“San Miniato tra 800 e primi 900, un giardino dell'Eden”
Francesco Fiumalbi di Smartarc ne parla con Luigi Latini ricercatore e docente di Architettura del Paesaggio presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV).
Interessante conversazione sulle trasformazioni d’uso del suolo e del paesaggio, nel territorio del Comune di San Miniato dall’800 ad oggi. Partendo dalla definizione di paesaggio, quale risultato del legame fra uomo e territorio, l’analisi si è incentrata sull’organizzazione agricola, passata da un sistema mezzadrile-manuale, ad uno aziendale-meccanizzato, inquadrando le trasformazioni anche in termini di qualità di paesaggio. Interessante l’interpretazione romantica del paesaggio da parte degli eruditi sanminiatesi e non, vissuti nel XIX secolo, che vedevano nel territorio sanminiatese un vero e proprio giardino.
L’attenzione si è poi concentrata all’esperienza di Giovanni Battista Landeschi, parroco e agronomo sanminiatese, che nel 1775 pubblicò la sua opera Saggi di agricoltura, incoraggiando una particolare sistemazione a ciglioni, che prenderà il nome di tagliapoggio, per controllare il regime delle acque e ridurre al minimo il degrado di tipo idrogeologico, favorendo anche la produttività. Questo tipo di organizzazione del suolo risultava possibile in un sistema, come quello mezzadrile, in cui la densità insediativa e lavorativa nelle campagne era altissima (si pensi che fino a tutto l’800 il 95% della popolazione attiva nel Comune di San Miniato era impiegata nel settore agricolo), ed aveva prodotto un tipo di paesaggio estremamente ordinato e strutturato.
Per l’organizzazione agricola contemporanea, è impensabile proporre un ritorno a tale sistemazione dei versanti collinari, che, d’altro canto, presentano un maggiore livello di degrado del suolo, e in alcuni casi anche condizioni di abbandono. In termini paesaggistici si nota una grande differenza: l’avanzamento dei boschi, il livellamento dei ciglioni, la semplificazione colturale. La sfida che si prospetta per il futuro è quella di individuare tipologie di organizzazione del lavoro agricolo, che possano coniugare condizioni economiche favorevoli ad una sistemazione dei terreni volta a preservarli dal degrado idrogeologico. Il paesaggio andrà di conseguenza.
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