a
cura di Francesco Fiumalbi
Sommario del post:
1_INTRODUZIONE
2_L'EPIGRAFE DEDICATA A NAPOLEONE IN
VIA PAOLO MAIOLI
3_L'ARTICOLO
DEL PROF. CAPPELLETTI SU «LA
NAZIONE» – 3 marzo 1912
4_LA PROPOSTA DI CAPPELLETTI: UNA
NUOVA EPIGRAFE – 5 marzo 1912
5_LA MISSIVA DELL'ISPETT. AI
MONUMENTI ING. SALVADORI – 8 marzo 1912
6_LA DELIBERA DI GIUNTA: DECIDA IL
CONSIGLIO – 13 marzo 1912
7_L'ARTICOLO DI TEODORO DE COLLE
SU «LA NAZIONE» – 13 marzo 1912
8_LA SECONDA LETTERA DI MARIO
SALVADORI AL COMUNE – 13 marzo 1912
9_L'ARTICOLO DI MARIO SALVADORI SU
«LA NAZIONE» – 17 marzo 1912
10_LA DELIBERA DEL CONSIGLIO
COMUNALE – 24 aprile 1912
11_UN VELO DI SILENZIO SULLA VICENDA
1_INTRODUZIONE
In
questo post è proposta la ricostruzione di una curiosa vicenda tutta
sanminiatese, inerente l'epigrafe celebrativa di Napoleone Bonaparte
situata a San Miniato in via Paolo Maioli, nei pressi dell'odierna
Piazza Buonaparte. Nel 1912 il contenuto dell'iscrizione fu duramente
criticato e ritenuto completamente inesatto da due personalità del
mondo culturale del tempo: il Prof.
Licurgo Cappelletti
[Piombino, 20 novembre 1842 – Firenze, 14 gennaio 1921] e Teodoro
De Colle. Entrambi erano ottimi conoscitori di Napoleone: Licurgo
Cappelletti aveva pubblicato il volume La
leggenda napoleonica dalla Beresina a Sant'Elena (1813-1821),
F.lli Bocca Editore, Torino, 1903; Teodono De Colle era l'autore del
libro Genealogia
della Famiglia Bonaparte,
Tip. Cooperativa, Firenze, 1898.
Anche l'Ispettore ai Monumenti di
San Miniato, l'Ing. Mario Salvadori, di fronte all'evidenza, non poté
far altro che associarsi alle critiche mosse dai due studiosi e
caldeggiare una rapida rettifica.
La questione approdò alla Giunta
Municipale, prima di rimbalzare in Consiglio Comunale: una vera e
propria “patata bollente” che nessuno voleva toccare: rimuovere o
modificare il testo avrebbe significato smentire il lavoro di coloro
che si erano adoperati per l'apposizione dell'epigrafe. E forse c'era
anche il malcelato timore che un'eventuale rettifica avrebbe sminuito
la “sanminiatesità” di Napoleone Bonaparte. Alla fine nessuno
volle prendere una decisione e non venne deliberata alcuna modifica.
E così quel testo, tanto criticato da Licurgo Cappelletti e da
Teodoro De Colle, ancora oggi è lì al suo posto.
situata a San Miniato in via Paolo
Maioli
Foto di Francesco Fiumalbi
2_L'EPIGRAFE
DEDICATA A NAPOLEONE IN VIA PAOLO MAIOLI
L'iscrizione
risale alla seconda metà dell'800, ma non è possibile al momento
indicare l'anno con precisione, probabilmente durante il regno di
Napoleone III.
Al
tempo della controversia (1912) l'attuale via Paolo Maioli portava il
nome di via Pietro Bagnoli. Questo il testo:
NAPOLEONE PRIMO
QUI DOVE ALBERGO' FANCIULLO
PRESSO I SUOI CONSANGUINEI
TORNO' ADORNO DI ALLORI
A VISITARE IL CANONICO FILIPPO
BUONAPARTE
TENNE IN QUESTA CASA
CONSIGLIO DI GUERRA
AL XXIX DI GIUGNO MDCCXCVII
A CIO' RICORDASSERO I POSTERI
NATA IN ITALIA
LA GENTILISSIMA STIRPE DEI
BUONAPARTE
Appare
del tutto evidente che l'obiettivo, il messaggio principale, insito
nell'epigrafe sia che la stirpe di Napoleone fosse originaria
dell'Italia e precisamente da San Miniato. L'aggettivo “gentilissima”
è qui utilizzato come sinonimo di “nobilissima”.
Questo particolare lascia ipotizzare che, al momento dello
scoprimento della lapide, Napoleone III fosse ancora Imperatore di
Francia (in carica fino al 1870, cioè fino alla disastrosa battaglia
di Sedan). Certamente l'iscrizione era già presente nei primi anni '90 del XIX secol, come testimoniato da Giuseppe Rondoni nell'articolo, Un cronista popolano dei tempi della dominazione francese in Toscana, in «Archivio Storico Italiano», Serie Quinta, Tomo X, Anno 1892, G. P. Viesseux, coi tipi di M. Cellini e C., Firenze, 1892, p. 68. VAI AL POST >>>.
Licurgo
Cappelletti, nel suo articolo del 3 marzo 1912 su «La
Nazione»
osservò come Napoleone, in realtà, a San Miniato non fosse mai
venuto “da fanciullo”, ma solamente da Generale nel 1796 e non
nel 1797 come risulterebbe dall'iscrizione. E poi il “consiglio di
guerra”, da ritenersi un altro “errore
madornale”.
Successivamente intervenne anche Teodoro De Colle, riportando
ulteriori dettagli e precisazioni. Ma andiamo con ordine.
situata a San Miniato in via Paolo Maioli
Foto di Francesco Fiumalbi
3_L'ARTICOLO
DEL PROF. CAPPELLETTI SU «LA
NAZIONE» - 3 marzo 1912
Estratto da La Nazione del 3 marzo
1912, p. 5.
NAPOLEONE
I° A SAN MINIATO
Nella
via Pietro Bagnoli in San Miniato, e precisamente sulla facciata
della casa, segnata col numero 4, leggesi l'epigrafe seguente:
Napoleone
Primo
qui
dove albergò fanciullo
presso
'i suoi consaguinei
tornò
adorno di allori
a
visitare il canonico Filippo Buonaparte
tenne
in questa casa
Consiglio
di guerra
al
XXIX di giugno MDCCXCVII
a
ciò ricordassero i posteri
nata
in Italia
la
gentilissima stirpe dei Buonaparte
Lasciamo
da parte la forma assai brutta di quest'epigrafe (della quale
s'ignora l'autore) e veniamo a parlare degli errori madornali, che
essa contiene. Prima di tutto, Napoleone non albergò fanciullo in
San Miniato: quando esso uscì di Corsica per la prima volta,
accompagnato da suo padre, fu per andare nel Collegio Militare di
Brienne, donde poi uscì per passare alla Scuola Militare di Parigi.
Forse l'epigrafista credeva vera una tradizione, o meglio leggenda,
nella quale dicevasi che Napoleone era stato da bambino presso lo
zio, canonico Filippo Bonaparte. E questa leggenda (come mi ha fatto
notare il mio egregio amico e collega, prof. Giuseppe Rondoni,
samminiatese) può esser nata dal fatto che Carlo Bonaparte, padre di
Napoleone, ed anche il fratello Giuseppe, si trattennero
effettivamente da questo Canonico, come risulta dal libro del conte
Colonna De Cesari-Rocca, intitolato: Le Nid de l'Aigle. Napoleon, sa
patrie, son voyer, sa race etc. (Paris. Librairie Universelle, 1905),
e dall'altro di J. B. Mareaggi: La genèse de Napoleon: sa formation
intellectuelle et morale jusqu'au stège de Toulon (Paris, Perrin,
1902).
La
surriferita epigrafe dice che Napoleone fu a San Miniato nel 1797:
invece ci fu un anno avanti, cioè nel '96. E qui credo opportuno
riportare testualmente ciò che dice lo Zobi nella sua Storia civile
della Toscana (tom. III, pag. 188): «Ai
29 del mese di giugno del 1796, partì Napoleone da Livorno; e
contemporaneamente la maggior parte della truppa, colà condottavisi,
retrocesse per la via dell'Abetone al Po, mentre una frazione,
traversata Lucca, s'impossessava di massa e Carrara, e taglieggiava i
feudatari imperiali della Lunigiana, specialmente i Malaspina.
Fermatosi il generale a pernottare nella città di San Miniato dal
canonico Filippo Bonaparte, ultimo di suo stipite, che dicevasi
congiunto per antica parentela con Napoleone, fu dal buon prete e dai
Sanminiatesi onorato quanto lo comportava la piccolezza della terra».
E poi, in una nota, lo Zobi soggiunge: «Il canonico Bonaparte
propose all'ospite suo Napoleone di chiedere al Papa la
canonizzazione di un frate Bonaventura della stessa casata, morto in
concetto di santità a Bologna nel secolo XVII. Egli non volle
ingerirsi di canonizzazioni, ma procurò che il granduca Ferdinando
III conferisse al canonico Filippo una commenda di Santo Stefano, che
assai soddisfece la semplice boria del buon prete». Nel giorno
seguente, 30 giugno, il generale Bonaparte si recò a Firenze per
salutare il Granduca: e poi partì per Bologna; «e nelle successive
discese in Italia, mai più rivide Firenze».
Secondo
l'epigrafe samminiatese il giovine generale in capo dell'esercito
d'Italia tenne in San Miniato un consiglio di guerra. Anche questo è
uno strafalcione dei più madornali. Se egli si trattenne colà sole
24 ore, come poteva adunarvi un consiglio di guerra? Certi
abellimenti fantastici sono fatti apposta per imbrogliare il pubblico
e falsare la storia. Lo Zobi dice che Napoleone «partì per Bologna
e né mai più rivide Firenze». Però stando a ciò che dice il
generale Alfonso La Marmora a pag. 184 del libro intitolato: Un
episodio del risorgimento italiano, apparirebbe il contrario. Ecco le
sue parole: «Napoleone I parlando nel 1813 col nostro Gino Capponi,
e dimenticandosi probabilmente di aver dichiarato, pochi mesi prima,
che la sua nobiltà cominciava soltanto a Montenotte, gli disse: Vous
s'avez que mes ancetres etaient Seigneurs de San Miniato». E' vero
che il La Marmora non ci dice dove il generale Bonaparte abbia veduto
Gino Capponi, che allora era un giovinotto di 22 anni; ma
probabilmente avrà creduto, per errore, che lo avesse veduto a
Firenze. E poi, nel 1813, dopo il terribile disastro di Russia, e
coll'Europa tutta quanta coalizzata contro di lui, l'Imperatore aveva
ben altro da fare che occuparsi del suo albero genealogico!
Non
sarebbe male che il Municipio di San Miniato facesse togliere
dall'antica Casa Bonaparte quella spropositata epigrafe, e la facesse
sostituire con un'altra più veritiera e meglio scritta.
LICURGO
CAPPELLETTI
Immagine tratta da H. L. Reed, Napoleon's young neighbor
Boston, 1907, p. 80.
4_LA
PROPOSTA DI CAPPELLETTI: UNA NUOVA EPIGRAFE – 5 marzo 1912
Lo
stesso giorno che uscì l'articolo su «La
Nazione», Licurgo Cappelletti si preoccupò in qualche modo di
avvisare il Comune di San Miniato e lo fece attraverso questa
lettera, conservata presso l'Archivio Storico (ASCSM, Archivio
Postunitario, F200 S040 UF49, Atti
del Consiglio,
anno 1912). Il professore evidentemente dava per scontato che
l'articolo del giornale trovasse un'eco immediata in San Miniato e
quindi inviò al Sindaco e alla Giunta anche un possibile “rimedio”,
ovvero il testo per una nuova iscrizione, riportata di seguito.
Il
Comm. Prof. Licurgo Cappelletti invia questa epigrafe in dono al
Comune di San Miniato. Se incontrerà il gradimento della Giunta e
del Sindaco, lo scrivente ne sarà lietissimo; in caso contrario
senza pura venga pure abbruciata, e non se ne parli più.
Epigrafe
da
collocarsi sulla facciata della casa n. 4 di via Pietro Bagnoli
--------------------------------
Napoleone
Bonaparte
Generale
in capo dell'esercito d'Italia
soggiornò
in questa casa
dal
XXIX al XXX giugno MDCCXCVI
Ospite
del suo consanguineo
Canonico
Filippo Bonaparte
--------------------------------
Il
Municipio Sanminiatese
pose
questo ricordo
a
ciò sappiano i posteri
che
da toscana illustre famiglia
trasse
l'origine
il
più gran Capitano dei tempo moderni
5_LA
MISSIVA DELL'ISPETT. AI MONUMENTI ING. SALVADORI – 8 marzo 1912
L'8
marzo 1912, Mario Salvadori, in qualità di Regio Ispettore ai
Monumenti e Scavi d'Antichità di San Miniato, avendo letto
l'articolo di Licurgo Cappelletti su «La
Nazione», ma ignorando evidentemente la lettera che lo stesso
professore aveva inviato al Comune di San Miniato, spedì
al Sindaco una missiva, anch'essa conservata presso
l'Archivio Storico del Comune di San Miniato (ASCSM, Archivio
Postunitario, F200 S040 UF49, Atti
del Consiglio,
anno 1912).
REGIO
ISPETTORATO
DEI
MONUMENTI
E SCAVI D'ANTICHITÀ
S.
MINIATO
S.
Miniato, lì 8 marzo 1912
Prot.
334.
Oggetto:
Iscrizione all'interno di Casa Gazzarrini in via Bagnoli ricordante
Napoleone 1°
Credo
opportuno rimettere alla S. V. Ill.ma il qui allegato n. 63 anno LIV
del Giornale “La Nazione” (3 merzo 1912) e richiamandone
l'attenzione sull'articolo del Prof. Licurgo Cappelletti, che vi è
inserito, dal titolo Napoleone
I a S. Miniato,
e con preghiera di fare eseguire ricerche nello Archivio comunale per
conoscere eventualmente se gli avvenimenti del tempo corrispondono
alle indicazioni storiche riferite dalla iscrizione citata,
pubblicamente apposta in via Bagnoli alla Casa Gazzarrini.
Con anticipati ringraziamenti
Il R. Ispettore
M. Salvadori
Incisione di Jules David, pubblicata in E. M. S-Hilaire,
Storia popolare aneddotica e pittoresca di Napoleone
e della grande armata, Torino, 1844, p. 82.
e della grande armata, Torino, 1844, p. 82.
6_LA
DELIBERA DI GIUNTA: DECIDA IL CONSIGLIO – 13 marzo 1912
Alla
prima occasione utile, la Giunta Municipale di San Miniato prese atto
della controversia sollevata dal Prof. Licurgo Cappelletti e della
presa di posizione di Mario Salvadori. Tuttavia deliberò di portare
la questione in Consiglio Comunale. Di seguito il testo della
delibera (Archivio Storico del Comune di San Miniato, F200 S020
UF020, Deliberazioni
della Giunta Municipale,
Delibera n. 92 del 13 marzo 1912, p. 184).
Vista
la proposta del Comm. Prof. Licurgo Cappelletti per una nuova
epigrafe da mettersi in sostituzione di quella attuale a ricordo del
soggiorno in questa Città di Napoleone Buonaparte.
Viste
le informazioni favorevoli date dall'Ispettore dei monumenti con nota
8 marzo corrente.
LA
GIUNTA
delibera
di rimettere tale decisione al Consiglio previa verifica della
deliberazione con cui fu autorizzata l'epigrafe attuale e presa pure
consenso del proprietario dello stabile su cui è posta l'epigrafe
esprimendo frattanto parere favorevole alla sostituzione di questa
con quella scritta dal Prof. Cappelletti.
7_L'ARTICOLO
DI DI TEODORO DE COLLE SU «LA NAZIONE» – 13 marzo 1912
All'intervento
di Licurgo Cappelletti fece seguito, ancora sulle pagine de La
Nazione, anche Teodoro de Colle, letterato fiorentino, autore di una
Genealogia
della famiglia Bonaparte,
stampata in Firenze, presso la Tipografia Cooperativa, nell'anno 1898
e che stava preparando la stesura di una Storia
della famiglia Buonaparte dalle origini ai nostri giorni,
rimasta poi inedita.
Teodoro da Colle precisò alcune
delle notizie riportate da Licurgo Cappelletti, salvo poi concordare
circa la convenienza di formulare una nuova e corretta iscrizione.
Di seguito l'estratto da La Nazione
del 13 marzo 1912, p. 2, con l'intervento di Teodoro de Colle.
NAPOLEONE
I A SAN MINIATO
Riceviamo
e pubblichiamo:
Ho
letto l'articolo «Napoleone I a S. Miniato» comparso nella
«Nazione» del 3 corrente e sono perfettamente d'accordo coll'autore
dello stesso intorno la «spropositata» epigrafe che è apposta
sulla casa dei Bonaparte in S. Miniato al n. 4 di via Bagnoli: io
pure la copiai, assieme a molte altre esistenti nelle Chiese di detta
città, allorché fui colà per ricerche di notizie e documenti a
corredo della mia tuttora inedita «Storia della famiglia Buonaparte
dalle origini ai nostri giorni».
E'
infatti conforme a verità che Napoleone da fanciullo non fu mai a S.
Miniato ed in vita sua vi si fermò solamente la notte 29-30 giugno
1796 di passaggio nel viaggio Livorno – Firenze, senza tenervi
alcun Consiglio di guerra. Ma però nel citato articolo si dice che
Napoleone uscì dalla Corsica per andare direttamente al Collegio
militare di Brienne e che a S. Miniato fu, col padre Carlo, invece,
Giuseppe Buonaparte, fratello di Napoleone. E questi fatti non
essendo conformi al vero, credo non inutile rettificare.
L'avvocato
Carlo Maria Bonaparte nell'agosto 1778 ottenne tre borse di studio
destinate ai suoi figli Giuseppe, Napoleone ed Elisa; di quella a
favore di Nopoleone non poteva però fare uso se non avesse prima
provato la nobiltà della famiglia. Difatti Carlo Bonaparte si
affrettò a raccogliere le prove della esistenza ad Ajaccio della
famiglia, pel corso di circa due secoli e delle cariche occupate dai
suoi antenati: provveduto di questi documenti, partì da Ajaccio a
Livorno il 15 dicembre stesso anno assieme ai figli Giuseppe e
Napoleone, e Giuseppe Fesch ed all'abate Vareso sottodiacono del
vescovado di Autun. Sbarcando a Livorno si diresse ad Empoli dove
fece la perosnale conoscenza dell'avvocato Giuseppe Bonaparte, il
quale lo provvide di raccomandazione per il canonico Andrea
Bonaparte, priore della Badia di San Martino a Sesto Fiorentino.
Arrivato a Firenze, Carlo, allo scopo di essere libero di sé,
accompagnò i due figli ed il giovane Fesch a Sesto, lasciandoli
presso il detto canonico: ivi i tre fanciulli stettero circa una
settimana, ed è tradizione, rimasta in quel paese, che fosse
divertimento di Napoleone in quei pochi giorni, di fare esercizi
militari a capo di una squadra di suoi coetanei nel cortile della
Badia. Intanto l'avv. Carlo tornò ad Empoli ed assieme all'avv.
Giuseppe, si recò a San Miniato per fare la conoscenza del canonico
Filippo Bonaparte, il quale lo fornì di tutte quelle notizie, carte
e documenti che gli potevano abbisognare per la provanza di nobiltà
della comune famiglia. Il 28 dicembre assieme ai figli, al Fesch ed
all'abate Vareso, Carlo partì definitivamente da Firenze per
Livorno; il giorno dopo si imbarcò per Marsiglia proseguendo subito
per Verdun dove giunse la sera del 31. E il giorno dopo (1 gennaio
1779) i suoi due figli fecero il loro ingresso in quel Seminario.
Giuseppe stabilmente, per continuarvi gli studi, Napoleone soltanto
in via provvisoria in attesa che suo padre, avuto il riconoscimento
nobiliero, ottenesse il permesso di farlo ammettere nel Collegio di
Brienne. La patente di nobiltà ebbe il 15 aprile e nove giorni dopo
Napoleone poté entrare definitivamente nell'anzidetto Collegio.
Dunque il Giuseppe Bonaparte che fu a San Miniato, non fu il fratello
di Napoleone, ma quel Giuseppe che esercitò l'avvocatura ad Empoli e
che con il suo testamento 6 febbraio 1780 lasciò erede universale il
padre di Napoleone.
Diciott'anni
più tardi il generale Napoleone Bonaparte dall'Emilia prese la via
degli Appennini, corse a Pistoia dove giunse il 26 giugno 1796: il 27
fu a Livorno e ne partì il 29 giungendo la sera a S. Miniato dove
restò soltanto la notte dal 28 al 29 per proseguire poi per Firenze.
E fu la sera appunto del 28 che il canonico Filippo gli raccomandò
caldamente la canonizzazione di frate Bonaventura da Firenze (al
secolo Gian Genesio Bonaparte) cappuccino a Bologna dove morì nel
1593; ma il generale distratto da altre più gravi cure, non se ne
occupò. Si ricordò però, conferendo col Granduca Ferdinando III
della cortese accoglienza avuta a San Miniato dal reverendo Canonico
Filippo Bonaparte e poté ottenere a di lui favore la croce di
cavaliere dell'ordine di S. Stefano, la quale gli fu subito accordata
col Rescritto 9 luglio 1796.
Ben
giustamente adunque si può chiedere che l'Autorità Comunale di San
Miniato faccia sostituire con altra più propria e veritiera la
iscrizione di cui sorpa: come gli potrebbe chiedere che la città
cessi una buona volta di chiamarsi San Miniato “al Tedesco”, ma
riprenda quello antico e storico di San Miniato Alto Desco.
Firenze,
13 marzo 1912
TEODORO
DE COLLE
8_LA
SECONDA LETTERA DI MARIO SALVADORI AL COMUNE – 13 marzo 1912
Il 13 marzo 1912, ancora l'Ispettore
Mario Salvadori inviò una nuova lettera al Sindaco di San Miniato,
conservata nel medesimo fascicolo dell'Archivio Storico. In questa
nuova missiva l'Ispettore rimarcava la necessità di “revisionare”
la vecchia epigrafe sulla base dell'articolo di Licurgo Cappelletti.
REGIO
ISPETTORATO
DEI
MONUMENTI
E SCAVI D'ANTICHITÀ
S.
MINIATO
S.
Miniato, lì 13 marzo 1912
Prot.
335.
Oggetto:
Iscrizione all'interno di Casa Gazzarrini in via Bagnoli ricordante
Napoleone 1°
In relazione a quanto ebbi a
scrivere alla S. V. Ill.ma con lettera 8 corrente n. 334 aggiungo a
complemento che le notizie raccolte e ricerche praticate resulta
essere senz'altro sbagliata la data della visita fatta in S. Miniato
da Napoleone I°, riferita nella epigrafe di Casa Gazzarrini, in
quanto egli fu in Toscana nell'anno 1796 e non nel 1797, come non è
verosimile altrettanto che egli qui avesse consiglio di guerra e
molto meno che abitasse da fanciullo presso il Canonico Buonaparte.
Tutto ciò dimostrerebbe
opportuno la correzione invocata, o meglio la sostituzione della
epigrafe suddetta.
Con ossequio.
Il R. Ispettore
M. Salvadori
9_L'ARTICOLO
DI MARIO SALVADORI SU «LA NAZIONE» – 17 marzo 1912
Vista l'eco che stava assumendo la
questione e consultatosi con il Prof. Giuseppe Rondoni, l'Ispettore
ai Monumenti Mario Salvadori si preoccupò di intervenire
personalmente con un breve articolo uscito su La Nazione del 18 marzo
1912, p. 2.
NAPOLEONE
I A SAN MINIATO
S.
MINIATO, 17. - Posso assicurarvi che anche il Regio Ispettore dei
Monumenti cav. ufficiale ing. Mario Salvadori, si è rivolto all'on.
Sindaco per ottenere la correzione e sostituzione della epigrafe che
figura a ricordo di Napoleone I sulla facciata di casa Gazzarrini
invia Bagnoli (città) e che contiene errate affermazioni, secondo è
stato scritto anche su queste colonne ed in questi ultimi giorni dal
prof. Licurgo Cappelletti e sig. Teodoro De Colle, e secondo è stato
ritenuto dall'illustre nostro concittadino prof. Giuseppe Rondoni
docente del vostro Liceo Dante.
10_LA
DELIBERA DEL CONSIGLIO COMUNALE – 24 aprile 1912
La
Giunta, come abbiamo visto in precedenza, aveva passato la “patata
bollente” al Consiglio Comunale. Trascorso più di un mese
dall'ultimo articolo di Mario Salvadori, l'assemblea consiliare poté
finalmente affrontare il tema. Di seguito la trascrizione della
delibera conservata in Archivio Storico del Comune di San Miniato,
F200 S010 UF14, Deliberazioni
del Consiglio Comunale,
Deliberazione n. 56 del 24 aprile 1912, p. 72.
Udito
il Signor Sindaco il quale comunica la proposta fatta dal Prof.
Licurgo Cappelletti di modificare l'epigrafe posta all'esterno della
casa Gazzarrini in via Pietro Bagnoli e ricordante Napoleone I°, nel
senso di enunciare nella medesima fatti e avvenimenti da lui ritenuti
più corrispondenti al vero, esprimendo in ciò il parere favorevole
della Giunta Comunale.
Data
lettura della nuova epigrafe proposta dal Prof. Cappelletti.
Uditi
i Consiglieri Comm. Bachi Agostino e Avv. Conti Cav. Carlo Alberto,
il primo dei quali dice come sarebbe favorevole alla modificazione
quando si trattasse di cambiamento di date, non così essendo
d'avviso per cambiamento di altre enunciazioni dell'epigrafe attuale
perché difficilmente può accordarsi la loro veridicità, ed il
consiglier Conti il quale dice circa la originarietà della famiglia
Buonaparte, come egli ritenga debba dirsi Samminiatese anziché
Toscana come dice il Prof. Cappelletti nella sua nuova epigrafe.
Ritenuti
necessari maggiori schiarimenti in proposito della proposta dei detti
due Consiglieri approvata da altri.
IL
CONSIGLIO
Delibera
di sospendere nell'adunanza odierna ogni risoluzione circa tale
proposta e di rimetterla intanto alla Giunta con incarico di assumere
schiarimenti al seguito delle osservazioni anzidette, procurandosi
anche in proposito un parere scritto del nostro concittadino Sig.
Prof. Giuseppe Rondoni persona assai competente in materia e
riservandosi quindi dietro tali schiarimenti e parere, di deliberare
sulla proposta stessa in altra adunanza.
Per
alzata e seduta con voti unanimi.
11_UN
VELO DI SILENZIO SULLA VICENDA
In pratica, il Consiglio rinviò la
palla alla Giunta. Nel frattempo la polemica si era notevolmente
assopita e l'attenzione rivolta ad altre questioni. Appare evidente
come un'eventuale modifica avrebbe innescato ulteriori polemiche, col
rischio di scadere nel ridicolo. Di fatto la Giunta non affrontò più
la questione, che rimase sospesa. E, infatti, l'iscrizione che ancora
oggi campeggia sull'abitazione in via Paolo Maioli è identica a
quella del 1912.
A distanza di oltre un secolo, ormai
la lapide può dirsi “storicizzata”, con i suoi errori e le sue
contraddizioni. Una piccola lastra in marmo su cui si scontrarono
storici e intellettuali del tempo, senza riuscire a scalfire la
ritrosia dei consiglieri sanminiatesi, più attenti a salvarsi da una
polemicuccia relativamente di poco conto che ad onorare la storia per
quella che effettivamente è stata.
A toccore le lapidi, si muore. Tipo i fili dell'alta tensione
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