a
cura di Francesco Fiumalbi
Più
o meno alla metà del XIX secolo si assiste ad una rinnovata
attenzione per la Metalloteca
Vaticana del sanminiatese
Michele Mercati. L'opera, frutto dell'esperienza di raccolta e
catalogazione di metalli e minerali presso la sede pontificia, fu
oggetto anche di un volume a stampa, pubblicato postumo nel 1717.
Abbiamo
già incontrato il saggio di Misael
Pieragnoli dal titolo Della
vita e delle opere di Michele Mercati Junore.
Cenni biografici letti all'Accademia degli Euteleti di S. Miniato
nell'adunanza del dì 14 luglio 1853 dal socio onorario Dottor.
Misael Pieragnoli,
stampato presso la Stamperia Ristori di San Miniato nel 1853.
Questa riscoperta “sanminiatese” operata dal Pieragnoli va senza
dubbio inquadrata nell'ambito del dibattito storiografico cittadino,
avido di informazioni a riguardo degli illustri concittadini dei
secoli che furono.
Completamente
diverso, invece, il contesto e il respiro con cui si parla della
Metalloteca
nell'articolo proposto in questa pagina. La pubblicazione fa parte di
un periodico, il Poliorama
Pittoresco,
che venne stampato fra il 1836 e il 1860 con cadenza settimanale, a Napoli, nell'allora Regno
delle Due Sicilie.
Poliorama
Pittoresco,
Anno Nono, Napoli, 1845
Frontespizio
Come
si legge nel sottotitolo presente nel frontespizio, si trattava di
un'opera periodica
diretta a spandere in tutte le classi della società utili conoscenze
di ogni genere e a rendere gradevoli e proficue le letture in
famiglia.
Di fatto fu un'interessante raccolta di notizie, più o meno
approfondite, su tematiche scientifiche, sui progressi della tecnica
e della tecnologia, sull'arte, e senza tralasciare note e
approfondimenti biografici dedicati ad personalità illustri. Per
certi aspetti, il Poliorama
Pittoresco
anticiperà di oltre un secolo molti spunti editoriali che
ritroveremo in Italia solo nel Secondo Dopoguerra.
Il
concetto di “pittoresco” contenuto nel titolo, infine, è un
qualcosa che rimanda all'immaginario onirico, al tema del viaggio,
della scoperta, della meraviglia per la novità, per l'insolito,
l'antico o l'esotico. E forse fu proprio questa una delle chiavi del
successo del periodico che ebbe una straordinaria diffusione e una
considerevole attenzione da parte del pubblico. Non dobbiamo poi
dimenticare che la città partenopea, governata al tempo dai Borboni,
da un punto di vista socio-culturale non aveva niente da invidiare
rispetto agli altri centri italiani. Anzi.
Poliorama
Pittoresco,
Anno Nono, n. 20, Napoli, 21 dicembre 1844
Particolare
di pagina 160 con il ritratto di Michele Mercati
Le
notizie riportate dall'articolo del Poliorama Pittoresco sono tratta
unicamente dalla “prefazione” di Giovanni Lancisi (archiatra
pontificio e in qualche modo successore del Mercati), contenuta nella
Metalloteca Vaticana.
Di
seguito l'estratto da Poliorama
Pittoresco,
Anno Nono, Semestre Primo, Dal
10 agosto 1844 al 4 febbraio 1845,
Tipografia e litografia del Poliorama Pittoresco, Napoli, 1845, n. 20 del 21 dicembre 1844, pp.
160-161.
METALLOTECA
VATICANA.
La
Metalloteca del Vaticano offre un interessante particolare per essere
stata la prima collezione di mineralogia in Europa. Essa fu fondata
nel 1588 dal pontefice Sisto V, che ne confidò la direzione al
celebre Mercati di Samminiato, famoso scienziato di quel tempo, e già
da 20 anni direttore dell'orto boranico del Vaticano.
Michele
Mercati nacque nel 1541. Studiò a Pavia, e fece sì rapidi
progressi, che meritò a 20 anni che il pontefice Pio V gli affidasse
la cura dell'orto botanico suddetto. Il cardinal Baronio ne' suoi
Annali parla di lui con grandi elogi. Egli morì sotto il pontificato
di Clemente VIII nel 1593, in età di 52 anni.
Era
già molto tempo che Mercati andava raccogliendo gli elementi d'una
collezione mineralogica, allorché il decreto di Sisto V fondò la
Metalloteca Vaticana, e determinò il sito che quella collezione
doveva occupare.
Codesta
metalloteca, come risulta dalla descrizione che ha lasciata Mercati,
era composta di due parti: una di minerali, l'altra di sostanze
metallifere. La prima serie occupava 13 armadi, corrispondenti alle
seguenti 13 divisioni: – terre – sale e nitro – allumine –
sali aeri – sughi grassi – sostanze marine – pietre simili alla
terra – pietre provenienti da animali – animali fossili –
petrificazioni – marmi – silice e fluore – gomme.
La
secondo serie era di sei soli armadi: – oro ed argento – rame –
piombo e stagno – ferro e acciaio – sostanze metallifere –
sostanze metallifere trovate nelle fornaci.
Sisto
V aveva risoluto di far costruire una splendida galleria per servire
di metalloteca, ed il qui unito disegno desunto dal volume in foglio
che sotto il titolo di Metalloteca Vaticana si pubblicò in Roma nel
1717 arricchito di superbe incisioni, quelle stesse che ne fece
incidere Mercati, darà un'idea di ciò che doveva essere. Essa
avrebbe potuto meglio disporsi pel comodo degli studi; ma non poteva
essere né più sontuosa, né più degna di quel gran pontefice che
si proponeva altresì di farne pubblicare una descrizione con
incisioni in rame; ma disgraziatamente codesto progetto, non si sa
perché, fu abbandonato, e non si può dubitare che la drezioen già
presa in quel tempo dalla geologia, non abbia in breve cessato di
esser veduta con piacere.
Tuttavia,
dopo la morte di Sisto V, il pontefice Clemente VIII mantenne la
metalloteca sotto la direzione di Mercati, e fu ripreso per ordine
suo il progetto della pubblicazione. La morte di lui fe' nuovamente
svanir tutto, e la metalloteca andò a poco a poco in dimenticanze.
I
dotti soli conservato ne avevano la memoria, quando verso il 1710 il
manoscritto di Mercati cogli annessi rami fu trovato a Firenze nella
biblioteca della famiglia Dati. Clemente XI, allora papa, ordinò di
comprare a qualunque prezzo quel prezioso monumento, e confidò al
suo medico Lancisi la cura di ripigliare quella pubblicazione,
interrotta da più di 120 anni.
La
prima cura di Lancisi fu di tentar di trovare nel Vaticano gli avanzi
della Metalloteca. Si può prendere un'idea dell'immensità del
palazzo Vaticano da quello solo, che la galleria, soltanto per essere
andata in dimenticanza, era talmente perduta, che nessuno sapeva più
dove fosse.
Lancisi
era imbarazzatissimo, allorché alcuni versi del pote Carga,
contemporaneo di Mercati, lo misero sulla traccia di quello che
cercava: «e Forestiere, dicevano i versi, va nella galleria dove
geme Laoconte e mira ciò che Mercati vi ha collocato, e ponilo fra
le meraviglie di Roma.» Codesti versi, e un passo del manoscritto di
Mercati, mi fecero pensare, scrive Lancisi, che dirigendo le mie
ricerche negli appartamenti dai quali si scopre il giardino Medici,
troverei finalmente la metalloteca.
Le
congetture di Lancisi furono giustificate dal loro risultato; gli
armadi esistevano ancora, ma voti; la galleria era sfigurata da vari
tramezzi, per formarne camere da letto per gente di palazzo; è
probabile che, dopo la morte di Mercati, tutto andò disperso e
perduto.
La
Metalloteca comparve in Roma nel 1717 in un magnifico volume in
foglio con tavole bellissime in rame.
S.C.
Particolare
di pagina 161 con l'immagine della Metalloteca
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