sabato 2 maggio 2015

LA LAPIDE COLLOCATA IN CATTEDRALE NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE

di Giuseppe Chelli

PREMESSA
Le epigrafi poste sulla facciata del Municipio, dedicate alla strage avvenuta il 22 luglio del 1944, hanno sempre destato motivo di scontro all’interno della comunità sanminiatese, con inevitabili riflessi tra le formazioni politiche in cui essa si riconosce. Dapprima con l’apposizione della prima lapide, quella del 1954, successivamente con l’accostamento della seconda nel 2008 e, infine, con la rimozione di entrambe il 9 aprile scorso.
C’è invece una lapide, forse sconosciuta ai più, che ricompone in una memoria serena e condivisa il ricordo delle 55 vittime dell’eccidio del Duomo. E’ quella appunto che si trova in Cattedrale, voluta dall’affetto a volte desolato dei familiari. Vale la pena di raccontare come avvenne la collocazione, cominciando il racconto un po’ da lontano.

COME PRESE AVVIO L’INIZIATIVA
Sfollata all’Ontraino, per fuggire dai bombardamenti americani, c’era la famiglia di Ugo Guerra, professore di educazione fisica a Pisa. La famiglia era composta dai coniugi e da tre figlie in tenera età. A metà luglio del ’44 i cinque sfollati dovettero venire via da Ontraino, come del resto tutti gli altri abitanti, a causa dello sfollamento forzato voluto dai tedeschi lungo la fascia di terra compresa tra l’Arno ed il rialzo ferroviario. Il 22 luglio anche la famiglia Guerra finì in Duomo, dove trovò la morte il capofamiglia Prof. Ugo.
La situazione familiare della sig.ra Guerra, rimasta sola con tre bambine da accudire, non le permise forse di seguire le vicende della sepoltura del marito, di cui se ne persero le tracce. L’impossibilità per i figli Guerra di non avere neppure un marmo su cui piangere la morte del padre aumentava l’angoscia che il tempo non sapeva lenire. Si decise Isa, la figlia più grande, a fare qualcosa di concreto nel cinquantesimo anniversario. Si presentò al Vescovo Mons. Edoardo Ricci a cui raccontò la vicenda e gli chiese di poter mettere una lapide in Cattedrale col nome del padre. Il Vescovo dette il suo consenso.
Venuto a sapere dell’iniziativa di Isa, da Piero Lotti, mi incontrai con lei e si convenne di collocare in Duomo un marmo con tutti i nomi dei caduti. Il Vescovo fu d’accordo in modo particolare quando gli dicemmo che la lapide avrebbe menzionato anche il Capitolo della Cattedrale. Isa lasciò a me e a Lotti la piena responsabilità e libertà di preparare la lapide, pur  rimanendo costantemente informata.

L’epigrafe collocata in Cattedrale di San Miniato
nel punto della deflagrazione
Foto di Giuseppe Chelli

LA MISERICORDIA, LA SOTTOSCRIZIONE E IL DEFINITIVO ELENCO DELLE VITTIME
Io, a quei giorni, ero Provveditore della Misericordia, che in quel tragico luglio ‘44 aveva accolto nel suo giardino molte vittime, lì provvisoriamente sepolte. Mi parve opportuno coinvolgere l’Istituzione a promuovere “una libera sottoscrizione” per rendere partecipi tutti coloro che volessero “che la memoria ed il ricordo delle vittime non andassero dispersi”.
Cominciava, per me, il lavoro più delicato: individuare esattamente il numero ed i nomi delle vittime. Alcuni elenchi riportavano 58 nominativi, altri 55, altri ancora 56 o 57. Cercai di ritracciare eventuali parenti aiutato in questo da tanti concittadini che mi fornirono indicazioni, a volte risolutive. Intanto il manifesto, preparato per informare la popolazione di tutto il comune, aveva toccato la sensibilità direi di tutti. Non fu raro che venissi fermato per strada da semplici cittadini e pensionati che volevano essere “presenti” con il loro contributo lasciando anche 500 lire con un certo pudore per non poter “far meglio”.
La ricerca del numero esatto durò molto tempo e quando parve definitiva Alberto Lotti, compilò graficamente il prototipo della lapide, da me scritta.
Il caso volle che Don Ezelino Arzilli, ebbe modo di vedere il prototipo della lapide e si accorse subito che il nome della mamma era indicata due volte: una volta col nome da sposata, un’altra con il nome da ragazza. Fu l’input a riesaminare ogni nome: scoprimmo che negli elenchi  figuravano tre nominativi col cognome da sposata e da ragazza. Ciò ci permise di fissare sicuramente il numero delle vittime a 55.

Il documento con cui la Misericordia
informava la cittadinanza dell'avvio dell'iniziativa
Archivio Ven. Arciconf. Misericordia di San Miniato

IL COMUNE
Quando sembrò di essere pronti il Canonico Simoncini chiamò  me e Piero Lotti per comunicarci la richiesta del Sindaco di scrivere sulla lapide anche il nome del Comune. La mia risposta fu tassativa:  si, a condizione che venisse tolta la lapide dalla facciata del Palazzo Comunale. Il Simoncini cercò di convincermi. Io fui irremovibile al punto di mandare tutto a monte e ripiegare sulla lapide col il solo nome di Ugo Guerra. Non c’era coerenza tra le ragioni della lapide del Comune e le motivazioni della lapide dei familiari. Il riferimento  invece alla partecipazione della  Cittadinanza lo ritenni coerente e doveroso per come privati, Enti pubblici, Associazioni avevano accolto l’iniziativa e avevano contribuito alle spese. Con la supervisione di Don Luciano Marrucci, per il nulla-osta del Capitolo, la lapide venne compilata nel marmo nella versione corrente. In tutta risposta il Comune eresse la Colonna in cotto, ancora sul piazzale del duomo.

La "colonna" con il relativo "braciere" opera di Silvano Bini
eretta in Piazza del Duomo dal Comune di San Miniato nel 1994
Foto di Francesco Fiumalbi

L’INAUGURAZIONE E IL “BENE PERPETUO”
La lapide fu solennemente inaugurata dal Vescovo Ricci al termine della Messa di suffragio il 22 luglio 1994 con la presenza del Sindaco, di Associazioni ed Enti e di una moltitudine di persone.
A conti fatti, pubblicai sulla stampa il resoconto economico:
Entrate :        da Associazioni                       £ 2.549,000
                        da Privati                                  “    655.000    
                        da Familiari e parenti            “ 4.020,000
Totale                                                               £ 7.224,000

Uscite  :          Lapide                                      £ 5.750,000
                        Messa in opera                        “    479,000
Totale                                                               £ 6.229,000

Avanzo                                                                £. 995,000

Con l’avanzo ( arrotondato a un milione) fu  costituito presso la Curia Vescovile di San Miniato un fondo per il “Bene Perpetuo” per la celebrazione di una Messa in suffragio dei caduti nel giorno 22 luglio di ogni anno ( ricevuta n.46 del 6 ottobre 1994 per legato Vittime del Duomo).
Nell’archivio della Misericordia al fascicolo.” Atti del 50° dell’eccidio del Duomo” è conservata la documentazione dettagliata delle entrate e delle spese e copie del manifesto, del prototipo della lapide composto da Alberto Lotti e scolpita da Franco Del Bubba.


Il documento che attesta il pagamento del "bene perpetuo"
da parte della Misericordia alla Diocesi di San Miniato
Archivio Ven. Arciconf. Misericordia di San Miniato

Il resoconto economico e i ringraziamenti nel registro delle delibere
Archivio Ven. Arciconf. Misericordia di San Miniato


2 commenti:

  1. Finalmente un racconto sereno dove si può stare tutti insieme senza prendersi per i capelli.

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    Risposte
    1. E allora la storia potrebbe finire qui: anche il vernacoliere ha detto la sua. da tragedia a commedia a falsa.

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