Comunale, affinché ciò che rimane dell’antica Fontevivo non ricada nell’oblio per molti anni ancora. Basterebbe riuscire a mantenere “pulito” quel piccolo fazzoletto di terreno ai piedi della collina sanminiatese.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) De Agostino Alfredo, San Miniato – Scoperta di una necropoli etrusca in località “Fonte Vivo”, Atti della Regia Accademia dei Lincei, vol. XI, serie VI, fasc. 1, 2, 3, Roma, 1935.
(2) Galli Angelini Francesco Maria, Origine romana della città di San Miniato, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 20, San Miniato, 1939, p. 6.
(3) Comune di San Miniato, sezione B “Colline Adiacenti alla Città”, foglio n. 6, particella 2925, in Parentini Manuela e Fiordispina Delio, Pozzi, fonti, cisterne e acquedotti. L’approvvigionamento idrico a San Miniato e nel suo territorio dal XVIII secolo all’inizio del XX secolo, FM Edizioni, San Miniato, 2010, p. 89.
(4) Archivio Storico del Comune di San Miniato, F200 S132 UF21, fasc. “Affari sfogati dal 301 al 400, inserto “Fonte di Fonte Vivo, Perizie n. 388, 1551, in Parentini e Fiordispina, Op. Cit., pp. 45, 89.
(5) Ibidem.
(6) Ibidem.
(7) Archivio Storico del Comune di San Miniato, F200 S132 UF35, in Parentini e Fiordispina, Op. Cit., p. 45-46, 89.
(8) Da vedere anche la preziosa documentazione fotografica proposta da Nistri Rossano, Acque dei vivi, acque dei morti. Mitologie acquatiche attorno alle Fonti alle fate di San Miniato, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 76, San Miniato, 2009, p. 553.
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