[il post è stato compilato in occasione del 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II]
Lo scorso 11 ottobre 2012 è ricorso il cinquantenario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Dopo secoli di concili incentrati su questioni dottrinali, per la prima volta la Chiesa guarda se stessa con occhi nuovi, al suo interno e verso il mondo contemporaneo. Un evento destinato a segnare un’epoca nuova, fondata anche sull’ecumenismo e il dialogo con il mondo delle altre religioni e con quello laico. Il Concilio fu il risultato, assolutamente non scontato, del grande fermento che animava la Chiesa in quegli anni e di cui si fece interprete Giovanni XXIII, divenendone lo straordinario elemento propulsivo.
A San Miniato Basso questo evento è ricordato nel monumento
dedicato ad Angelo Roncalli, il Papa “Buono”, edificato nel ventennale della
sua morte. L’opera, espressione del forte legame tra la famiglia di Gino
Mazzoni e lo scultore Alberto Sparapani (Casale Marittimo, 14 maggio 1911 –
Carrara, 10 gennaio 2004), il quale fu presentato a Don Vinicio Vivaldi.
L’artista carrarino tradusse in bronzo, il bassorilievo di gesso patinato
(conservato in collezione privata) che risultò vincitore del 2° premio al
Concorso Internazionale “La Bontà di Papa
Giovanni”, indetto dalla Galleria “Lo Sprone” di Firenze nel 1963, e dal
titolo La stella più fulgida. Fu
inaugurato la domenica del 21 agosto 1983, in occasione dei festeggiamenti che
annualmente la parrocchia dei SS. Martino e Stefano dedica all’Assunzione di Maria in Cielo, e
alla presenza di Mons. Capovilla, già segretario particolare di Papa Giovanni.
Monumento a Papa Giovanni XXIII
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
Ad una prima visione, ci accorgiamo subito che quella di Sparapani
è un’opera complessa e densa di significati. Alla base si trova la vita
pontificale di Giovanni XXIII, con otto episodi da leggere come un ideale
orologio, in senso orario. In alto a destra della parte basamentale, l’elezione
al Soglio Pontificio, nel particolare dell’incoronazione, con l’apposizione
della tiara papale da parte del Cardinale Protodiacono, circondato dagli altri
membri del Conclave. Alcuni raggi di luce scendono a simboleggiare
l’approvazione e il sostegno divino, che guiderà il Card. Angelo Roncalli nel
suo difficile compito al servizio di Dio e della Chiesa.
Di seguito, in senso orario, è raffigurato il Papa nel suo studio,
nell’atto di scrivere. Al di sotto si notano uomini che lavorano, un fabbro che
batte il ferro sull’incudine, una fabbrica con le ciminiere e un contadino che
semina la sua terra. Con queste immagini viene ricordata l’enciclica Mater et Magistra, promulgata il 15
maggio del 1961. La lettera coglie temi come l’iniziativa privata e
l’intervento dei poteri pubblici in campo economico, sollecita criteri di
giustizia ed equità nella remunerazione del lavoro, auspica l’adeguamento tra
progresso sociale e sviluppo economico. Assumono un ruolo fondamentale la
dignità dell’uomo, del suo lavoro e del luogo entro cui esso viene svolto, e
questo sia nelle imprese artigiane, cooperative, che nelle medie e grandi
imprese, ma anche nel settore agricolo, in quegli anni fortemente depresso dal
boom industriale.
Monumento a Papa Giovanni XXIII, particolare
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
Sempre nella parte destra, ancora più in basso due episodi densi
di significato che sorpresero il mondo intero. La visita all’Ospedale “Bambin
Gesù” di Roma il 25 dicembre del 1958 e la visita al Carcere romano di Regina
Coeli il seguente 26 dicembre, ad appena due mesi dalla sua elezione. Due gesti
semplici, ma rivoluzionari, mai accaduti prima. Furono la testimonianza della
vicinanza di Dio nei confronti delle persone che soffrono o che si trovano in
situazioni difficili, e proprio nei giorni in cui si festeggia la sua nascita:
la venuta di Gesù per tutti gli uomini, anche per gli ultimi e i disperati. E
se questi non possono andare a far visita a Gesù appena nato nell’ideale del
presepio, sarà Egli stesso ad andare a visitare loro, portando ai bambini e ai
carcerati una carezza attraverso le mani del Papa.
Sul lato sinistro del basamento, troviamo l’episodio, forse più
conosciuto e ricco di significato: il “Discorso della Luna”, pronunciato la
sera dell’11 ottobre 1962, dopo l’apertura dei lavori del Concilio Vaticano II.
Si rivolse alla piazza gremita di persone che lo acclamavano a gran voce con
queste parole: «Cari figlioli, sento le
vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. (…)
Si direbbe che persino la Luna si è affrettata stasera, osservatela in alto, a
guardare a questo spettacolo (…). Tornando a casa, troverete i bambini. Date
una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete
qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi,
specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza». Nell’immagine
realizzata da Sparapani, il Papa accarezza la Luna, la quale con i suoi raggi
riflessi, va ad illuminare le madri che tengono in braccio i propri bambini. Il
riferimento ai piccoli richiama ancora una volta alla portata epocale del
Concilio, rivolto soprattutto alle generazioni che sarebbero venute.
Più in alto, ancora in senso orario, è rappresentato il
pellegrinaggio ad Assisi e a Loreto, compiuto il 4 ottobre 1962. Papa Giovanni
XXIII, era dall’età di 14 anni un terziario francescano, e volle affidare a San
Francesco e alla Madonna le sorti del Concilio che si sarebbe aperto la
settimana successiva. Era la prima volta dal 1861 che un pontefice oltrepassava
i confini del Lazio per recarsi in pellegrinaggio. L’evento, di grande portata
storica, fu accompagnato da impressionanti bagni di folla durante tutte le
soste del viaggio.
I due episodi conclusivi, in alto a sinistra, narrano delle ultime
settimane di vita di Giovanni XXIII. Il primo è la cerimonia di consegna del
premio Balzan, l’11 maggio 1963, per l’Umanità,
pace e fratellanza tra i popoli, assegnatogli dopo la promulgazione
dell’enciclica Pacem in Terris l’11
aprile 1963. Con questa sua ultima lettera richiamò il mondo al valore della Pace,
quando pochi mesi prima stava per consumarsi lo scoppio del terzo conflitto
mondiale a seguito della crisi cubana.
Infine, l’ultimo episodio, il 23 maggio 1963 il Papa, ormai
consapevole di essere sul letto di morte, si rivolse verso la folla per
recitare il Regina Coeli nella
solennità dell’Ascensione di Gesù. Furono le sue ultime parole in pubblico,
prima della sua morte avvenuta il 3 giugno successivo.
Monumento a Papa Giovanni XXIII, particolare
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
Come abbiamo detto, la parte basamentale va letta come un
orologio. Al centro una grande freccia, che scandisce il tempo, che accoglie
l’immagine della Terra con al suo interno il Papa, circondato dalle colombe,
simbolo di pace, il Pastore che col bastone indica al suo gregge la strada. Otto
episodi disposti come una stella ad otto punte, come una stella polare che
indica la direzione da seguire per i naviganti. E’ la direzione che conduce
all’ora più alta, al momento massimo del suo pontificato: l’apertura del
Concilio Vaticano II.
Monumento a Papa Giovanni XXIII, particolare
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
San Miniato Basso, Parrocchia SS. Martino e Stefano
Foto di Francesco Fiumalbi
E’ questa la sintesi della sua vita, della sua missione sulla
Cattedra di San Pietro. Giovanni XXIII è in piedi, il viso sereno, la bocca
socchiusa. Le braccia sono allargate, la sinistra spinge la porta, la destra
invita ad avvicinarsi. Oltre, l’immagine solenne del Concilio all’interno della
Basilica Vaticana, sapientemente sintetizzata da Sparapani, nel baldacchino
berniniano, simbolo del Papa, e dal profilo della cupola michelangiolesca,
allegoria della Chiesa. In alto il cielo, con il Padre alla sinistra e il Figlio
alla destra che gioiscono, assieme agli angeli, per l’avvenimento. Nella
lanterna della cupola lo Spirito Santo, che si irradia ed illumina i padri
conciliari. E’ questa la stella più luminosa: l’opera di Dio che si compie.
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