sabato 17 luglio 2021

18 LUGLIO 1944 – L’ARRIVO DEGLI ALLEATI NEL TERRITORIO SANMINIATESE

a cura di Francesco Fiumalbi

 
Indice del post:
IL CONTESTO ITALIANO
IL CONTESTO SANMINIATESE: FRA INCURSIONI E RESISTENZA
L’ORGANIZZAZIONE DELLA RESISTENZA TEDESCA
GLI SFOLLAMENTI
L’AVANZATA STATUNITENSE
18 LUGLIO - L’ARRIVO NEL TERRITORIO SANMINIATESE
DA BUCCIANO A MORIOLO
DA BUCCIANO A MONTEBICCHIERI
LA DIFFICILE AVANZATA IN VALDEGOLA
COLLATERAL DAMAGES
 
Era un martedì mattina di luglio, precisamente il 18 luglio 1944. Dopo poco più di quattro anni dall’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania (10 giugno 1940), le avanguardie Alleate fecero il loro ingresso nel territorio sanminiatese. Finiva così il ventennio dominato dal fascismo, ma iniziava il periodo più drammatico della storia recente, quello della lotta per la sopravvivenza, con la popolazione civile che per 40 giorni fu costretta fra gli eserciti statunitense e tedesco. Un periodo, durato fino all’attraversamento dell’Arno del 1 settembre, in cui persero la vita circa 200 persone.
 


IL CONTESTO ITALIANO
Dopo lo sbarco in Sicilia (9 luglio 1943), la posizione del Governo Mussolini si fece sempre più precaria, fino alla drammatica seduta del Gran Consiglio che portò all’arresto del capo del fascismo (25 luglio). L’8 settembre, il Governo Badoglio firmò l’Armistizio con le potenze Alleate e immediatamente prese corpo l’occupazione tedesca dell’Italia centro-settentrionale. Liberato Mussolini a Campo Imperatore, venne costituita la Repubblica Sociale Italiana, sostenuta dalla Germania nazista. Gli Alleati impiegarono circa 11 mesi per raggiungere Roma (4-5 giugno 1944) e nello stesso momento riuscirono a sbarcare in Normandia, aprendo un nuovo fronte terrestre contro l’esercito tedesco (6 giugno 1944).
 
Dopo la perdita della capitale italiana, i militari germanici furono costretti ad un rapido arretramento: il 10 giugno gli Alleati giunsero a Viterbo, il 15 giugno a Grosseto. Il 2 luglio gli Americani giunsero a Cecina e a Volterra, il 3 a Siena. La spinta propulsiva della V Armata statunitense ben presto dovette fare i conti con la riorganizzazione della Wehrmacht, impegnata ad ostacolare con ogni mezzo l’avanzata Alleata, in modo da predisporre la Linea Gotica sull’Appennino. Il 7 luglio gli Americani entrarono Colle Val d’Elsa, il 9 a Volterra, il 13 a Lajatico e a San Gimignano, Casciana Terme e a Lari, il 17 a Montaione, Ponsacco e a Palaia.
 
IL CONTESTO SANMINIATESE: FRA INCURSIONI E RESISTENZA
La primavera aveva visto l’intensificarsi delle incursioni aeree nel territorio sanminiatese. Il 7 aprile era stata colpita la stazione (4 vittime, vai al post: IL BOMBARDAMENTO DELLA STAZIONE DI SAN MINIATO BASSO ↗), il 21 giugno due bambini rimasero uccisi presso La Catena, mentre il 30 giugno dal cielo piovvero bombe presso il ponte sull’Egola (6 vittime, vai al post: IL BOMBARDAMENTO DI PONTE A EGOLA ↗). Altre incursioni isolate mieterono altre vittime isolate fra gli ultimi giorni di giugno e l’inizio del mese di luglio.
 
Nel frattempo, il 23 giugno 1944, si era costituito il C.L.N. di San Miniato, presieduto da Emilio Baglioni (PSI) e composto inizialmente da Alessio Alessi, Ugo Gimmelli (Partito d’Azione), Giulio Buggiani (PCI) e Gino Giunti (DC), operando prevalentemente in azioni di piccolo sabotaggio e raccogliendo informazioni a vantaggio dell’esercito statunitense [ in proposito San Miniato durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), Amministrazione Comunale di San Miniato, Biblioteca Comunale di San Miniato, Giardini Editore, Pisa, 1986, pp. 126-127]. Non mancarono neppure scontri a fuoco, come quello il 17 luglio avvenuto contro alcuni elementi germanici presso Stibbio e in cui persero la vita tre partigiani, fra cui Giuseppe Monti a cui verrò in seguito dedicato il Circolo di Stibbio [V. Vallini, Storia di Ponte a Egola, Ed. Ponte Blu, Santa Croce sull’Arno, 1990, p. 91].
 
L’ORGANIZZAZIONE DELLA RESISTENZA TEDESCA
Alla metà di luglio 1944, il XIV Panzerkorps della Wehrmacht, comandato dal Generale Fridolin von Senger und Etterlin, cercava di resistere il più a lungo possibile lungo la linea difensiva denominata Norastellung, che aveva come pernio il centro abitato di Palaia, occupato dai reparti della  Panzergrenadier-Division 90. del Generale Ernst-Günther Baade. Ciò era funzionale al rafforzamento dell’Arno-Stellung, l’ultima grande barriera prima della Linea Gotica sull’Appennino, visto che per varie ragioni era stata abbandonata l’operazione Stichwort Donnerschlag, “Colpo di Tuono”, formulata appena l’11 luglio [in proposito C. Biscarini, Empoli, estate 1944: Operazione “Colpo di Tuono” (Una controffensiva mancata per difetto di offensiva), in «Bullettino Storico Empolese», nn. 7-8, Anno XXX, Soc. Tip. Barbieri, Noccioli & C., Empoli, 1986, pp. 335-359].
 
In particolare, von Senger si preoccupò di allestire i due sbarramenti minori costituiti dalla Olgastellung presso Empoli e dalla Eisenbahndammlinie, ovvero la linea del rilevato ferroviario che correva fra l’Elsa e la stazione di S. Romano [F. Von Senger und Etterling, La guerra in Europa, trad. It. a cura di G. Cuzzelli, Longanesi, Milano, 2002, (orig. Der Krieg in Europa, Verlag Kiepenhueuer & Witsch, Köln, 1960), pp. 372-376]. Per questa ragione venne diramato l'ordine di evacuazione della popolazione compresa in un’area entro i 5 km a sud dell’Arno, poi ridotta alla fascia di territorio fra la ferrovia e il fiume. Testimonianze concordano circa l’installazione anche di apposita cartellonistica che informava dell’interdizione, la cui mancata osservazione avrebbe comportato la pena di morte. Questa esigenza militare fu determinante per la vita di molte persone che, una volta sfollate, furono costrette a trovare ripari provvisori in luoghi sottoposti al tiro delle artiglierie. Dunque, lasciarono le proprie case gli abitanti di Roffia, Isola, Ontraino, S. Pierino e Romaiano.
 
GLI SFOLLAMENTI
Proprio in quei giorni i tedeschi avevano iniziato a minare le abitazioni sanminiatesi, dovevano tenere sotto controllo un ampio territorio e fronteggiare, oltre agli Alleati, anche bande di partigiani. Desideravano avere campo libero, non tanto per l'incolumità dei civili, quanto per la sicurezza e la gestione dei propri soldati, che agivano in reparti ridotti e avevano subito alcune aggressioni. Per velocizzare la preparazione della linea difensiva sull’Arno, operava il Pionier Bataillon 560., che si avvalse di manodopera locale, attraverso continui rastrellamenti fra la popolazione civile [C. Biscarini, L. Niccolai, F. Mandorlini, Montopoli 1940-1944. Il passaggio della guerra nei documenti italiani, alleati e tedeschi, FM Edizioni, San Miniato, 1998, pp. 30-31].
 
La stessa soluzione, che prevedeva lo sfollamento, avrebbe dovuto essere adottata il 18 luglio nella città di S. Miniato, dove operavano i ridotti reparti dell’8° battaglione della Panzergrenadier-Division 3., controllando il territorio dal crinale alla pianura sottostante e coprendo i movimenti lungo la Tosco-Romagnola nel tratto fra Ponte a Egola e Montelupo [C. Biscarini, G. Lastraioli, «Arno-Stellung». La quarantena degli Alleati davanti a Empoli (22 luglio – 2 settembre 1944), «Bullettino Storico Empolese», n. 9, Anni. XXXII-XXXIV (1988-1990), Soc. Tip. Barbieri, Noccioli & C., Empoli, 1991, pp. 117-118]. La porzione orientale del territorio sanminiatese, fra l’Egola e Montopoli, era invece controllato dalla Panzergrenadier-Division 26., il cui comando, proprio il 15 luglio, venne affidato al Colonnello Peter Eduard Crasemann, tristemente noto per l’eccidio del Padule di Fucecchio.
 
A partire dalla tarda mattinata del 14 luglio furono sparati i primi colpi d’artiglieria verso Bucciano, che caddero presso la fonte e vicino alla strada. Gli sforzi della fanteria erano concentrati verso Palaia, ma l’artiglieria statunitense cercava di colpire le retroguardie germaniche. Infatti, fra il 14 e il 17 luglio i tiri si concentrano in zona di Santa Barbara e nella valle del Torrente Chiecina, battendo le strade principali: quelle dei fondivalle della Chiecina e della Chiecinella, oltre alla strada di crinale fra Usigliano e Marti. L’artiglieria germanica oppose uno scarso fuoco di risposta, prevalentemente in direzione di Toiano [G. Busdraghi, Estate di guerra a Bucciano. Diario del parroco Giuseppe Busdraghi giugno-settembre 1944, a cura di G. Lastraioli, C. Biscarini, L. Niccolai, F. Mandorlini, FM Edizioni, San Miniato, 1996, pp. 28-32].
 
Il 17 luglio, al momento della ritirata da Bucciano, in Valdegola erano presenti soltanto i reparti del Panzer-Aufklärungs-Abteilung 190., un battaglione di ricognizione assegnato alla Panzergrenadier-Division 3., giunto dalla Valdelsa e dislocato fra Bucciano e il Palagio [C. Biscarini, Torri e cannoni. Il passaggio del fronte a San Gimignano, ANPI San Gimignano, 2008]. L’esercito statunitense, a partire dal 18 luglio, giunse in Valdegola. Dopo la presa di Volterra, attraverso una manovra a tenaglia che vedeva il 349th giungere a est e il 350th arrivare da ovest – oltre al 351st tenuto in riserva – i tre battaglioni dell’88th Infantry Division si mossero verso il successivo obiettivo individuato nel corso dell’Arno. Il 13 luglio il 351st reggimento giunse a Lajatico, incontrando un’accanita resistenza tedesca. Poco dopo la mezzanotte del 14 luglio, il 3rd Battalion del 349th US Infantry Regiment aveva raggiunto Villamagna e nei giorni successivi, seguendo il Bloody Ridge – letteralmente, il crinale insanguinato – proseguì in direzione di Palaia. Il 16 luglio i reparti del 351st raggiunsero Montefoscoli e il giorno successivo furono a Partino, mentre il 18 luglio il 1st battaglione prese Montaione. Il 17 luglio i reparti del 349th avevano ormai raggiunto Palaia, mentre il 350th si era assestato in Loc. La Fornace, presso Collelungo. A questo punto, i tre reggimenti dell’88th divisione fanteria statunitense osservarono tre giorni di relativa calma, non trovando ulteriore resistenza in direzione dell’Arno. Oltrepassato il Torrente Chiecina, fu occupata la media Valdegola.
 
Nella zona compresa fra S. Miniato e S. Romano si trovavano, infatti, i reparti dell’88th US Infantry Division “Blue Devils” che da Volterra all’Arno, in una decina di giorni, avevano attraversato quattro linee di difesa germaniche, superando l’accanita resistenza tedesca e le difficoltà dovute alla presenza di mine e trappole esplosive che infestavano strade e campi [National Archives and Records Administration, Washington D.C., Record Group 388 – Records of U.S. Army Operational, Tactical, and Support Organizations (World War II and Thereafter), Series Unit Histories, 349st Infantry Regiment, n. 1206215, History of the 349st Infantry Regiment – 88th Infantry Division for the month of July 1944, p. 21; cfr. J. S. Brown, Draftee Division. The 88th Infantry Division in World War II, The University Press of Kentucky, Lexington, 2019 (1° ediz. 1986), pp. 140-151]
Il fianco orientale era occupato dalla Task Force Ramey, un reparto di formazione americano, frapposto tra l’88th e i reparti francesi che risalivano la Valdelsa. Il fianco occidentale, corrispondente alla Valdera, era occupato dalla 91st US Infantry Division “Powder River” [R. A. Robbins, The 91st Infantry Division in World War II, Infantry Journal Press, Washington, 1947, pp. 51-76; C. G. Starr, From Salerno to the Alps. A History of the Fifth Army 1943-1945, Infantry Journal Press, Washington, 1948, pp. 287-292; R. E. Strootman, History of The 363rd Infantry. One regiment of the 91st Division in World War II, Infantry Journal Press, Washington, 1947, pp. 36-43].
 
18 LUGLIO - L’ARRIVO NEL TERRITORIO SANMINIATESE
Dopo aver posto il controllo su Palaia, il 18 luglio gli effettivi del 349th US Infantry Regiment – i Kraut Killers, comandati dal Colonnello J. B. Crawford – proseguirono verso nord, disponendosi nella consueta formazione con due battaglioni in avanti e il terzo di riserva. Oltrepassato il crinale di Agliati, scesero in Val di Chiecina e aggredirono il versante successivo prendendo come obiettivi Bucciano e Montebicchieri. Le prime avanguardie statunitensi giunsero a Bucciano intorno alle 10 di mattina, salendo sul crinale presso la Fattoria di Sassolo [G. Busdraghi, Estate di guerra a Bucciano. Diario del parroco Giuseppe Busdraghi giugno-settembre 1944, a cura di G. Lastraioli, C. Biscarini, L. Niccolai, F. Mandorlini, FM Edizioni, San Miniato, 1996, p. 32].
 
Dopo poco arrivò il grosso del 3rd Battalion, comandato dal Lt. Col. W. B. Yeager, che prese facilmente il controllo sull’abitato, dal momento che i tedeschi si erano ritirati completamente fin dalle prime ore della mattina. Il 2nd Battalion era rimasto arretrato in posizione difensiva, comandato dal Maj N. R. Fowler. Durante l’avanzata, la fanteria statunitense fu sostenuta dal fuoco dell’artiglieria, ed in particolare del 337th Field Artillery Battalion, che cercava di sgombrare il crinale fra Bucciano e Balconevisi. Gli elementi del 3rd Battalion si mossero verso Balconevisi e alle ore 14 si impegnarono in una ricognizione volta ad individuare le forze nemiche fra Bucciano e S. Miniato ed aveva come obiettivo quello di raggiungere il crinale di Moriolo [History of the 349st Infantry Regiment… cit. p. 15].
 
DA BUCCIANO A MORIOLO
Dunque, seguendo il crinale fra Bucciano e Balconevisi, verosimilmente scesero attraverso la valle che separa il paese da Buecchio – una stretta rientranza secondaria della Valdegola – che consentiva alla fanteria statunitense di muoversi sufficientemente al riparo. Con in testa la Compagnia K, comandata dal Lt. R. Martin, la colonna uscì allo scoperto tentando di attraversare il fondovalle dell’Egola, nella zona del Genovini. La fanteria fu aggredita dal fuoco dei cannoni semoventi nemici che, dalle alture circostanti fra Sorrezzana e Canova, spararono frontalmente e su entrambi i fianchi della colonna.
 
Le avanguardie furono investite dai colpi della fucileria e di tre mitragliatrici tedesche. Utilizzando probabilmente le fosse di scolo ai lati della strada, gli statunitensi poterono disperdersi, occultarsi ed avanzare con maggiore cautela. Nonostante il fuoco di sbarramento, al tramonto la dorsale di Moriolo era occupata dalle forze americane. La Compagnia I, comandata dal Lt. Mc Abee, fu dislocata sul fianco destro della colonna e la mattina seguente, il 19 luglio, si ritirò a Bucciano in posizione difensiva.
 
DA BUCCIANO A MONTEBICCHIERI
Il 1st Battalion, comandato dal Col. H. E. Quigley, inizialmente in posizione di riserva, si mosse in direzione di Montebicchieri sostenuto dal fuoco d’artiglieria a lungo raggio. Le batterie di mitragliatrici tedesche, che avevano cercato di opporsi inizialmente all’avanzata della fanteria americana, si ritirarono in posizioni più arretrate. Gli statunitensi tentarono una sortita in direzione di Cigoli, tuttavia senza successo. In dettaglio, la compagnia A, comandata dal Cpt. R. E. Richard, prese la testa della colonna e si avvicinò al fondovalle dell’Egola, verosimilmente passando dalla valle del rio Montarcone e del rio Trentina, sbucando a sud di Calpetardo e di fronte alla collina di Leporaia (quota 108). A quel punto la fanteria statunitense cercò di muoversi attraverso i fossati di scolo, tuttavia, quando giunse a meno di 200 metri dall’Egola e a circa 400 metri dalla collina, fu bersagliata dal fuoco dei cecchini tedeschi. Questi potevano facilmente colpire i militari americani, poiché le fosse utilizzate per avanzare erano in linea con la loro direzione di tiro. Svelata la posizione, il fuoco nemico crebbe d’intensità e furono sparati anche colpi d’artiglieria e razzi da mortaio Nebelwerfer, molto pericolosi perché avevano un alto potenziale esplosivo e potevano contenere armi chimiche. A quel punto i militari in posizione più avanzata utilizzarono le piccole vanghe in dotazione per realizzare dei ripari ai lati dei fossati, nonostante il fuoco dei mortai e dei cannoni da 88 mm, verosimilmente dei Panzerabwehrkanone 43 anticarro da traino, con affusto a crociera e spesso impiegati come artiglieria campale a supporto della fanteria. A causa delle difficoltà incontrate dagli americani a causa del fuoco nemico, intorno alle 18 l’artiglieria campale a seguito del 1st Battalion, dalla zona del Palagio iniziò a cannoneggiare verso nord-est, sul versante destro della bassa Valdegola, fra Leporaia e Cigoli, arrivando a colpire lo spigolo destro della facciata della chiesa di S. Giovanni Battista e il tetto della canonica, proseguendo anche durante la notte [History of the 349st Infantry Regiment… cit. pp. 15-16].
 
LA DIFFICILE AVANZATA IN VALDEGOLA
Alle ore 4 del mattino del 19 luglio, coperti dal fuoco dell’artiglieria, i militari del 1st Battalion della 349th Infantry Division tentarono una nuova sortita in direzione della collina di Leporaia (quota 108). I militari furono intercettati dai tedeschi, i quali li tennero sotto scacco per l’intera giornata successiva, fin quasi al tramonto [G. Ugolini, Il prete che non porse l'altra guancia. Il passaggio della guerra a Cigoli, Montebicchieri, La Catena, Ponte a Egola, FM Edizioni, San Miniato, 1997, pp. 74-75].
 
Il resto del 1st Battalion – le compagnie B e C – rimase in posizione a Montebicchieri, sotto la minaccia costante del fuoco dell’artiglieria e dei carri tedeschi, che sparavano da posizioni ben protette celate dal successivo crinale in direzione nord, ovvero nella valle del rio Vaghera fra Stibbio e Montalto. Raggiunto e superato l’alveo dell’Egola, mentre i soldati statunitensi si apprestavano a risalire la collina, dal comando del battaglione arrivò l’ordine di rientro su Montebicchieri, ma l’operazione di ripiegamento parve molto pericolosa, a causa dell’approssimarsi dell’alba che avrebbe esposto i militari alla vista dei nemici. Per questo motivo decisero di proseguire sull’obiettivo, ma furono intercettati da una mitragliatrice tedesca posizionata a mezza costa, che colpì il fianco destro della colonna. A quel punto, un soldato americano col fucile a granate sparò un colpo contro la postazione nemica. Il tiro sortì l’effetto sperato e la mitragliatrice smise di sparare, ma l’operazione rivelò la posizione degli attaccanti e dalla cima della collina iniziò un intenso fuoco di difesa.
 
Gli americani si aprirono a ventaglio, cercando riparo nelle irregolarità del terreno. Mentre la fanteria tedesca sparava sulle avanguardie, colpi di mortaio e d’artiglieria cadevano dalla linea pedecollinare all’alveo dell’Egola, impedendo agli attaccanti di potersi ritirare. Il tentativo di risposta fu affidato ai colpi di mortaio, non potendo richiedere l’appoggio dell’artiglieria, dal momento che la vicinanza al nemico li avrebbe esposti al fuoco amico. Tuttavia, anche se la posizione in campo lo avesse consentito, l’artiglieria americana era comunque disposta troppo in avanti e dunque impossibilitata a colpire la cima del rilievo. Ai fanti statunitensi non rimase che trincerarsi, scavando dei ripari nel terreno sabbioso della collina. Lo scontro proseguì durante tutta la mattina successiva.
 
Nel primo pomeriggio, visto che la situazione non accennava a sbloccarsi, i tedeschi asserragliati sulla cima di Leporaia chiesero e ottennero il supporto dai reparti situati sul versante sinistro della Valdegola. Verso le ore 15 un Panzer si avvicinò alla sponda sinistra dell’Egola ed iniziò a sparare sulla fanteria americana col cannone da 88 mm, ma il primo tiro mancò il bersaglio ed andò a colpire una mitragliatrice germanica. La fortuna degli statunitensi fu quella di trovarsi troppo vicino al nemico, sia rispetto alla cima, sia rispetto al carro armato, cosicché non poterono essere bersagliati dai tedeschi. Vista l’impossibilità di colpire la fanteria nemica ed essendo in una posizione scoperta, esaurito l’effetto sorpresa, il Panzer tedesco si ritirò. A quel punto gli americani poterono retrocedere fino all’alveo dell’Egola, che costituiva una profonda trincea naturale. Arrivò l’ordine di ritirata che avvenne intorno alle ore 20 [History of the 349st Infantry Regiment… cit. pp. 15].
 
DECOMPRESSIONE
Nei tre giorni che seguirono l’ingresso in Valdegola, il 349th Infantry Regiment statunitense rimase in una fase di decompressione, dopo gli scontri dei giorni precedenti. Le fanterie, impegnate nell’avanzata da Palaia, ebbero modo di riposare, rifocillarsi, scrivere a casa e lavare le uniformi. Il 21 luglio vennero operati alcuni avvicendamenti fra gli uomini di comando.  Nel frattempo, molti civili avevano oltrepassato il fronte e riportavano informazioni circa il ripiegamento dei tedeschi a nord dell’Arno. In virtù di ciò, il comando reggimentale inviò numerose pattuglie, sia di giorno che di notte, con lo scopo di descrivere accuratamente la situazione del nemico, pervenendo ad alcune piccole scaramucce occasionali.
 
Il Sgt. G. S. Sewel, con alcuni uomini della pattuglia da combattimento del Lt. Hart, riuscirono ad introdursi all’interno del centro urbano di S. Miniato, osservando la presenza di almeno 25 militari germanici. Qui i tedeschi avevano fatto saltare numerosi edifici e i partigiani informarono gli Americani che le strade della città erano ostruite dalle macerie, mettendo in guardia circa la presenza di pericolose trappole esplosive. I germanici disponevano ancora di alcuni cannoni semoventi a sud dell’Arno e l’artiglieria campale aveva fatto solo fuoco di controbatteria, per cui solo alcuni colpi andarono ad infastidire i reparti più avanzati degli statunitensi. In questa fase le uniche azioni degli attaccanti furono operate dall’aeronautica e dall’artiglieria campale, costituita dalla Cannon Company assegnata al 349th Infantry Regiment e dal 337th Field Artillery Battalion [History of the 349st Infantry Regiment… cit., pp. 16-17].
 
COLLATERAL DAMAGES
Fu proprio l’artiglieria campale statunitense, che aveva il compito di preparare il terreno per l’avanzata dei reparti di fanteria, a provocare alcune gravi stragi di civili. Si trattò di episodi che nel gergo militare americano vengono chiamati collateral damages, danni collaterali. Fra queste ricordiamo LA STRAGE DELLA CROCETTA (19 LUGLIO 1944) e LA STRAGE DI VALICANDOLI (20 LUGLIO 1944). In episodi isolati, fra il 20 e il 21 luglio morirono un’altra decina di persone, a causa delle attività militari statunitensi (cannoneggiamenti e incursioni aeree). L’episodio più grave e conosciuto, tuttavia, si verificò il 22 luglio 1944 con la Strage del Duomo di San Miniato, in cui persero la vita 55 civili.
Dopo questi giorni in cui il fronte rimase sostanzialmente fermo, a circa metà della Valdegola, i reparti tedeschi andarono ad assestarsi sul rilevato ferroviario, mentre la fanteria statunitense poté avanzare ed entrare in San Miniato il 24 luglio 1944.
 

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