05 [1344] A Santa Gonda si combatte una battaglia tra i Pisani e gli uomini di Luchino Visconti di Milano
[…]
Ora si tornano gli Pisani in Pisa, e mandano incontenente a
tagliare lo Ponte San Pieri, acciocché la gente di M. Luchino non
possa passare lo Serchio per venire loro addosso subitamente. Quando
la gente di M. Luchino fue così passala, e messi in isconfitta gli
Pisani, cavalcaro al ponte al Serchio, presso a Pisa a cinque miglia,
e quivi s'accamparo, e molte volte passavano lo Serchio, e andavano
verso la città di Pisa, e rubavano, e levavano prede di bestiame e
d'uomini, ardendo e stribuendo ciò che potevano; e presono lo
castello di Nozzano per forza d'arme, lo quale era capitano del
castello per li Pisani, e, preso, lo mandarono a M. Luchino, ed egli
lo fece mettere nelle prigioni di Melano; ed altri sette fanti
caporali, li quali vi furono presi dentro, feciono impendere per la
gola.
Ora,
stando in tal maniera per quelle contrade di là dal Serchio, pensaro
d'avere più gente per potere cavalcare sul terreno di Pisa, e
ordinaro con M. Benedetto Maccaioni e con M. Jacopo Gatto di Pisa, li
quali erano ribelli del Conte di Pisa, che raunassono gli
cavalieri, li quali erano andati con loro nella Maremma. Coloro
incontenente cavalcarono verso quelle parti là dove quelli erano , e
condussono dugento cinquanta barbute, e cavalcarono tanto che
giungono a Santa Gonda, presso a San Miniato a uno miglio, e quine
aspettavano la gente di M. Luchino. E stando in tal maniera, gli
cavalieri Pisani ch'erano a guardia al Ponte a Era, sentendo M.
Benedetto e M. Jacopo Gatto essere a Santa Gonda, subitamente la
notte cavalcarono verso loro. Sentendo M. Benedetto come quella gente
veniano loro addosso, la notte feciono certi serragli, ed afforzarsi
nel borgo, acciocché cavalieri Pisani non li potessono vincere,
perché erano da cinquecento cavalieri e da mille pedoni, non
credendosi potere difendere da loro.
Li
cavalieri Pisani giunsono a' serragli sull'alba del giorno, e
cominciarono a combattere i serragli per entrare dentro. Li cavalieri
che erano con M. Benedetto credeano e difendeano quanto più poteano,
e molti di loro smontarono de' cavalli e fortemente combatteano con
loro. La battaglia bastò grande pezzo del giorno; alla fine gli
pedoni balestrieri de' Pisani entrarono di sopra de' serragli, ed
entrarono loro dirieto. Quando li cavalieri e M. Benedetto vidono
entrati gli pedoni Pisani, non potendo resistere, cominciarono a
fuggire, e raccogliersi in Ceule (Cigoli. n.d.r.) e in San Miniato, e
li cavalieri Pisani gli perseguitaro, mettendogli in isconfitta; e se
non fosse che la ricolta loro fue presso, molti ne sarebbono morti e
presi. Gli morti furono cinque, gli presi furono pochi; cavalli
ebbono da sessanta.
Sentendo
la gente di M. Luchino come gli Pisani cavalcavano,
incontenente si misono a cavallo, e cavalcarono verso la gente di M.
Benedetto, credendo trovare gli cavalieri Pisani per combattere con
loro; e quando giunsono , trovarono che s' erano partiti, e ritornati
al Ponte a Era, e quivi stavano a guardia che' cavalieri di M.
Luchino non passassono. Quando la gente di M. Luchino fue giunta a
Santa Gonda, e si raunò con quella di M. Benedetto, cavalcaro al
castello del Bosco (Casteldelbosco, Com. di Montopoli) sul terreno di
Pisa, e quine s'accamparo, e guastarono la biada delle terre di Pisa
che erano d'intorno a quello luogo dove erano accampati, e quine
stettono tanto che ebbono guasto il grano e la biada del castello di
Monte Calvoli e dell'altre castella d'intorno; poscia levarono gli
campi, e andarono verso la Val d'Era. Gli cavalieri di Pisa, e
l'altra gente, che erano a guardia al Ponte a Era, sentendo che la
gente di M. Luchino era levata da campo, e cavalcavano verso quelle
parti, abbandonarono lo ponte, e andarono al fosso Arnonico, lo quale
gli Pisani aveano molto afforzato , e quine stavano alla guardia. […]
Anonimo,
Istorie
Pistolesi ovvero delle cose avvenuto in Toscana dall'anno MCCC
all'anno MCCCXLVIII,
in Antonio Maria Biscioni (a cura di), Istorie
Pistolesi ovvero delle cose avvenuto in Toscana dall'anno MCCC
all'anno MCCCXLVIII e Diario del Monaldi,
Firenze 1733, rist. Milano, Tipografia di Giovanni Silvestri, 1845,
pp. 364-366.
Nessun commento:
Posta un commento