a
cura di Francesco Fiumalbi
INDICE
DEL POST
INTRODUZIONE
IL
CONTESTO: L'OCCUPAZIONE AUSTRIACA DELLA TOSCANA
IL
GENERALE DE LAUGIER DE BELLACOUR
LA
RIORGANIZZAZIONE DELL'ESERCITO TOSCANO
LA CASERMA E LE SCUOLE REGGIMENTARIE
DI SAN MINIATO
IL BATTAGLIONE DELLE
GIOVANI RECLUTE DI SAN MINIATO
LA FORMAZIONE DELLE
RECLUTE A SAN MINIATO
I VANTAGGI PER LA CITTA' SAN MINIATO
UN GRANDE DISPENDIO PER SOLI DUE
ANNI
LA CASERMA DI SAN
MINIATO: UNA SCELTA DISCUSSA
INTRODUZIONE
In
questo post sono proposte alcune interessanti notizie circa la
riduzione a “caserma” dell'ex-monastero domenicano della SS.
Annunziata di San Miniato – soppresso nel 1810 – comunemente ed
erroneamente detto di “San Martino”, che oggi ospita l'Hotel San
Miniato.
La
caserma militare rimase in funzione solamente due anni, dal 1850 al
1852, prima che i locali dell'ex-convento venissero dati in affitto a
privati, salvo poi essere trasformati in carcere mandamentale dal
Comune di San Miniato nel 1856. Era una caserma un po' particolare,
infatti ospitava le giovani reclute che frequentavano le
Scuole Reggimentarie, e che necessitavano di una
adeguata formazione prima di proseguire gli studi nelle Scuole di
Plotone o di essere
inviate nei campi di battaglia. Per la Toscana di quei tempi si
trattava quasi di una novità assoluta. Cercheremo di ripercorrere le
vicende che portarono all'istituzione della caserma e di osservare il
contesto storico del tempo.
(detto
erroneamente San Martino)
Foto
di Francesco Fiumalbi
IL
CONTESTO: L'OCCUPAZIONE AUSTRIACA DELLA TOSCANA
La
caserma militare di San Miniato fu
istituita in un clima di grandi tensioni ed incertezze. Il 23 marzo
1848 era iniziata la Prima Guerra d'Indipendenza
e anche Leopoldo II, cercando di dare sfogo alle tensioni interne,
dichiarò guerra all'Austria, affiancando l'esercito toscano
(costituito per buona parte da volontari, ovvero studenti, artisti e
intellettuali fra cui i sanminiatesi Augusto Conti e Gaetano Pini) a
quello piemontese e a quello pontificio. Nel frattempo, la difficile
situazione interna sul finire del 1848, portò il Granduca ad
affidare il governo ai democratici e ben presto fu costretto ad
abbandonare Firenze nel gennaio successivo. Di lì a poco fu
proclamata la Repubblica Toscana
(febbraio 1849), ma Leopoldo II chiese ed ottenne aiuto agli
austriaci dell'Imperatore Francesco Giuseppe I, suo parente. Questi,
forti di un contingente di 18000 uomini, penetrarono in Toscana nel
maggio di quell'anno e restaurarono il governo granducale. Leopoldo
II rientrò a Firenze nel
luglio 1849, anche se le truppe austriache si ritirarono
definitivamente dalla regione solamente nel 1855. E' quindi nei primi
due anni dell'occupazione austriaca della Toscana
che venne costituita la caserma sanminiatese.
IL
GENERALE DE LAUGIER DE BELLACOUR
Durante
la Prima Guerra d'Indipendenza, a seguito di alterne vicende, il
comando del contingente toscano venne affidato al Generale Cesare
de Laugier de Bellacour
[Porto Ferraio, 15 ottobre 1789 – Fiesole, 25 maggio 1871]. Questi,
impossibilitato a riorganizzare le sue truppe, si trovò nella
difficile situazione di dover fronteggiare un esercito molto più
numeroso e meglio organizzato come era quello austriaco. Nonostante
queste difficoltà, il Generale De Laugier riuscì comunque a far
fallire la manovra austriaca volta ad aggirare le truppe piemontesi,
nella cosiddetta Battaglia
di Curtatone e Montanara.
Rimasto fedele a Leopoldo II durante le vicende della prima metà del
1849, una volta restaurata l'autorità granducale fu nominato
Ministro della
Guerra
nel nuovo Governo Baldasserori. In questa veste ebbe un duplice
incarico: tenere i rapporti con il Maresciallo Kostantit D'Aspre,
comandante delle forze di occupazione austriache, e riorganizzare
l'esercito toscano. Rimase in carica fino all'ottobre del 1851 e fu
lui ad istituire la caserma
militare di San Miniato.
detto
“Il Canapone”, San Miniato, Piazza Buonaparte, 1843
Foto
di Francesco Fiumabo
LA
RIORGANIZZAZIONE DELL'ESERCITO TOSCANO
Fin
dai primi momenti dell'occupazione austriaca, Leopoldo II –
probabilmente spinto dall'Imperatore Francesco Giuseppe – si
preoccupò di organizzare un valido esercito che potesse difendere
i confini, ma anche e soprattutto mantenere l'ordine interno
alla luce dei rivolgimenti del 1848-49. La riorganizzazione,
pianificata attraverso il Decreto granducale del 19 settembre 1849,
venne affidata al Ministero della Guerra, presieduto dal
Generale Cesare de Laugier de Bellacour. La prima operazione
programmatica del Ministero fu quella di istituire delle vere e
proprie scuole militari, in modo da poter formare un corpo
d'armata adeguato per le esigenze belliche dell'epoca.
Vennero
istituiti il Liceo
Militare Arciduca Ferdinando (della
durata di 5 anni), il Collegio
per i figli dei militari (6
anni), la Scuola
d'Artiglieria
(4 anni), le Conferenze
Istruttive per gli Uffiziali,
le Scuole
Reggimentarie,
la Scuola del
Soldato e del Plotone (5
anni) detta anche Plotone
di Scuola.
LA
CASERMA E LE SCUOLE REGGIMENTARIE DI SAN MINIATO
A
San Miniato, almeno formalmente venne istituita una sede delle Scuole
Reggimentarie,
così descritte da Attilio Zuccagni-Orlandini nel Tomo Secondo delle Ricerche
Statistiche del Granducato di Toscana, stampato presso la Tipografia Tofani a Firenze
nel 1850 alla p. 477:
«
[…] nel
riordinare i regolamenti della milizia si diè facoltà
ai Comandanti dei diversi corpi di aprire scuola in tutte le
guarnigioni, per iniziarvi il soldato nella lettura, nella
calligrafìa, nell'aritmetica e nella ginnastica. La suprema
vigilanza e la direzione di tali Scuole, che si vollero distinguere
col vocabolo di Reggimentarie, è affidata agli Uffizia li superiori,
i quali scelgono i Maestri tra i Sottouffiziali del loro Corpo.
Conseguentemente il Battaglione dei Veliti in Firenze; il Primo
Reggimento di Linea in Pisa, Lucca,
Arezzo, Volterra, S. Miniato,
Orbetello, Piombino e Portoferraio; i Cacciatori a Cavallo in
Firenze, Siena, Pisa e Lucca; il Reggimento di Artiglieria in
Firenze, Livorno, Viareggio, Rosignano, Piombino, Grosseto,
Orbetello, Portercole e Portoferraio; il Battaglione dei Cannonieri
insulari, e le Compagnie di Correzione e di Disciplina in Lungone,
hanno ora il vantaggio di poter frequentare Scuole di Reggimento.»
(detta
erroneamente San Martino)
Foto
di Francesco Fiumalbi
IL
BATTAGLIONE DELLE GIOVANI RECLUTE DI SAN MINIATO
Rispetto
alle altre Scuole
Reggimentarie,
a partire dal marzo 1851, quella sanminiatese ebbe una prerogativa
“speciale”: quella di formare le reclute fra le quali sarebbero
stati scelti i 70 soldati da inviare alla nuova Scuola
di Plotone.
Ancora Attilio Zuccagni-Orlandini, alla medesima p. 477:
«Lo
zelo di chi dilesse nei suoi primordii quella militare istituzione,
rese sollecito il Ministro promotore della medesima a determinarne
meglio i Regolamenti nel Marzo del 1851. Fu confermato il titolo di
Plotone di Scuola o Scuola di Plotone; si decretò che fosse formata
quella nuova famiglia degli Uffiziali che allora vi si trovavano, di
un Sergente maggiore, di un Foriere e di 70 soldati: questi poi
dovevano essere scelti nel Battaglione
delle giovani reclute, alle quali fu modernamente assegnato quartiere
nella città di S. Miniato.»
LA
FORMAZIONE DELLE RECLUTE A SAN MINIATO
Le
giovani reclute delle Scuole
Reggimentarie
di San Miniato dovevano sottostare ad un rigido e intenso programma
di formazione, stabilito da appositi regolamenti. I ragazzi
imparavano a leggere e a scrivere, erano impegnati in aritmetica
elementare, oltre a cimentarsi in attività motorie come la scherma e
il ballo [Attilio Zuccagni-Orlandini, Ricerche
Statistiche del Granducato di Toscana,
Tipografia Tofani, Firenze, 1850, p. 392]. Certamente curiosa
l'educazione alla danza, che richiama ritualità e cerimonie
fortemente radicate nell'immaginario collettivo. Pensiamo, ad
esempio, al cosiddetto “ballo delle debuttanti”, in cui ragazze e
giovani militari trascorrono una serata a ritmo di valzer.
San
Miniato, a detta dello stesso Zuccagni-Orlandini, si prestava
felicemente per la formazione delle reclute in quanto era una
località centrale,
equidistante da tutte le città più popolose, che potevano comunque
essere facilmente raggiunte grazie alla ferrovia (realizzata fra il
1844 e il 1848). Inoltre era lontana da quei vecchi
soldati
e in luogo appartato,
tale da non offrire distrazioni
in divertimenti cittadineschi.
San Miniato era piccola, ma aveva il necessario: un ospedale pubblico
(attivo dalla fine del '700), un ampio piazzale per le esercitazioni
(l'attuale Piazza Dante Alighieri, realizzata fra il 1844 e il 1846)
e prezzi a buon mercato.
Tomo Secondo, Tipografia
Tofani, Firenze, 1850, frontespizio.
I
VANTAGGI PER LA CITTA' DI SAN MINIATO
Un
così nutrito apporto di giovani reclute, nonché di personale utile
a garantire il funzionamento della caserma, dovette generare benefici
economici a tutta la comunità sanminiatese. Ne trassero certamente
giovamento le attività commerciali al dettaglio, ma anche il mercato
immobiliare ed in particolare il mercato degli affitti. Gli
ufficiali-docenti, infatti, non risiedevano assieme alle reclute,
bensì dovevano trovare abitazioni in città, in cui poter ospitare
anche le rispettive famiglie.
Inoltre
si può immaginare anche la formazione di un piccolo “indotto”
attorno alla caserma, legato agli approvvigionamenti di generi
alimentari.
UN
GRANDE DISPENDIO PER SOLI DUE ANNI
Giuseppe
Piombanti, nella sua Guida della Città di San Miniato al Tedesco
(S. Miniato, 1894) lamentò che per procedere all'operazione di
costituire la nuova caserma, adeguata e ristrutturata per ospitare la
scuola militare sanminiatese, era occorso un grande
dispendio per soli due
anni. Queste le sue
parole:
«Nel
1850 il generale De Lauger
(sic!)
avendo scelto S. Miniato come luogo atto alle esercitazioni militari,
vi mandò il battaglione dei soldati novelli, che giornalmente
ricevevano l'istruzione sul piazzale da poco finito. Essi dimoravano
nel soppresso monastero della SS. Annunziata, con grande dispendio
ridotto a caserma, e soli due anni vi stettero.
[…] Questo
grande monastero domenicano, che godeva bella fama in Toscana, fu
soppresso nel 1810. Ripristinati i domenicani a S. Miniato, ebbero
anche il possesso di questo monastero, a condizione di lasciarci
tornare
le religiose, che ancor vivessero, le quali avevano ottenuto di
poterci finire la vita (1818). Nel 1850 lo prese in affitto il
governo per ridurlo a caserma, come è stato già detto, facendone
uscire, con dispiacere di tutti, le ultime due domenicane, che allora
vi erano. Poi l'ebbero in affitto i fratelli Federigo e Giorgio
Salvatori; ma tutta quella parte che è accanto alla chiesa, nel
1856, la prendeva il comune e a carceri la riduceva, togliendole dal
palazzo della Sotto-Prefettura»
Estratto da
G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con
notizie storiche antiche e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 46, 60-61.
LA
CASERMA DI SAN MINIATO: UNA SCELTA DISCUSSA
La
lontananza dai grandi centri della regione e l'essere un luogo
“appartato”, che per Attilio Zuccagni-Orlandini costituivano un
vantaggio utile alla formazione delle reclute, erano probabilmente
anche i maggiori difetti attribuiti alla scuola militare
sanminiatese. Si può immaginare una certa ritrosia da parte degli
ufficiali a venir destinati a San Miniato, luogo tanto ameno quanto
di scarsa attrattiva sociale. Che la decisione di costituire una
caserma a San Miniato non avesse trovato unanime entusiasmo è lo
stesso Zuccagni-Orlandini ad ammetterlo. Addirittura, essendo egli il
Segretario-Capo della Sezione Statistica del Ministero delle
Finanze, si trovò nella posizione di dover giustificare
l'operazione. Tuttavia il malcontento dello Stato Maggiore,
unitamente al ritiro dal Ministero e dall'Esercito
del Generale Cesare
de Laugier de Bellacour nel febbraio 1851 – il quale aveva condotto la riorganizzazione dell'esercito e aveva
costituito la scuola a San Miniato – rese insostenibile il
mantenimento della caserma sanminiatese. Nel 1852 la struttura venne
dismessa e affittata ai privati, prima che subentrasse il Comune di
San Miniato per insediare in quel luogo il nuovo carcere mandamentale.
Molte
delle informazioni contenute in questo post sono tratte dal testo
redatto da Attilio Zeccagni-Orlandini nel volume Ricerche
Statistiche del Granducato di Toscana, Tomo Secondo, pubblicato a Firenze nel 1850:
«[491]
III. Quartiere per le Reclute in S. Miniato. — L' articolo
precedente collegasi con questo, destinato a dare un cenno della
moderna apertura di un Quartiere per le giovani reclute nella città
di S. Miniato. Giovi qui il ricordare che nei primi anni del corrente
secolo, prima della invasione e dominazione dei francesi dai quali fu
introdotto in Toscana l'ordinamento della Coscrizione, praticavasi
infelicemente di provvedere al personale delle truppe con Leve
forzate di scostumati giovani, ossia collo spurgo della popolazione;
quindi in Firenze erasi introdotta la voce discolame, come sinonimo
di leva di soldati! Ed infatti, in buona lingua chiamasi discolo il
riottoso e il malvivente, e talvolta l'idiota. Se nonché i moderni
regolamenti per raccogliere reclute sarebbero poco dissimili da
quelli della Coscrizione, se, come di sopra fu avvertito,
l'insaziabile voracità dei monopolisti non avesse trovato il modo di
intrudersi anco nelle scelte dei soldati, facendo mercato dei
peggiori soggetti per cambio dei migliori. E convien dire che un tal
monopolio produca conseguenze funeste, poiché il Ministero trovò
nel 1850 necessaria la misura, di formare un deposito delle giovani
reclute in un luogo appartato, perché il contatto coi vecchi soldati
più non le guastasse.
Ma la soverchia moderna smania di propor sempre cose nuove, potrebbe far nascere il dubbio, se la scelta di un Locale in S. Miniato debbasi riguardare come conveniente e opportuna: la risposta é semplicissima. Siede S. Miniato in sito discretamente elevato, ridentissimo e di aria eccellente: oltre di ciò quella posizione può considerarsi come centrale, perché posta [492] quasi in mezzo tra Firenze, Pisa, Livorno, Lucca, Siena, e con Via Ferrata in vicinanza, che molto facilita quei differenti accessi.
L'edifizio destinato all'uso predetto è di una vastità sufficiente, e sebbene alquanto vetusto fu migliorato con opportuni restauri, e non può ora abbisognare che di vigilante conservazione; per cui resta solamente a desiderarsi la formazione entro il medesimo di un quartiere per Uffiziali, per rendere più diretta la sorveglianza. Che se nel caso di siccità straordinaria la truppa dové talvolta provvedersi d'acqua in qualche distanza, tal contrarietà non fu che accidentale e sembra che vi sarà in breve provveduto dal Municipio.
Ma la soverchia moderna smania di propor sempre cose nuove, potrebbe far nascere il dubbio, se la scelta di un Locale in S. Miniato debbasi riguardare come conveniente e opportuna: la risposta é semplicissima. Siede S. Miniato in sito discretamente elevato, ridentissimo e di aria eccellente: oltre di ciò quella posizione può considerarsi come centrale, perché posta [492] quasi in mezzo tra Firenze, Pisa, Livorno, Lucca, Siena, e con Via Ferrata in vicinanza, che molto facilita quei differenti accessi.
L'edifizio destinato all'uso predetto è di una vastità sufficiente, e sebbene alquanto vetusto fu migliorato con opportuni restauri, e non può ora abbisognare che di vigilante conservazione; per cui resta solamente a desiderarsi la formazione entro il medesimo di un quartiere per Uffiziali, per rendere più diretta la sorveglianza. Che se nel caso di siccità straordinaria la truppa dové talvolta provvedersi d'acqua in qualche distanza, tal contrarietà non fu che accidentale e sembra che vi sarà in breve provveduto dal Municipio.
Risentì
frattanto quella piccola città vantaggi moltiplici e notabilissimi;
primario dei quali l'aumento di popolazione proveniente da classe di
soggetti mantenuti a pubbliche spese, e che posero per conseguenza in
circolo non tenue somma di denaro: nel tempo stesso si aumentarono i
mezzi di industria ai manifattori e ai trafficanti, e ne trassero
profitto anco i possidenti, affittando quartieri agli Uffiziali,
senza aumento di pigione per le casette della classe indigente. Certo
è insomma che la istituzione di un Tribunale di prima Istanza e di
un Quartiere militare, fecero cambiar d'aspetto a quella città, che
in passato contar non poteva se non che sopra i soli prodotti del
suolo. E non potrebbesi ragionevolmente muover lagnanza, se alcun
poco aumentarono di prezzo i generi di prima necessità, senza cadere
in un grave errore di pubblica economia. Al ché si aggiunga, che la
popolazione indigena non ebbe da risentirne il minimo danno nemmeno
per la parte della costumatezza, poiché la condotta dei giovani
soldati si mantenne irreprensibile, grazie alla rigorosa disciplina
tenuta in vigore da chi ne ha il comando. Ne resta finalmente da
notare che in S. Miniato trovano i soldati il necessario a buon
mercato : in caso di malattie evvi la comodità di uno spedale; né
manca una vasta Piazza per gli esercizii militari. Certo è frattanto
che il Ministero della Guerra non molti mesi dopo l'apertura del
predetto Quartiere, poté ottenere da quel Battaglione di reclute
un'ottima compagnia di guarnigione per Volterra, estrarne 200 soldati
che furono incorporati ne' Veliti, ed altri aggregarne al Plotone di
Scuola, esistente allora in S. Iacopo della capitale. Concludesi che
chi facesse voti per veder soppresso il Quartiere di S. Miniato,
manifesterebbe oblique mire contro le utili istituzioni, o come parte
interessata farebbe supporre negli Uffiziali destinati al comando e
all'istruzione, il desiderio, ben poco lodevole in prodi soldati,
di maggiori agiatezze e di distrazioni in divertimenti
cittadineschi.»
Estratto
da A. Zuccagni-Orlandini, Ricerche
Statistiche del Granducato di Toscana, Tomo Secondo, Tipografia Tofani, Firenze, 1850, pp. 491-492.
Nessun commento:
Posta un commento