giovedì 14 novembre 2013

LASTRA A SIGNA (FI) - PIEVE DEI SS. IPPOLITO E CASSIANO IN VAL DI PESA

di Francesco Fiumalbi
«Sant’Ippolito è posta lungo la via che guida in Val di Pesa, una vallata fertile ed ubertosa, sparsa di castelli e di località importantissime per ricordi storici, ricca di palagi campestri e di chiese che accolgono larga dovizia di opere d’arte.»
Guido Carocci, 1906 (1)

La valle del Torrente Pesa, fin da epoche antiche, ha rappresentato un corridoio stradale di collegamento fra il Valdarno Inferiore e la zona del Chianti, e quindi con le direttrici tra l'area fiorentina e quella senese. Nella bassa valle, in prossimità della confluenza della Pesa con il fiume Arno, sulla sponda destra, a poca distanza dall'abitato di Montelupo ma nel Comune di Lastra a Signa, si trova la Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano.

La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Foto di Francesco Fiumalbi

La chiesa è documentata fin dall'XI secolo, ed è caratterizzata da un impianto planimetrico che si rifà a diffusi modelli romanici. La pianta, quasi perfettamente versus solem orientem (cioè orientata in asse est-ovest), conserva la tipica forma a “tau”, ad unica navata con transetto, e con terminazione monoabsidale. Sul braccio destro del transetto si eleva la torre campanaria. Sul lato sinistro della facciata, è accostata la fabbrica di un oratorio settecentesco, sede di una compagnia laicale, che è stato addossato e unito nel paramento attraverso la tecnica del cuci-scuci. L'edificio è caratterizzato da una muratura in pietra squadrata, disposta a filaretto. La copertura segue il profilo del volume interno, ed è a capanna. L'abside, invece, presenta un coronamento voltato.

La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Foto di Francesco Fiumalbi

Da un punto di vista planimentrico, il rapporto fra la larghezza della facciata (18 braccia, 10,5 m circa) e la lunghezza della navata (36 braccia, 21m circa), rispetta la proporzione di 1:2. I due quadrilateri delle cappelle del transetto, rientrano anch'essi in un modulo più piccolo (circa 9x9 braccia). Anche l'abside, semicircolare, presenta un diametro interno di circa 9 braccia. Gli spessori delle murature invece si attestano intorno a 1,5 braccia (85-90 cm). Interessante notare che le misure delle varie lunghezze sono tutti multipli di 3, evidentemente con riferimento al “numero perfetto”, che nella religione cristiana simboleggia la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ed anche da un punto di vista altimetrico è rispettata la proporzione: la facciata è inscrivibile quasi perfettamente in un quadrato 18x18 braccia, mentre la torre campanaria presenta un'altezza circa doppia, ovvero 36 braccia, pari alla lunghezza della navata.

La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Schema compositivo della configurazione originaria
Disegno di Francesco Fiumalbi

Sulla facciata si apre il portale con architrave monolitico, sormontato da un arco cieco. Al di sopra, invece, si trova un'ampia apertura sei-settecentesca, che occupa la posizione centrale del prospetto. E' sormontata da un piccolo stemma in marmo coi i tipici tre gigli della famiglia Frescobaldi, che un tempo deteneva il patronato sulla chiesa. Alla base dello stemma, si notano alcuni elementi in pietra, verde e bianca, che costituiscono quello che rimane di uno dei due archetti della bifora originaria, che richiama per forme e materiali l'analogo modello presente, ad esempio, nellachiesa abbaziale di San Giusto al Pinone sul Monte Albano.

Particolare stemma Frescobaldi e resti di bifora
La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Foto di Francesco Fiumalbi

Il prospetto laterale destro, libero da costruzioni, è anch'esso in muratura in pietra disposta a fileretto, su cui si aprono tre monofore strombate, con archivolto monolitico.
La torre campanaria, fortemente rimaneggiata nella sua configurazione originaria, si eleva per circa venti metri d'altezza. La muratura di questa struttura non è omogenea, e presenta copiosi rifacimenti in laterizio, specie sulla spigolo sud-occidentale. La cella, dove un tempo erano collocate le campane, presentava originariamente due aperture per ciascun lato.

Torre campanaria
La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Foto di Francesco Fiumalbi

L'interno della chiesa attualmente risulta spoglio, con le pareti che denunciano la muratura in pietra. Nei secoli si sono susseguiti molti interventi di rifacimento e di adeguamento, come la tamponatura della cappella laterale destra, sotto la torre campanaria, per ricavare la sacrestia. Al centro dell'abside si apre un piccola monofora, al di sotto della quale è incassato un bel ciborio in marmo di epoca rinascimentale, dove è raffigurato l'episodio dell'Annunciazione. Nella cornice in basso sono riportate le parole tratte dal Vangelo di Giovanni “HIC EST PANIS DE CAELO DESCENDENS”, ovvero Questo è il pane che discende da cielo (Gv 6,50), con evidente riferimento all'Eucarestia. L'opera in bassorilievo è stata accostata allo scalpello di Mino da Fiesole (2), scultore fiorentino del XV secolo, di cui rimangono varie opere fra cui i tabernacoli in Sant'Ambrogio a Firenze, e nelle chiese romane di Santa Francesca Romana e Santa Maria in Trastevere. Tuttavia il ciborio presenta anche notevoli affinità con altri della bottega di Bernardo e Antonio Rossellino, come il tabernacolo in Sant'Egidio a Firenze e quello della ex-chiesa della SS. Annunziata di San Miniato (Pi), dove in entrambi i casi ricorre il tema dell'Annunciazione.
Sopra l'arco della cappella laterale sinistra campeggia, come sulla facciata, un piccolo stemma della famiglia Frescobaldi. Unica traccia di pittura superstite si trova all'interno della lunetta che sovrasta il portale nella controfacciata.

Ciborio
Immagine tratta da G. Carocci, Il Valdarno da Firenze al Mare, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1906, p. 55. Utilizzo ai sensi della Legge del 21 aprile 1941 n. 633, art. 70

La prima attestazione documentaria della chiesa risale al 1005, quando Lotario dei Conti Cadolingi (figlio di Cadolo, morto probabilmente nel 996) donò alcuni terreni situati nel pievere di Sant'Ippolito alla costituenda Abbazia di San Salvatore di Sesto, nei pressi di Scandicci, dove venne immessa una comunità di Benedettini Cluniacensi (3).
Durante i concitati episodi armati che nel '200 videro contrapposte la parte Guelfa a quella Ghibellina, la pieve di Sant'Ippolito risultò danneggiata, così come diversi edifici nel vicino castello di Montelupo. La stima dei danni arrecati all'edificio, negli anni '60 del XIII secolo, fu quantificata in 25 lire (4).

La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Immagine tratta da G. Carocci, Il Valdarno da Firenze al Mare, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1906, p. 52. Utilizzo ai sensi della Legge del 21 aprile 1941 n. 633, art. 70

Pochi anni dopo, negli anni 1276-1277, alla Pieve di Sant'Ippolito fu attribuita una decima pari a 30 lire. Si tratta di una cifra abbastanza consistente, paragonabile a quella delle maggiori chiese di area pisana o lucchese. Evidentemente la area su cui insisteva il territorio giurisdizionale del pievere godeva di una buona situazione economica, certamente facilitata dalla presenza di importanti arterie stradali. A questo documento risale anche il primo elenco delle suffraganee dipendenti giurisdizionalmente dalla chiesa: Ecclesia S. Gaudentii de Pesa, Eccl. S. Quirici, Eccl. S. Andree de Castrantole, Eccl. S. Donati de Misciano, Eccl. S. Martini de Carcheri, Eccl. S. Micchaeli de Bracciatica, Eccl. S. Marie de Marliano, Eccl. S. Marie de Purica, Eccl. S. Petri de Nebiaula, Eccl. S. Iusti de Petrognano, Canonica S. Marie de Semontana, Eccl. S. Miniatis, Hospitale S. Petri de Capraria (5). Negli anni 1302-1303 alla Pieve di Sant'Ippolito venne attribuita una decima pari a 15 lire. L'elenco delle suffraganee si compone delle chiese già elencate nel 1276-77, con l'aggiunta di Ecclesia S. Iohannis de Montelupo, Eccl. S. Laurentii de Marliano, Eccl. S. Iacobi de Começçano (6). Dunque, il numero delle chiese suffraganee agli inizi '300 ammontava a 16 unità.

Particolare portale di ingresso
La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Foto di Francesco Fiumalbi

Con il Concilio di Trento (1545-1563) tutti gli edifici di culto cattolici furono interessati da consistenti lavori di sistemazione e adeguamento liturgico, in ottemperanza alle nuove disposizioni. Anche la Pieve di Sant'Ippolito, trovata non in perfette condizioni durante la visita pastorale del 1590, subì interventi di sistemazione e dotata di un nuovo altare, fatto erigere entro il 1608 dal pievano Lorenzo Galeazzo Guerrini (7).

Particolare monofora strombata laterale
La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano in Val di Pesa
Foto di Francesco Fiumalbi

Con decreto dell'Arcivescovo Mons. Antonio Martini del 25 aprile 1789, durante il periodo delle significative riforme promosse da Pietro Leopoldo (che interessarono, fra le altre cose, tanto le giurisdizioni comunali, quanto quelle ecclesiastiche), la Pieve di Sant'Ippolito fu unita ad perpetum con la chiesa di San Giovanni Evangelista di Montelupo. Quest'ultima, originariamente situata all'interno del castello, nel 1784 era stata annessa alla chiesa di S. Niccolò retta dai PP. Domenicani di Santa Maria Novella ed ingrandita nel 1786 (8). L'antica pieve venne quindi declassata a semplice oratorio.

Dopo un periodo di abbandono, il complesso canonicale adiacente alla pieve ospita attualmente una struttura alberghiera.





NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) G. Carocci, Il Valdarno da Firenze al Mare, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo, 1906, p. 52.(2) G. Carocci, Op. Cit., p. 52.
(3) M. Frati, Chiese romaniche della campagna fiorentina. Pievi, abbazie e chiese rurali tra l'Arno e il Chianti, Editori dell'Acero, Empoli, 1997, p. 96.
(4) I. da San Luigi, Delizie degli eruditi toscani, Firenze, 1776, tomo VII, p. 240.
(5) P. Guidi, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Tuscia, Vol. 1, La decima degli anni 1274-1280, Roma, 1932, p. 20.
(6) M. Giusti, P. Guidi, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Tuscia, Vol. 2, La decima degli anni 1274-1280, Roma, 1942, pp. 24-25.
(7) M. Frati, Op. Cit., p. 96.
(8) L. Santoni, Raccolta di notizie riguardanti le chiese dell'Arci-Diogesi di Firenze tratte da vari autori, Firenze, 1847, pp. 235-236.



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