Articolo originale pubblicato sul sito Della Storia d'Empoli, per gentile disponibilità.
di Claudio Biscarini
di Claudio Biscarini
Quando nel febbraio 2014 uscì in Italia il film di
George Clooney Monuments Men, la stragrande maggioranza degli
Italiani, anche di coloro che si sono occupati della storia della seconda
guerra mondiale a livello amatoriale, sapevano di cosa si trattasse. Io avevo
avuto la fortuna di pochi di avere il bel libro del prof. Frederick Hartt,
sottotenente della Monuments Fine Arts & Archives (M.F.A.A.)
dell’Allied MIlitary Government, pubblicato in inglese nel 1946 [1],
dove egli narrava la sua avventura come storico dell’arte in Toscana alla
“caccia” di tesori d’arte da difendere e salvaguardare. Avevo anche il libro [2] di
Rodolfo Siviero, lo 007 fiorentino che per anni cercò in tutto il mondo le
opere d’arte sottratte dai tedeschi, e quindi credo di essere stato uno dei
pochi a godermi veramente il film e il libro [3] da
cui era tratto.
Pochi, però, ancora sanno che i Monuments Men arrivarono
anche da noi. Ovunque andassero, essi stilavano dei semplici rapporti o
schedature dei danni che trovavano in ogni località ad opere d’arte di ogni
genere. E’ facile capire che, per quanto riguarda Empoli, furono il Duomo e la
chiesa di Sant’Agostino i principali luoghi esaminati.
Ma anche la vicina S. Miniato ebbe le sue visite; l’11
agosto, l’ufficiale del Governo Militare Alleato scriveva: Palazzo
Grifoni. Dipinti vari ed oggetti da Livorno, casse con
manoscritti della Biblioteca Labronica fra i quali 40 volumi di manoscritti
foscoliani. Quindi, non solo ladri di polli erano venuti dalla
sfortunata città sul mare, come ancora oggi si ricorda, ma una importantissima
collezione che rischiò di venire distrutta. Ma soprattutto una visita, il 24
agosto del 1944, lasciò una serie di documenti interessanti dove si parlò anche
della strage del Duomo. Riporto per esteso questo rapporto, intervallandolo con
commenti. Nelle prime righe si parla di San Miniato e Castelfiorentino:
Entrambe le città sono state colpite bene. San Miniato
si trova ancora sotto occasionale fuoco di artiglieria. Una metà del Comune è
oggi inabitabile; in pianura gli abitanti hanno dovuto guardare il grano
raccolto marcire a terra, visto che l’area è sotto osservazione tedesca da un
mese. Il sottoscritto (l’ufficiale dell’M.F.A.A. di cui non conosciamo il nome n.d.a.) ha
chiamato il sindaco Emilio Baglioni, in assenza del Civil Affairs Officer
capitano Rust che era in visita ad altri Comuni, e ha scoperto le cose
seguenti: il 21 e 22 luglio 1944 i tedeschi hanno minato e fatto saltare molti
edifici della città, tra i quali Palazzo Grifoni e la Rocca. Il 22 luglio i
tedeschi ordinarono a tutte le persone in città di recarsi o dentro la chiesa
di San Domenico o nella Cattedrale, informandoli che una battaglia con gli
alleati sarebbe iniziata e che questi sarebbero stati per loro
rifugi sicuri. Quella mattina una mina o una bomba esplose a destra della
navata della Cattedrale nei pressi dell’altar maggiore tra queste persone e ne
uccise 27 con oltre 100 feriti. Il sottoscritto ha interrogato una mezza
dozzina di abitanti tra cui l’ingegner Gino Giunti. La vicenda è avvolta dal
mistero ed è in corso un’inchiesta.
Come si vede, anche da queste parole, i fatti del Duomo
furono da subito non chieri nemmeno a coloro che furono probabilmente
testimoni, tanto che l’ufficiale americano la definì un mistero. Il
rapporto continua:
Il sindaco è convinto che si sia trattato di un atto
di rappresaglia, da parte dei tedeschi, che si erano arrabbiati per la
resistenza dei partigiani nel Comune. Egli inoltre afferma che la città è
sovrapopolata a causa dei rifugiati numerosi, non c’è acqua, la strada per il
mulino è bloccata dalle macerie, il 40% del grano è perduto, 15.000 persone
devono essere alimentate con il grano presente in loco dal Comune. I tedeschi
si sono ritirati il 23 luglio 1944.
A questo primo rapporto generale, seguivano altri che
ci riportano la situazione in diversi edifici della città. Partiamo dal Duomo:
San Miniato-Cattedrale. Il tetto è stato colpito in
due punti da proiettili, presso il portale sul lato sinistro. La facciata e il
campanile appaiono intatti, anche se la scala del campanile è sparita. Il tetto
sopra la sacrestia è completamente giù. Ci sono fori di shrapnel sulle immagini
e le pareti della Sala Capitolare. C’è un altro buco nel tetto della cappella a
destra dell’altare maggiore. Le vetrate sono infrante in tutto l’edificio. La
colonna vicino a dove si sostiene ci sia stata la mina o la bomba ha profonde
cicatrici e scheggiature. C’è ancora sangue sul pavimento attorno alla sua
base. L’archivio della Cattedrale è al sicuro alla base del campanile.
San Miniato-Palazzo Comunale. Gli archivi sono intatti.Lo
storico Oratorio della Madonna di Loreto ha gli affreschi del 14° e 15° secolo
tutti a posto. La Sala del Consiglio ha alcune crepe sui muri e niente altro.
L’ufficio statistiche è stato colpito e il tetto è andato. La maggior parte dei
suoi archivi sono al sicuro nella stanza accanto. I tedeschi hanno rubato un
ritratto, che hanno supposto essere del Cigoli. Si trattava solo di una buona
copia. Gli archivi del Comune sono al sicuro, ma necessitano di attenzione
ulteriore.Fare pulizia, mettere in ordine.
San Miniato-La Rocca. La Rocca medievale aveva una
grande torre usata come posto di osservazione dai tedeschi che l’hanno fatta
esplodere il 22 luglio 1944. Ora è solo un cumulo di macerie.
San Miniato-Palazzo Grifoni. La metà destra di questo palazzo
rinascimentale è a terra. L’altra metà si è conservata perfettamente. In questa
metà ci sono le 32 scatole di libri, manoscritti ecc. e le immagini da Livorno
che si sono conservate in perfette condizioni. I tedeschi hanno aperto una
delle scatole sigillate ma a quanto pare non hanno preso niente. Conteneva
libri. Il posto può essere minato o pieno di trappole esplosive. Il custode ha
bloccato tutti gli accessi al deposito con porte e travi di recupero, e le
camere sono sotto chiave. E’ qui torniamo a quanto accennato poco sopra rispetto ai documenti
provenienti da Livorno. Certamente, quando vi furono tarsferiti, si pensò che
San Miniato fosse al sicuro dalla guerra che, invece, stava colpendo Livorno.
Purtroppo, come accadde alle opere d’arte fiorentine sparse nelle ville della
campagna, spesso si ritrovarono invece in primissima linea.
San Miniato-Chiesa di San Domenico e convento. Un proiettile è passato attraverso
il tetto vicino al frontale a sinistra. Molti pochi danni. Pitture- una che
appare come di Lippo Lippi un altro frammento di affresco simile a un Beato
Angelico sullo stile della Cappella di S. Nicola in Vaticano, l’altare può
essere o di Mino da Fiesole o di un donatellesco come è la tomba di Chellino,
altre buone immagini tutte salve. Gli archivi sono a posto. La Biblioteca del
Comune non ha danni, una parte delle cose migliori è stata impacchettata es è
salva. Gli archivi sono a posto,la parete di fondo della chiesa è pericolosa e
il sottoscritto ha promesso all’ingegner Giunti che sarà restaurata. Ci sono al
momento 300 rifugiati nel convento. La settimana scorsa erano 500.
San Miniato-San Francesco. Una chiesa del 13° secolo con
convento che è stata colpita 11 volte da proiettili e due da bombe. C’è un foro
nel tetto attraverso il frontale della chiesa e il tetto è perduto in altre
parti. Il tetto sopra il coro è stato molto scosso dalle esplosioni. La
biblioteca della chiesa è intatta. Al momento ci sono 400 sfollati nel
convento. Due settimane fa erano in 2.000.
San Miniato-Palazzo Formichini. Stile rinascimentale toscano.
La facciata è a posto, all’interno alcune rovine da cannonate o mine.
Le visite continuarono nel tempo. Il 4 gennaio 1945
l’A.M.G. scriveva: Sono state prese foto dei danni principali a San
Miniato. La famiglia Lami ha fatto alcuni lavori di riparazione sul loro
Palazzo grifoni. Il Soprintendente pro-tempore Sanpaolesi si sta dando da fare
per avere un camion italiano per trasportare le opere da’rte qui depositate.
Il 5 marzo 1945 ci si occupò del Vescovo Giubbi:
San Miniato. L’archivio vescovile e l’archivio capitolare sono
salvi come si ha detto il vescovo. Egli sta attualmente preparandosi a fare un
sondaggio dei documenti parrocchiali della sua diocesi per la trasmissione alla
Santa Sede.
Con questa annotazione si conclude, fino a questo
momento, la ricerca su questi importanti documenti che ci riportano non solo ad
un clima, ma anche a degli uomini che, pur indossando la divisa, erano
essenzialmente studiosi ed amanti dell’arte. Al loro lavoro , e a quello dei
Soprintendenti italiani e dei loro assistenti spesso eroico, noi dobbiamo molto [4].
La Rocca di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi
Note e
Riferimenti:
[1] Cfr. Frederick
Hartt, Florentine Art under Fire, Pricetown University, 1946. Il libro è stato tradotto in
italiano di recente Cfr. Frederick Hartt, L’arte fiorentina sotto tiro,
(a cura di Giandomenico Semeraro), Leonardo Edizioni, Firenze 2015.
[2] Cfr. Rodolfo Siviero, L’arte e il Nazismo, Cantini
Editore, Firenze 1984. Sulla figura di Siviero Cfr. Roberta Bottari, Rodolfo
Siviero, Castelvecchio editore.
[3] Cfr. Robert M. Edsel,
Bret Witter, Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della Storia,
Sperling & Kupfer, 2013. Dello stesso autore Cfr. Robert M. Edsel,
Monuments Men.Missione Italia.La sfida per salvare i tesori dell’arte trafugati
dai nazisti, Sperling & Kupfer, 2014; Robert M. Edsel, Rescuindg Da
Vinci:Hitler and the Nazi Stole Europe’s Great Art, America and Her Allies
Recovered It, Laurel Publishing, Dallas 2006
[4] AMG Roberts Commission,
National Archives & Records Administration, washington.
Date le grandi e approfondite conoscenze di Claudio sulla materia e specificatamente pure sull'eccidio del duomo sarebbe interessante sapere come interpreta il passaggio di Hartt quando dice: " C'è un altro buco nel tetto della cappella a destra dell'altare maggiore". Grazie della risposta
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