di
Francesco Fiumalbi
APSM-ISVP-026
L'EDICOLA
VOTIVA IN LOC. POGGIO BARCO
SCHEDA
SINTETICA
Oggetto:
Edicola votiva
Luogo: San
Miniato, Loc. Poggio Barco
Tipologia:
Edicola
Tipologia
immagine: Non presente
Soggetto:
Immagine originaria forse mariana
Altri
soggetti: No
Autore:
per volontà di Don Giovan Battista Cenni
Epigrafe:
SI
Indulgenza:
NO
Periodo:
1959
Riferimenti:
Costruzione elettrodotto, via Francigena
Id:
APSM-ISVP-026
DESCRIZIONE
L'edicola
votiva è situata in località Poggio Barco, fra San Quintino e
Campriano, all'estremità sud-orientale del territorio del Comune di
San Miniato, in prossimità del confine con quello di
Castelfiorentino. E' collocata lungo un percorso molto antico,
indicato negli Statuti del
Comune di San Miniato del 1337 come la “strada per Coiano” o in
alternativa Stratam qua itur terram Gambassi
(rubriche 80<83>, 106<111>), e che attualmente
costituisce un ramo del percorso ufficiale della cosiddetta “via
Francigena” (anche se, con ogni probabilità, la medievale
direttrice Francigena-Romea passava da un'altra parte... ma questo è
un altro discorso).
L'edicola
è costituita da un manufatto di forma parallelepipeda, realizzato in
muratura e intonacato. Le uniche porzioni lasciate a laterizio
facciavista sono il contorno della nicchia, il piccolo basamento, la
sottile cornice mediana e la fascia al coronamento. All'interno della
nicchia non è presente alcuna immagine sacra, forse andata perduta o
riposta in altra sede. Probabilmente in origine vi era un piccolo
simulacro mariano.
L'edicola
votiva situata in Loc. Poggio Barco
Foto
di Francesco Fiumalbi
L'aspetto
di particolare interesse è rappresentato dall'iscrizione collocata
alla base dell'edicola: rivela l'origine e il contesto in cui fu
realizzata, ovvero in occasione della costruzione di un elettrodotto
nel 1959. La zona, in effetti, risulta scarsamente abitata e non
sempre facile da raggiungere. Per questo si può immaginare che la
corrente elettrica sia arrivata con diversi anni di ritardo, rispetto
ai centri abitati e alle altre zone del Comune di San Miniato. Un
servizio che all'epoca era ormai considerato “primario” ed
“essenziale”, tanto da richiedere l'iniziativa di privati, i
quali beneficiarono anche di un contributo statale. Per comprendere
il contesto del tempo, basta ricordare che all'epoca non esisteva
l'ENEL (istituito nel 1962) e il mercato della produzione e della
distribuzione dell'energia elettrica era interamente in mano a
società private di ambito locale o al massimo regionale (tipo la
Valdarno in Toscana, che fu “acquisita” dal monopolista ENEL). In
quegli anni, dunque, erano coperte dalla distribuzione solamente
quelle zone dove era presente un vivace mercato dell'energia
elettrica, come i centri abitati e i luoghi dove erano concentrate le
attività produttive, mentre le zone di campagna erano rimaste
escluse e quindi “al buio”. Per poter superare una tale
situazione di arretratezza, l'unica soluzione era che si costituisse
una società o un consorzio, che provvedesse a realizzare
l'infrastruttura da collegare ad una centrale elettrica autonoma
(spesso erano impianti idroelettrici) o ad una rete collegata ad
altri canali di produzione e distribuzione.
E
fu così che negli anni '50 un gruppo di privati realizzò un
elettrodotto di ben 20 km, di cui 3 a media tensione e 17 a bassa
tensione, grazie al quale furono collegate le località di Campriano,
Corniano, Mengrano, Meleto, Orlo e Mellicciano.
L'iscrizione
collocata alla base dell'edicola
Foto
di Francesco Fiumalbi
La
cosa che più di altre può apparire curiosa è il fatto che alla
costruzione di un elettrodotto si sia accompagnata l'erezione di
un'edicola votiva. In realtà, storicamente, le immagini sacre
affiancavano le infrastrutture di interesse pubblico come le porte
cittadine, i ponti, le fonti, etc. Per rimanere nel Comune di San
Miniato possiamo ricordare l'edicola
votiva collocata al ponte alla Badia a La Catena
oppure l'immagine
sacra posizionata nei pressi della Porta di Ser Ridolfo in via Giosuè
Carducci
(oggi distrutta). Questo avveniva poiché tali strutture erano
considerate fondamentali per la vita della popolazione: un ponte
distrutto interrompeva una strada, costringendo le persone a cambiare
percorso, a fare più km, a modificare le proprie abitudini, a
ridurre le possibilità commerciali; lo stesso, la buona tenuta di
una porta cittadina in caso d'assedio permetteva di respingere il
nemico e garantiva la sopravvivenza della comunità tutta. Per questi
motivi, per il carattere di servizio essenziale, erano strutture da
sottoporre alla divina protezione.
Nel
caso dell'elettrodotto, come si apprende dal contenuto
dell'iscrizione, l'edicola assunse anche una componente
programmatica: la luce
divina in
contrapposizione all'umana
tenebra, quale sinonimo
di amore e
verità
per combattere i sentimenti di odio
e di orrore.
Tutto questo, indubbiamente, è un riverbero del clima postbellico,
dove al progresso materiale voleva essere affiancato un progresso
morale, uno svilippo dove il benessere
e la fratellanza
erano considerati gli strumenti e, al tempo stesso, i valori
fondamentali per superare divisioni
e miserie.
Allargando lo sguardo e pensando al clima del tempo, non si può fare
a meno di leggere queste parole anche come un'eco del Trattato di
Roma (firmato il 25 marzo 1957 ed entrato in vigore dal 1 gennaio
1958). Attraverso tale accordo internazionale sei Stati europei, tra
cui l'Italia, davano vita alla prima Comunità
Economica Europea, la cosiddetta CEE,
ovvero l'antesignana dell'odierna Unione Europea. Questa istituzione
aspirava ad essere lo strumento più efficace per instaurare un clima
di fratellanza, collaborazione e reciproco progresso economico e
dunque per ristabilire un clima di pacificazione fra i popoli europei
dopo le devastazioni e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. E
questo ci dà un'idea di quanto fossero radicati determinati
sentimenti e di come fosse ritenuta urgente la realizzazione di quei
valori: dai trattati internazionali fino ad una modesta lapide,
collocata alla base di una piccola edicola votiva eretta nel bel
mezzo di un campo della amena campagna sanminiatese.
Di
seguito la trascrizione del testo dell'iscrizione - realizzata per cura dell'allora parroco "per procura" della chiesa di San Bartolomeo a Campriano Don Giovan Battista Cenni (segnalazione di Giovanni Corriere) - collocata il 2
agosto 1959, probabilmente nel giorno in cui venne inaugurato
l'elettrodotto:
QUESTO
RICORDO DELLA COSTRUZIONE
DELL'ELETTRODOTTO
DI
CAMPRIANO
CORNIANO MENGRANO MELETO
ORLO
MELLICCIANO
DI
KM 3 A M.T. E KM 17 A B.T.
A
TE FARO DI LUCE DIVINA
DEDICANO
I
PROPRIETARI CHE LO COSTRUIRONO COL CONTRIBUTO STATALE
PERCHE'
CON
L'ARRIVO DELLA LUCE MATERALE
TU
RISCHIARI L'UMANA TENEBRA
RECANDO
AMORE
DOV'E' ODIO, VERITA' DOV'E' ORRORE
LUCE
DI
BENESSERE E DI FRATERNITA'
AL
DOLORE
DELLE
NOSTRE OMBRE
DI
MISERIA E DI DIVISIONE
2
– 8 – 1959
SAC. CENNI
G. B.
PROCURATORE
La
nicchia vuota dell'edicola votiva
Forse
originariamente era presente un'immagine mariana
Foto
di Francesco Fiumalbi
L'edicola
votiva vista dai piedi del cosiddetto “Poggio Barco”
Foto
di Francesco Fiumalbi
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