di Francesco Fiumalbi
La chiesa della SS.
Annunziata, comunemente chiamata "Nunziatina" è una delle chiese
sanminiatesi più suggestive. La pianta a croce greca iscritta in un ottagono,
gli affreschi di Domenico Bamberini, l'affresco quattrocentesco
dell'Annunciazione, la bellissima statua di Sant'Antonio Abate, sono tutti
elementi caratteristici di questo piccolo, ma affascinante edificio di culto.
Presso l'Archivio
Storico del Comune di San Miniato, a seguito della soppressione settecentesca
delle compagnie religiose, sono confluite le carte che una volta appartenevano
alla Compagnia della SS. Annunziata, l'istituzione laicale a cui si deve la
fondazione del primo nucleo della chiesa. Fra queste, si trovano quelle
relative alla fondazione della chiesa della Nunziatina (1).
Si tratta di un manoscritto,
redatto da Piero di Lorenzo Gucci, scrivano della Compagnia, il 27 aprile 1542.
E' estremamente interessante, in quanto ci fornisce una serie di informazioni
relative alla costruzione della chiesa, ricopiando una memoria registrata nel
1383 da Giovanni di Piero Gucci, probabilmente un avo di Piero di Lorenzo.
Chiesa della
SS. Annunciata, detta "Nunziatina"
Foto di
Francesco Fiumalbi
Dal documento si
evince che nel 1383 (ad appena 13 anni dalla caduta di San Miniato nelle mani
di Firenze) la Compagnia della SS. Annunziata decise di "staccarsi"
dalla chiesa dei SS. Jacopo e Lucia (detta di San Domenico), che era stata la
sede dell'associazione religiosa fin dalla sua istituzione, ipotizzabile alla
fine del '200 (2). Il luogo prescelto ad accogliere il
nuovo edificio fu individuato lungo la strada che conduceva verso le
"Colline", appena fuori dalla Porta di Ser Ridolfo. Alla chiesa vera e propria fu
deciso di affiancare uno spedale per
il sovvenimento delli poveri.
Poiché tale operazione
richiedeva l'ottenimento del consenso da parte del Vescovo di Lucca, che
all'epoca era Antonio da Riparia (eletto il 29 ottobre 1380 e morto il 16
agosto 1383), la Compagnia elesse come procuratore Giovanni di Jacopo che,
coadiuvato dal notaio Bindo del fu Pietro Manni di San Miniato, presentò la
richiesta. L'episcopo dette il suo benestare e stabilì l'onere di corrispondere
annualmente una libbra di cera in occasione della festività di San Martino, specificando
che, in caso di guerra o di impossibilità a raggiungere Lucca, l'obolo sarebbe
stato consegnato al rettore della Pieve di Santa Maria di San Miniato (oggi
Cattedrale).
L'oratorio, con
annesso ospedale, sorse nel luogo indicato, all'interno del territorio
parrocchiale della chiesa di Santa Maria a Fibbiastri, suffraganea dell'ormai
decadente Pieve di San Saturnino in Fabbrica,
la cui giurisdizione si
estendeva fino alla Porta di Ser Ridolfo. Infatti la cerimonia di posa della
prima pietra vide la partecipazione del rettore della chiesa di San Michele
Arcangelo di Cigoli, che aveva assunto le funzioni proprie del pievano, essendo
la pieve di Fabbrica formalmente ancora attiva, ma di fatto decaduta.
La chiesa e l'ospedale
rimasero sotto il controllo della Compagnia della SS. Annunziata fino al 1522,
quando fu stabilito che il complesso passasse agli Agostiniani di Lecceto. Da
quel momento in poi, alla confraternita rimase solo l'oratorio, mentre i frati
edificarono l'attuale chiesa (poi ristrutturata nel '600 e nel '700) e
trasformarono l'ospedale in convento. La nuova sede della Compagnia fu
costruita nella seconda metà del '600: la Chiesa della Crocetta.
Come si vede dalla foto qua sotto, a ricordo della donazione fu collocata
sulla facciata della chiesa un'epigrafe di cui proponiamo la trascrizione e la
traduzione:
DEO OPT[IMO] MAX[IMO] ATQ[VE] ILIC[ITANAE] AVG[USTINIANORVM] CONG[REGATIONI]
FR[ATR]ES VIRG[INIS] AN[N]VN[TIATAE] AERE PROPRIO CO[N]STRVCTV[M] TE[M]PLV[M]
ET MONAST[ERIVM] MVNIFICE AC PIE DONA[VERVUNT] 1522
(Trascrizione a cura
di Rossano Nistri)
A Dio, Ottimo Massimo. Nell'anno 1522
gli appartenenti alla Confraternita della Vergine Annunziata, di quella stessa
Congregazione dei padri Agostiniani, fecero dono della della chiesa e del
monastero costruiti a loro spese con impegno devoto e generoso.
(Traduzione a cura di Don Luciano Marrucci)
Epigrafe sulla facciata della chiesa
Foto di Francesco Fiumalbi
Ed ecco, infine il
documento trascritto. Alcune parole sono praticamente illeggibili, in generale
sono state riportate le lettere così come sono state scritte, quindi senza
correzioni o aggiustamenti. Alcune abbreviazioni sono state indicate, anche se il
significato del testo è comunque comprensibile. Se, leggendo, troverete nuovi
particolari o errori di interpretazione, non avete che da segnalarceli, in modo
da aggiornare il post.
Copia di una memoria quando la
compagnia della nunziata era in sancto jacopo et trasferissi alla porta di ms (da
leggere “messer”, n.d.r.) Ridolfo – cioè
–
L’anno 1383 la compagnia della
nunziata essendo in sancto jacopo stata già anticamente spirata dalo
onnopontente idio volse tornari fuor della porta di ms Ridolfo et qui far uno
spidale et compagnia ad honore di dio et di tutta la corte celestiale et a
utile et sovvenimento delli poveri ma fu necessario innanzi haverne licentia
dal reverendo vescovo di Luccha et po (da leggere “poscia”, poi, n.d.r) ragunata la sopraddetta compagnia instituì
Giovanni di Jacopo maniscalco sindico et procurator in questa faccenda et po
levassi una supplica dal reverendo vescovo di Lucca et po fatta la supplica p
il diligente huomo Giovanni sopra detto si attenne cose sotto scritto:
Antonius dei et aplce sedis gra(tia) luc(encis) epsi dilechi nostro epo (da
leggere “episcopo”, n.d.r.)… nomine et
fratris societatis sancte marie nunziate de S Miniate santem in domino
sempiterna (sempre, eterna, n.d.r.)
ura (?) nobis nup fuit porretta
petitio p joanne jacobi maliscalco (e)orum sind(ico) et procur(atore) nuius
tenor segt in hac forma:
Cora nob reverendo in cristo
padre e D(omi)no D(omi)no Antonio dei et ap(osto)lice sedis gra(tia) luc(ensis) ep(iscop)o reverendo et iosut(?) foaes ohm jacobi maniscalcus de S Miniate dindicus et procurator
societatis seu fraternitatis sacte ma (da leggere Maria, n.d.r.) annuntiate S Jacobi de Sancto Miniate or dita et alia splr costituto
ut des sindicatu et man(iscalcus) apparet pub mato(?) manu. S(er) Bindo quo(s)dam Petri Manni de S Miniate not(a)i(o)
pub(lico) vice et nore sce societatis
os in zelis fidei et fervor charitatis disponente deo into cir currate. Et
corde deiderant fauoi parupum yhu xpi (da leggere Gesù Cristo, n.d.r.) sub vocabulo S marie Annuntiate, fundare et
costruer ppe terra sa(ncto) miniatis uz et porta domini Rodulfi in parrocchia
ecclesie S. Marie de fibiastri quodda oratoriu sive cappella in qua altare et
tintinnabula sive campanella in nel et techi. (H)Ac quodda hospitale ipi cappelle contigui et comunichi eriger et
appsorni retiner ingbus(?) quidem ad
reverentia onnipotentis dei et die(?)
close(?) virginis marie totuesqu insco
celestis i missa et alia omino officia celebrari possint: (H)Ac aggregari recolligi pariter et reapi
paups yhu xpi (da leggere Gesù Cristo, n.d.r.) ppuis futuris temporibus: ft(?)
op(?) dictus joannes sind(icus) et procuro pds(?), cognoscens utiusmodi fundatione et costrutionem fieri no posse, sine
cura espressa licenti aut decreto at obsuata forma sur(?) audens
joa(nn)es sindicus et procuro
predictis d(omi)no noe(?) humiliter
quatemus potest eidem reverende patentasi supplicat qt(?) eide orato noe(?) splem(?) gratia facientes
orgnemini et nelitis(?) erde joan(n)i dicto nore(?) elargiri et conceder dicta cappella et hospitale costruer et edificari
facer forma mors(?) de quib auti e(?): que quisdem caooella sive oratoriu ad ipsu
hospitale accessorie nessiat et q(?)
qiudem cappella et hospitale sulari gauder possit et debeat qbusaunq(?) imunitatis privilegius et libertati§ qbus
gaudem alie cappella et hospitalia orgnantes et nunc committer nestris miris: d(omi)no preposito sancti miniati et S(ancto) m(ichelis) de Ceuli ut ipsoru alteri q nelint et debeant in fundazione predicto
ad lande dei poner primi lapide: In quib omnia et smgtis(?) sopradectis dictus Joannes sindicus et
procuro predictis d(omi)no noe tamq
fundactionis autor et costructor resuat et dedio noe(?) re§uatu ee(?) intendit et
nult jus patronati sta mi d(icta)
cappella q ni hospitali et qualibet ipsoru: cuius urum desiderino tanq pui
ompletantes et dududerantes ta dinisi cultus q hospitalites auaori tenore presentiu uob nista cintinentia et
tenore die(?) uesre petitiois et
regsiti mis indulgemus et plena in domino concedimus faundate posse in loco et
parrochia pnotaris oratoriu seu cappella et hospitale ad xpi paupum usum
costruer et edificandi quatitatib mais et formis in emsde(?) petitione et pressatis saluo semp iure
parrochiatis ecclesie reservando no set nunc pro ut sunc et uris(?) successoribus et defensioms dicto
hyospitalis et cappelle: Nos niro(?)
nrusq(?) successori§ e opis capatui
Lucano pro censu et noie census dabini(?) in festo S(ancti) martini
libra una cere propesoris temporit decetero et p soluti ad op solutione dicta
cappella et hospitale teneri decernimus: Si uo(?) pp hospitatis in cursu nel guerraru dusteninabun seu alia insta
impedimenta dca(?) solutio luce fieri
et posint tunc et eo casu depositio et consignatio dicte solutionis cere fieri
possit et liute rev(eren)do preposito
plebis de S(ancto) miniate q ptor
fieri set predicto irro(?)
episcopatus reapoeni(?): In quor(?) oiu testimoni:
Antonius dei et ap(osto)lice sedis gra(tia) luc(ensis) eps (da
leggere “episcopo”, n.d.r.) universis xpi
fidelibus i presente stras in spettaturis, salutatem, et semputerà in d(omi)no
charitatem Sanctoru honoranda sunt opera et uberibus candri(?) preconijs attollenda, que grosis opibus et
miramdovi insignis, maiestas omnia conditoris honoras. Ut nos illoru adiusi
preci§, suffia gijs circumfulti, apud regis eterni clementia, post mire
presentis ex cursu stortis stabilem no habenta, dehitorni(?) faulius attenta venia, supre beatitudini
gaudio ppnis duratura tempori§ consequamun: Cù itaq dilecti filij societatis
glose virginis marie annuntiate de S(ancto) miniate quodda intendant hospitate cu(m) oratorio sialbonis proprijs fundari sub vocabulo S(ancte) Marie Annunciate situ in parochia de
Fibbiastri prope s(anc)tum miniate
tui diocesi ad usu pauperum yhu xpi (Gesù Cristo, n.d.r.) quod pro ipsoriu parte nob oxtitu expo situ
ut narrari et allud facendi eisdem concessimus mandari, capiente ut hospitale
ipsu et oratorio congruis honoribus frequentatur, omnibus ve(ni)re(?)
penitensibus et confessis qui hospitale ipsu et oratorui venerabiliter
insitaverint in festo gloriose virginis m(arie) annuntiate de mense marti jet in vigilia ipsius quadrigenta dies eis
vero qui hospitale ia(?) dicti et
oratorium siglis primis dominus cuiuslibet mensis XL dies et arlijs qui§cumq(ue) diebus XL dies annis singlis de
omnipotentis dei misericordia et beatoru(m) et apostoloru(m) petri et
pauli antea cofisi de miuntis penitentis misericorditer relaxamus in quorum.
Chiesa della SS. Annunziata, Portale di Ingresso
Foto di Francesco Fiumalbi
Antonius dei et ap(osto)lice sedis gra(tia) luc(ensis) ep(i)s(copus) dilectis in xpo hor§ et fratri§ societatis s(ancte) m(arie) annuntiata de s(an)c(t)o miniate salut(at)e in d(omi)no sempiterni:
iura nobis nuper extit p. joannis jacobi nostri sindicu et procuro po recta
pontio, uius tenor seguit in hac forma in. Iora nobis reverendo in xpo patre et
d(omi)no d(omi)no Antonio dei et ap(osto)lice sedis gra(tia) luc(ensis) ep(iscop)o reveren(di)s et pomi
joannes olim jacobi maniscalcus de s. miniate sind(icus) et procuro societatis
s(ancte) marie annunziate et sancti
jacobi de s(an)c(t)o miniato od ita et alia splr(?) constitutus ut de S sindicatu et manto apparet pub instro stato et
rogato mano s(er) bindo quonda s(er) Petri manni de S(ancto) miniate notaio publ. Ex ab olim divino
disponete sinorati et boni viri terre sacti miniatis nuo matro uno (?) cenuentes(?) et pui desideriu anplexontes(?)
q(ue) dà in sancto miniate in
ecclesia sancti jacobi de fuorisporta societate ordinaverunt et aveauerunt q(ue) usq(e) ad hoc tempora disciplius dei laudi§ orationibus et actibus
multicipliter pijs instrument et insictent(?) et cuntaro(?) honori u
argitore(?) promerente(?) crenit(?) veru(nt)(?) sepodia solo
suadente dinfensiones intedu et iurgia q(ue) eos arlogna(?) st exorta:
Illui intedu indiscrete q(ue) eos
alligando g societate ipia anbernatoru ordinaria parabola sine anteno exitit
gubernato sine uallata quamodre dictus joannes d(i)c(t)o sindicatu et procuro
nore sanpulu(?) quodunq(ue) desiderans toller et ut in eusdem loco et
societate part ppuo sine qua pacis autor bn(?) coli(?) no potest est
veritas q(ue) dens est ropiatur(?) et sit et contra ipsa societate tati et
dicit promulgata indebite deceteri taliantur nec obia possint fidem reverende
parontatu iure supplicat gt(?)
societate conde ut collegra suc tempori§ retro hachis nra(?) ordinamenta aute digremini consimare(?): Qua qdem petitione eiusq(ue) tenore paisso(?) et discusso dihgento tenor presentiu quecumq(ue) iuste et ortemus(?) nos sine stabitiendo sine ordinando gesta surt(?) et de cetero fient in d(omi)no confirmamus
eag(?) grata et rato habentes. Nec no
uos(?) in allum fiuti(?) si inste petitis approbamus omologamus et
confirmamus in domino xsu xpo oi ina sure forma ed modu tafat gibus melius
possumus et nalemus in quoro(?).
FINIS
Le soprascritte suppliche copiai
io piero di m° lorenzo gucci scrivano della compagnia di un certo protocollo
della curia episcopale rogato s(er)
Giovanni di s(er) Piero Gucci nel
1383. Copiato io li anno 1542 a dì 27 du aprile in domenica a’hore presso sette
di notte et pero lectore studioso ti p(re)go tu preghi dio p(er) me et
minate(?) in concordia.
Fassi ricordo anchora come detto
luogo et cappella p(er) detta
compagnia fu dato a’frati di sancto agostino di leccieto l’anno 1522 come
appare nell’epitaffio di marmo murato di fuori della faccia di detta chiesa et
così tutti e beni che detti frati posseggano riverdossi(?) detta compagnia quelli beni che appariscono (alcune parole illeggibili) et
corte.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Archivio Storico
Comune di San Miniato, Preunitario,
443, Compagnia dell'Annunziata, cc.
195-197.
(2) Don Livio Tognetti
colloca la fondazione dopo il 1348, ma non ci sono documenti in proposito. Nel
1383 la fondazione della compagnia viene indicata come un fatto
"antico". Cfr. Tognetti Livio, Il
convento dei SS. Jacopo e Lucia di San Miniato nel racconto del primo libro
della Cronaca, in Centi, Morelli, Tognetti, SS. Jacopo e Lucia: una
chiesa, un convento. Contributi per la storia della presenza dei Domenicani in
San Miniato, Accademia degli Euteleti, Palagini, San Miniato, 1995, pag.
140.
Non c'è il tasto per "Mi piace". E allora lo scrivo qui. Assai interessante.
RispondiEliminaSiccome non l'hai menzionata tra i capolavori artistici della chiesa, volevo segnalarti una tela tardo manierista dipinta da un pittore senese-fiorentino alla fine del '500, che si trova nella sacrestia, la quale da molti anni è serrata a chiave (e che forse non hai mai avuto modo di vedere), di cui possiedo solo una vecchia foto in bn. Il dipinto, a mio avviso di eccezionale qualità cromatica (tinte acide e fredde, con rossi vinaccia e verdi spenti, ocre e una variatissima gamma di grigi), raffigura una sacra conversazione tra la Madonna in trono con il bambino, sant'Agostino e santa Monica con in mano la cintura dei cinturati agostiniani, in collegamento al culto settembrino della madonna della cintola. Se, a te che stai lì e hai un sacco di entrature, ti riuscisse a trovare anche l'entratura per la sacrestia e a fare una bella foto a colori al dipinto...
In effetti non conoscevo il quadro! Riguardo a fare la fotografia, temo non sarà possibile. Però, mi puoi segnalare qualche pubblicazione dove lo posso trovare?
EliminaMagari... rientriamo nell'art. 92 della Legge 633/1941 e successive modificazioni... e allora possiamo fare qualcosa!
L'unica foto che conosco di quel bel dipinto, poco conosciuto e pochissimo valorizzato, si trova sul bollettino euteletico n° 41 del 1969, dedicato alla Mostra d'arte sacra della diocesi di San Miniato, p. 71, con riferimento alla scheda n° 34 della pagina precedente. Che dice la legge 92 ecc. ecc.? E perché è necessario invocare la legge per fare una foto ad un quadro? Vuoi dire che tutti quelli che pubblico sui miei album sono fuori legge? O tempora, o mores!
RispondiEliminaFarei cenno all'affresco che si trova nel refettorio che ripropone in scala ridotta la Cena di Leonardo da Vinci. Modesta opera pittorica molto distante dal Capolavoro di d Leonardo. Opera probabilmente di un volentereso monaco agostiniano già ospite del monastero milanese. Pensa che quando fu ripreso il restauro della cena la commissione,nell'intento di ritrovare i colori originali dell'opera, raccomandò a tutti coloro che erano a conoscenza dei copie della Cena di trasmettere la cosa allo stesso comitato. Nessuno l'ha fatto e ad ora non mi risulta che quest'opera sia stata registrata in alcun catalogo. Lo ammetto: è grave!
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