di Francesco Fiumalbi
In questo post parleremo di un bassorilievo molto speciale. Si tratta di un’opera tardo medioevale, collocata sulla facciata dell’ex Monastero, poi Conservatorio, di Santa Chiara a San Miniato.
Il “Santa Chiara” rappresenta uno dei maggiori complessi monastici sanminiatesi, sia per le sue dimensioni monumentali, che per la storia quasi millenaria. E’ situato nella zona occidentale della città, al di fuori dell’antica Porta di Ser Ridolfo oggi distrutta. L’ordine ispirato da San Francesco d’Assisi e da Santa Chiara, fu fondato ai margini della città di San Miniato, su una precedente struttura benedettina e poi cistercense (forse anteriore all’anno 1000), nel 1226 per volontà di Buonincontro Buonincontri (1). Quest’ultimo fu tra coloro che più si adoperarono nel 1211, al passaggio di San Francesco d’Assisi, affinché gli fosse concessa una chiesa sanminiatese; vestì l’abito dei minori e seguì San Francesco in Francia. Al suo ritorno assunse il ruolo di Superiore del Convento di San Francesco, fondò il Monastero di Santa Chiara e morì nel 1230 in concetto di santità (2).
Il Monastero poi Conservatorio di Santa Chiara
Foto di Francesco Fiumalbi
Il Monastero, fu ristrutturato e ampliato a seguito di un cospicuo lascito, quale strumento di espiazione, da parte di Ser Michele di Bindo Portigiani nel 1339 (3), anche se non vi sono documenti che attestano la presenza di luoghi di culto propriamente detti. Solo nel 1352 Lamberto Buonincontri, Segretario Apostolico di Papa Innocenzo VI (4), fece costruire l’Oratorio dedicato a Santa Maria Maddalena Penitente annesso al convento (5). In facciata si notano ancora oggi i segni delle ammorsature murarie fra la chiesa “esteriore” (così chiamata per distinguerla da quella “interiore” utilizzata come coro), dedicata a Santa Chiara e il suddetto oratorio. Sempre in facciata si può osservare anche una specie di zoccolatura, una sorta di basamento in laterizio, che arriva ad una quota di circa un metro e mezzo rispetto al piano della strada.
Solo nel 1466 la Cappella di Santa Maria Penitente passò, tramite lascito, dai fratelli Ruffolo (subentrati ai Buonincontri nella proprietà) al Monastero (6).
La facciata dell’ex Oratorio di Santa Maria Maddalena Penitente
Foto di Francesco Fiumalbi
Fra la seconda metà del ‘400 e la prima metà del ‘500 fu probabilmente costruita l’attuale chiesa dedicata a Santa Chiara, che portò al declassamento dell’antico oratorio in cappella e, successivamente, in sacrestia. La struttura doveva essere abbastanza consolidata già nella seconda metà del ‘500 come risulta evidente dagli atti della “visita” del Visitatore Apostolico Mons. Castelli nel 1575 (7).
L’antico Oratorio è riconoscibile all’interno della imponente facciata in laterizio del complesso claustrale, per la presenza di un arco a sesto acuto al di sopra del portale, nel quale si trova il bassorilievo in marmo a cui abbiamo fatto cenno all’inizio.
L’arco a sesto acuto e il bassorilievo marmoreo
Facciata dell’Oratorio di Santa Maria Maddalena Penitente
Monastero poi Conservatorio di Santa Chiara
Foto di Francesco Fiumalbi
Il colore bianco spicca, come una gemma preziosa, nella possente muratura scarlatta dei laterizi. Il bassorilievo è così candido perché, in realtà, è recente. Si tratta infatti di una copia, realizzata a seguito della caduta dell’originale sul finire degli anni ’80 del secolo scorso. L’antico bassorilievo, restaurato, fa oggi parte della collezione di opere appartenenti al Museo della Fondazione Conservatorio di Santa Chiara. Al centro della pietra si trova, un po’ consumata, la figura di Maria Maddalena Penitente.
Maria Maddalena Penitente
Bassorilievo, Conservatorio di Santa Chiara
Foto di Francesco Fiumalbi
Purtroppo l’usura del tempo non permette di decifrare compiutamente le parole scolpite ai margini del bassorilievo. Tuttavia se ne intuisce il contenuto (se qualcuno vuole proporre nuove letture è il benvenuto!!):
QUESTA CHESA FACTA
FARE DISIM(?) DERAU(?) PP
II MAESTRO LAMBERTO DI STEF-
-ANO DE BONONCONTRI D-
-A SMMINIATO AD MCCCLII
MDICTOCU(?)
Per quale motivo Lamberto Buonincontri avrebbe dovuto costruire una chiesa accanto ad un monastero di clarisse e dedicarla a Santa Maria Maddalena?
Non lo sappiamo con esattezza, tuttavia possiamo fare alcune ipotesi. Proprio in quegli anni erano molto frequenti i lasciti ai conventi come opere di espiazione per ricchezze accumulate peccaminosamente (specialmente con l’usura), oppure come ex-voto per la protezione ricevuta dalla peste (in particolare quella del 1348). Il fatto poi che si sia scelta la figura di Maria Maddalena Penitente dovrebbe essere molto indicativo.
Maria Maddalena Penitente
Bassorilievo, Conservatorio di Santa Chiara
Foto di Francesco Fiumalbi
Ancora oggi la figura di Maria Maddalena è stata accostata alla Penitente di cui si parla rispettivamente in Luca 7,36-50 e Luca 8,1-2 nonostante che questa associazione sia stata messa in discussione a più riprese. Anche se appartenenti a capitoli diversi, i due brani sono contigui. Nel bassorilievo, così come spesso nell’iconografia, la figura di Maria Maddalena è raffigurata con in mano un contenitore di olio profumato (per i cultori di Dan Brown si tratterebbe invece del Santo Graal, ma chiudiamo qui la questione), esattamente come viene descritta la Peccatrice che, in casa di Simone il Fariseo, si avvicinò a Gesù:
“Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di' pure». «Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?».Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?».Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».” Lc 7,36-50
Non sappiamo in realtà se la Peccatrice fosse Maria di Magdala (associata spesso anche alla Adultera e a Maria di Betania), tuttavia è diventata una figura simbolo del perdono, dell’amore di Dio nei confronti dell’uomo. "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” Gv 1,29.
Anche se non abbiamo documenti in grado di testimoniarlo, per costruire una chiesa, probabilmente, il nostro Lamberto Buonincontri aveva molto da farsi perdonare.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Matteoli Anna (a cura di) Località ed Istituzioni, in Piombanti Giuseppe, Guida storico-artistica di San Miniato, Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 44, 1975, pag. XLVI.
(2) Boldrini Roberto, Dizionario Biografico dei Sanminiatesi, Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, pag. 63, voce: Buonincontri Buonincontro.
(3) Matteoli, Op. Cit., pag. XLVI.
(4) Boldrini, Op. Cit., pag. 63, voce: Lamberto Bonincontri.
(5) Giannoni Rocchi Graziana, Arte e devozione nell’antico Monastero di Santa Chiara, Conservatorio di Santa Chiara di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 1999, pag. 116.
(6) Ibidem.
(7) Coturri Enrico, La “visita” del visitatore Apostolico Mons. Castelli alle Chiese ed ai luoghi pii di San Miniato nell’anno 1575, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 33, 1960, pag. 14.
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