giovedì 13 marzo 2014

IN PILLOLE [024] - “CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE” SU UNA PARETE DI SAN MINIATO

a cura di Francesco Fiumalbi
A San Miniato, negli ultimi anni del regime fascista, la scritta “CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE” campeggiava, sulla parete laterale del primo edificio che si incontra entrando in città da Corso Garibaldi. Per intenderci, venendo dai Giardini.
La posizione era perfetta: tutti coloro che passavano da lì non potevano fare a meno di leggere. Tra l'altro quella strada era lo “struscio”, e il muretto è sempre stato un luogo di ritrovo per generazioni di sanminiatesei. Quindi era un punto frequentatissimo, anche nei momenti di svago, da giovani e meno giovani. Quelli che erano bambini o ragazzini nei primi anni '40 del '900 se lo ricordano bene ancora oggi. Di quella scritta rimane soltanto un lievissimo alone bianco, quasi inavvertibile. Per meglio dare un'idea della posizione, di seguito è proposto anche un fotomontaggio.

L’edificio che si affaccia su Piazzetta del Fondo, visto da Corso Garibaldi
Foto di Francesco Fiumalbi

Come è stato sottolineato nel post “PIAZZA MUSSOLINI A SAN MINIATO”, la propaganda fascista fu una vera e propria organizzazione che si muoveva su canali e livelli diversi. Per dare un'idea dell'importanza che questo aspetto aveva maturato nel programma del regime, basti ricordare che nel 1935 quello che fino a quel momento era il “Sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda” fu trasformato in “Ministero”, con a capo Galeazzo Ciano. Ed a partire dal 1937, allargando l'orizzonte programmatico del dicastero, lo stesso fu denominato “Ministero della Cultura Popolare”, meglio conosciuto con l'acronimo MIN-CUL-POP.

L’alone bianco nel punto dove era il motto
Foto di Francesco Fiumalbi

Oltre al mettere mano alla toponomastica cittadina, furono largamente diffusi anche i “motti” di Benito Mussolini, la cui capacità di ideare frasi ad effetto fu cosa proverbiale. E le pareti delle abitazioni e degli edifici pubblici costituivano delle vere e proprie bacheche naturali, pronte ad essere riempite con le “massime” del Duce.
Rimossa subito dopo la caduta del Fascismo, l'iscrizione sanminiatese era quella frase composta da tre parole semplici e categoriche allo stesso tempo: “CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE”. Anche se molto probabilmente non deve essere attribuita direttamente a Mussolini, questo motto divenne un vero e proprio “dogma” e costituiva il vademecum sintetico del “fascista perfetto”.
Credere” ciecamente a quello che Mussolini e il partito sostenevano, anche palesi menzogne, e quindi la teorizzazione della fiducia ad ogni costo, cieca. Un atto di fede come questo, non poteva certo prescindere dall’obbedienza, e quindi “Obbedire” a tutte le direttive di qualsiasi genere. E qui non si può fare a meno di notare il carattere totalitario dell'affermazione. Infine “Combattere”, che costituiva il massimo elemento programmatico. D'altra parte c'era sempre un nemico da sconfiggere, e questo fu preludio anche dei vari interventi militari.

Come doveva apparire l’iscrizione
Fotomontaggio di Francesco Fiumalbi

Un apposito opuscoletto, il Foglio Disposizioni n. 40 del 28 dicembre 1939, fu diffuso dal Partito Nazionale Fascista «perché le frasi del Duce riprodotte sulle pareti interne o esterne delle sedi del P.N.F. o delle o delle organizzazioni dipendenti siano perfettamente intonate all'ambiente in modo da costituire un richiamo diretto ed efficace». Nell'elenco dei motti attribuiti a Benito Mussolini compare anche “CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE”, che troviamo inserito nel gruppo di slogans da apporre alle pareti esterne delle Case del Fascio. Tale frase divenne anche il motto della Gioventù Italiana del Littorio (GIL), costituita nel 1937. Tuttavia, come spesso accadde, le disposizioni non furono seguite sempre pedissequamente. Infatti la sede sanminiatese del P.N.F. era quello che oggi viene chiamato “Palazzo Piccolo”, un pregevole edificio tardocinquecentesco. Grazie ad alcune cartoline dell'epoca sappiamo che sulla facciata c'era un'unica iscrizione, “PALAZZO LITTORIO”, che segnalava la sola destinazione d'uso. La GIL, invece, si trovava dove oggi ha sede la Biblioteca Comunale, quindi nei locali dell'ex-chiostro del convento di San Domenico, ma non ci risultano scritte o frasi.
Mentre in Piazza dell'Impero, già Piazza Gioacchino Taddei, ed oggi Piazza del Popolo, campeggiava il "ME NE FREGO" pronunciato l'indomani delle sanzioni internazionali comminate all'Italia nel 1935.

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1 commento:

  1. Sullo stipite di pietra a sinistra entrando in San Domenico e ad altezza d'uomo, c'era un piccolo ritratto di una faccia stilizzata che sembrava il viso di Mussolini che ti guardava. Me lo fece notare tanto tempo fa Franco Giannoni. Era già sbiadito e bisognava metterci attenzione per vederlo. Adesso la pietra è stata consumata dall'intemperie e non si vede più. C'è qualcuno che se lo ricorda?

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