GF1843-1/20_L'INAUGURAZIONE
DELLE NUOVE CAMPANE DELLA CATTEDRALE
Questa
pagina fa parte del regesto inerente le notizie sanminiatesi
contenute nella Gazzetta di Firenze dell'anno 1843.
Estratto
dalla Gazzetta di Firenze
n. 5 del 12 gennaio 1843, pp. 3-4:
Samminiato
29. Dicembre
Divoto
affollato concorso di Fedeli rese in quest'anno più brillanti i
Natalizj festeggiamenti, e l'eucaristiche Esposizioni nella nostra
Cattedrale. Cagione della non ordinaria frequenza furono le nuove
Campane, che annunziarono il principio della Festa, e di cui a
onoranza dell'egregio Artefice sig. Gio. Battista Stefani di
Fontanaluccia, nello Stato Modenese, vuolsi fare giusto e meritato
elogio. Grande era l'aspettazione del nuovo Doppio, la cui fusione in
presenza di altri reptati Artisti allo Stefani era stata affidata, e
da lui maestrevolemente eseguita in Samminiato sotto gli occhi della
dotta, e della volgare curiosità. I Deputati Capitolari Rev. Sigg.
Can. Silvio Risi, e Can. Carlo Pescini non avean risparmiato
diligenza al buon effetto, sorvegliando la provvista di ottimo genere
di metalli, e cercando negli stessi restauri della Torre Campanaria,
diretti con grande intelligenza dal Capomaestro Antonio Vannini
Samminiatese, di combinare colla sicurezza della Fabbrica ogni cosa,
che valesse a rendere la collocazione medesima dei bronzi armonica.
All'aspettazione dei cittadini si aggiungeva il desiderio di vedere
interrotto un lungo silenzio. Ma se grande era l'aspettazione, e
forte il desiderio, l'effetto superò l'aspettazione, e il desiderio.
Suonarono, e accorse il Popolo in folla; suonarono ed ogni animo
restò compreso di gioja, non sapendo, se più doveva ammirarsi la
forma, l'abbondanza, il tuono grave e maestoso dell'armonia, o la
dolcezza e soavità. L'accordo perfetto di sei Campane, la prima in
Cisolfaut, la seconda in Delasolré, la terma in Elami, la quarta in
Fafault, la quinta in Gisolreut, e la sesta in Gisolreut ottavo,
genera un'insieme, ed un'avvicedamento di armonia che rapisce. Onore
facciasi al Rev. Capitolo che accrebbe così l'esterior decoro della
sua Chiesa; onore ai suoi Deputati che adoperarono con tanto zelo;
onore e applauso all'abile Artefice, a cui questo elogio rendutogli
per giustizia desideriamo che possa procacciare altri lavori, giacché
colla somma abilità egli possiede una prerogativa, che non va sempre
coll'arte congiunta, l'onestà, la quale è però una gran virtù dei
grandi Artisti. (A. C.)
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