di Francesco Fiumalbi
In questa seconda parte, continueremo a parlare della vita di Pietro Bagnoli, una delle figure di maggior rilievo della prima metà dell’800 a San Miniato. La fonte principale è ancora la sua Autobiografia, una raccolta di carte da lui scritte e conservate presso al Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Nella prima parte abbiamo parlato della sua giovinezza a San Miniato, dei suoi studi presso l’ateneo pisano, e del suo servizio alla corte di Ferdinando III, dapprima a Firenze, poi a Vienna, Salisburgo e Wurtzburg.
Pietro Bagnoli
Disegno di Francesco Fiumalbi
(sulla base del monumento funebre collocato nel Duomo di San Miniato)
LA RESTAURAZIONE E IL RITORNO A SAN MINIATO
Napoleone era stato sconfitto definitivamente e il Congresso di Vienna riportò la situazione allo stato precedente alla rivoluzione francese. “In patria, dimorando sotto una carta di sicurezza, senza essere stato mai suddito d’altri che del mio Principe, accadde quel gran rovescio di cose, per la quali il Padrone e Sovrano di Toscana ritornò felicemente al suo governo colla Real Sua famiglia, e con quel caro Figlio (Leopoldo, n.d.r.) che ora fa la felicità e la gloria della Toscana. E me accolsero per loro clemenza con quella medesima bontà, in cui mi avevano tenuto in Germania; ciò è a tutti noto, che basta per testimonianza e premio di mia fedeltà, perché trovai in loro quell’amore nelle parole e nei fatti, che aveva lasciato a Wurtzburgo” (1).
Pietro Bagnoli nei primi anni Dieci dell’800 aveva fatto ritorno in Toscana, proprio nella sua città natale: San Miniato.
“Samminiato di Toscana, torno qui a ripeterlo, in Italia è la mia patria. Piccola città in mezzo posta tra Firenze e Pisa in quella catena di colline che dalla Val d’Evola alla Val d’Elsa si estendono (…). Dolce è ritornare indietro sulle vestigia della prima età, che si ritrovano nel cuore, e ricordar dosi più delle persone, dei luoghi trastulli sicuri da ogni dolore e cura, di noiosi pensieri e di bisogni, che portano seco gli anni seguenti e li addossano alla crescente vita” (2).
Il Granduca Ferdinando III, per gratitudine e riconoscenza nei confronti di Pietro Bagnoli, gli concesse la medaglia d’oro intitolata “MERENTIBUS” e qualche anno dopo lo nominò Cavaliere di Santo Stefano (3).
San Miniato, veduta panoramica
Foto di Francesco Fiumalbi
LE SCUOLE REGIE E LA RESTITUZIONE DI SAN FRANCESCO
Pietro Bagnoli si occupò anche dell’organizzazione scolastica in San Miniato presso il Granduca Ferdinando III. Propose San Miniato quale sede per un collegio da affidare ai Padri Scolopi (la scelta cadde su Empoli), ma nella “Città della Rocca” arrivarono soltanto Maestri non regolari e con essi furono le Scuole formate, che esistono, con vantaggio del paese e della pubblica istruzione (4). Per la sede della scuole pubbliche propose il convento di San Francesco, che era stato confiscato in ordine al decreto del 25 aprile 1810 promulgato da Napoleone e la cui proprietà era passata al Granducato di Toscana. Il concordato del 4 dicembre 1815 fra Toscana e Santa Sede, infatti, non prevedeva il ripristino del convento francescano di San Miniato. La cosa non andò in porto poiché la spesa per trasformare il convento in collegio si presentava ingentissima. Così, furono acquistati i locali del convento di SS. Trinità nel 1818 (5) (ancora oggi sede delle scuole elementari e medie), mentre il complesso francescano rimase abbandonato, e i frati ancora sistemati nel monastero di San Paolo (6).
San Miniato, Chiesa di San Francesco
Foto di Francesco Fiumalbi
“Ora stando in quello stato di abbandono S. Francesco, accadde un avvenimento che parve del Santo medesimo mandato, che standomi io un giorno nella Reale Biblioteca domestica, a cui il principe mi aveva gratificato l’accesso, ecco che egli entrò; e fermatosi ivi, perché aspettava il suo maggior Domo per andar fuori, cominciò a parlare come affabile e […?] e per incidenza del discorso entrato a dire di San Miniato, dov’Egli non era mai stato, mi domandò di quella gran fabbrica che lassù si vedeva, passando dalla Scala. Mi sentii come ispirato la mente a quella domanda, e la risposta andò dritta al suo scopo.
Lo informai di quanto sopra ho esposto. Aggiunsi la santità del luogo, l’essere la Chiesa contigua e non interna alla città, e dominante l’adiacenza della vasta pianura del Valdarno, grande e comoda, ed effigiata, richiamava tutta la gente del contado alle Perdonanze, ed alle altre ritornate di devozione dell’anno, nelle quali alle confessioni grande sempre era il concorso. Ora i Frati interni nella città con una piccola Chiesa quasi inutili al Sacro Ministero, col loro patrimonio, l’uso del quale sarebbe servito anco a conservare quella dignitosa fabbrica, d’onde era la loro origine che gran danno veramente era quello di vederla deperire, ed annidarvi animati, e servire chi si nascondesse, a chi volesse romperne qualche pezzo per materiali o ad altra più […?] opera. E così, dettemi Egli alcune cose, e risposto avendo io sempre diretto alla reintegrazione di quel convento, si venne al punto di dire, che una sola sua parola poteva restituirlo. Questa parola venne.
Domandai di […?] un Memoriale. L’accettò, fu fatto, e riscritto. E quando si venne ai sussidi per restaurarlo, il io Signore ne dette il primo esempio con settanta zecchini d’elemosina; qualche altra somma dette l’Arciduchessa Luisa, altra il Maggior Domo, ed altre pie persone della corte. E fu in San Miniato una deputazione magistrale all’uopo del rifacimento preposta, fatta giurare una nota, e noi paesani ci prestammo in modo che si fece una somma competente che il convento e la Chiesa restituì in grado che non tale sarà stata quando era nuova. I frati vi tornarono in gran festa, venderono la fabbrica di S. Paolo, su cui fondarono un annuo livello per il mantenimento di S. Francesco” (7). Il ripristino ufficiale avvenne nel 1817 e i francescani poterono farvi ritorno solo nel 1827, dopo che la chiesa e il convento furono restaurati (8).
Il convento di San Paolo fu acquistato dallo stesso Pietro Bagnoli, per la somma di 900 scudi, dove prese residenza assieme ai suoi familiari; la situazione del convento rimase inalterata fino al 1889, anno in cui fu riacquistato e vi tornarono le monache clarisse (9).
Ingresso del Monastero di San Paolo
Da notare le iniziali “PB” nella rostra
Foto di Francesco Fiumalbi
IL NUOVO PONTE SULL’ARNO
Nel frattempo era morto il Granduca Ferdinando III, e il suo posto fu occupato dal figlio Leopoldo II, il quale, abbiamo visto nella prima parte, aveva avuto per maestro proprio Pietro Bagnoli.
In quegli anni il Bagnoli si occupò, fra le varie cose, anche del ponte in progetto nei pressi di Bocca d’Elsa a Marcignana. Bagnoli si oppose a costruire l’importante infrastruttura in quella località, puntando sull’asse viario San Miniato-Fucecchio. Nonostante l’opposizione di Bagnoli, il ponte fu costruito a Marcignana e inaugurato il 16 dicembre 1835 (10).
L’ACCADEMIA DEGLI EUTELETI
Non mancò il Bagnoli, neppure di partecipare alla vita culturale sanminiatese, con la sua adesione all’Accademia degli Euteleti (rifondata nel 1822 sulle ceneri della vecchia Accademia degli Affidati (11). “Incominciarono l’Accademia degli Euteleti alcuni scolari miei di Greco nel tempo delle vacanze; e volendosi denominare volontari sbagliarono il termine dicendosi Eutelici; e sotto questo nome avanzarono la domanda al governo per la sanzione che ottennero. Essendo venuti ad invitarmi perché volessi assisterli, gli avvertì del nome errato, che non significava quello che volevano, anzi presso che il contrario. E i vari nomi dal Greco dissi loro, come Protimi, o altro simile, ma essi vergognandosi di esser usciti col nome di Eutelici in faccia al pubblico, e al governo stesso, mi pregarono di un nome più somigliante all’esposto, e non trovai che Eutelete altro che più si accostasse, benché si trovi parola nel greco di cui siano i Greci giovati, mettendo l’al […?]. Pure la feci così accoppiando semplici usatissime a elementi legittimi, e per legittimo fu adottato. Quindi l’insegna inventai allusiva, Il cavallo non spronato nell’arena che significa i volontari senza impulso estraneo e la società fu formata, e cumulata di un numero abondantissimo ed insigne di corrispondenti toscani, Italiani, ed Europeo, oltre i dodici ordinari che leggono la Prosa ad ogni tenuta. E le tenute sono mensuali ogni secondo giovedì del mese, dal settembre ed ottobre in fuori. L’apertura si fece nella casa paterna del Sig. Canonico Torello Pierazzi istitutore primiero, insieme al di lui fratello Gabriello (…), ed ivi si tennero le adunanze, e crebbero e fiorirono, finché per insigni meriti il canonico, già per anni Vicario Generale, e poi capitolare della Città e della Diocesi, fu innalzato alla cattedra vescovile (…). Io fui eletto Presidente perpetuo dell’Accademia. E quando il canonico istiture fu fatto vescovo traslocò dalla casa nativa nel palazzo vescovile dov’è al presente” (12).
Stemma dell’Accademia degli Euteleti, ideato da Pietro Bagnoli
Foto di Francesco Fiumalbi
LA BANCA E IL TRIBUNALE
Grazie all’influenza che Pietro Bagnoli poté esercitare sul Granduca Leopoldo II, suo allievo in tenera età, la città di San Miniato fu dotata di importanti istituzioni.
Nel 1829 alcuni membri dell’Accademia degli Euteleti presentarono istanza presso il Granduca, affinché potessero costituire una cassa di risparmio affiliata a quella fiorentina. La risposta affermativa non tardò ad arrivare, anche perché tra i firmatari figurava proprio il Can. Pietro Bagnoli (13). Il decreto granducale fu promulgato il 23 gennaio 1830 e l’accordo con il Consiglio della Cassa di Risparmio di Firenze fu sancito il 25 febbraio 1830. La Cassa di Risparmio San Miniato aprì la prima filiale il 6 luglio 1830 (14).
Con il motuproprio del 2 agosto 1838, Leopoldo II istituì i cosiddetti tribunali collegiali di prima istanza, civili e criminali, nelle città di Firenze, Livorno, Pisa, Siena, Arezzo, Grosseto, Pistoia, Montepulciano, Rocca San Casciano e, appunto, di San Miniato (15). Anche questa conquista per la “Città della Rocca” è da attribuire al vivo e stretto rapporto tra Pietro Bagnoli e Leopoldo II. Di lì a pochi anni, giunse anche la Sottoprefettura, come distaccamento di quella fiorentina.
In virtù degli importanti istituti, si formò nel 1838 una deputazione cittadina, presieduta da Pietro Bagnoli, per l’erezione di una statua in onore al Granduca Leopoldo II (16). Tale monumento fu inaugurato con una solenne cerimonia nel 1843.
Palazzo Grifoni, oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, tra i cui fondatori risulta Pietro Bagnoli.
Foto di Francesco Fiumalbi
GLI ULTIMI ANNI
Ormai ottantenne, Pietro Bagnoli si ritirò definitivamente a San Miniato nel 1845, non prima di aver ricevuto dal municipio una medaglia commemorativa per gli onori che aveva portato alla nativa città, con su scritto “TANTO FILIO PATRIA” (17)
Pietro Bagnoli spirò il 22 ottobre del 1847 e il suo corpo fu sepolto all’interno della chiesa di San Paolo (18). “Lo accompagnava al sepolcro tutto il clero secolare e regolare, a capo il Vescovo vestito degli abiti pontificali; del quale era il Bagnoli Vicario Generale. Il feretro, sorretto dai fratelli della Misericordia, era circondato dai reali Carabinieri. Seguivano la banda in corrotto, la Deputazione delle regie scuole e quella dell’Accademia degli Euteleti di cui era il Bagnoli Presidente perpetuo. Terminarono il sacro corteggio due lunghe file di cittadini; né il dolore dei volti era mentito. Sulle fredde spoglie nella Cattedrale il Prof. Santi Neri diceva in encomio del Defunto parole di dolore sentito e ricche di pensiero e di affetto” (19).
Sul monumento funebre vi si legge (20):
NOBILTA’ E RETTITUDINE DELL’ANIMO – ACUME DI INTELLETTO – GENTILEZZA DI COSTUME INNOCENZA DI VITA – RELIGIONE EVANGELICA – ALLA VASTA SAPIENZA PARI LA MODESTIA – APOSTOLATO DELLA CATTEDRA – LEPOLDO SECONDO – PIU’ CHE DISCEPOLO AMICO – ITALIA IN CIMA A TUTTI AFFETTI - E DI AUREI VOLUMI ARRICCHITA – IN NATIO LOCO BENEFICATO – LA STORIA RICORDANO AD ESEMPIO – AI POSTERI DIRA’ QUAL FOSSE – PIETRO BAGNOLI – FATTO CELESTE AI 22 D’OTTOBRE 1847 – OTTANTESIMOTERZO DI SUA MORTALITA’.
P. PIETRO CONTRUCCI
Frontespizio de L’Orlando Savio
OPERE DI PIETRO BAGNOLI (21)
· L’Agricoltura, poemetto pubblicato per la prima volta a Pisa nel 1795;
· Ottave per la liberazione della Toscana, redatte per la breve restaurazione del Granducato di Toscana nel 1799 e pubblicate in Firenze lo stesso anno;
· Sul problema perché i tedeschi riescono perfetti di gusto e di genio nella musica e non così nella poesia, poemetto pubblicato a Pisa nel 1804;
· Per la Venere Italica scolpita da Antonio Canova, sonetto pubblicato a Pisa nel 1812;
· Per il faustissimo ritorno in Toscana di S. A. I. e R. il Gran Duca Ferdinando III, nostro augusto sovrano, poemetto composto in occasione della restaurazione e pubblicato a Firenze nel 1814;
· Stanze sul ritorno dei monumenti delle belle arti ricuperati dalla Toscana per la pace del 1815, raccolta di poesie, Firenze, 1815;
· Stanze per l'avvenimento di Mons. Morali all'Arcivescovado di Firenze, raccolta di poesie, Firenze, 1815;
· La felicità dell'Arno, poemetto, Firenze, 1817;
· Per le R. Nozze del Principe di Carignano con S. A. I. e R. Maria Teresa d'Austria, poesia, Firenze, 1817;
· Giove in Creta, dramma, Firenze, 1819;
· Il Cadmo, ossia l'introduzione della civil cultura, poema in ottava rima, considerato la sua massima opera, pubblicata a Pisa nel 1821, ristampata a San Miniato nel 1836 e rammentata anche da Giosué Carducci in Le risorse di San Miniato al Tedesco.
· Poesie varie, prima edizione pubblicata a Pisa nel 1822, ristampata nel 1834 a San Miniato e a Firenze nel 1857 con prefazione di Augusto Conti;
· Canzone pel parto dell'Arciduchessa M. Anna di Sassonia Gran Principessa di Toscana, Pisa, 1822.
· Orlando Savio, pubblicato per la prima volta nel 1835 e ristampato in Firenze nel 1843 con prefazione dell’Abate Giuseppe Bertini;
· Collaborò con il Nuovo giornale dei letterati dal 1822 al 1827, nella cui sezione dedicata alla letteratura comparvero molti suoi scritti.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Bagnoli Pietro, Autobiografia, trascrizione a cura di Candela Sabina, Comune di San Miniato, 1998, originale conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, c.146r, p. 64.
(2) Bagnoli, Op. Cit., c.173r, p. 75.
(3) Bagnoli, Op. Cit., c.177r, c.178r, pp. 77-78.
(4) Micheletti Nello, Nel 1° centenario della morte del poeta Pietro Bagnoli, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 13, 1947, San Miniato, p. 14.
(5) Piombandi, Guida della Città di San Miniato al Tedesco, Tipografia Ristori, San Miniato, 1894, p. 54, in Matteoli Anna (a cura di), Guida storico-artistica di San Miniato, Bollettino dell'Accademia degli Euteleti, n. 44, 1975.
(6) Bagnoli, Op. Cit., c.178r, c.179r, p. 78-79.
(7) Bagnoli, Op. Cit., c.180r, c.181r, p. 79.
(8) Piombandi, Op. Cit., p. 107.
(9) Piombanti, Op. Cit., pp. 114-115.
(10) Repetti Emanuale, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Firenze, 1841, vol. IV, p. 391, voce: PONTE NUOVO A BOCCA D’ELSA.
(11) Simoncini Vasco (a cura di), San Miniato e la sua Diocesi, CRSM, Edizioni del Cerro, 1989, p. 116.
(12) Bagnoli, Op. Cit., c.189r, pp. 83-84.
(13) Nanni Paolo, Profilo storico della Cassa di Risparmio di San Miniato, in A.A.V.V., Cassa di Risparmio di San Miniato 1830-2005, p. 62. I soci fondatori furono: Torello Pierazzi Vescovo di San Miniato, Cosimo Pini, Baldassare Ansaldi, Giovacchino Mantovani, Maurizio Alli Maccarani, Nicola Gazzarrini, Dario Mercati, can. Giuseppe Vallini, can. Cesare Lottini, Giuseppe Berni, Iacopo Toscani, can. Giuseppe Piccardi, Giuseppe Morali, Vincenzo Migliorati, Pietro Paroli, can. Vincenzo Giunti, Damiano Morali, can. Pietro Bagnoli, Giuseppe Pazzini, Michele Mannini, Andrea Mannini, Giuliano Gelati.
(14) Ibidem.
(16) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Fondo Preunitario, F4549.
(17) Micheletti, Op. Cit., p. 14.
(18) Rondoni Giuseppe, Memorie Storiche di San Miniato al Tedesco, Tip. Ristori, San Miniato, 1876, p. 344.
(19) Conti Giuseppe, Cenni biografici, elogio funebre e canto lirico in memoria di Pietro Bagnoli, San Miniato, Stamperia Vescovile, 1849, p. 8.
(20) Micheletti, Op. Cit., p. 15.
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