a cura di
Francesco Fiumalbi
INTRODUZIONE
In
questo post sono proposte alcune notizie in merito al sacerdote
Ferdinando
Paoletti
[Bagno a Ripoli, 23 dicembre 1717 – 1 dicembre 1801] che per alcuni
anni fu a San Miniato. Nell'introduzione al volume San
Miniato nel Settecento
(Pacini Editore, Pisa, 2003, pp. 11-12), Paolo Morelli rileva come al
Vescovo di San Miniato Giuseppe Suarez de la Concha si debba anche
la nomina a rettore del seminario di quel Ferdinando Paoletti che
divenuto poi pievano di Villamagna, in diocesi di Firenze, si
dedicherà come Landeschi a studi di agronomia.
E' una figura interessantissima per lo studio del pensiero
scientifico e socio-economico del tempo. Per certi aspetti anticipò
proprio Giovan Battista Landeschi, ma non è questa la sede per
parlare della sua attenzione al mondo agricolo o sociale del tempo.
A
SAN MINIATO
Ferdinando
Paoletti venne chiamato dal Vescovo Suarez della Concha nei primi
anni '40 del '700 con il ruolo di “rettore” del Seminario
Vescovile e vi rimase fino al 1746. Gli successe Rinaldo Lanini che
veniva da Ronta, vicino Borgo San Lorenzo [«Novelle
Letterarie», Tomo XII, Stamperia della SS. Annunziata, Firenze,
1751, n. 28, 9 luglio 1751, coll. 434-435].
Il Seminario di San Miniato, lo ricordiamo, era stato fondato da
Mons. Angelo Pichi (Vescovo dal 1648 al 1653), ingrandito da Mons.
Michel Carlo Visdomini Cortigiani (Vescovo dal 1683 al 1703) e
infine ampliato e rinnovato in forme monumentali da Mons.
Francesco Poggi (Vescovo dal 1703 al 1719).
Per
avere qualche dettaglio in più sulla vita di Ferdinando Paoletti di
seguito è proprosto il testo R. Nobili, Elogio del sacerdote Fernando
Paoletti pievano di Villa-magna,
in «Il Nuovo Giornale dei
Letterati», n. V, Pisa, 1803, pp. 9-10:
Da
Gio. Battista Paoletti di civil famiglia di industriosi possessori
oriundi di Sesto, luogo centrale della Comunità, e Podesteria di tal
nome presso Firenze, nacque nel luogo detto alla Croce distante circa
quattro miglia dalla Capitale per la strada Aretina il dì 23
Dicembre 1717 Ferdinando Paoletti, che dati prematuri saggi di un
genio elevato, e non comune fu dal Padre affidato alla cura del
celebre Dott. Giuseppe Maria Brocchi Rettore del Seminario
Arcivescovile Fiorentino, che educollo con tal predilezione, e
riguardi, che giunto sollecitamente al termine degli studj, e
presentasegli la congiuntura di spedire un Maestro di Belle Lettere
col carico di dirigere un Collegio a Palermo, non esitò un momento a
destinarvi il nostro Abate Ferdinando, che ambizioso di gloria, e di
onore si diresse immediatamente a quella volta per la via di Livorno.
Era
già ivi pronto alla partenza un legno sul quale caricò i pochi suoi
affetti con la sua prediletta strettissima collezione di libri,
quando
assalito da una fierissima malattia biliosa gli convenne rimanervi a
curarsi, vedendo col massimo dei dolori trafugarsi e perdersi la
libreria già imbarcata, che non gli fu più possibile di rinvenire.
Sdegnato
perciò con il mare, cui attribuiva tanta sciagura, determinò di
preferire uno stabilimento, che venivagli offerto nella
Città di S. Miniato, ove si occupò con indefesso zelo nella
direzione di quel Seminario Vescovile, in cui insegnava ancora le
Belle Lettere.
Nell’anno 1746 fu chiamato alla Cura della Pievanìa di s. Donnino
a Villamagna distante sei miglia da Firenze verso Levante, e ne
accettò volentieri l'incarico, perché vide che avrebbe potuto più
comodamente spaziarsi il suo genio negli studj ameni, che preferiva
ad ogni altra occupazione.
Foto
di Francesco Fiumalbi
L'ACCADEMIA
IN SEMINARIO
Nel
suo compito alla guida del Seminario, profuse il suo impegno alla
preparazione, non solo morale e spirituale, ma anche culturale dei
giovani seminaristi. Il suo programma educativo e scolastico – non
senza l'appoggio del Vescovo – nel 1744 si concretizzò con
l'istituzione di una “accademia”, individuata come strumento di
formazione e crescita dei ragazzi. Di questa accademia troviamo una
interessantissima lettera inviata dallo stesso Ferdinando Paoletti a
Giovanni Lami, curatore delle «Novelle Letterarie», dove non esitò
a pubblicarla. Il testo completo è proposto più avanti.
L'accademia,
una volta al mese, offriva momenti di confronto, di condivisione, di
discussione ed era il luogo dove alcune tematiche potevano essere
trattate con maggiore facilità e libertà, al di fuori dei rigidi
schemi imposti dall'istituto seminariale. Giovanni Lami a commento
della lettera pubblicata sulle «Novelle Letterarie», si complimentò
con il rettore del Seminario per una tal iniziativa, dal momento che
ai futuri sacerdoti era necessario
molto altro, che qualche lambruccio di Teologia Morale, perché sieno
a portata d'istruire i popoli, come conviene.
Come
afferma lo stesso Ferdinando Paoletti, l'idea di fondare una simile
accademia era nata per dar qualche lustro a questo Seminario, che
in simil sorta di letterari esercizi può considerarsi al momento
molto oscuro. E poi per
infondere negli studenti spirito di osservazione e capacità critica,
per distinguere il millantamento e
la ciarlaneria dalla
vera e soda scienza,
che invece stimano i valent'uomini.
Infine come momento di educazione “al bello”, ovvero per
promuovere nella studiosa gioventù il
buon gusto, e l'avanzamento delle lettere.
Gli
argomenti affrontati erano molto vari: Filosofia, Storia, Letteratura
ma anche questioni storico-teologiche (come i Magi e la Stella
Cometa, a cui seguì anche una vivace polemica contro lo stesso
Paoletti). Non mancavano tematiche legate all'Astronomia (il moto
perpetuo dei corpi), alla Geologia (terremoti) e alla Medicina (come
il funzionamento del corpo umano attraverso il cuore e la
circolazione sanguigna, la cui dissertazione fu curata dal dott.
Ranieri Gamucci, medico di origine sanminiatese che ritroviamo in
varie località della Toscana, fra cui ad Anghiari). E che dire poi
della dissertazione del dott. Buonaparte (probabilmente Ranieri
Simone, medico e titolare di una cattedra presso l'Università di
Pisa, morto nel 1761), che trattò il tema sopra le voglie
delle donne.
Di
tutto questo siamo a conoscenza grazie al testo pubblicato nelle
«Novelle
Letterarie», Tomo VI, Stamperia della SS. Annunziata, Firenze, 1745,
n. 30, 23 luglio 1745, coll. 468-471, proposto di seguito:
[468]
SANMINIATO
Il
Signor Ferdinando Paoletti che molta lode esercita l'uffizio di
Rettore del Seminario di Sanminiato, mi ha scritto una Lettera, la
quale sembrami degna d'essere inserita in queste novelle, ed è la
seguente:
“Ho
osservato in alcune date delle Novelle letterarie, che V.S. da
notizia di varie Accademie nuovamente erette da alcuni Prelati nel
Regno di Napoli. Io per questo mi son mosso a darle avviso d'una
simile Accademia da me istituita fin dall'anno decorso in questo
Seminario; acciocché, sebbene io non la stimi punto paragonabile con
le notate nelle Novelle Letterarie, pure V.S. se le parrà bene, dia
notizia ancora di questa. Io mi muovo a pregarla di ciò, prima per
dar qualche lustro a questo Seminario, che in simil sorta di
letterari esercizi può considerarsi almeno al presente [469]
molto oscuro; poi perché si sappia dagli ignoranti
impostori, specialmente, che tali cose non sono se non degne di lode,
che tali veramente la stimano i valent'uomini, e quei, che son dotati
di una vera e soda scienza, opposta totalmente a quella, che può
dirsi comodamente, millantamento, e ciarlaneria; e perché si vede,
che io con ciò promuovo nella studiosa gioventù il buon gusto, e
l'avanzamento delle lettere. Questo congresso adunque si aduna una
volta il mese colla recita di una dissertazione, e qualche volta
ancora di qualche componimento Poetico, quale non ho giudicato bene
promettere molto frequentemente, per non far perdere la gioventù
dietro a simili studi, che sono per lo più di poco, o di niuno
vantaggio. La materia per le dissertazioni è totalmente libera;
sicché ci se ne leggono delle Teologiche, delle Filosofiche, delle
Storiche, sì in genere di Storia Ecclesiastica, come profana. In
genere di Storia Ecclesiastica si è trattato criticamente de i Magi
adoratori di Cristo, e della Stella, che servì loro di scorta.
Questa dissertazione mosse alcuni Frati a lacerarmi fieramente,
perché non avevo seguitato le opinioni volgari, e vi fu chi mi
trattò di poco pio. Si è trattato ancora de' i supposti prodigi,
[470]
che da alcuni impostori discorsi seguiti nella nascita del
Redentore; e questo non mi cagionò contro alcuna diceria, non so
come, forse perché dopo le taccie datemi, come sopra, sferzai da
diritto, e da rovescio, quei buon'uomini in un altro congresso, in
cui trattai del vero, e buon metodo di studiare, e del fine
principale, che si dee proporre ognuno, che studia. In altre materie,
si è trattato della Teologia degli Egiziani: dell'origine de i
Templi de i Gentili; dell'origine, e fondazione di Roma. Sopra le
voglie delle donne lesse una bellissima dissertazione il Sig. Dottore
Buonaparte Lettore di Pisa; e il Signor Dottore Ranieri Gamucci una
anch'egli ne lesse molto bella, in cui mostrò, che la vita del corpo
umano consiste nella circolazione del sangue; e gli piacque nello
stesso tempo di farci vedere l'anatomia del cuore. Si è trattato
ancora dell'Attrazione, del Voto, del perpetuo moto de i corpi, del
Tremoto. E qui piacemi farle note ancora, che questo Monsig. Vescovo
ha introdotto in questo suo Seminario la lezione di Filosofia
Neutoniana, dove prima non ce ne era di alcuna sorte.
Sin
qui il Signor Paoletti, col quale, siccome col suo degno Prelato, mi
rallegro di cuore, vedendo il zelo, che nutrono per [471]
l'avanzamento de' buoni studi negli Ecclesiastici, a'
quali è necessario molto altro, che qualche lambruccio di Teologia
Morale, perché sieno a portata d'istruire i popoli, come conviene.
Stamperia
della SS. Annunziata, Firenze, 1745
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