di Giancarlo Pertici
I
“Santuari” del gioco……
…e
noi bambini, anni '50 e paraggi, testimoni e ….officianti…
PARTE
TERZA DI CINQUE
– Asilo
di San Paolo – quasi un'“enclave” per alcuni giochi quasi in
esclusiva
Tutti
impariamo a muovere i nostri primi passi dalle Monache di San Paolo.
Io credo di aver iniziato a frequentare che non avevo ancora un anno,
giusto vicini d'orto. Le prime amicizie di gruppo maturate per interi
pomeriggi insieme, i primi giorni lontani da casa dalla mattina alla
sera e all'ora di Pranzo tutti assieme nel refettorio… la “Stanzina
Rossa” con i suoi tavoloni a zampe mozze e le sue panche a nostra
immagine e somiglianza, a misura di bambino (eravamo agli inizi degli
anni '50) a testimoniare e insegnare il “rispetto”. Regole anche
rigide, a volte qualche sculaccione in più o qualche colpo di
“vetta” sulle mani, e noi ricettivi ad apprendere con facilità i
giochi più elementari.
Si
inizia con pagine intere di ASTE... noiosissime pagine di aste per
imparare a tenere in mano il lapis… poi il momento del gioco, il
primo gioco. In assoluto silenzio, tutti insieme a sedere nell'aula
grande, con davanti ognuno una scatola di legno ed il suo coperchio a
scorrere. Lo apri e scopri le costruzioni di legno, fatte di cubi,
parallelepipedi, piramidi, ogni forma possibile ad occupare ogni
spazio dentro la scatola stessa. E cominci a costruire in libertà,
in piena fantasia, con l'opportunità di poter copiare in silenzio
chi ti sta vicino, ma anche quell'altro e l'altro ancora… ogni
volta una creatura diversa mentre tra i banchi girano, consigliano,
indicano, suggeriscono Suor Maria Maddalena, Suor Maria Antonina,
Suor Maria Luigia, Suor Maria Pia, Suor Anna Maria ed invitano al
mantenimento del silenzio, al mantenimento della regola fino alla
fine dei giochi. Ma è proprio allora che questi hanno inizio perché
c'è da rimettere ognuno le costruzioni dentro la propria scatola, e
non c'è che un solo modo per farcele entrare tutte, quello
dell'ordine costituito... non scritto ma esistente… l'unico che
consente di far rientrare tutti i pezzi al loro posto… dopo aver
scoperto appunto il posto assegnato a ciascun pezzo. Un po' come
imparare a mente una lunga poesia, fatta di tanti versi. Piano pano,
volta per volta la impari.
– Asilo
di San Paolo – I QUATTRO Cantoni
Giardino…
piccolo e modesto spazio esterno quello dell'asilo di San Paolo,
suddiviso in due settori. Quello più in alto di due gradini e tenuto
a prato, anche se di erba non ce ne è più da tempo, è occupato per
una buona metà da quattro piante simmetricamente disposte al centro.
Simmetrica disposizione che ha lasciato in eredità ai bambini che ci
hanno preceduto il gioco dei “Quattro cantoni” e che a loro volta
lasciano a noi. Quindi non è una libera scelta quando arrivo la
prima volta… si sta giocando a quel gioco… e basta... o ti
inserisci o ne resti fuori. Per un maschietto si ha più
l'impressione di essere davanti ad un gioco per femminucce, ed è
proprio così. Poi il gioco cessa per stanchezza e allora comincia un
gioco nuovo, più da maschietti “Palla Prigioniera”… per la
prima volta mi coinvolge insieme alla femminucce, senza
entusiasmarmi. Mentre sono attratto da un altro gioco che in
simultanea prende corpo e forma davanti ai miei occhi. Sono delle
femminucce, ma vorrei farlo anch'io… poi in seguito anch'io troverò
il mio spazio, la mia occasione lì su quelle finestrelle che a pari
terra danno luce alla Stanzina Rossa, seminterrato destinato a
Refettorio. Sono Botteghe, banchetti del mercato, centri commerciali
naturali ante-litteram, due sporti uno accanto all'altro arredati con
scatolette di latta, coperchi rovesciati, piccole scatole di latta,
tappi di bottiglia quali contenitori… e sassi, cocci, trucioli di
legno, erba, foglie e fiori di campo a fare mostra di sé quale merce
varia… eppoi monete dell'occupazione, centesimi d'avanti guerra,
banconote dell'italia coloniale a riempire i forzieri dei
commercianti e a svuotare i borsellini delle massaie improvvisate. E'
la fantasia il migliore ingrediente del gioco. Fantasia che non si
vende ne si compra, ma rende affascinante ogni trattativa, ogni
ammiccamento, ogni sconto concesso o ottenuto, ogni promessa
mantenuta, ogni virtù mistificata, ogni rapporto concluso, ogni
pacchetto confezionato, ogni congedo assicurato, ogni grazie cantato
e goduto fino in fondo, fino al suono della campanella che suona
sempre troppo presto e ti strappa dai tuoi sogni.
– Piazza
Santa Caterina – crocevia di tanti giochi –
Poi
all'improvviso… fortunatamente, almeno per noi bambini, arriva il
“Maggio”, quella funzione mariana che ogni sera ti chiama per
tutto il mese all'appello e alla quale non puoi mancare, pena
l'essere additato dagli altri “tu non c'eri”. Impossibile
mancare! Ma poi dopo aver preso il Maggio, via fuori a sciamare
liberi su quella piazza per giochi nuovi alla luce dei lampioni. Solo
più tardi, molto più tardi l'ultimo ordine a dichiarare chiusa la
giornata “A letto!!”, che viene lanciato da una mamma e poi dalle
altre dopo le 11 ma prima di mezzanotte. Ma non solo noi bambini in
piazza, anche i più grandicelli, giovanotti e ragazze assieme a
famiglie intere a godere del fresco della sera, qualche nonno, i
soliti patiti del passeggio da Piazza dei Polli fino in Piazza
dell'Ospedale e ritorno, in coppia o a pariglia ad occupare tutta la
strada ridendo e chiacchierando. E lungo la strada a gruppetti i più
a sedere sulle sedie reclinate ed appoggiate al muro a chiacchierare
e a guardare il passeggio che inizia proprio con l'avvio del mese di
maggio.
Una
fiumana gioiosa quella di noi bambini che invade e contamina tutta la
piazza, con il suo vociare convulso, voglioso di muoversi, di
correre, di giocare senza freni… e di condivider anche giochi ed
emozioni fra ragazzi e fra giovani.
– Uovo
Marcio –
Sulla
piazza due sono le panchine privilegiate per i giochi della sera, i
giochi di gruppo: quelle proprio davanti all'ospedale perché meglio
illuminate non solo dai lampioni ma anche dalla stessa luce riflessa
dell'Ospedale. Ogni panchina ha a disposizione uno spicchio di prato,
mai tagliato ma tenuto basso dal continuo calpestio di noi bambini.
Al gioco dell'Uovo Marcio partecipano anche i bambini più
grandicelli, attirati dalle penitenze in gioco… un grande cerchio
composto da maschi e femmine, senza limiti. Tutti a sedere in cerchio
con le mani nelle mani dietro la schiena, mentre uno comincia a
girare attorno al cerchio tenendo in mano un fazzoletto che lascia
cadere, cercando di non farsene accorgere dietro ad uno qualsiasi. Il
gioco consiste appunto nel tentativo di lasciare il fazzoletto e
compiere un altro intero giro senza che il destinatario se ne
accorga. Se se ne accorge prima c'è lo scambio del ruolo, se invece
viene doppiato senza che si sia accorto del fazzoletto lasciato viene
dichiarato l'UOVO MARCIO e così il perdente deve fare una penitenza
a scelta del malcapitato.
– Rimpiattino
–
Al
buio era un gioco ambito non solo da noi bambini, ma anche da ragazzi
e ragazze che potevano approfittare delle zone d'ombra non solo per
nascondersi, ma anche per scambiarsi, senza il rischio di essere
scoperti, effusioni e baci. C'era un luogo particolarmente invitante,
proprio davanti alla porta laterale dell'Ospedale che dava alle
cucine, che faceva angolo, lato della Chiesa, …con quel grande
Leccio, oramai scomparso, le fronde così fitte e in alcuni tratti
grondanti quasi fino a terra da non farsi penetrare neppure di
giorno… figuriamoci alla luce tenue dei lampioni di notte! “Bomba.
Bomba, bomba chi è fuori sotto è” .E' il grido di inizio dei
giochi valido per grandi e piccini… intervallato da frazioni di
silenzio assoluto... risa strozzate, fruscio di siepi scavalcate,
cigolio di cardini spioni, corsa a perdifiato fino alla bomba. Chi
perde e chi vince. Sospiri di intesa… ruzzoloni nell'erba…
ginocchia sbucciate… ingrossamento delle fila del “bombati”
prigionieri presso la bomba (dietro la panchina)… fiato sospeso
fino all'ultimo in gara, che ha in mano le chiavi del gioco con il
“Libera tutti”. E' il momento più emozionante... l'ultimo
bombato che dovrebbe stare in Bomba segue trepidante la gara… i
nascondigli i più scoperti... la complicità manifesta dei bombati a
coprire, a fuorviare, a distrarre. Poi la corsa, l'ultima corsa verso
la bomba seguita da decine di sguardi, quasi tutti a tifo unico…
quasi sempre sul fil di lana… BOMBA LIBERO TUTTI... e tutti a bere
alla fontina a tergersi il sudore prima di partire per una nuova
Bomba.
– Palle
e Santi –
Su
quella piazza c'è un angolo che, senza una reale ragione apparente,
utilizziamo per giocarci le figurine dei calciatori e dei corridori…
tutte figurine della Panini. “Palle Santi Mezza e Tutta” il grido
che accompagna il lancio delle figurine in aria… uno a turno a
lanciare, dopo aver scelto su cosa puntare. Di regola si gioca in
quattro, ma a volte anche di più basta mantenere il numero pari…
con la variante che se la stessa posta è scelta da due, anche la
vincita segue la stessa sorte. Semplice la regola e le stesse
“pòste”. PALLE sta per il retro della figurina (una palla nei
giocatori di calcio), SANTI la foto del Calciatore, MEZZA se sortono
tante palle e tanti santi, TUTTA quando c'è un solo verso uscito.
Quando esce Mezza o Tutta, nulla valgono i Santi o le Palle. E' sulle
scale d'ingresso al Palazzo Migliorati e sullo spazio antistante fino
a ridosso del cancello della Ragnaia lo spazio esclusivo di questo
gioco. Non gioco incruento… le figurine si perdono, come le si
possono vincere e quindi cambiano spesso di padrone anche se
all'inizio buttiamo nella mischia solo i doppioni, ma poi dobbiamo
giocarci anche le altre. Se è il giorno NO allora te le giochi tutte
e ne resti senza. Non c'è in gioco abilità particolare, la sorte e
il vento a determinare il risultato, la buona o la cattiva fortuna.
E' un gioco che va ad esaurirsi nel momento che finiscono le figurine
in gioco, ma può continuare anche per tutta una serata se la fortuna
è benigna con tutti. E' questa la situazione più frequente e che
porto nella memoria e nelle sensazioni che il gioco mi suscita e che
fanno rivivere mosse e grida: il lancio, la conta e la proclamazione
del risultato e dei vincitori. Ognuno di questi a raccogliere
trionfante le figurine vinte e così via, finché qualcuno di
famiglia non ti chiama. “Sta per arrivare il tuo babbo!!” e
questo è nonno Nuti che in disparte mi rammenta che è giunta l'ora
di tornare a casa.
FINE TERZA PARTE
Foto
di Francesco Fiumalbi
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