a cura di Francesco
Fiumalbi
In questo post è proposta la trascrizione di un
interessante articolo dedicato ai due orti botanici presenti in Vaticano fra il
‘500 e il ‘600. Nel testo si fa riferimento anche al sanminiatese Michele
Mercati (San Miniato, 6 aprile 1541 – Roma, 26 giugno 1593). Quest’ultimo è
stato una figura straordinaria all'interno dell'ambiente scientifico del XVI
secolo, raccoglitore di minerali e metalli nella celebre “Metalloteca”, e i cui
risultati furono divulgati come opera postuma, ad oltre un secolo di distanza
[Vedi il post: LA
METALLOTECA DI MICHELE MERCATI NEL “POLIORAMA PITTORESCO”]. Fra le varie
cose, fu “archiatra” (ovvero “medico principale”) dei pontefici e durante il
suo soggiorno romano, si occupò anche dell’Orto Botanico, che doveva presentarsi
più come “Giardino dei Semplici”, cioè una coltivazione di varietà vegetali
considerate con virtù medicamentose. Secondo Misael Pieragnoli, autore di un’ampia
biografia sul Mercati, il suo arrivo a Roma coincise proprio con la chiamata di
Papa Pio V ad assumere il ruolo di “Prefetto degli Orti Botanici”. Per
approfondire: DELLA
VITA E DELLE OPERE DI MICHELE MERCATI – MISAEL PIERAGNOLI.
a corredo della Metallotheca,
Roma, 1719
Mercati fu importante anche per la storia sanminiatese,
poiché acquistò l’intero poggio della Rocca di San Miniato, dismessa dai
fiorentini, e immortalata in suo onore all'interno della carta dell'Etruria, nella Galleria delle Carte Geografiche del Palazzo Apostolico Vaticano, su iniziativa
del Pontefice Gregorio XIII [per chi desidera approfondire questo l'aspetto
della dismissione della rocca, si rimanda a E. Marcori, Decadenza e cessione
del sistema difensivo di San Miniato al Tedesco, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n.
77, San Miniato, 2010, pp. 309-318]. A San
Miniato, da sempre, si favoleggia sulla possibilità che, durante la vita di
Michele Mercati, il colle intorno alla Rocca fosse diventato un grandioso
giardino botanico. La circostanza, parrebbe trovare conferme nella lettera inviata al Mercati da San Filippo Neri il 3 maggio 1591, conservata presso l'Archivio Vescovile di San Miniato e pubblicata nel già citato testo di M.
Pieragnoli, alle pp. 35-36 [VEDI IL POST>>]. In particolare vi si legge: La sua Rocca di più, che le gusta per la vaghezza de' giardini, de' salvatichi, de' pomarij, et altre vaghezze, che lei gode mi recca similmente contentezza; perchè insieme con lei mi contento, et allegro di qualunche vaghezza ivi si trova: et lei la gode presenzialmenle, et io mi godo, che ella ne gioisca; et con l'animo ho la mia parte della contentezza che ella ne prende». Tuttavia, i prolungati soggiorni romani e l'assenza di ulteriori testimonianze (dirette o indirette) lasciano più di qualche interrogativo circa le possibili
iniziative, in fatto di botanica, del Mercati a San Miniato.
Tomo n.
XXXII, Tip. delle Scienze Matematiche e Fisiche,
Roma,
1879, frontespizio.
Di seguito è proposta la trascrizione del testo
di G. Lais, I due orti botanici vaticani,
in «Atti dell’Accademia Pontificia de’ Nuovi Lincei», Tomo n. XXXII, Tipografia
delle Scienze Matematiche e Fisiche, Roma, 1879, pp. 63-69.
N.B. Per rendere più agevole la lettura del
testo, le parti riguardanti Michele Mercati sono segnate in grassetto.
[063]
ATTI
DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA
DE' NUOVI LINCEI
SESSIONE II DEL 19 GENNAIO 1879
PRESIDENZA DEL SIG. COMM. ALESSANDRO
CIALDI
MEMORIE E NOTE
DEI SOCI ORDINARI E DEI CORRISPONDENTI
I DUE ORTI BOTANICI VATICANI
NOTA
DEL P. GIUSEPPE LAIS
La varietà dell'apprezzamento ed interpretazione data ad alcuni fatti primitivi dagli scrittori che si occuparono di priorità nella storia degli Orti Botanici Italiani, ha dato origine a diverse opinioni munite dell'appoggio di un grado più o meno eminente di probabilità. Cosi dell'orto padovano alcuni assegnano il principio all'anno 1533, altri al 1535, altri al 1540, altri al 1545, ed in diverse sentenze piegarono il Bauhino, il Toumefort, l'Aller, Linneo, Castelli, ed il Devisiani. Quelli che ne assegnano l' anno 1533 prendono per punto di origine la fondazione della cattedra di botanica: alcuni partono dal grado di pubblicità della prima raccolta di piante, altri dal riconoscimento dello stato, che a proprie spese segue l'iniziativa del professore insegnante; così si avvicinano le due più estreme date del 1533 col 1545, e nessuna merita censura, perché la cattedra istituita nel 1533 trasse con sé un primo nucleo di formazione d'orto botanico, che per essere stato creato in ajuto della cattedra era può dirsi semipubblico, e che in seguito andò svolgendosi e perfezionandosi.
[064] Infatti
Francesco Buonafede padovano, che occupò la cattedra dei semplici per decreto
pubblico ivi fondata nel 1533 collo stipendio di 120 fiorini, fu poi
stipendiato con un accrescimento di 120 a 180 tre anni appresso, perché potesse
più agevolmente da ogni parte raccogliere erbe e piante, il cui uso doveva
pubblicamente spiegare (Nota 1: Mazzuchelli. Scrittori Italiani. Tomo II, p.
III, pag. 1540.); ma un professore non potea sostenere le spese a ciò
necessarie ed ecco la necessita dell'orto botanico riconosciuta, ed il soccorso
del senato veneto, che nel 30 Giugno 1545 ordina a pubbliche spese la
l'accrescimento dell'orto, e questa data segna l'epoca del maggiore sviluppo ed
incremento che potesse accogliere. Quindi è, che secondo l'una data o l'altra o
le intermedie da me considerate, è da preporsi l'orto Padovano a quello di
Pisa, che fu costituito l'anno 1544 da Luca Ghini, chiamato alla sua
fondazione. E se il merito di aver fatto progredire la scienza di un nuovo
passo è da rifondersi più in chi ne ha dato le prime mosse, che in quello, che
ne ha seguito l'esempio, e ne ha favorito l'ampiazione, all'orto pisano il
padovano sarebbe da anteporsi.
Una
cattedra di botanica sorta in que' tempi, ne' quali il lodevole spirito
d'osservazione s'innestava allo studio dei classici antichi, reclamava fin dar
principio un orto botanico rudimentario, che avesse somministrato i materiali
necessarii all'insegnamento sia teorico chi pratico. Così è, che noi vediamo
che in Bologna all'orto botanico precedette un viridario per l'insegnamento di
quella scienza, e che l'orto di Firenze, quando fu terminato, ebbe il Ghini per
primo dimostratore dei semplici.
Secondo questo modo di vedere altrettanto dovremmo dire essere avvenuto in Roma all'epoca della prima istituzione della cattedra di botanica, la quale, per esser di lungi più antica di tutte le altre, deve aver recato con sé il più antico rudimentario orto dei semplici Ad declarationem simplicium, nelle letture di botanica tenute nella Romana Università.
Secondo questo modo di vedere altrettanto dovremmo dire essere avvenuto in Roma all'epoca della prima istituzione della cattedra di botanica, la quale, per esser di lungi più antica di tutte le altre, deve aver recato con sé il più antico rudimentario orto dei semplici Ad declarationem simplicium, nelle letture di botanica tenute nella Romana Università.
Che
l'onore della prima cattedra di botanica sia riserbata a Roma, e che Giuliano
da Fuligno, sia stato primo docente lo ha mostrato il Renazzi (Nota 2, Renazzi,
l'Archiginnasio della Sapienza. Vol. 2, pag. 65) nei ruoli della Romana
Università del 1514. «Una tal notizia, egli dice, quanto certa per l'autorità
del documento d'onde risulta, tanto sin ora a tutti ignota, quel nuovo
splendidissimo lustro arreca all'Università Romana, e come dà sempre maggiore rilievo
alle provvide cure del di lei insigne Restauratore e Amplificatore Leone X!
Taccia dunque il Facciolati sempre impegnatissimo ad esaltare ogni pregio della
sua università patavina, poiché
[065] in Roma vedesi introdotta la pubblica
lettura di Botanica molto innanzi che in Padova, dove non s'incontra sino
all'anno 1533. Qualche anno avanti, cioè nel 1527 al riferire del Ch. Com.
Fantuzzi, si ebbe nell'Università di Bologna una lezione anche di Botanica; ma
oltreché fu essa straordinaria, il primato nell'introduzione di tal lettura
rimane sempre a gloria della Romana Università».
Quanto
al fatto di un orto botanico vaticano annesso alla cattedra della quale si
ragionò, abbiamo autori che ne hanno parlato, ed un Bonelli (Nota 1: Hortus
Botanicus. Edizione del 1772 in foglio con tavole colorate.) che a tessuto ben
anche un elenco dei custodi dell'orto e dei docenti universitarii, di cui nella
presente memoria. Ma quel elenco è incompleto, e manca principalmente di ciò
che maggiormente c'interessa, cioè della sua antichità, per il confronto cogli
altri stabilimenti di egual genere. Fino ad un certo punto possiamo ravvicinare
la sua esistenza con quella del padovano e pisano. Perocché se nel 1587 secondo
il Bonelli l'amministrazione di quell'orto era stata data al Bono botanico e
docente universitario, dobbiamo ammetterne già l'esistenza se non nel primo
precettore Giuliano dell' anno 1514, almeno nel successore di questo e
predecessore del Bono, che fu Giuseppe Cenci, che dal 1539 al 1548 tenne quella
cattedra, con che si ha già quanto basta a dare all'orto un vanto di antichità
eguale agli altri.
Ma
vi ha di più. (Nota 2: Una menzione specialissima pel ristoramento dell'orto
vaticano è dovata all'insigne naturalista Michele Mercati, che la s. memoria di
S. Pio V applicò alla cura di quell'orto come ne parla la vita scritta del
Majella. Dall'archivio secreto vaticano sotto la rubrica. Politicorum d. 77. p.
2. abbiamo una data storica importante per il fornimento dell' orto vaticano,
che mi piace qui trascrivere. Eccola. 1571, 10 Marzo. Ordine del Card. D.
Michele Bonelli a tutti i guardiani» ed altre persone da campo, et a Portiana
di non molestare, anzi prestare ogni opera a Mons. Michele Mercati semplicista
di N. S. che va a far provisione di piante di semplici ed a cavarle da vari
luoghi.) L'interpretazione più facile di un testo della vita del Pontefice
Nicolò Quinto registrata negli annali muratoriani (Nota 3: Muratori. Scriptor.
Rerum Ital. Voi. III. part. 2. pag. 933.) c'induce a credere aver cotesto Pontefice
fatto qualche cosa di simile ad un orto botanico, imperocché si scrive così
Primo enim ab inferiori Palatii parte magnus pulcherrimusque hortus cunctis
herbarum atque omnium generibus refertus. Potrebbe credersi qui indicato un
luogo di delizie più che un apparecchio allo studio di botanica, ma come
spiegare le ultime parole che suonano per una ragguardevole collezione?
Certamente che i generi di tutte le piante non potevano costituire qualche cosa
di per se essenzialmente delizioso, perché la scelta e la disposizione, e non
la sola molteplicità forma il
[066] bello: e che bellezza di grazia
potevano produrre le piatite esotiche colle ortive? La vita poi di quel gran
Pontefice inteso a cose utilissime e profittevolissime per la scienza
letteraria non dà luogo a sospettare, che suo intendimento fosse di formare un
luogo di delizie, e nulla più.
Non
mancano poi gravi sospetti, che alla coltura di piante esotiche a modo di orto
botanico in Roma, si fosse dedicato Simone lanuense o da Cordò, che fu medico e
suddiacono di Nicolò IV (1288-l292), e scrisse tra le altre cose un repertorio
di rimedii intitolato Clavis sanationis, dove è detto del modo di allevar
piante e trasferirle da luogo a luogo. Sembra che Alfonso Decandolle arrivasse
a qualche notizia più positiva, perché il celebre naturalista fu richiesto per
lettera dal Prof. Sanguinetti sulla verità dell'asserzione, e sulla fonte della
notizia; ma troppo tardi, che in quella lettera conservata dal Ch. Prof. Scalzi
Medico primario dell'Ospedale di S. Spirito in Sassia, della quale per suo
favore mi ha dato lettura, si scusava di non poter soddisfare alla sua
ragionevole dimanda, che il lungo tempo passato dalla ricerca alla richiesta
(trent'anni circa) avea posto il Professore nella inabilita di ricordare l'opera
e l'autore, e chiudeva la lettera con quelle informazioni, che di questo autore
avevano scritto il Tiraboschi nel Vol. IV. p. 151 e 200 della sua storia della
letteratura, e il Meyer nel Gerchicte der Botaniche. Vol. 4, pag. 160-167.
Si
raccoglie da questo^ che l'origine del 1° orto vaticano deve ricercarsi nella
più grande antichità, ed al disopra delle epoche che segnano le date di
costruzione degli altri orti botanici d'Italia.
Quale fosse il luogo occupato nell'area dei giardini vaticani, il Lancisi, nella prefazione che accompagna la pubblicazione della Metalloteca di Michele Mercati pag. XV, indica il giacimento dell'orto presso il luogo occupato da quel celebre monumento, cioè l'impluvio del Museo Pio Clementino, come si raccoglie dalla poesia del Carega in lode di Michele Mercati, e da quello, che questi medesimo dice nell'opera della Metelloteca all'Armario X cap. III. Il Lancisi ne parla cosi. «Etenim locus theatri instar longitudinis ubi major est ambitus palmorum 150 et amplius, latitudinis vero 16. Horto medico ad austrum imminet, Villamque Pii IV per fenestras ad africum prospectat.».
Quale fosse il luogo occupato nell'area dei giardini vaticani, il Lancisi, nella prefazione che accompagna la pubblicazione della Metalloteca di Michele Mercati pag. XV, indica il giacimento dell'orto presso il luogo occupato da quel celebre monumento, cioè l'impluvio del Museo Pio Clementino, come si raccoglie dalla poesia del Carega in lode di Michele Mercati, e da quello, che questi medesimo dice nell'opera della Metelloteca all'Armario X cap. III. Il Lancisi ne parla cosi. «Etenim locus theatri instar longitudinis ubi major est ambitus palmorum 150 et amplius, latitudinis vero 16. Horto medico ad austrum imminet, Villamque Pii IV per fenestras ad africum prospectat.».
Il
Museo Pio Clementino corrisponde secondo il Bonanni all'atrio ornato da Pio IV
delle statue del Laocoonte, Apolline e Venere, e trovandosi fatta menzione
della prima di queste opere d'arte nei versi del Carega, per indicare il luogo
della celebre Metalloteca, veniamo in cognizione particolareggiata [067]
del luogo al Sud del quale, dobbiamo rinvenire l'orto medico menziooato dal
Lancisi. L'area che racchiude i requisiti di prossimità ed orientazione può
stimarsi nella vaticana topografia quella parte dell'antica Villa Innocenziana,
che forma oggi il giardino della Pigna, a meno che non voglia supporsi nelle
vicinanze del palazzotto di Pio IV, come farebbe credere l'Ab. Gaetano Marini,
(Nota 1: Lettera edita e diretta a Mons. Giuseppe Muti Papazzurri già Casali.
Roma 1798. Tip. Puccinelli.) sebbene in grado di minore propinquità: e questo
dovette essere il teatro delle prime osservazioni e dei primi botanici sperimenti.
L'elenco
dei docenti botanici posto in calce della presente memoria, mostra il tramonto
dell'orto botanico sotto il Panarola ed il Sinibaldi, cui tenne dietro una
nuova aurora, il rinascimento cioè del 2° nuovo orto botanico sorto sul colle
vaticano per cura del botanico Mons. Filippo Luigi Gilli; il quale cominciò a
studiare la natura e la proprietà di alcuni vegetabili non indigeni del nostro
suolo, in un piccolo giardino situato alle radici del monte Giannicolo, finché
non gli venne aperta la strada a sperimentare e studiare in un campo più vasto,
che fu un area situata sul colle vaticano.
Ecco
come egli stesso ci descrive la cosa. «L'elegante forma nella quale vedesi
ridotto al presente questo nostro giardino, per l'acquisto che abbiamo fatto di
uno più grande e migliore situato alla falda orientale del colle vaticano, di
assoluta proprietà della R. Fabbrica di S. Pietro, lo dobbiamo a Mons. Giovanni
Bufalini, che essendo attualmente economo della medesima Reverenda Fabbrica, si
compiacque a nostra istigazione così di ridurlo, con toglierne via alcune
semidirute fabbriche non ad altro buone se non ad occupar terreno, ed a privare
lo stesso giardino di quella amena apertura nella quale vedesi ora restituito;
e siccome un qualunque giardino od orto che sia, di questa natura, e tutto
dedicato alle botaniche osservazioni, merita di essere con qualche particolar
nome conosciuto; così col nome di Orto Vaticano-indico ci è piaciuto di
distinguere il nostro, avendo riflesso ed al luogo della sua situazione per
molti capi celebratissimo, ed alle piante che in esso coltiviamo indigene la
maggior parte delle indie sì orientali che occidentali.» (Nota 2: Osserv.
Filologiche. Roma 1790.)
Le
particolarità che si raccolgono dalla descrizione, limitano la giacitura del
giardino descritto a quella parte dell'area orientale del monte vaticano
racchiusa tra la via della tribuna, e le vie della zecca e del mosaico, che ne
formano il confine; e posso aggiungere, che lungo la via del mosaico si trova
una piccola zona di terreno di proprietà un tempo della R. Fabbrica [068] di S. Pietro, oggi della Eccellentissima Casa
del Duca Fiano, ad uso di vaccheria, dove prospera tutt'ora una bella Palma, e
si veggono piccoli arbusti avanzi di un viridario, che dalla giacitura conviene
benissimo colla posizione dell'Orto Vaticano-indico del Gilli. Col materiale
raccolto in Roma ed in lontani paesi, Mons. Gilli col socio di studio Gaspare
Suarez, intrapresero un corso di osservazioni fitologiche su di alcuni esotici
vegetali, ragionando della coltivazione di ciascuno di essi adattata al nostro
clima, e delle loro proprietà ed usi nella medicina e nella domestica economia.
Ottennero dal Ruiz, la più scelta parte delle esotiche piante e si servirono
dell'opera del P. Cesare Majoli per la pubblicazione dei loro disegni. In tal
modo le effemeridi letterarie di Roma del 1788, 89, 91, 93 furono arricchite
dai sudori di questi due dotti ed abili osservatori.
Dopo
la totale scomparsa dei materiali scientifici che arricchirono il Vaticano di
due orti botanici, sarebbe utile alla storia della scienza ricomporre con
notizie apprese su codici o su libri l'elenco delle piante allevate in ambedue
gli orti vaticani. Cotesto desiderio, che mi è venuto meno pel 1°, non mi è
riuscito vano pel 2°, chi svolgendo le memorie manoscritte del Gilli,
conservate nella Vaticana, ho trovato tre elenchi, che ordinati per lettera
s'inseriscono in un solo a pié della presente nota.
Altra
grandissima ventura è stata il ritrovamento di ricchissimo erbario di oltre a
1200 esemplari fornito dalle piante del 2° orto botanico, che ordinato,
classificato disposto potrà formare un piccolo gabinetto vegetale vaticano di
piante nostrane ed esotiche.
Tutto
questo è una novella prova, contro un recente ed empio libercolo del Draper,
che la Religione e la scienza mirabilmente si accordano a nobilitare l'uomo ed
a sollevarlo al disopra della condizione dei bruti, e che i Romani Pontefici
furono sempre intesi a promuovere incoraggiare, ed ebbero grandissima parte
nello sviluppo dell'umano intelletto ospitando le scienze che lo perfezionano.
[069] ELENCO COMPARATIVO DI DOCENTI UNIVERSITARI
E
CUSTODI DELL'ORTO BOTANICO VATICANO
Docenti Universitari
di
Botanica
(Estratto
dal Bonelli)
Leone X. an. II. 1514.
Ad
declarationem Simpl. Medic.
Magister
Julianus de fulgineo.
Paolo
III. an. 1539-1548
Ad
declarationem Simpl. Medic.
Magister
Joseph Cincius.
Pio
IV. an. II. 1561
In
Simplicib. Medicinal.
Jacobus
Bonus Ferrarensis
an.
1587
Caesar
Durantes Gualdensis
Clemente
VIII. an. IV. 1596
Simpl.
Medic.
Andreas
Baccius
an.
1601.
Simpl.
Medic.
Johannes
Faber.
an.
1653.
In
Simplicib. Medicamentis.
Magister
Dominicus Panarolus Romanus.
In
Sim. Med.
Magister
Jacobus Sinibaldus Rom. cum ostensine, de alexipharmacis et venenis.
Custodi dell'Orto
Botanico
Vaticano
(Ricavati dalla Storia del Renazzi)
In elenco lectorum Sapientiae invenimus Josephum Cincium professorem sub Paulo III, tum Jacobum Bonum Ferrariensem, qui hortum simplicium sub Pio IV administravit, ….
Michaelis Mercatus, qui annum vix dum aetatis vigesimum
excessisset a S. Pio V P. M. horto botanico praefectus est...
Andreas Baccius Medicus ac philosophus omniscius ac politissimus excepit Mercatum, Baccio successit Castor Durando de Gualdo, post, Joannis Faber bambergensis, in celebri Linceorum societate nobilissimus: tres annos Pauli V jussu peregrinatus est herbarum conquirendarum caussa: novas plantas laboriose curavit eumdemque hortum per annos triginta circiter cum laude administravit …........
Interea
horti custodia demandata 1636 Benedicto Sinibaldo Leonissano, 1646 Dominico
Panarolae, tum 1667 Francisco Sinibaldo per annos 14.
Nessun commento:
Posta un commento