Estratto
da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con
notizie storiche antiche e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 84-90.
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DUOMO
Esisteva
già qui una chiesa, dedicata a S. Maria Assunta, nel secolo XII, e
trovasi nominata nella bolla di Celestino III, del 1194, di cui
abbiamo altrove parlato. Vi risiedeva un vicario foraneo del vescovo
di Lucca, il quale, a cagione della distanza dalla propositura di S.
Genesio, nel 1236 otteneva di poter in essa battezzare e seppellire.
Abbattuto quel borgo e la sua chiesa (1248), al titolo di S. Maria fu
aggiunto quello di S. Genesio, divenne propositura in sua vece. Nel
1369 i fiorentini, per meglio fortificare il conquistato castello,
col palazzo della Signoria dentro ve la racchiusero, e la ridussero
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ad armeria. Allora fecero pieve la chiesa di S. Giusto e Clemente,
trasportandovi, per ordine del vescovo di Lucca, il fonte
battesimale. Riaperta al culto nel 1489, e del titolo di collegiata
arricchita da Innocenzo VIII, la ingrandirono fino alla torre del
forte, che fu ridotta a campanile con orologio pubblico. Concorsero
alla spesa l'Opera benemerita del SS. Crocifisso e alcune nobili
famiglie, che pur vi eressero altari e cappelle. Baroccamente
restaurata nel secolo XVIII, dicemmo già che alla sua bella forma
presente la riduceva l'architetto Bernardini per iniziativa del
proposto Giuseppe Conti. Da Gregorio XV ebbe l'onore di esser
dichiarata cattedrale. Mons. Poggi, che comunicò la sua benefica
influenza a tutte le utili cose di S. Miniato, non poteva dimenticare
la sua cattedrale. E, nel 1703, erigevasi il nuovo altar maggiore, e
il coro presente, coll'aiuto dell'Opera del SS. Crocifisso. Quindi
dall'intagliatore Antonio Bettini venne finito in tre anni il dorato
soffitto delle sue tre navate, contenente simboli e sentenze bibliche
relative alla Vergine, e furon messe intorno alla chiesa diverse
latine iscrizioni, in marmo scolpite, che si riferiscono a notevoli
fatti storici del castello, della città, della stessa chiesa, a
tradizioni, a fondazioni, ad uomini illustri e benemeriti del luogo.
Nelle altre pareti della navata di mezzo, vedonsi a fresco dipinti
alcuni fatti della vita dei santi Genesio e [086]
Miniato patroni della città. Oltre alle quattro statue dorate degli
evangelisti, adornano il tempio quattro uguali monumenti,
simmetricamente disposti, in memoria di altrettanti illustri
sanminiatesi, che contengono un bassorilievo e un busto in marmo,
opere egregie di Amalia Duprè, meno il busto del Bagnoli di scultore
pisano. Quello a Giovacchino Taddei ha scolpita la chimica, quello al
vescovo Francesco Poggi, la religione; quello a mons. Jacopo
Buonaparte, la storia in atto di meditare; quello a mons. Pietro
Bagnoli, la poesia. Son pur dell'Amalia il medaglione col ritratto
del Conti, sulla tomba dello stesso proposto, nella cappella di S.
Rocco, e i bassorilievi intorno al nuovo pulpito ottagono, a tazza, a
similitudine di quello di Prato. – A destra di chi entra dalla
maggior porta, vedesi una cappelletta, che col vescovato comunica, la
quale fu sagrestia dell'Arciconfraternita della Misericordia. Sul
monumento del Taddei è dipinto in un quadro il vescovo Poggi, che
veste da domenicane le suore della SS. Annunziata. Segue la cappella
di S. Filippo Benizi, detta anche di S. Donnino dal titolo d'un
benefizio, le cui pareti hanno dipinti alcuni fatti della vita di
quel santo; sull'altare è la nascita del Salvatore della scuola di
Santi di Tito. Vien la cappella della confraternita del Suffragio e
di S. Maria Maddalena dei Pazzi, adorna dei fatti della sua vita, con
simboli e sentenze relativi alla [087]
morte; la santa è anche dipinta nel quadro dell'altare. Dopo il
monumento al vescovo Poggi, trovasi la sagrestia della confraternita
del Suffragio, con una iscrizione che ne compendia la storia. Entrasi
quindi nella cappella della crociata, dedicata all'Assunta, che ne
quadro dell'altare è colorita, ed ha ai piedi i santi protettori
della città. La famiglia Portigiani n'eresse l'altare. Nel 1829 la
restaurarono, e coi ritratti a chiaro scuro dei beati samminiatesi
venne adornata – Andrea Buonaparte fece l'altare che segue, a S.
Carlo Borromeo dedicato. Vedesi, sotto il quadro, un basso rilievo
coll'Annunziata, buon lavoro della scuola fiorentina della prima metà
del secolo XIV, che ornava il vecchio pulpito di questa chiesa,
disfatto nel 1860, al tempo dell'ultimo general restauro. –
S'inalza sopra l'altar maggiore la svelta cupola, nella quale il
prof. Gatti dipinse la Vergine, che vola in cielo, in mezzo a pochi
angeli, mentre altri tu ne vedi egregiamente eseguiti nei peducci.
Son pur del medesimo artista, sull'arco della navata di mezzo, la
Fede e la Carità. – Il vescovo Alessandro Strozzi approvò nel
1634 la Congregazione di S. Filippo Neri, di soli ecclesiastici
composta, la quale il vicino altare erigeva in onore del suo santo
protettore, che in fin di vita assisté l'amico samminiatese Michele
Mercati, e quivi apriva una sepoltura per gli aggregati. Ebbe vita
fino ai tempi di [088]
Pietro Leopoldo. la cappella dove ora è il Santissimo, nella
crociata, è sacra alla Vergine addolorata, ed ha sull'altare un
quadro, nel quale, l'anno 1528, Francesco Lanfranchi colorì la
pietà.
Nel 1851 venne restaurata. Vedonsi nella volta la presentazione al
tempio di Gesù, e nei quattro dipinti a chiaro scuro delle pareti
alcuni fatti della vita di lui, eseguiti da Cesare Maffei; gli ornati
li fece Crescenzio Barducci. Nella vicina sagrestia sono appesi i
ritratti dei vescovi della città e di altri illustri prelati
samminiatesi. Havvi poi, dice il prof. Conti, uno stupendo quadro di
scuola fiorentina, il quale rappresenta la visita a S. Elisabetta. Il
viso della Madonna non è finito; ma è sì puro e gentile, che per
tutta cosa di cielo. Esso venne ai canonici dalla eredità Zeffi. –
Dopo la sagrestia incontrasi il monumento a mons. Jacopo Buonaparte,
narratore del sacco di Roma, e poi la cappella di S. Rocco.
Nell'altra cappella, a S. Francesco di Paola dedicata, si vedon
dipinti alcuni miracoli da lui operati. Ha sull'altare una tela, da
Cosimo Gambertucci bene eseguita, nella quale copiò la risurrezione
di Lazzaro, che l'egregio pittore Lodovico Cardi aveva fatto per le
monache di Montopoli. Quella tela però fu mal restaurata. In ultimo
si trova il battistero, con un'iscrizione relativa all'antica chiesa
di S. Giusto e Clemente. Il suo fonte battesimale, a forma di coppa
con piede, leggiadramente e [089]
abilmente decorato di ornamenti di squisito gusto, con teste di
cherubini, festoni e frutti collegati fra loro all'intorno, è
bellissimo lavoro della scuola fiorentina del secolo XV. – Nella
parete in alto, presso il battistero, è appesa una tavola con
dipinta la Vergine in trono e il bambino, e ai lati S. Giovanni
Battista e S. Sebastiano, buon lavoro del secolo XV, attribuito a
Neri di Bicci. Poi un altro quadro colla Madonna, S. Giuseppe e un
angelo di particolare bellezza, che il Vasare direbbe fatto col
fiato. – Nel 1716 ki zelante vescovo mons. Poggi, eretta la
cappella in onore di S. Filippo Benizi, istituiva la compagnia della
Misericordia e a lei la donava colla piccola sagrestia vicina,
ponendola sotto la protezione di quel santo. Dipoi le fu unita la
congregazione dell'Addolorata, fondata in Duomo fino al 1683, e già
aggregata alla religione dei Servi di Maria, che ufiziava la cappella
detta per ciò dell'Addolorata. Così la compagnia della
Misericordia, provvista da quel vescovo di quanto era necessario, non
solo faceva la festa di S. Filippo Benizi, ma anche quella
dell'Addolorata, la terza domenica di settembre, con processione
nella piazza del Duomo, che poi venne estesa nella città. – La
cappella di S. Maria Maddalena dei Pazzi fu eretta, colla permissione
del vescovo Poggi e del Capitolo nel 1710, dalla confraternita del
Suffragio, o delle anime, la quale ebbe principio l'anno 1681 [090]
nella chiesa di S. Domenico, e sei anni dopo venne ad uffiziare in
Duomo. Dopoché ebbe terminata la cappella col sepolcro pei
confratelli, edificò eziandio la vicina sagrestia, che per serve
alle sue adunanze. – Non aveva questa chiesa reliquia del santo
martire Miniato, onde la città la prese il nome. Però il vescovo
Pierazzi da S. Miniato al monte, presso Firenze, nel 1850, la
ottenne. E portatala prima, in un bel reliquiario, per tutta la città
a processione, alla sua cattedrale ne fece dono.
Cattedrale di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi
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