mercoledì 30 maggio 2012

I TERREMOTI DI SAN MINIATO E DEI SANMINIATESI

di Francesco Fiumalbi
[post aggiornato il 30 ottobre 2016]

Le scosse di terremoto, che hanno colpito Amatrice e una vasta area fra Lazio, Umbria e Marche (24 agosto 2016), si sono manifestate ai nostri occhi attraverso le terribili immagini diffuse dalle televisioni, dai giornali e dai vari canali internet. Ed ancora a Norcia (30 ottobre 2016) dove sono crollate la Cattedrale e la Basilica di San Benedetto. Sono immagini che impressionano, immagini di morte, di distruzione.
Il patrimonio architettonico di una vasta area italiana è stato cancellato in pochi attimi e molte opere storico-artistiche perdute per sempre. E come non dimenticare anche i terremoti dell'Emilia (2012), de L’Aquila (2009) e in Umbria-Marche (1997), le cui immagini sono ancora vive, impresse nella nostra memoria. Anche in questi casi, a farne le spese maggiori sono state le vite umane e lo straordinario patrimonio artistico. Ogni volta dolore, morte. Una ferita dopo l'altra, che difficilmente potranno risarcire.
Non vanno neppure dimenticati terremoti più recenti, seppur di modesta entità (e senza danni a persone o cose), che comunque hanno fatto tremare la Toscana e sono state chiaramente avvertiti anche a San Miniato: il piccolo sciame sismico a Certaldo (agosto 2014), in Garfagnana (gennaio-febbraio 2013), Greve in Chianti (dicembre 2014) e Castelfiorentino (25 ottobre 2016).

Salvo pochissime zone, tutta l’Italia è a rischio sismico, come si può vedere dalla Carta della Pericolosità Sismica, recepita dall'Ordinanza PCM 3519/2006 (G.U. n.105 dell'11 maggio 2006) e consultabile sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Per l’esattezza il territorio del Comune di San Miniato, con l’Ordinanza del PCM 3274/2003, aggiornata con la Deliberazione della Giunta Regionale Toscana n. 431 del 19.06.2006, è classificato in zona “3S”, ovvero zona con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a scuotimenti modesti. La speciale zona 3S indica obbligo di azione sismica prevista per la zona 2.
Quindi nessun allarmismo, ma dobbiamo stare molto attenti poiché i terremoti possono avvenire ovunque, anche senza preavviso. L'unico modo per non incorrere in pericoli è quello di farsi trovare ben preparati. Lo scuotimento della terra, infatti, non miete vittime: sono gli edifici, costruiti senza criteri antisismici che, cadendo, provocano morti e feriti. L’unica soluzione possibile è costruire in maniera responsabile e, non meno importante, praticare continuamente opere di manutenzione alle nostre case e ai nostri monumenti.
Proprio perché nessuno può sentirsi completamente al sicuro, è bene ricordare alcuni episodi sismici che hanno coinvolto la Toscana centrale e in particolare la nostra zona e che ci dovrebbero servire da monito.

La Rocca prima dei restauri del 1888
Utilizzo ai sensi art. 70, comma 1-bis,
Legge 22 aprile 1941 n. 633 e succ. modif.

Il primo episodio che proponiamo è il terremoto che colpì Firenze il 28 settembre 1453, narratoci da un testimone d’eccezione: il sanminiatese Giovanni Chellini, di cui abbiamo avuto modo di parlare nel post UN SANMINIATESE A LONDRA. Un sisma stimato del V-VI grado della Scala Mercalli “modificata”.
Richordo che nello anno millequactrocentocinquantatre a dì XXVIII di settembre a hore cinque di notte venne nella città di Firenze il maggiore e più terribile terremoto che per li viventi ne nostri dì mai fosse udito o sentito e durò presso che uno ottavo d’ora, per paura del quale grande quantità di persone uscirono dalle case andando per le piazze e luoghi scoperti, a ciò non cadessero loro addosso case e altri edificii gridando per la città a Dio misericordia, cum molte laude e orationi ad alte voci. Li signori uscirono dal palagio in sulla piazza per paura e fra gli altri Piero di Cosimo de Medici, sendo in casa sua malato di gotti, si fece portare a molti giovani a san Marco e facesi mettere nell’orto di quelli frati e cum cuperture e cum fuochi che in detto orto fece accendere cum altri suoi di casa vi si stete quella notte e abondavavi tanta gente che bisognò serrare la porta che non vi intrasseno. Cosimo suo padre era in villa sua a Careggi, malato di gotti. Caddero molti edifici e in santa Reparata nella chiesa caddeno loro addosso delle loro case e molte altre cose nella città ruinarono, la maggior parte de cittadini notevoli e cavalieri tutti per la città fuor di loro case in luoghi di piazze e maxime sul prato della Nuntiata e di san Marco stava grande quantità di gente per paura. Dopo quello grande terremoto quella medesima notte ne vennero circa otto, ma non grandi, ne terribili come quello primo, posto assi spaventasseno la gente.
Di poi la seguente notte che fu a dì 29 di detto mese alle 4 hore venne uno terremuoto non grande a buon pezzo come il primo della passa notte e dopo esso due altri piccoli, pur quella notte gran gente albergò supra piazze e prati e in orti di frati e di spedali per paura e domattina a dì primo d’ottobre s’è ordinato divote processioni per insino a 4 dì.” (1)

Firenze, Palazzo Vecchio
Foto di Francesco Fiumalbi

Il secondo episodio, ancora una volta non è sanminiatese, ma riguarda la vicina Empoli. Luigi Lazzeri, Canonico della Collegiata di Sant'Andrea di Empoli, all'interno della sua Storia di Empoli, nell'anno 1804 riporta: "Nel decorso del mese di Ottobre di quest'anno si sentirono sopra a quindici scosse di terremoto più o meno gagliarde, ma senza altro danno pel nostro Paese, che d'un generale spavento degli abitanti" (2). In merito a questo piccolo "sciame" sismico disponiamo soltanto di queste notizie.

Il terzo episodio è il terremoto del 14 agosto 1846, con epicentro nel Comune di Lorenzana (PI), fra Collesalvetti e Orciano Pisano e i cui effetti si propagarono anche nel Valdarno Inferiore, compreso a San Miniato che si trova a circa 30 km in linea d’aria. Fu un terremoto molto forte, stimato in VI-VII gradi della Scala Mercalli “modificata” (3) e molte chiese della parte occidentale della Diocesi di San Miniato (nei Comuni di Crespina, Fauglia, Ponsacco, Lari, Capannoli, Casciana Terme) risultarono gravemente danneggiate, se non distrutte. Nell’Archivio Vescovile della Diocesi di San Miniato è conservato un fascicolo contenente il quadro della situazione e le disposizioni intraprese dall’allora Vescovo Torello Pierazzi (4). Fortunatamente non si registrarono vittime, ma soltanto alcuni feriti. Questo fu considerato un vero e proprio miracolo e nelle parrocchie colpite, per molti anni, il 14 agosto venne solennemente cantato il Te Deum (5). I danni materiali furono ingenti ed anche nella nostra zona non mancarono situazioni critiche. A Fucecchio molte case risultarono gravemente danneggiate, così come il campanile della Collegiata di San Giovanni Battista (6). A San Miniato, almeno ufficialmente, non abbiamo notizie di danneggiamenti a persone o cose. Tuttavia, non è certo da considerarsi casuale l’abbattimento della Torre delle Cornacchie situata all’ingresso di Piazza del Duomo, proprio nel 1847 (7), che evidentemente minacciava di crollare dopo la scossa dell’anno precedente. Anche la Rocca non se la passò bene: ormai abbandonata da quasi tre secoli, dopo aver subito due assedi ed esser stata colpita ripetutamente dai fulmini, si confrontò anche con il terremoto. Così nel 1888 fu restaurata a spese del Governo Italiano e dichiarata “Monumento Nazionale” (8).

La Rocca prima dei restauri del 1888
Utilizzo ai sensi art. 70, comma 1-bis,
Legge 22 aprile 1941 n. 633 e succ. modif.

Il 18 maggio 1895 si verificò quello che viene chiamato "il grande terremoto di Firenze" (anche se in realtà l'epicentro è da individuarsi nella zona del Chianti). La scossa, che fu avvertita distintamente in tutta la Toscana provocò quattro vittime e il danneggiamento di molti edifici storici fiorentini (la più gravemente colpita fu la Certosa di Firenze). Di questo episodio rimangono immagini suggestive pubblicate sul blog dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. VAI AL SITO >>>


La prima pagina de La Nazione, 21 maggio 1895

Tutta l’Italia partecipò al dramma del terremoto di Messina e Reggio Calabria avvenuto la mattina del 28 dicembre del 1908. Anche in Toscana furono organizzati i soccorsi. I rappresentanti della Federazione delle Confraternite di Misericordia della nostra regione si adunarono il 31 dicembre presso la sede fiorentina e deliberarono di offrire il proprio aiuto. Tra i firmatari della lettera inviata al Prefetto figurava anche il Prof. Rossi per la Misericordia di San Miniato. Il prefetto Cioja rispose il 2 gennaio, ringraziando quanti si erano offerti per portare soccorso alle popolazioni siciliana e calabrese. Riportiamo un brano estremamente significativo tratto dal sito http://www.volontari.org/Terremoto_Messina.htm

“DA SAN MINIATO. Una squadra di volenterosi costituitasi per cura dell'on. conte Francesco Guicciardini, nostro deputato, partì Domenica 3 corr. per le province danneggiate dal terremoto. I componenti della squadra che viaggia a spese del ministero, furono scelti fra le tre associazioni benemerite cittadine, e la nostra Misericordia è rappresentata dai fratelli Rinaldi Carlo (infermiere) Micheli Corrado, Baldassini ed Olivieri (porta feriti). Questa squadra è comandata dal Sig. Amedeo Mancini pure fratello della Misericordia. I volenterosi sono già arrivati, e destinati dal Genio Militare, a Palmi, una delle città più devastate. Abbiamo ricevuto due telegrammi dell'onorevole Guicciardini, telegrammi che ci fanno sapere quanto siano valorosi i nostri bravi giovani. A questi il Magistrato consegnò, per meglio poter soccorrere i feriti, un cataletto pieghevole, pregevole opera della ditta Trinci, e un porta feriti da campo opera pure della sullodata ditta di Pistoia.  Ricevo poi dalla Nazione:  Aderendo ad un sollecito invito del conte Pallavicino, vice-presidente della Croce Rossa Italiana,  la R. Misericordia di S. Miniato si fece iniziativa di una colletta per l'acquisto di coperte di lana da inviarsi, per il tramite della Croce Rossa nei luoghi delle rovine. In brevissimo tempo furono raccolte discrete somme ed inviate un buon numero di coperte.  II Magistrato di questa Misericordia ha fatto giovedì 14 a suffragio delle vittime, un solenne funerale, cui prese parte Mons. Vescovo Falcini e tutte le autorità cittadine”.

Nel gennaio 1915 si verificò il cosiddetto "Terremoto della Marsica". Fin dai primi giorni l'Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato si adoperò per prestare soccorso alle popolazioni colpite. Di seguito il testo del manifesto pubblicato in quei giorni (Archivio Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, Atti vari sec. XIX-XX):


R. V. Arciconf. di Misericordia
S. MINIATO
CONCITTADINI
Dalla conca del Fucino, dalla valle del Liri - con furia orrenda dal terremoto devastate - sale implorante il lamento angoscioso dei miseri colpiti.
L'Italia chiede ai suoi figli tutti una novella prova di solidarietà nazionale, solidarietà che più compatta e solenne si deve affermare nell'ora triste della sventura e del dolore.
S. Miniato non manchi.
La Regia Ven. Arciconfraternita di Misericordia - iniziatrice - chiede a voi, concittadini, un pensiero dolente ed una prece per i poveri morti, un aiuto fraterno per gli infelici superstiti.
S. Miniato, dalla Sede Magistrale
Lì 20 Gennaio 1915.
IL MAGISTRATO
La Regia Arciconfraternita provvederà per mezzo di suoi incaricati al ritiro delle offerte - che possono essere anche direttamente inviate al Rag. Giuseppe Marconcini, Tesoriere dell'Opera Pia.
S. Miniato. Tip. Bongi.


Stemma dell’Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Il 22 gennaio del 1918 si verificò un sisma del IV-V grado della Scala Mercalli “modificata”, con epicentro localizzato proprio nel territorio del Comune di San Miniato. La scossa non dovette fare molti danni, in quanto non registrarono notizie di danneggiamenti. Tuttavia ci riserviamo di approfondire la ricerca presso l’Archivio Storico del Comune di San Miniato (9).

Il 29 giugno 1919 un violento sisma (stimato di magnitudo 6.2, dunque del tutto simile a quello de L'Acquila e di Amatrice) colpì il Mugello, con epicentro a Vicchio. Anche la popolazione sanminiatese si adoperò per portare aiuti e sostegno alla popolazione colpita. Di seguito l'articolo del quindicinale sanminiatese "La Rocca" del 13 luglio 1919, p. 4:

Pro danneggiati del terremoto
Il Comune ha aperto una sottoscrizione pro danneggiati dal terremoto il quale così spietatamente ha in questi giorni portato la morte, il terrore e la miseria nel verde Mugello, la Svizzera della Toscana.
Noi siamo certi che la cittadinanza Saminiatese, la quale in tante occasioni ha dato sicura prova del suo squisito senso di umana solidarietà, risponderà con slancio di passione amorosa all'appello dell'amministrazione, recando con signorile larghezza aiuto ai poveri fratelli mugellani.
"La Rocca", per conto suo ha versato L. 30.00.

Sul numero de "La Rocca" del 10 agosto 1919, a pagina n. 3, fu pubblicato un resoconto sintetico della raccolta fondi:

Sottoscrizione Comunale a favore dei danneggiati dal terremoto:
Somma già raccolta L. 1027.00
Circolo Femminile L. 25.00
Bonaveglia Sofia L. 5.00
Conti Assunta L. 5.00
Pero Maria L. 5.00
Pontanari Pia L. 5.00
Capoquadri Silvia L. 5.00
Cav. Lauricella Sotto-Prefetto L. 25.00
Lorenzelli dott. Alfonso L. 50.00
Totale L. 1152.00

Dal medesimo giornale si ha notizia anche di uno spettacolo di beneficenza tenutosi in data 3 giugno 1919 presso il Teatro Verdi di San Miniato, gentilmente concesso dall'amministrazione, per raccogliere fondi da destinare a beneficio dei danneggiati del terremoto del Mugello.

I sanminiatesi si sono sempre dimostrati sensibili nell’aiutare le popolazioni colpite da eventi sismici. Squadre di soccorso furono inviate in Friuli nel 1976, in Irpinia nel 1980, in Umbria e nelle Marche nel 1997, a L’Aquila nel 2009 e in Emilia nel 2012.

Desideriamo concludere questo post con la significativa riflessione dell’amico Carlo Pagliai:
Ancora una volta Madre Natura ci fa capire che non siamo proprietari del pianeta, ma solamente usufruttuari a tempo determinato: nessuno è completamente al sicuro dalla sua forza.


NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Sillano Maria Tesera (a cura di), Le ricordanze di Giovanni Chellini da San Miniato: medico, mercante e umanista (1425-1457), Franco Angeli Editore, Milano, 1984, pp. 195-196.
(4) Simoncini Vasco, Cinelli Cristina, Desideri Silvia e Prosperi Maria (a cura di), San Miniato e la sua Diocesi, CRSM, Edizioni del Cerro, Pisa, 1989, pp. 114-115.
(5) Ibidem.
(7) Vensi Antonio, Memorie per servire ad una storia di San Miniato al Tedesco, Archivio dell’Accademia degli Euteleti, 1874, p. 483, in Cristiani Testi Maria Laura, San Miniato al Tedesco, saggio di storia urbanistica e architettonica, Marchi e Bertolli, Firenze, 1967, p. 144.
(8) Galli Angelini Francesco Maria, La Rocca di San Miniato, Monumento nazionale, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti di San Miniaro al Tedesco, n. 24, 1947, p. 4

7 commenti:

  1. c'è anche da dire che la conformazione morfologica su cui è situato san miniato aiuta molto in questi casi...

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    1. Sinceramente non ho capito molto il senso del suo commento. Non sono un esperto di terremoti, ma mi sento comunque di affermare che gli effetti distruttivi di un terremoto non dipendono assolutamente dalla conformazione morfologica di un territorio (pianura, collina, montagna, pendenza, orientamento, etc etc). Dipendono invece dal terreno da un punto di vista geologico, dalla sua composizione, più o meno in grado di propagare o smorzare le onde sismiche. Ma ancora di più dipendono dalle tecniche costruttive degli edifici e dal loro stato di manutenzione strutturale.

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    2. L'anonimo di cui sopra credo volesse dire che il tufo (e San Miniato è su il tufo ) è un buon ammortizzatore.Se invece il "masso di tufo" è epicentro, allora non c'è tufo che tenga.Per quanto riguarda l'osservazione circa il fatto che la terra l'abbiamo solo in affitto basta sentire quello che Catone diceva a Lelio nel De Senectute. Complimenti per il blog ( si chiama così ? ) sei semplicemente F A N T A S T C O! Facci sapere

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  2. Questo è l'ultimo punto presentato dall'associazione Architettura e Territorio per il contributo alla variante di PS.

    18 Promozione e sostegno d’interventi leggeri di riduzione della vulnerabilità sismica e in particolare, nel centro storico, delle strutture di copertura spingenti.

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  3. Ricordo che mio nonno mi narrava di un episodio di terremoto abbastanza importante intorno agli anni '20. La casa in S. Andrea dove lui abitava cominciò a tremare e dalle travi del soffitto cadevano calcinacci, lui con i 3 figli piccoli e tutta la gente del posto corsero all'aperto in P.za Bonaparte.

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    1. si trattava probabilmente del terremoto della Garfagnana del 1919 che fece danni anche in Versilia e fu percepito in modo netto anche a Pisa, Lucca e Pistoia

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    2. Senza dimenticare il terremoto del Mugello!!

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