a
cura di Francesco Fiumalbi
IL
CONTESTO STORICO: I FASCI DI COMBATTIMENTO
Il periodo immediatamente successivo
alla fine della Prima Guerra Mondiale fu caratterizzato da
grandissime tensioni sociali: l'Italia era uscita stremata dalla
guerra e il tessuto socio-economico, declinato completamente allo
sforzo bellico, faticava a riconvertirsi. A ciò va aggiunta la
moltitudine di reduci che, dalle trincee e dai vari campi di
combattimento, aveva grandissime difficoltà a reinserirsi nel
circuito produttivo post-bellico, già ai minimi termini.
Sono gli anni del cosiddetto
“Biennio Rosso”, con aspre lotte operaie e contadine,
specialmente nelle regioni centro-settentrionali. La radicalizzazione
delle posizioni socialiste e comuniste, non fece altro che
corroborare le controparti nazionaliste che tendevano a presentarsi
come “difensori della Vittoria” e custodi dell'ordine costituito.
Ed è in questo periodo che prese campo il fenomeno dello
“squadrismo”, ben presto inquadrato da Benito Mussolini nei
cosiddetti “Fasci di Combattimento” (23 marzo 1919), ove
confluirono tutti quei gruppi nati autonomamente in tutto il
territorio italiano. Le squadracce rivolsero la propria azione
nella repressione degli avversari politici e prevalentemente contro
il movimento operaio. Anche nel territorio sanminiatese si
costituirono formazioni di questo tipo.
L'IRRUZIONE
A ROFFIA NEL 1922
La sera del 20 settembre 1922,
presso l'abitato di Roffia, si verificò un grave episodio dovuto ad
un'azione squadrista. Cinque uomini, armati di bastoni e con il volto
celato, irruppero nella frazione sanminiatese e indirizzarono il
proprio intervento sul titolare dell'appalto, ovvero la
bottega di generi alimentari che faceva anche da emporio. L'uomo fu
fatto uscire dal negozio e, condotto in strada, fu aggredito dagli
uomini che gli procurarono una grave ferita alla testa.
Successivamente l'attenzione dei cinque squadristi si rivolse ai
membri di una modesta famiglia che abitava nelle vicinanze.
Di questo episodio ne dette notizia
«La Vedetta», il
quindicinale sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare, stampato dal 1919 al 1923. Dal
testo traspare tutta la rabbia e il clima di paura del tempo.
Nell'articolo del giornale, diffuso la domenica 24 settembre 1922,
non vennero fatti nomi, neppure quelli delle persone aggredite.
Tuttavia, dai dettagli forniti, all'epoca dovevano essere comunque
riconoscibili le vittime dell'aggressione. Giuseppe Chelli, nipote di Don Lionello Benvenuti, ricorda che l'appalto era gestito negli anni '30 da Paolo Maltinti. Fu a lui, probabilmente che fu indirizzato l'atto di violenza. La colpa? Probabilmente l'aver manifestato contrarietà alle posizioni del fascismo, o anche solo essere vicino al movimento operaio e contadino.
L'autore dell'articolo, che non risulta firmato, è attento a non pronunciare il nome del fascismo, trattando l'episodio come un generico atto criminale con l'unico scopo, evidentemente, di evitare possibili azioni vendicative. Tuttavia occorre rilevare anche una punta di sarcasmo: gli autori dell'atto di violenza vengono più volte chiamati “eroi”, nel chiaro intento di indicare precisamente il contesto di provenienza degli aggressori.
L'autore dell'articolo, oltre a condannare con fermezza l'episodio di violenza, lamentò un generale immobilismo delle istituzioni ed in particolare da parte dei corpi dediti alla pubblica sicurezza. D'altra parte si può immaginare che anche a San Miniato si respirasse un clima ormai orientato favorevolmente al fascismo. Non va dimenticato, infatti, che il mese successivo (27-28 ottobre 1922) si verificò la cosiddetta “Marcia su Roma” a cui presero parte anche diversi sanminiatesi, come abbiamo visto nel post IN PILLOLE [038] I SANMINIATESI CHE “MARCIARONO” SU ROMA. Va detto, infine, che il giornale «La Vedetta», che come in questo caso non aveva esitato a denunciare l'aggressività e i pericoli del fascismo, a partire dalla fine del 1923 cessò le pubblicazioni.
Chi fu l'autore dell'articolo? All'epoca, in un abitato come quello di Roffia, non dovevano essere molte le persone in grado di scrivere un articolo così preciso e circostanziato, attento alle parole utilizzate. Poteva trattarsi del parroco Don Augusto Mannelli (parroco a Roffia fino al 1925) o di Don Lionello Benvenuti (sacerdote coadiutore ed economo a Roffia dal 1921, poi rettore dal 1925 al 1944) che era stato Cappellano Militare durante la Prima Guerra Mondiale e che, dunque, conosceva bene i veri "eroi"? Oppure un'altra persona, comunque vicina alla Parrocchia di Roffia, dal momento che l'articolo fu pubblicato su un giornale di ispirazione cattolica? Non ci è dato sapere.
L'autore dell'articolo, che non risulta firmato, è attento a non pronunciare il nome del fascismo, trattando l'episodio come un generico atto criminale con l'unico scopo, evidentemente, di evitare possibili azioni vendicative. Tuttavia occorre rilevare anche una punta di sarcasmo: gli autori dell'atto di violenza vengono più volte chiamati “eroi”, nel chiaro intento di indicare precisamente il contesto di provenienza degli aggressori.
L'autore dell'articolo, oltre a condannare con fermezza l'episodio di violenza, lamentò un generale immobilismo delle istituzioni ed in particolare da parte dei corpi dediti alla pubblica sicurezza. D'altra parte si può immaginare che anche a San Miniato si respirasse un clima ormai orientato favorevolmente al fascismo. Non va dimenticato, infatti, che il mese successivo (27-28 ottobre 1922) si verificò la cosiddetta “Marcia su Roma” a cui presero parte anche diversi sanminiatesi, come abbiamo visto nel post IN PILLOLE [038] I SANMINIATESI CHE “MARCIARONO” SU ROMA. Va detto, infine, che il giornale «La Vedetta», che come in questo caso non aveva esitato a denunciare l'aggressività e i pericoli del fascismo, a partire dalla fine del 1923 cessò le pubblicazioni.
Chi fu l'autore dell'articolo? All'epoca, in un abitato come quello di Roffia, non dovevano essere molte le persone in grado di scrivere un articolo così preciso e circostanziato, attento alle parole utilizzate. Poteva trattarsi del parroco Don Augusto Mannelli (parroco a Roffia fino al 1925) o di Don Lionello Benvenuti (sacerdote coadiutore ed economo a Roffia dal 1921, poi rettore dal 1925 al 1944) che era stato Cappellano Militare durante la Prima Guerra Mondiale e che, dunque, conosceva bene i veri "eroi"? Oppure un'altra persona, comunque vicina alla Parrocchia di Roffia, dal momento che l'articolo fu pubblicato su un giornale di ispirazione cattolica? Non ci è dato sapere.
Di seguito il testo, estratto da «La
Vedetta», anno IV, n. 32, del 24 settembre 1922, p. 3.
ROFFIA
21-9-1922
Ieri
sera, circa le nove e mezzo, cinque individui bendati irruppero
nell'appalto di questa frazione trascinando fuori a viva forza un
giovinotto appartenente ad una famiglia per tradizioni e per unanime
consenso di popolo rispettabilissima. Il giovinotto, che non
smentisce le ottime tradizioni familiari, venne sulla via bastonato
in malo modo e ridotto a letto per una ferita non lieve al cuoio
cappelluto. Il medico chiamato d'urgenza fece il suo regolare
referto.
Quindi
gli eroi, imposto al proprietario di serrare l'unico pubblico
esercizio di questa frazione, sfondaron la porta d'una povera casa
abitata da altrettanto povera famiglia, salirono sull'unica camera e
sul misero letto ove riposavano inflissero nerbate e legnate ad una
povera madre ad un padre altrettanto infelicissimo che combatte da
lungo tempo con la miseria e con le malattie che gli hanno ridotto
una delle sue piccole figlie in uno stato da far pietà.
Ma
non ebbero pietà della piccina gli eroi della serata.
Noi
non domandiamo che si assuma ciascuno la responsabilità di queste
gesta criminali: sappiamo che non ci può essere partito né
individuo che possa in coscienza prendersi la paternità di certi
atti barbarici. Anche i cinque eroi della serata del venti settembre
si vergognavano di quello che compirono e vennero a Roffia bendati.
Domandiamo
soltanto se in questa nostra disgraziatissima Italia esista ancora
un'autorità che sappia tutelare la vita e la libertà dei singoli
cittadini.
Ai
bei tempi dell'ante guerra chi sa quante visite di carabinieri e di
delegati e quanti sopralluoghi a quest'ora si sarebbero fatti.
Si ringrazia Giuseppe Chelli per le preziose informazioni fornite nella stesura di questo post.
Si ringrazia Giuseppe Chelli per le preziose informazioni fornite nella stesura di questo post.
tratto dal manifesto realizzato in
occasione dell'adunanza
degli squadristi che si tenne a Roma
il 23 marzo 1939,
per celebrare il ventennale della
costituzione
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSpicchio Comune di Vinci?
EliminaCe ne sono stati molti di episodi del genere, anche nella nostra zona. Purtroppo, in molti casi, non ne è rimasta notizia.