a
cura di Francesco Fiumalbi
Indice
del post:
INTRODUZIONE
IL
BEATO GHESE A SAN MINIATO: STORIOGRAFIA, RELIQUIE E ICONOGRAFIA
IL NOME: GHESE
O GENESIO DA SAN MINIATO?
L'URNA
SEPOLCRALE E LA TESTA DEL BEATO GHESE
LA
“BREVE RELAZIONE” DEL BEATO GHESE DI
G. B. CAVALCANTINI NEL 1605
IL
BEATO GHESE NELLE “HISTORIE” DI C. FRANCIOTTI NEL 1613
NOTE
E RIFERIMENTI
INTRODUZIONE
In
questa pagina sono proposte le informazioni disponibili relative un
religioso agostiniano di presunta origine sanminiatese, il Beato
Ghese da San Miniato. A
proposito di questo personaggio vissuto alla metà del 1200, non
abbiamo pressoché notizie, tanto che non se ne trova traccia nemmeno
sulla pagina
dedicata ai Santi e Beati nel sito ufficiale dell'Ordine di
Sant'Agostino.
Le scarse informazioni sono desunte da due testi seicenteschi, la cui
trascrizione è proposta più avanti. La prima pubblicazione è la
Breve relazione del Beato
Ghese da San Miniato eremita agustiniano,
di Giovan Battista Cavalcantini, testo a margine del volume G.
Cavalcantini, Vita
del glorioso S. Guglielmo, già Duca dell'Aquitania, Conte di
Pittania, e poi Eremista Agustiniano etc,
per Volemar Timan, pubblicata in Firenze nel 1605. La seconda è una
serie di brani desunti dal volume Historie
delle miracolose imagini, e delle vite de' Santi, i corpi de' quali
sono nella Città di Lucca,
scritto dal sacerdote Cesare Franciotti e pubblicato a Lucca presso
Ottaviano Guidoboni, nel 1613.
L'unica
fonte di informazioni che viene citata dai testi è l'urna sepolcrale
che si sarebbe trovata all'interno della chiesa di Sant'Agostino
a Lucca,
situata nella parte settentrionale della città, anticamente chiamata
San Salvatore in Muro e officiata dai Padri Agostiniani dal 1332. E'
una chiesa molto conosciuta poiché attualmente ospita il corpo della
Beata Elena Guerra, veneratissima a Lucca. Precedentemente a questa
collocazione, il corpo fu tumulato originariamente sempre a Lucca, ma
nella primitiva chiesa di San Colombano.
eremita
agustiniano,
Volemar Timan, Firenze, 1605, frontespizio
IL
BEATO GHESE A SAN MINIATO: STORIA, RELIQUIE E ICONOGRAFIA
Da
un punto di vista storiografico, nessuno sembra aver mai messo in
discussione la tesi circa l'origine sanminiatese del Beato Ghese (di
San Miniato, volendo non ci sarebbe solo il “nostro”).
Troviamo
il Beato Ghese nell'elenco delle personalità raccolto da Damiano
Morali all'interno di Un
cenno sulle Memorie di Sanminiato,
pubblicato in San Miniato da Antonio Canesi nel 1834.
Dalla
“Guida” del Piombanti, sappiamo poi che a San Miniato fu fatta
trasportare una reliquia da Lucca nel 1623, e più precisamente un
braccio, dall'Opera del SS. Crocifisso (01). E' probabile che nelle chiese sanminiatesi vi siano, o vi siano state nei secoli, anche altre reliquie di cui tuttavia non si ha notizia.
Inoltre, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria in Piazza XX Settembre, officiata fino alla fine del '700 proprio dai Frati Agostiniani, è presente un dipinto raffigurante il Beato Ghese attribuito a Carlo Bambocci, oggi contenuto nel tabernacolo ligneo della Cappella del SS. Sacramento, ma provenienti dal coro della medesima chiesa (02). Difficile capire se il Beato Ghese abbia preso parte alla comunità agostiniana proprio a San Miniato e precisamente nella chiesa di Santa Caterina, dal momento che non ci sono informazioni in proposito.
Inoltre, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria in Piazza XX Settembre, officiata fino alla fine del '700 proprio dai Frati Agostiniani, è presente un dipinto raffigurante il Beato Ghese attribuito a Carlo Bambocci, oggi contenuto nel tabernacolo ligneo della Cappella del SS. Sacramento, ma provenienti dal coro della medesima chiesa (02). Difficile capire se il Beato Ghese abbia preso parte alla comunità agostiniana proprio a San Miniato e precisamente nella chiesa di Santa Caterina, dal momento che non ci sono informazioni in proposito.
Per
Dilvo Lotti, addirittura, il Beato Ghese avrebbe dato origine al
toponimo di “Poggighisi”, con cui veniva indicata tutta la parte
orientale di San Miniato in epoca medievale. Tuttavia tale
circostanza appare priva di riscontri, certamente suggestiva, ma
inverosimile (03).
IL NOME: GHESE
O GENESIO DA SAN MINIATO?
Estremamente
curiosa, invece, l'interpretazione del nome data da Giovanni Lami nel
'700. Egli associa il nome di Ghese a quello di Genesio, derivante
dall'antichissima pieve il cui titolo fu poi traslato, proprio alla
metà del '200, alla chiesa di Santa Maria nel castello di San
Miniato, ovvero l'attuale Cattedrale. Nella prima parte di Charitonis
et Hippophili Odeporicon scrive:
«MCCL.
Il beato Gesio, o Genesio da Sanminiato, agostiniano fiorisce; ed è
sepolto ed è sepolto nella chiesa degli Agostiniani di Lucca, come
può vedersi appresso al Cavalcantini, Franciotti e Marchio»
(04).
Ed
è proprio a quest'ultimo autore, Vincenzo Marchio, che va attribuito
l'accostamento fra il nome di Ghese e Genesio, come si legge nel suo
volume Il
forestiere informato delle cose di Lucca (05).
Questa circostanza appare verosimile, data anche la popolarità del
nome di Genesio nel territorio sanminiatese, seppur documentata
solamente nei secoli successivi. Tuttavia è assai probabile che il
Beato Ghese, in realtà, si chiamasse proprio Genesio e che sull'urna
sepolcrale fosse indicato un nome in forma contratta o comunque
abbreviata, come si vedrà in seguito.
L'URNA
SEPOLCRALE E LA TESTA DEL BEATO GHESE
Il
“sarcofago” ligneo con i resti mortali del Beato Ghese da San
Miniato (ad esclusione della testa) era collocato su di una parete
laterale, a mezza altezza, fra l'altare di San Girolamo e l'organo
della chiesa, ad una quota da terra di circa 6 braccia (3,5 metri
circa). Il fronte dell'urna risultava dipinto, con l'immagine del
Beato Ghese da San Miniato, vestito dell'abito dei frati agostiniani,
sdraiato e circondato da quattro angeli. Delle quattro figure alate,
due risultavano inginocchiate in atto di preghiera e due col turibolo
in mano nell'atto di incensare. Sulla superficie dell'urna vi era poi
un'iscrizione che avrebbe qualificato il Beato Ghese come
“originario” di San Miniato.
La
testa, invece, era collocata in una piccola urna d'argento, che
veniva esposta solamente in particolari solennità da parte dei Padri
Agostiniani di quella chiesa.
E'
praticamente impossibile andare a verificare le descrizioni riportate
da Giovan Battista Cavalcantini e da Cesare Francioni, dal momento
che la chiesa di Sant'Agostino in Lucca è stata fortemente
rimaneggiata dagli interventi di adeguamento liturgico operati
intorno al 1664. Il Cavalcantini scrive nel 1605, il Franciotti nel
1613. Tuttavia essendo concordi, non c'è motivo per dubitarne
l'attendibilità. Ad oggi non è stato possibile rintracciare la
testa, forse andata perduta o traslata in un'altra chiesa.
e
delle vite de' Santi, i corpi de' quali sono nella Città di Lucca,
Ottaviano
Guidoboni, Lucca, 1613, frontespizio.
LA
BREVE RELAZIONE DEL BEATO GHESE DI G. B. CAVALCANTINI NEL 1605
Di
seguito è proposta la trascrizione di G.
B. Cavalcantini, Breve
relazione del Beato Ghese da San Miniato eremita agustiniano,
testo a margine del volume G. Cavalcantini, Vita
del glorioso S. Guglielmo, già Duca dell'Aquitania, Conte di
Pittania, e poi Eremista Agustiniano etc,
per Volemar Timan, Firenze, 1605:
pagine
non numerate
[I]
BREVE
RELAZIONE
DEL
BEATO
GHESE,
da
San Miniato,
EREMITA AGUSTINIANO
Descritta
da Gio. Batista
Cavalcantini
[II]
[III]
All'Illustrissimo
Signore, il Sig. Conte
Cosimo
della Gherardesca Degnis-
simo
Canonico del Duomo di
Florenza,
patron mio
Colendissimo.
----------
Essendomi
à mesi passati venuto à mia notizia alcune memorie del Beato Ghese
Eremita Agustiniano, all'hora che mio Padre, era per dare alla stampa
la vita di San Guglielmo, e dedicandole a V.S. Illustrissima, lo
pregai, & egli s'è [IV]
contentato, ch'io
aggiunga, e nel fine di detta opera, ponga le dette memorie
dedicandole, & invitandole come fo a lesi mosso da piu cagioni.
Prima per gloria di Dio, & di detto Beato. Secondo per quelli
stessi, che per l'adietro hanno scritto l'ammirabili azzioni de
gl'altri Santi Toscani, che di questo (forse per non haverne notizia)
non hanno fatto alcuna menzione, o altri che per l'avvenire si
vorranno affaticare intorno ad opere simili, pie, & onorate
havendo queste poche notizie si muovino à cercare, e ritrovare cose
maggiori intorno alla vita di questo Beato. Terzo per essere stato
detto Ghese Coetaneo, e Seguace, o vero imitatore di San Guglielmo,
nella vita eremitica, com'assai probabilmente si cava dalle relazioni
havute da Reverendi Padri di Santo Agostino di Lucca.
Onde
m'è parso bene convenirsi ch'alla [V]
vita di San
Guglielmo seguino le memorie, che ho ritrovato di detto Beato, che tu
(com'io credo, e non penso ingannarmi) quasi novella pianta, &
uno de primi parti, & figliuoli spirituali di detto Santo. Ultimo
per dare à V.S. Illustrissima questo, che m0è conceduto piccolo
indizio del desiderio che tengo di servirla al pari di mio Padre, dal
quale ho inteso l'affezione grande, che lei porta alla Terra di San
Miniato, Patria del detto Ghese. Nostro Signore favorisca la sua
giusta intenzione di Fiorenza, il dì 4 d'Aprile M.D.C.V..
Di
V.S. Illustrissima
Devotissimo
& umiliss. Servitore.
Gio:
Batista Cavalcantini
[VI]
Relazione
del Beato Ghese, da
San
Miniato.
Riposa
il Sacro corpo del Beato Ghese (eccetto la Testa) in un'arca fissa &
appoggiata ad una delle pareti de lati principali della Chiesa de
Reverendi frati di Santo Agostino di Lucca, e levata da terra circa
sei braccia.
Sopra
la detta Arca è posto l'organo, e di sotto è l'Altare di San
Girolamo. Nella faccia dinanzi della medesima Arca si vede d'assai
buona mano dipinta, iacente, e supina l'immagine del detto Beato, in
habito d'Eremita Agustiniano, in mezo di quattro Angeli due
genuflessi in atto d'adorarlo, e due con turribili in mano, in atto
d'incensare detto Sacro corpo. Ma la testa, fuori della detta Arca
ritenuta in Reliquiario decente, & ornato sotto la chiave, e
buona custodia, che n'ha il Padre Sagrestano di detta Chiesa, si
mostra in certi giorni solenni a tutto il popolo, che frequente, e
devoto vi concorre per raccomandarsi, e pregare detto Beato,
ch'interceda, & impetri da nostro Signore Dio [VII]
quelle grazie, che
ciascuno in particolare desidera secondo il suo bisogno. Affermano
detti Reverendi Padri di Santo Agostino sentirsi fragranza, &
odore suave sempre, che s'apre detta Arca dove riposa il sacro corpo
di questo Beato, che [secondo referiscano li medesimi Padri] intorno
à gl'anni di nostra salute 1250 riposava nella Chiesa de' Padri di
Santo Agostino detta di san Colombano posta fuori dele mura di detta
Città di Lucca. Di poi [l'anno a punto non si sa] per timore che per
i tumulti delle Guerre, o altro sinistro accidente non andassero
male, furono trasferite dette sante Reliquie, dentro alla Città in
detta Chiesa di Santo Agostino, sì com'è avvenuto d'altri sacri
corpi, che pure erono fuori, & oggi sono in diverse Chiese dentro
di detta Città, abbondantissima di sì fatti Tesori quan'altra Città
di Toscana non comprendendo Roma, & ò vi fussero scritti avanti,
ò vero quando fu fatta la detta traslazione si leggono in detta
Arca, sotto la detta immagine, li seguenti versi, da quali s'ha
chiara notizia del nome proprio, e della Patria di detto Beato, &
sono questi.
Hoc
Eremitarum Tumulo pie condite Gese
San
Miniateasis Christoque Beato Fidelis
Protege
precetua Locanos ac Patriotas
Questi
versi per sodisfazione di chi non ha [VIII]
notizia della Latina, ho voluto tradurre in lingua Toscana, con li
seguenti
Da
gl'Eremiti qui riposto, o Ghese
Da
San Miniato, al buon Giesù Fedele
La
tua Patria protegi, & la Lucchese.
Credo
io fermamente, ch'egli [com'ho detto] fussi Coetaneo del detto San
Guglielmo per le relazioni date da detti Reverendi Padri, & uno
di quelli primi Eremiti dell'Ordine di Santo Agostino, che ne tempi
che viveva esso San Guglielmo già molto declinato fu da esso
risorto, e sollevato come nella sua vita da mio Padre, è stato
detto, il che benissimo dimostra l'abito nero Agostiniano, nel quale
in detta Arca si vede dipinto detto Beato Ghese. Et questo è quanto
ho possuto raccorre della notizia di questo Santo, il quale preghi
per noi accioche quando che sia, siamo fatti partecipi della gloria
Celeste ch'egli insieme con gl'altri Santi ora si gode e goderà
eternamente per grazia di nostro Signore Dio al quale sia lode e
gloria in sempiterno.
Amen
IL
FINE
IL
BEATO GHESE NELLE “HISTORIE” DI C. FRANCIOTTI NEL 1613
Di
seguito è proposta la trascrizione di C. Franciotti, Historie
delle miracolose imagini, e delle vite de' Santi, i corpi de' quali
sono nella Città di Lucca,
Ottaviano Guidoboni, Lucca, 1613, pp. 506, 513, 545-546.
[506]
Nella Chiesa di S.
Agostino vi è un'Altare verso la parte di Settentrione, sopra 'l
quale è una cassa di legno, ornata di pittura, nella maniera che
molte casse si vedono di corpi Santi & in una parte di essa si
leggono questi versi in stile e carattere antico.
Hoc
eremitanu tumulo pie condie Gezi
Samminiatensis
Christias Beate fidelis
Protege
praecetua Lucanos ac Patriotas
I
Padri di S. Agostino, che ivi hanno il Convento, conservano alcuni
inventarij antichi del loro monastero intorno alle reliquie, e fino
dell'anno 1402 e 1416 n'hanno due, ne' quali si puose la Testa di S.
Geze, & in ogni luogo delle loro antiche scritture se ne fa
mentione con nome di Santo. Conservano questa Testa om urna di
argento, & il suo corpo è nella cassa, che s'è detto. Ma vedasi
quel che si scrive à basso intorno alla Chiesa di S. Agostino.
[…]
[513]
Il B. Gesio
Agostiniano religiosi, da Samminiato, all'hora dello stato di Lucca,
di cui si è scritto, & appresso si scriverà, mentre si farà
memoria della Chiesa di S. Agostino di Lucca.
[…]
[545]
Questa Chiesa di S.
Agostino […]
ha le seguenti
reliquie. […]
Tra queste reliquie
hanno ancora questi Padri il corpo del B. Gesio, ò Gese come si vede
sopra l'altare posto sotto l'organo della Chiesa; Fù questi
dell'ordine loro, nativo di Samminiato, come si comprende
dall'iscrittione, e dalla pittura; e tra gl'inventarij antichi
sopradetti si trova nominata la sua testa in argento con titolo di
Santo; & hoggi anco la conservano. [546]
Hanno tradizione
che fosse già sepolto nella Chiesa di S. Colombano, e poi trasferito
in quella di S. Agostino.
NOTE
E RIFERIMENTI
(01)
G.
Piombanti,
Guida
della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche
e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894,
p. 92.
(02)
Archivio
dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, Fondo
Morali,
n. 58, Memorie
della città di San Miniato,
inserto n. 18; cfr.
G.
Piombanti, Guida
della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche
e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 125; cfr. B.
Pasqualetti, Carlo
bambocci pittore del Seicento Fiorentino (1632-1697),
in «Bollettino
dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 79,
2012, pp. 241, 267;
cfr. B. Bitossi, 8)
Ottaviano da Montone
–
Nozze mistiche di santa Caterina d'Alessandria,
e 9)
Pietro Santi Bambocci
–
San Michele Arcangelo – L'Angelo Custode schede
contenuta in Visibile
Pregare. Arte Sacra nella Diocesi di San Miniato,
volume III, a cura di
R.
P. Ciardi e A. De Marchi, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2013, pp. 44 e
48.
(03)
D.
Lotti, San
Miniato. Vita di un'antica città,
SAGEP Editrice, Genova, 1980, p. 211.
(04)
G. Lami, Deliciae
Eruditorum,
vol. IX, Charitonis
et Hippophili Odeporicon,
pars prima, Firenze, 1741, p. 177.
(05)
V. Marchio, Il
forestiere informato delle cose di Lucca,
per Salvatore e Giandomenico Marescandoli, Lucca, 1721, p. 82.
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