a
cura di Anna Orsi
Questa proposta di seguito è la prima delle quattro novelle di
Franco Sacchetti, ambientate a San Miniato o nei suoi dintorni. Fu redatta
probabilmente intorno al 1392, quando Sacchetti era Podestà a San Miniato e
presenta alcuni elementi interessanti anche da un punto di vista storico. Il
primo è l'appellativo di San Miniato "al Tedesco", variato dopo la
conquista fiorentina del 1370 in "Fiorentino". Si parla di una
chiesa, quella di San Miniato, probabilmente la pieve, dal momento che non viene specificata. Inoltre si parla dei Battuti, compagnie
laiche molto diffuse in quel tempo, che vanno per San Miniato con un crocifisso, chissà, forse proprio quello di Castelvecchio!
Immagine tratta dal libro Novelle di Franco Sacchetti,
Tipografia Borghi e Compagni, Firenze, 1833
NOVELLA CENTESIMADECIMATERZA
Al
proposto di S. Miniato un venerdì santo da uno della brigata delli scopatori
con la bocca è tolta l'offerta che avea su l'altare.
In San Miniato al Tedesco, che oggi si chiama Fiorentino, fu un
proposto ricco, come ancora oggi si vede la rendita di quello propostato, ma
era tanto avaro, che Mida non fu il terzo. Avvenne per caso che uno venerdì
santo andandosi a visitar le chiese, e offerere su gli altari ogni maniera di
gente, ed oltre a questo molte compagnie e regole di battuti, col Crocifisso
innanzi, avvicinandosi su la terza, il proposto s'accostò all'altare, per
vedere come fosse fornito; e vedutovi suso assai danari, gli cominciò a
raccogliere per riporli, perocchè mezzo dì era passato, sperando di non dovervi
venire più a dare offerta alcuna gente. E raccolti i danari su uno monticello
in su l'altare, ed aprendo la tasca, per metterveli entro, ed ecco giungere una
compagnia di battuti, per inginocchiarsi all'altare, e offerere. Come vede
costoro, levarsi dall'altare e lasciavi i denari, e 'l cherico da parte;
pensando che quando elli vedessino tanti danari, maggiore devozione gittasse al
suo maggiore altare; e partissi e uscìo per alquanto fuori della chiesa. Quando
gli scopatori ebbono dinanzi a quello altare orato inginocchione quanto
vollono, vanno a baciar l'altare, e così giugnendo all'altare, uno di loro
gittato gli occhi a quel monticello de' dinari, mandato un poco la visiera
dell'elmo in là, facendo vista di baciare l'altare, pose la bocca aperta su'
detti denari, e quanti con la bocca ne poteo pigliare, tanti ne piglò, e data
la volta, seguendo gli altri s'uscio fuori. Stando alquanto, il proposto torna,
per ricogliere, e credendo che denari fossero cresciuti, gli trova scemati per
sì fatto modo, che sanza riguardare o come, o che, dice al cherico: Ove sono
questi denari? Dice il cherico: E' sono ove voi gli lasciasti. Come sono,
com'io gli lasciai? Dice il proposto. Piglia costui, e dagliene per uno pasto.
Il cherico si scusò assai, ma niente gli valse. Il proposto stette di ciò
gonfiato e tristo un buon tempo, non potendo mai sapere che viaggio avessono
fatto detti denari; e colui che se n'empiè la bocca, con alcun compagno fece,
che si convertirono in capponi; e per l'anima del proposto feciono tra loro una
bella piatanza, ed elli con l'avanzo, che v'erano rimasi, si stette misero e
tapino.
Ancora, in mancanza del tasto "Mi piace",mi prendo l'onere di scriverlo per esteso. "Mi piace" ritrovare la novella del Sacchetti e "mi piace" che tu ti sia presa la briga di trascriverla (o è un copia e incolla? - comunque sia)e di pubblicarla qui. Le novelle del podestà Sacchetti contengono dettagli interessanti - storici e antropologici, sulla San Miniato tardomedievale e, più che altro, fanno parte della nostra storia e della nostra memoria. Pochissimi però ne conoscono l'esistenza. Leggete, gente, leggete...
RispondiEliminaRossano, ti assicuro che Anna Orsi ha trascritto parola per parola dall'edizione del 1833!!
EliminaL'edizione del '33 da voi usata deve essere conforme a quella curata dal Bottari nel 1724 (più volte utilizzata nel corso dell'800), perché riporta nell'intitolazione "Al proposto di San Martino..."; mentre io ho un'edizione del 1879 a cura del Camerini, tirata direttamente dai codici Magliabechiani, dove si legge "Al proposto di San Miniato...": a parte questo le differenze sono davvero minime. Per sciogliere il dubbio su San Martino/San Miniato bisognerebbe avere modo di dare una sbirciatina al Magliabechiano medesimo...
RispondiEliminaCredo sia corretto proprio San Martino... altrimenti Sacchetti avrebbe detto "pievano" e non "proposto", e siccome la chiesa di San Martino era effettivamente una propositura tutto lascia pensare proprio a San Martino di Faognana. San Martino a Castiglione invece era una "canonica".
EliminaComunque non si può escludere al 100% che si tratti genericamente di "San Miniato". Come hai giustamente detto, bisognerebbe vedere l'originale.
EliminaHo dato un'occhiata all'edizione Einaudi,curata sul codice Magliabechiano da Emilio Faccioli, che era un filologo e uno storico molto molto attendibile: e anche questa riporta "San Miniato". Come sai le edizioni antiche hanno spesso delle trascrizioni non proprio fedeli. Quella del Faccioli la trovi anche in rete: una rapida collazione dei testi (se hai intenzione di pubblicare anche le altre tre novelle) non ti porterà via molto tempo.
EliminaHo guardato anche io in altre 2 edizioni ed in effetti riportano "San Miniato". Ho provveduto a correggere... però lasciamo i commenti... chissà, se qualcuno avrà modo di vedere l'originale, magari ci toglie il dubbio definitivamente!
EliminaScusate, sapete dirmi dove trovare commenti, approfondimenti e riferimenti a San Miniato nelle novelle su San Miniato del Sacchetti, grazie.
RispondiEliminaPurtroppo non mi risultano pubblicazioni specialistiche sull'argomento specifico delle novelle sanminiatesi del Sacchetti.
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