domenica 30 dicembre 2018

ADDSM – 1026, 22 luglio – TETBALDO MON. S. SALVATORE

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ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
1026, 22 luglio – Tebaldo San Miniato

SPOGLIO «Tebaldo prete, figlio della fu Rodilinda detta Rozia, offre alla chiesa e monastero di San Salvatore del Ponte di Bonfiglio presso il fiume Arno, tutti i beni che possiede in San Miniato e in Batuta».

San Miniato, vista panoramica da sud
Foto di Francesco Fiumalbi

Il documento originale è conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca, Fondo Diplomatico Antico, AE.22 [A].

Trascrizione del testo contenuto in:
Carte del secolo XI dal 1018 al 1031, a cura di G. Ghilarducci, Archivio Arcivescovile di Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca, 1990, doc. 69, pp. 190-191.

In nomine domini nostri Iesu Christi Dei eterni. Anno ab incarnationis eius mille vigesimo sexto, undecimo kalendas agusti, indictione nona. Manifestu sum ego Tetbaldo presbitero, filio bone memorie Rodilinde, que Rotia vocabatur, quia per hanc cartula pro anime mee remedium ofero Deo et tubi ecclesia et monasterio Domini sancti Salvatori, sito loco ubi dicitur Ponte Bonifilii prope fluvio Arno, idest omnia et onnibus casis et cassinis seo casalinis et rebus meis illis domnicatis et massariciis, quam habeo in loco et finibus ubi dicitur Sancto Miniato, tam infra ipso castello et de foris sive in loco et finibus ubi dicitur Batuta vel per aliis locibus et vocabulis ubicumque abere et possidere visu sum et mihi per quocumque ordinem leibus est pertinentes; ideo tam casis quam et cassinis seo casalinis adque rebus domnicatis et massariciis una cum fundamentis et onnen et deficiis vel universis fabricis suis seo curtis, ortis, terris, vineis, olivis, silvis, virgareis, pratis, pasculis, cultis rebus vel incultis, ut dictum est onnia in integrum trasacto nomine una cum onnibus cartule et moniminas seo iudicatas sive exemplar ver qualibe factiones aut quacumque scripturas cartarun, licteras, quantas et quales in me et misas aut datas vel pertinentes sunt, cum inferioribus et superioribus suis seo cum accessionibus et ingressoras suas, tibi Deo et ipsius ecclesia et monasterio Domini sancti Salvatori oferere prevideor, tali ordinem, ut ab odierna die in antea in ispius ecclesia et monasterio sancti Salvatori vel de eiusque rectoribus, permaneant potestatem et proprietario nomine usque in perpetuum suprascriptis onnibus casis et cassinis adque rebus illis eas habendi, tenendi, possidendi, inperandi, laborare facendi, usumfructuamdi et causas exinde agendi, querimoniam faciendi, responsum redendi, finem ponendi, modis onnibus ad pars ipsius ecclesie et monasterio Domini et sancti Salvatori defensandi cum cartula ista qualiter iusta legen melius potueritis pro anime mee remedium stabilem permaneant semper. Et si aliquando tempore ego qui supra Tetbaldo presbitero vel meos eredes in aliquot exinde intentionaverimus aut rectolli vel suptrai quesierimus, nos vel ille omo cui nos eas dedissemus aut dederimus per quoliber ingenio et eam ad pars suprascripte ecclesie et monasterio sancti Salvatori defendere non potuerimus et non defensaverumus, spondeo ego qui supra Tetbaldo presbitero una cum meis eredibus conponere ad pars ipsius ecclesie et monasterio beati sancti Salvatori vel de siusque rectoribus, in duplum in ferquidem loco sub estimationem quales tunc fuerint et ec cartula ofersionis mee pro anime mee remedium, onni tempore in sua permaneant firmitatem et roboren, quia in tali ordinem hanc cartula ofersionis mee Gherardus notarius domini imperatoris scribere rogavit. Actum in suprascripto monasterio prope fluvio Arno.
+ Ego Tetbaldo presbitero in anc cartula oferionis mee a me facta subscripsi.
(S) Hubertus iudex domini imperatoris subscripsi.
(S) Lottiarii comes filio bone memorie Caduli qui fuit comes rogatus testis
(signum) + manus Oritii filio bone memorie Teutii rogatus testis
(signum) + manus Lanfranchi filio bone memorie Raineri rogatus testis.
(signum + manus) Acti filio bone memorie item Actii rogatus testis.
(S) Gherardus notarius domini imperatoris post traditan conplevi et dedi.


COMMENTO (a cura di Francesco Fiumalbi)

Tecnicamente si tratta di una cartula offersionis, ovvero di un atto di donazione: da una parte l’offerente Tetbaldo, sacerdote, figlio di una donna, la fu Rodilinda detta Rotia; dall’altra il beneficiario, il monastero di San Salvatore situato presso il ponte di Bonfiglio, vicino al fiume Arno, a Fucecchio. Il dettaglio relativo all’indicazione della madre, omettendo il nome del padre, lascia intendere che Tetbaldo fosse figlio di un alto prelato, probabilmente nella cerchia dei sacerdoti appartenenti al Capitolo della Cattedrale, o comunque fra i più vicini al Vescovo di Lucca, che all’epoca era Giovanni II. Purtroppo non conosciamo praticamente niente di Tetbaldo se non il fatto, acclarato dai documenti superstiti, che avesse interessi patrimoniali nel territorio sanminiatese.

L’oggetto della donazione, infatti, è rappresentata da tutti i suoi beni immobiliari (casis et cassinis seo casalinis, ma anche adque rebus domnicatis et massariciis comprendenti universis fabricis suis seo curtis, ortis, terris, vineis, olivis, silvis, virgareis, pratis, pasculis, cultis rebus vel incultis, ut dictum est onnia in integrum trasacto). Queste erano situate sia all’interno del castello di San Miniato che fuori (in loco et finibus ubi dicitur Sancto Miniato, tam infra ispo castello et de foris), come ad esempio in località Batuta, situata nella valle del rio Ensi, a sud di San Miniato. Difficile, solo attraverso questa descrizione, farsi un’idea della consistenza dei beni di Tetbaldo.

Questo atto deve essere messo in relazione con altri due documenti riguardanti il medesimo Tetbaldo:

- la cartula venditionis dell’8 settembre 999, con cui Tetbaldo acquista un quarto di un pezzo di terra in località Batuta, vedi il post: ADDSM – 999, 8 settembre – Tetbaldo, San Miniato ↗

- la cartula libelli del 23 luglio 1026, con cui Tetbaldo riottiene almeno parte dei suoi beni dal Monastero di San Salvatore situato presso il Ponte di Bonfiglio a Fucecchio, vedi il post: ADDSM – 1026, 23 luglio – Tetbaldo livello ↗

Proprio questo secondo documento fa luce sulla vera natura dell’atto proposto in questa pagina: la donazione era finalizzata al ri-ottenimento dei beni sotto forma di livello.

A partire dal X secolo, le pergamene pervenuteci registrano innumerevoli atti di questo tipo, attraverso i quali, personaggi privati, prevalentemente laici, effettuarono fondazioni o copiose donazioni di beni. Beneficiari di questi, chiese e oratori privati, ma anche istituzioni monastiche o curie episcopali. Negli ultimi anni, gli studiosi si sono molto soffermati a cercare di comprendere questo fenomeno, così ampio ed esteso. Senza entrare troppo nei dettagli della questione, l'interpretazione più diffusa riconosce tali donazioni, apparentemente dettate solo da esigenze di tipo spirituale, anche come l'espediente giuridico per gestire sotto altra forma i grandi patrimoni delle maggiori casate comitali e marchionali della Toscana. La stessa cosa, infatti, fu fatta dai Cadolingi proprio con il Monastero di San Salvatore di Fucecchio, ed in particolare da Lotario figlio di Cadolo, il quale compare come testimone proprio in questo documento.

Non ci dobbiamo scordare, infatti, che i monasteri e le strutture ricettive come gli ospedali, erano quasi sempre esenti dai pagamenti tributari. Di contro, i membri delle famiglie esercitavano una grande influenza su quelle stesse istituzioni religiose destinatarie delle donazioni, anche riguardo la gestione degli stessi patrimoni, divenendone quindi i “patroni”, cioè esercitando i diritti di “patronato”. Significativo, da un punto di vista linguistico, il fatto che fra le parole “patroni” e “padroni” ci sia una sola consonante di differenza, lasciando intuire una sfumatura che nei fatti non fu sempre così netta e precisa. Per descrivere il fenomeno, gli storici, ed in particolare Wilhelm Kurze, hanno creato la definizione di “monasteri privati”, associandola a quelle comunità religiose che avevano beneficiato di ingenti donazioni da parte di ricche famiglie; da un punto di vista storiografico forse non è propriamente corretta, come definizione, ma senz'altro indicativa [in proposito W. Kurze, Monasteri e nobilità nella Tuscia Altomedievale, in W. Kurze, Monasteri e nobiltà nel Senese e nella Toscana Medievale, Accademia Senese degli Intronati, Siena, 1989, pp. 295-316].


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