domenica 12 febbraio 2017

APSM-ISVP-026 L'EDICOLA VOTIVA IN LOC. POGGIO BARCO LUNGO IL TRACCIATO DELLA VIA FRANCIGENA

di Francesco Fiumalbi


APSM-ISVP-026
L'EDICOLA VOTIVA IN LOC. POGGIO BARCO

SCHEDA SINTETICA
Oggetto: Edicola votiva
Luogo: San Miniato, Loc. Poggio Barco
Tipologia: Edicola
Tipologia immagine: Non presente
Soggetto: Immagine originaria forse mariana
Altri soggetti: No
Autore: per volontà di Don Giovan Battista Cenni
Epigrafe: SI
Indulgenza: NO
Periodo: 1959
Riferimenti: Costruzione elettrodotto, via Francigena
Id: APSM-ISVP-026

DESCRIZIONE
L'edicola votiva è situata in località Poggio Barco, fra San Quintino e Campriano, all'estremità sud-orientale del territorio del Comune di San Miniato, in prossimità del confine con quello di Castelfiorentino. E' collocata lungo un percorso molto antico, indicato negli Statuti del Comune di San Miniato del 1337 come la “strada per Coiano” o in alternativa Stratam qua itur terram Gambassi (rubriche 80<83>, 106<111>), e che attualmente costituisce un ramo del percorso ufficiale della cosiddetta “via Francigena” (anche se, con ogni probabilità, la medievale direttrice Francigena-Romea passava da un'altra parte... ma questo è un altro discorso).
L'edicola è costituita da un manufatto di forma parallelepipeda, realizzato in muratura e intonacato. Le uniche porzioni lasciate a laterizio facciavista sono il contorno della nicchia, il piccolo basamento, la sottile cornice mediana e la fascia al coronamento. All'interno della nicchia non è presente alcuna immagine sacra, forse andata perduta o riposta in altra sede. Probabilmente in origine vi era un piccolo simulacro mariano.

L'edicola votiva situata in Loc. Poggio Barco
Foto di Francesco Fiumalbi

L'aspetto di particolare interesse è rappresentato dall'iscrizione collocata alla base dell'edicola: rivela l'origine e il contesto in cui fu realizzata, ovvero in occasione della costruzione di un elettrodotto nel 1959. La zona, in effetti, risulta scarsamente abitata e non sempre facile da raggiungere. Per questo si può immaginare che la corrente elettrica sia arrivata con diversi anni di ritardo, rispetto ai centri abitati e alle altre zone del Comune di San Miniato. Un servizio che all'epoca era ormai considerato “primario” ed “essenziale”, tanto da richiedere l'iniziativa di privati, i quali beneficiarono anche di un contributo statale. Per comprendere il contesto del tempo, basta ricordare che all'epoca non esisteva l'ENEL (istituito nel 1962) e il mercato della produzione e della distribuzione dell'energia elettrica era interamente in mano a società private di ambito locale o al massimo regionale (tipo la Valdarno in Toscana, che fu “acquisita” dal monopolista ENEL). In quegli anni, dunque, erano coperte dalla distribuzione solamente quelle zone dove era presente un vivace mercato dell'energia elettrica, come i centri abitati e i luoghi dove erano concentrate le attività produttive, mentre le zone di campagna erano rimaste escluse e quindi “al buio”. Per poter superare una tale situazione di arretratezza, l'unica soluzione era che si costituisse una società o un consorzio, che provvedesse a realizzare l'infrastruttura da collegare ad una centrale elettrica autonoma (spesso erano impianti idroelettrici) o ad una rete collegata ad altri canali di produzione e distribuzione.
E fu così che negli anni '50 un gruppo di privati realizzò un elettrodotto di ben 20 km, di cui 3 a media tensione e 17 a bassa tensione, grazie al quale furono collegate le località di Campriano, Corniano, Mengrano, Meleto, Orlo e Mellicciano.

L'iscrizione collocata alla base dell'edicola
Foto di Francesco Fiumalbi

La cosa che più di altre può apparire curiosa è il fatto che alla costruzione di un elettrodotto si sia accompagnata l'erezione di un'edicola votiva. In realtà, storicamente, le immagini sacre affiancavano le infrastrutture di interesse pubblico come le porte cittadine, i ponti, le fonti, etc. Per rimanere nel Comune di San Miniato possiamo ricordare l'edicola votiva collocata al ponte alla Badia a La Catena oppure l'immagine sacra posizionata nei pressi della Porta di Ser Ridolfo in via Giosuè Carducci (oggi distrutta). Questo avveniva poiché tali strutture erano considerate fondamentali per la vita della popolazione: un ponte distrutto interrompeva una strada, costringendo le persone a cambiare percorso, a fare più km, a modificare le proprie abitudini, a ridurre le possibilità commerciali; lo stesso, la buona tenuta di una porta cittadina in caso d'assedio permetteva di respingere il nemico e garantiva la sopravvivenza della comunità tutta. Per questi motivi, per il carattere di servizio essenziale, erano strutture da sottoporre alla divina protezione.

Nel caso dell'elettrodotto, come si apprende dal contenuto dell'iscrizione, l'edicola assunse anche una componente programmatica: la luce divina in contrapposizione all'umana tenebra, quale sinonimo di amore e verità per combattere i sentimenti di odio e di orrore. Tutto questo, indubbiamente, è un riverbero del clima postbellico, dove al progresso materiale voleva essere affiancato un progresso morale, uno svilippo dove il benessere e la fratellanza erano considerati gli strumenti e, al tempo stesso, i valori fondamentali per superare divisioni e miserie. Allargando lo sguardo e pensando al clima del tempo, non si può fare a meno di leggere queste parole anche come un'eco del Trattato di Roma (firmato il 25 marzo 1957 ed entrato in vigore dal 1 gennaio 1958). Attraverso tale accordo internazionale sei Stati europei, tra cui l'Italia, davano vita alla prima Comunità Economica Europea, la cosiddetta CEE, ovvero l'antesignana dell'odierna Unione Europea. Questa istituzione aspirava ad essere lo strumento più efficace per instaurare un clima di fratellanza, collaborazione e reciproco progresso economico e dunque per ristabilire un clima di pacificazione fra i popoli europei dopo le devastazioni e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. E questo ci dà un'idea di quanto fossero radicati determinati sentimenti e di come fosse ritenuta urgente la realizzazione di quei valori: dai trattati internazionali fino ad una modesta lapide, collocata alla base di una piccola edicola votiva eretta nel bel mezzo di un campo della amena campagna sanminiatese.

Di seguito la trascrizione del testo dell'iscrizione - realizzata per cura dell'allora parroco "per procura" della chiesa di San Bartolomeo a Campriano Don Giovan Battista Cenni (segnalazione di Giovanni Corriere) - collocata il 2 agosto 1959, probabilmente nel giorno in cui venne inaugurato l'elettrodotto:

QUESTO RICORDO DELLA COSTRUZIONE
DELL'ELETTRODOTTO DI
CAMPRIANO CORNIANO MENGRANO MELETO
ORLO MELLICCIANO
DI KM 3 A M.T. E KM 17 A B.T.

A TE FARO DI LUCE DIVINA
DEDICANO
I PROPRIETARI CHE LO COSTRUIRONO COL CONTRIBUTO STATALE
PERCHE'
CON L'ARRIVO DELLA LUCE MATERALE
TU RISCHIARI L'UMANA TENEBRA
RECANDO
AMORE DOV'E' ODIO, VERITA' DOV'E' ORRORE
LUCE
DI BENESSERE E DI FRATERNITA'
AL DOLORE
DELLE NOSTRE OMBRE
DI MISERIA E DI DIVISIONE

2 – 8 – 1959

SAC. CENNI G. B.
PROCURATORE

La nicchia vuota dell'edicola votiva
Forse originariamente era presente un'immagine mariana
Foto di Francesco Fiumalbi

L'edicola votiva vista dai piedi del cosiddetto “Poggio Barco”
Foto di Francesco Fiumalbi

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