a cura di Francesco Fiumalbi
1° revisione 25 febbraio 2016
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INTRODUZIONE
LA FORMAZIONE E IL
CONCORSO PER DIPLOMATICO
L'AUSTRALIA E I
CANNIBALI ALLE ISOLE FIGI
LA CINA E IL GIAPPONE.
LE COLLEZIONI DEL MUSEO DI STORIA NATURALE
GIOVANNI BRANCHI E IL
COLONIALISMO ITALIANO NEL CORNO D'AFRICA
AD ASSAB – LE
DIFFICOLTA' INIZIALI DELLA COLONIA
IN MISSIONE
DALL'IMPERATORE DI ETIOPIA
IN AUSTRALIA E A
ZANZIBAR IN TANZANIA
NEGLI STATI UNITI. SAN
FRANCISCO E NEW YORK
INTRODUZIONE
A volte capita di trovare notizie e informazioni
di personalità sanminiatesi di cui, almeno qui a San Miniato, non si ha nemmeno
una vaga memoria. Eppure si tratta di illustri concittadini, pressoché
sconosciuti all'ombra della Rocca. E' il caso, ad esempio, di Giovanni
Branchi [San Miniato, 14 novembre 1846 – Firenze, 25 ottobre 1936], una
figura straordinaria, davvero molto interessante.
Il tutto è partito da questa sintetica, ma al
tempo stesso curiosa, nota biografica contenuta nel Piccolo Dizionario dei
Contemporanei Italiani compilato da Angelo De Gubernatis e stampato a Roma
nel 1895, alle pagine 143-144:
«BRANCHI GIOVANNI, geografo,
viaggiatore e diplomatico toscano, console generale a San Francisco, ufficiale
della corona d'Italia, cav. mauririziano, decorato dell'ordine etiopico di
Salomone, è nato a San Miniato il 14 novembre 1846; si laureò in legge a
Pisa nel 1866; entrò in servizio, per concorso, nel 1867, destinato da prima a
Costantinopoli, quindi a Melbourne, Budapest, Yokohama, Shangai, Trieste, Moka,
con patente di console e giurisdizione sulle coste ottomane ed egiziane del mar
Rosso, regio commissario civile in Assab, dove si fece molto onore, in missione
presso il Negus di Etiopia, dove rimase dal febbraio al novembre 1883, console
a Melbourne nel 1885, console generale a Zanzibar nel 1889, infine a San
Francisco.»
Da qui è partita la ricerca.
LA FORMAZIONE E IL CONCORSO PER DIPLOMATICO
Il padre si chiamava Enrico Branchi ed era il Presidente del Tribunale di Prima Istanza di San Miniato (01) istituito dal Granduca Leopoldo II con la riforma del 2 agosto 1838. La madre, invece si chiamava Caterina Marchetti (02). Probabilmente erano originari di Pistoia, non sembrano esistere notizie più dettagliate, così come nessuna informazione sembra essere rimasta circa la permanenza a San Miniato.
Appena laureatosi in Giurisprudenza nel 1866 a Firenze
(secondo l’autore della voce del Dizionario Treccani), Branchi partecipò al
concorso per poter avviare la carriera da diplomatico. Il Regno d'Italia si era
costituito solo da pochi anni e vi era la forte necessità di costituire un
corpo diplomatico. Inoltre in quegli anni Firenze era la Capitale d’Italia, e
quindi tutte le funzioni amministrative, diplomatiche e ministeriali si
svolgevano nella città toscana. Entrare nel corpo diplomatico poteva essere
certamente un’ottima occasione di carriera e Branchi la colse. Vinto il
concorso, prese servizio dapprima a Costantinopoli in quello che allora era l'Impero
Ottomano, o almeno quello che ne rimaneva.
L'AUSTRALIA E I CANNIBALI ALLE ISOLE FIGI
Nel 1870 fu inviato a Melbourne, in Australia, e
nel 1874 alle Isole Figi (03). Proprio in quegli anni le Isole Figi
erano diventate una meta ambita per i coloni europei, in virtù della
possibilità di importare il pregiato legno di sandalo da cui veniva estratto un
olio utilizzato sia per scopi medicamentosi che in profumeria. Proprio nel 1874
le Isole Figi divennero una colonia britannica. Quest'ultimo periodo dovette
essere particolarmente interessante e ricco di spunti, tanto che lo portò,
qualche anno più tardi, a pubblicare un libro dal titolo Tre mesi alle isole
dei cannibali nell'Arcipelago delle Figi, per Le Monnier, Firenze, 1878.
Nel testo fece memoria de i villaggi che erano agitati da
guerre continue che si concludevano con banchetti cannibaleschi.
Le
Monnier, Firenze, 1878, frontespizio.
LA CINA E IL GIAPPONE. LE COLLEZIONI DEL MUSEO DI
STORIA NATURALE
Fra il 1874 e il 1880 fu agente consolare a
Budapest, nell'allora Impero Austro-Ungarico, e poi ancora in Oriente, in Cina nella
città di Shangai e in Giappone a Yokohama (04). Da questi luoghi riportò
in Italia diversi oggetti che tenne a collezione nella sua casa a Pistoia. Nel
1905, ritiratosi dall'attività diplomatica, e trasferitosi a Firenze da alcuni
parenti, si disfece dei vari souvenirs e donò la sua raccolta al Museo di
Storia Naturale dell'Università degli Studi di Firenze. In particolare, la
collezione giapponese conservata nell'ambito di quel museo, conta circa un
centinaio di elementi, per lo più netsuke, sculture in legno o avorio di
piccole dimensioni, ma molto pregiate, utilizzate come finitura della cintura
del kimono. Della collezione cinese fanno parte circa duecento oggetti, fra cui
tabacchiere, vasi in vetro e ceramica, oltre a servizi da tè. Più piccola,
invece, la collezione indiana, costituita da sculture e miniature (05).
GIOVANNI BRANCHI E IL COLONIALISMO ITALIANO NEL
CORNO D'AFRICA
Nel 1869, al termine di un decennio di lavori,
era stato aperto il Canale di Suez. Tale circostanza aveva aperto nuove rotte
commerciali e nuove possibilità di sviluppo anche per le compagnie mercantili
italiane. Il 15 novembre 1869 (appena due giorni prima dell'inaugurazione
ufficiale del canale) la
società Rubattino di Genova aveva acquistato la Baia di Assab in Eritrea.
La colonia andò sviluppandosi, tanto da richiedere la presenza di un
funzionario governativo stabilmente residente in quel luogo. Il 24 dicembre
1880, il Governo, nella persona del Presidente del Consiglio
dei Ministri Benedetto Cairoli, nominò Giovanni Branchi “Commissario
Civile” di Assab, con competenza estesa a tutte le coste del Mar Rosso che non
fossero già attribuite al viceconsole di Suez. Giovanni Branchi, di fatto, fu
il primo funzionario con compiti governativi e l'Ordinanza ministeriale
con cui venne nominato rappresenta il primo documento ufficiale del
colonialismo italiano. Formalmente Branchi aveva la carica “commissario”, per
non destare i sospetti delle potenze coloniali europee, su tutte la Gran
Bretagna, ma di fatto aveva i compiti propri di un “governatore” (06).
AD ASSAB – LE DIFFICOLTA' INIZIALI DELLA COLONIA
Branchi giunse ad Assab l'8 gennaio 1881 e vi
rimase fino all'estate del 1884. Il primo periodo fu abbastanza duro. Così
scriveva il 16 ottobre 1881: «Non un individuo è comparso o ha fatto cenno
di comparire, che rappresentasse almeno 10.000 lire di capitale. E poi Voi
tutti in Roma pretendete che si faccia commercio in Assab! Guardate invece alla
Francia. Parigi, appena sentito dire che vi era un Obock, ha montato subito una
compagnia con 200.000 lire di capitale; un’altra dicono ne sia in formazione
con non so quanti milioni. Eppure sfido chiunque a dire che Obock valga un
decimo di Assab! Ma in Francia il governo non ha bisogno di far tutto, perché i
privati fanno molto; in Italia il Governo fa quel che può ed il paese dorme»
(07). Questa sue prime impressioni furono raccolte anche nell'articolo La stazione italiana ad Assab, pubblicato nel Bollettino della
Società geografica italiana, n. XV, 1881,
pp. 773-775.
IN MISSIONE DALL'IMPERATORE DI ETIOPIA
Sollecitato certamente da Branchi, seppur con
qualche indugio, il Governo si mosse. Durante il suo mandato diplomatico,
infatti, il Regno d'Italia subentrò alla Rubattino nella proprietà della Baia
di Assab (10 marzo 1882). Sempre nel 1882, il Ministro degli
Esteri Pasquale Stanislao Mancini incaricò Giovanni Branchi di recarsi
dall'Imperatore
d'Etiopia Giovanni IV per stipulare direttamente col sovrano un trattato di
amicizia e commercio, affiancata da una missione geografico-commerciale
promossa dalla Società di Esplorazione Commerciale di Milano. La
spedizione partì nel gennaio del 1883, ma risultò infruttuosa per la riluttanza
di Giovanni IV ad aprire nuove rotte commerciali e la sua ostilità alla
presenza di europei in Etiopia (08). Questa infausta esperienza fu poi
oggetto di una sua pubblicazione del titolo Missione in Abissinia del Regio
Console Cav. Giovanni Branchi (1883), pubblicata in Roma dalla Tipografia
di Gabinetto del Ministro degli affari esteri nel 1889. Di questo
periodo, inoltre, sono rimasti alcuni fascicoli presso l'Archivio Storico del
Ministero Africa Italiana (oggi presso il Ministero degli Affari Esteri al
Palazzo della Farnesina) (09):
ERITREA, ASSAB: – fasc. 07 – Progressiva
sistemazione governativa di Assab. Accordi con il Sultano di Haheita, Berehan
Mohammed. Nomina del R. Commissario civile Giovanni Branchi (II semestre 1880);
– fasc. 31 – Assab e paesi vicini. Situazione politico-amministrativa.
Relazioni con lo Scioa. Missione Antonelli e Branchi (1883); ERITREA,
AUSSA: – fasc. 01 – Relazioni ed accordi col Sultano Mohamed Hanfari
(Branchi - Pestalozza - Antonelli). (1880-1885); ERITREA, AMMINISTRAZIONE
CIVILE – fasc. 89 – Progetto Branchi di Ordinamento di possessi italiani sul
Mar Rosso (1889).
IN AUSTRALIA E A ZANZIBAR IN TANZANIA
Lasciata l'Africa, nel 1885 tornò a Melbourne,
questa volta come Console, dove era già stato nel periodo 1870-1874. Terminato
anche questo mandato, Giovanni Branchi fu inviato nel 1889 in Tanzania, a
Zanzibar, con la patente di Console Generale. Nell'omonimo arcipelago
dell'Africa centro-orientale, già a partire dal 1885, gli italiani avevano
avviato relazioni di natura commerciale con il sultano del luogo e, nello
stesso anno, era stato istituito un apposito consolato sull'isola (10).
Di questo periodo, inoltre, sono rimasti alcuni
fascicoli presso l'Archivio Storico del Ministero Africa Italiana (oggi presso
il Ministero degli Affari Esteri al Palazzo della Farnesina) (11):
SOMALIA (sic!), ZANZIBAR: – fasc. 32 – Azione consolare. Sfera d'influenza
italo-inglese sul Giuba.Preparativi per la spedizione Robecchi Bricchetti.
Protocollo 25 marzo. Lettere di Branchi (I semestre 1891); SOMALIA, VARIE, ZANZIBAR –
fasc. 11 – Viaggio del Console Branchi per opportunità poli tica (1890).
NEGLI STATI UNITI. SAN FRANCISCO E NEW YORK
Dal 21 settembre 1891 al 25 ottobre 1894 fu
Console Generale a San Francisco, negli Stati Uniti (12). Nel 1900,
ancora con la qualifica di Console Generale, venne inviato a New York dove
rimase per alcuni anni, almeno fino al 1905. Qui, fra le varie attività, si
occupò di controllare gli anarchici italiani che erano passati oltreoceano (13),
oltre a monitorare mafiosi e, più in generale, i flussi migratori che
dall'Italia muovevano verso l'America.
Della sua attività sul controllo e
l'organizzazione dei flussi migratori presso New York, rimane questa
testimonianza pubblicato sul quotidiano La Provincia di Pisa, Anno
XXXVI, n. 14, del 5 aprile 1900 a pagina 2:
«L'Herald
di New-Yorck ci giunge con un articolo su la colonia la Nuova Italia, sorta in
New Jersey, presso Vireland. Questa colonia italiana — scrive l'Herald — ha
preso uno sviluppo maraviglioso ed ha attirato l'attenzione di molti consoli
esteri. Il cav. G. Branchi, console generale a New York, afferma che non v'è in
America una colonia italiana più prospera della Nuova Italia. I poveri immigrati
hanno trovato una terra, che dà loro latte e miele. Alcuni dei coloni sono
arrivati a vera opulenza, quantunque vivano in un' arcadica semplicità. I
coltivatori italiani estendono la loro proprietà di territorii e aumentano i
loro depositi nelle banche, mentre gli americani, della stessa regione, salvo
poche eccezioni, se la cavano male. Il coltivatore italiano — prosegue l'Herald
— merita la sua fortuna, poiché la lavora con tenacia e pazienza mirabili. Dopo
aver descritto l'operosità di questi coltivatori italiani l'Herald aggiunge: «Sono felici, tranquilli, una razza
più ospitale, non ha mai arato il suolo della New Jersey. Sono famosi per la
loro onestà e la loro puntualità negli affari: e i mercanti di Vireland
gareggiano nel voler commerciare con essi.» Mesi or sono, vi fu la proposta di
estendere una ramificazione dalla ferrovia centrale a Landisville sino alla
Nuova Italia, affinché que' coloni avessero un diretto sbocco ai loro prodotti.
Gli amministratori della ferrovia centrale furono stupiti, allorché parecchi
italiani, dalle mani callose, sii presentarono ad essi, offrendo di prendere
ciascuno diecimila dollari d'azioni nella nuova ferrovia. Tutti questi
immigranti giunsero poverissimi da loro paesi.»
Giovanni Branchi, rientrato definitivamente in
Italia, morì a Firenze il 25 ottobre 1936, non prima di aver donato la sua
collezione di oggetti orientali, come abbiamo visto, al Museo di Storia
Naturale dell'Università degli Studi di Firenze.
PUBBLICAZIONI DI GIOVANNI BRANCHI
– G. Branchi, Tre mesi alle isole dei
cannibali nell'Arcipelago delle Figi, per Le Monnier, Firenze, 1878.
– G. Branchi, Viaggio alle Figi, in Cosmos. Communicazioni sui progressi più recenti e
notevoli della geografia e delle scienze affini, vol. V, 1878-79, pp. 319-329.
– G. Branchi, Viaggi di Giovanni Branchi alle
Figi, in Cosmos.
Comunicazioni sui progressi più recenti e notevoli della geografia e delle
scienze affini, vol. VI, 1880-81, pp.
12-16, 342-347.
– G. Branchi, Missione in Abissinia del Regio
Console Cav. Giovanni Branchi (1883), Tipografia di Gabinetto del Ministro
degli affari esteri, Roma, 1889.
NOTE E RIFERIMENTI
(01) Medaglia d'onore consacrata alla memoria del Ministro di Stato D. Neri Corsini dai suoi ammiratori, Tip. Galileiana, Firenze, 1846, p. 11.
(02) De Leone, Branchi Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 14, Treccani, Roma, 1972, ad vocem.
(02) De Leone, Branchi Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 14, Treccani, Roma, 1972, ad vocem.
(03) Ibidem.
(04) Ibidem.
(05) Il Museo di Storia Naturale dell'Università degli
Studi di Firenze, Vol. V, a cura di J. Moggi Cecchi e R. Stanyon,
Università degli Studi di Firenze, Firenze, Univerity Press, Firenze, 2014, pp.
79-81.
(06) D. Natili, Un programma coloniale. La Società
Geografica Italiana e le origini dell'espansione in Etiopia (1867-1884),
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Gangemi Editore, Roma, 2008,
pp. 179-180, 195.
(07) R. Rainero, Anticolonialismo italiano da Assab
ad Adua, Comunità, Milano, 1971, p. 40.
(08) D. Natili, Un programma coloniale. La Società
Geografica Italiana e le origini dell'espansione in Etiopia (1867-1884),
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Gangemi Editore, Roma, 2008,
pp. 179-180, 195.
(09) Inventario dell'Archivio Storico del
Ministero dell'Africa Italiana, vol. I, 1857-1939, Ministero degli Affari
Esteri, Servizio Storico e Documentazione, Archivio Storico Diplomatico, Roma,
1975, pp. 1, 3, 34, 48.
(10) S. Baldi, Gli italiani in Tanzania, ieri e
oggi, in «Studi emigrazione», Anno XXXI, n. 113, CSER, Roma, 1994, p. 7n.
(11) Inventario dell'Archivio Storico del Ministero
dell'Africa Italiana, vol. I, 1857-1939, Ministero degli Affari
Esteri, Servizio Storico e Documentazione, Archivio Storico Diplomatico, Roma,
1975, pp. 196, 203.
(12) F.
Caria, The Italian Colony of San Francisco during
the Italian Risorgimento, San Francisco,
2011, p. 15.
(13) R.
Bach Jensen, The Battle against Anarchist
Terrorism: An International History, 1878–1934, Cambridge University Press,
New York, 2014, pp. 214-215.1° revisione 25 febbraio 2016
interessantissimo
RispondiEliminaMi sembra si tratti di un uomo che fece onore alla Toscana e all'Italia
EliminaSi parla sempre molto poco del periodo nel quale brillò un politico come Francesco Giuseppe. Poliglotta, tollerante e rispettoso delle differenti culture che gli erano profondamente note. Branchi mi sembra dello stesso stampo.
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