di Giuseppe Chelli
PREMESSA
Le epigrafi
poste sulla facciata del Municipio, dedicate alla strage avvenuta il 22 luglio del
1944, hanno sempre destato motivo di scontro all’interno della comunità
sanminiatese, con inevitabili riflessi tra le formazioni politiche in cui essa si
riconosce. Dapprima con l’apposizione della prima lapide, quella del 1954, successivamente
con l’accostamento della seconda nel 2008 e, infine, con la
rimozione di entrambe il 9 aprile scorso.
C’è invece
una lapide, forse sconosciuta ai più, che ricompone in una memoria serena e
condivisa il ricordo delle 55 vittime dell’eccidio del Duomo. E’ quella appunto
che si trova in Cattedrale, voluta dall’affetto a volte desolato dei familiari.
Vale la pena di raccontare come avvenne la collocazione, cominciando il
racconto un po’ da lontano.
COME PRESE AVVIO L’INIZIATIVA
Sfollata
all’Ontraino, per fuggire dai bombardamenti americani, c’era la famiglia di Ugo
Guerra, professore di educazione fisica a Pisa. La famiglia era composta dai
coniugi e da tre figlie in tenera età. A metà luglio del ’44 i cinque sfollati
dovettero venire via da Ontraino, come del resto tutti gli altri abitanti, a
causa dello sfollamento forzato voluto dai tedeschi lungo la fascia di terra
compresa tra l’Arno ed il rialzo ferroviario. Il 22 luglio anche la famiglia
Guerra finì in Duomo, dove trovò la morte il capofamiglia Prof. Ugo.
La
situazione familiare della sig.ra Guerra, rimasta sola con tre bambine da
accudire, non le permise forse di seguire le vicende della sepoltura del marito,
di cui se ne persero le tracce. L’impossibilità per i figli Guerra di non avere
neppure un marmo su cui piangere la morte del padre aumentava l’angoscia che il
tempo non sapeva lenire. Si decise Isa, la figlia più grande, a fare qualcosa
di concreto nel cinquantesimo anniversario. Si presentò al Vescovo Mons.
Edoardo Ricci a cui raccontò la vicenda e gli chiese di poter mettere una
lapide in Cattedrale col nome del padre. Il Vescovo dette il suo consenso.
Venuto a
sapere dell’iniziativa di Isa, da Piero Lotti, mi incontrai con lei e si
convenne di collocare in Duomo un marmo con tutti i nomi dei caduti. Il Vescovo
fu d’accordo in modo particolare quando gli dicemmo che la lapide avrebbe
menzionato anche il Capitolo della Cattedrale. Isa lasciò a me e a Lotti la
piena responsabilità e libertà di preparare la lapide, pur rimanendo costantemente informata.
L’epigrafe collocata in Cattedrale di San
Miniato
nel punto della deflagrazione
Foto di Giuseppe Chelli
LA MISERICORDIA, LA
SOTTOSCRIZIONE E IL DEFINITIVO ELENCO DELLE VITTIME
Io, a quei
giorni, ero Provveditore della Misericordia, che in quel tragico luglio ‘44
aveva accolto nel suo giardino molte vittime, lì provvisoriamente sepolte. Mi
parve opportuno coinvolgere l’Istituzione a promuovere “una libera
sottoscrizione” per rendere partecipi tutti coloro che volessero “che la
memoria ed il ricordo delle vittime non andassero dispersi”.
Cominciava,
per me, il lavoro più delicato: individuare esattamente il numero ed i nomi delle
vittime. Alcuni elenchi riportavano 58 nominativi, altri 55, altri ancora 56 o
57. Cercai di ritracciare eventuali parenti aiutato in questo da tanti
concittadini che mi fornirono indicazioni, a volte risolutive. Intanto il
manifesto, preparato per informare la popolazione di tutto il comune, aveva
toccato la sensibilità direi di tutti. Non fu raro che venissi fermato per
strada da semplici cittadini e pensionati che volevano essere “presenti” con il
loro contributo lasciando anche 500 lire con un certo pudore per non poter “far
meglio”.
La ricerca
del numero esatto durò molto tempo e quando parve definitiva Alberto Lotti,
compilò graficamente il prototipo della lapide, da me scritta.
Il caso
volle che Don Ezelino Arzilli, ebbe modo di vedere il prototipo della lapide e
si accorse subito che il nome della mamma era indicata due volte: una volta col
nome da sposata, un’altra con il nome da ragazza. Fu l’input a riesaminare ogni
nome: scoprimmo che negli elenchi figuravano tre nominativi col cognome da sposata
e da ragazza. Ciò ci permise di fissare sicuramente il numero delle vittime a
55.
Il documento con cui la Misericordia
informava la cittadinanza dell'avvio dell'iniziativa
Archivio Ven. Arciconf. Misericordia di San Miniato
IL COMUNE
Quando
sembrò di essere pronti il Canonico Simoncini chiamò me e Piero Lotti per comunicarci la richiesta del
Sindaco di scrivere sulla lapide anche il nome del Comune. La mia risposta fu
tassativa: si, a condizione che venisse
tolta la lapide dalla facciata del Palazzo Comunale. Il Simoncini cercò di
convincermi. Io fui irremovibile al punto di mandare tutto a monte e ripiegare sulla
lapide col il solo nome di Ugo Guerra. Non c’era coerenza tra le ragioni della
lapide del Comune e le motivazioni della lapide dei familiari. Il riferimento invece alla partecipazione della Cittadinanza lo ritenni coerente e doveroso
per come privati, Enti pubblici, Associazioni avevano accolto l’iniziativa e
avevano contribuito alle spese. Con la supervisione di Don Luciano Marrucci,
per il nulla-osta del Capitolo, la lapide venne compilata nel marmo nella
versione corrente. In tutta risposta il Comune eresse la Colonna in cotto, ancora
sul piazzale del duomo.
La "colonna" con il relativo "braciere" opera di Silvano Bini
eretta in Piazza del Duomo dal Comune di San Miniato nel 1994
Foto di Francesco Fiumalbi
L’INAUGURAZIONE E IL “BENE
PERPETUO”
La lapide fu
solennemente inaugurata dal Vescovo Ricci al termine della Messa di suffragio il
22 luglio 1994 con la presenza del Sindaco, di Associazioni ed Enti e di una
moltitudine di persone.
A conti
fatti, pubblicai sulla stampa il resoconto economico:
Entrate : da
Associazioni £ 2.549,000
da Privati “ 655.000
da Familiari e parenti “
4.020,000
Totale £ 7.224,000
Uscite : Lapide £
5.750,000
Messa in opera “ 479,000
Totale £ 6.229,000
Avanzo £.
995,000
Con l’avanzo
( arrotondato a un milione) fu costituito presso la Curia Vescovile di San Miniato un
fondo per il “Bene Perpetuo” per la celebrazione di una Messa in suffragio dei
caduti nel giorno 22 luglio di ogni anno ( ricevuta n.46 del 6 ottobre 1994 per
legato Vittime del Duomo).
Nell’archivio della
Misericordia al fascicolo.” Atti del 50° dell’eccidio del Duomo” è conservata
la documentazione dettagliata delle entrate e delle spese e copie del
manifesto, del prototipo della lapide composto da Alberto Lotti e scolpita da
Franco Del Bubba.
Il documento che attesta il pagamento del "bene perpetuo"
da parte della Misericordia alla Diocesi di San Miniato
Archivio Ven. Arciconf. Misericordia di San Miniato
Il resoconto economico e i ringraziamenti nel registro delle delibere
Archivio Ven. Arciconf. Misericordia di San Miniato
Finalmente un racconto sereno dove si può stare tutti insieme senza prendersi per i capelli.
RispondiEliminaE allora la storia potrebbe finire qui: anche il vernacoliere ha detto la sua. da tragedia a commedia a falsa.
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