martedì 1 aprile 2014

A SAN MINIATO IL TESORO DI TOSCANA DI FEDERICO II DI SVEVIA


Siamo felicissimi di comunicare in anteprima una scoperta che sembra avere dell'incredibile, di enorme portata e destinata ad aprire nuovi scenari di ricerca per San Miniato.
Ci ha contattato il Prof. Angelo Russo del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università Federico I Barbarossa di Napoli, per comunicarci in via preliminare i risultati di una importantissima ricerca, che in forma ufficiale verranno presentati il prossimo 20 aprile. Inoltre, vista la straordinarietà, stiamo cercando di organizzare anche una presentazione a San Miniato nel mese di maggio.
Il Prof. Angelo Russo, assieme agli assistenti del suo gruppo di ricerca, hanno riportato alla luce uno straordinario documento all'interno dell'urna sepolcrale di Federico II di Svevia, collocata all'interno della Cattedrale di Palermo. Già fra il 1997 e il 1999 l'urna federiciana era stata oggetto di studi ed esplorazioni, ma solo nello scorso mese di settembre 2013 è stato possibile effettuare un'indagine più approfondita, i cui risultati saranno presentati a Palermo, come detto, il prossimo 20 aprile.

Disegno tratto da T. A. Arcer e C. L. Kingsford, The Crusades. The story of the Latin Kingdom of Jerusalem, New York, 1894, p. 289. A sua volta tratto dal manoscritto De arte venandi cum avibus, conservato nella Biblioteca Vaticana (Pal. Lat. 1071)

Fra i vari reperti, uno di questi sembra far luce su una importante pagina della storia sanminiatese. Si tratta di una pergamena, contenuta in un piccolo cilindro marmoreo adagiato sul fianco sinistro del corpo dell'Imperatore. Il Prof. Russo ci ha brevemente accennato alla fase di analisi, che non è stata per niente semplice, e grazie alla quale è stato possibile riconoscere quello che è il “testamento” di Federico II. Non sembrano esserci dubbi sull'autenticità. Dall'analisi stilistica e linguistica, il testo è risultato perfettamente attinente alla metà del XIII secolo e anche i contenuti sono riferibili ai possedimenti imperiali fin qui documentati dalla storiografia.
Il Professore ci ha spiegato che nel documento vengono ordinate le ultime disposizioni dell'Imperatore, da cui se ne ricava un quadro molto articolato, composto da una moltitudine di proprietà, mobili e immobili. Fra queste, colpisce la frase costituita dalle seguenti parole:

[…] et Tuscia thesauri sub ecclesia Sancti Michaelis
in cassaro imperialis de Sancti Miniatis, et […]
pro abbatia Beati Galgani sita in loco dicto a la rotonda
in disctrictum senense, pro meo remedio animae.

[…] e il tesoro della Toscana che si trova sotto la chiesa di San Michele
nella fortezza imperiale di San Miniato […]
vada all'abbazia di San Galgano che si trova alla Rotonda (di Montesiepi)
nel territorio senese, per il riscatto della mia anima.

Il Prof. Russo, ci ha chiesto dell'effettiva esistenza della chiesa di San Michele all'interno della fortezza sanminiatese, di cui non aveva trovato riscontri. E noi siamo stati molto felici di comunicare al docente che in effetti la chiesa esisteva ed era proprio dentro le mura del castello! Documentata già nell'XI secolo, la chiesa seguì la sorte del castello e venne unita alla chiesa di Santo Stefano, prima della demolizione dell'edificio.
Dal testo, sembrerebbe che il “tesoro” della Toscana fosse custodito sotto la chiesa di San Michele, in un locale sotterraneo, che doveva funzionare da cripta, o qualcosa del genere. Purtroppo abbiamo dovuto spiegare al Prof. Russo che la “rocca” di San Miniato non è mai stata oggetto di ricerche e indagini archeologiche, per cui non conosciamo niente della chiesa di San Michele, se non le poche informazioni desunte dalla documentazione d'archivio.

Il “tesoro” di San Miniato sembra che fosse destinato, per motivi spirituali (pro remedio animae) all'Abbazia cistercense di San Galgano che si trova nel Comune di Chiusdino (SI). La comunità monastica venne fondata intorno al 1200. E la chiesa, famosissima per la sua straordinaria architettura gotica, fu costruita nella seconda metà del XIII secolo, con la consacrazione che avvenne nel 1288. L'enorme struttura non sarebbe stata possibile da realizzare senza uno straordinario intervento economico, ipotizzato da vari storici, ma privo di riscontri fino ad oggi.
Tra l'altro è interessante perché il ritrovamento sembra confermare quanto affermato da Mattew Paris, monaco benedettino inglese morto nel 1259, autore della Chronica major, (pubblicata da Hartmann Schedel nel Liber Chronicarum, Norimberga, 1493). Egli afferma che Federico II, in punto di morte, avesse voluto indossare l'abito cistercense e dettare le sue ultime volontà. Fino ad oggi non erano stati trovati riscontri in proposito, ma questa straordinaria scoperta sembra confermare, almeno parzialmente, la bontà di tali affermazioni.

La ricerca tende quindi ad arricchire, indubbiamente, l'importanza di San Miniato, quale centro per la raccolta dei tributi dovuti dalla Toscana all'Impero e rilancia l'ormai non più rinviabile campagna archeologica sulla Rocca. Il Prof. Russo afferma che San Miniato doveva essere un luogo strategico, di importanza vitale per l'amministrazione imperiale sull'Italia centro settentrionale, tanto da essere il luogo dove veniva custodito il “tesoro” toscano, di cui sappiamo pochissimo. Eventuali scavi archeologici potrebbero davvero riportare alla luce straordinarie testimonianze architettoniche e militari, e ci potrebbero dare un'idea dell'entità stessa del tesoro imperiale.
Per il momento non possiamo aggiungere altro, e rimandando gli approfondimenti alla presentazione ufficiale della ricerca, auguriamo un buon pesce d’aprile a tutti i sanminiatesi e non! E comunque anche se non esiste un documento che lo prova, il tesoro di Federico II esiste davvero, ed è la nostra rocca, che custodisce i suoi segreti, come un enorme forziere ancora tutto da esplorare!

AVVERTENZA: Se ancora non fosse chiaro... questo post è un "pesce d'aprile"! Come si vede in alto è stato pubblicato il 1 aprile 2014.

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