di
Alberto Vincenti
Come
molte altre città della Toscana hanno il loro Palio, le loro
festività e i propri costumi che ogni anno vengono solennemente
celebrati e ricordati, così anche a Samminiato ogni anno viene
celebrato, da tempo immemorabile, il Palio di San Rocco. Quella che
un tempo doveva essere una disfida tra i terzieri con tanto di
cavalieri, scudieri e armigeri di ogni tipo, questa si è modificata
nel tempo assumendo toni meno guerreschi e la tenzone si è
trasformata in sfottò, burle e prese di giro.
Dalle memorie che ho raccolto, il Palio si svolgeva da sempre in Piazza Bonaparte e i partecipanti si cimentavano in svariate prove di abilità.
Dalle memorie che ho raccolto, il Palio si svolgeva da sempre in Piazza Bonaparte e i partecipanti si cimentavano in svariate prove di abilità.
La
prima consisteva nello staccare con i denti, e con le mani legate
dietro la schiena, delle monete poste in una enorme padella
opportunamente riempita di pece; vinceva la prova chi estraeva il
maggior numero di monete.
La
seconda prova era quella dell’albero della cuccagna. I concorrenti
dovevano arrampicarsi su una pertica alla cima della quale erano
posti dei pali a ombrello con appesi dei salumi; il problema era che
la pertica era cosparsa di grasso e arrampicarsi era un’impresa
quasi impossibile, ma coloro che vi riuscivano si portavano a casa i
salumi che riuscivano ad agguantare.
La
terza prova consisteva nello spaccare più cocomeri possibile con il…
sedere e questo rendeva più fresca la serata perché iniziava la
rincorsa ai pezzi di cocomero ancora mangiabili, mentre il resto era
oggetto di battaglie a forza di lanci di bucce di cocomero.
La
quarta prova vedeva scendere in campo i forzuti dei terzieri e delle
contrade: il tiro della fune. Sette o otto aitanti giovani per parte,
per lo più arrivati dalle campagne circostanti, tiravano una fune
cercando di sradicare gli avversari e trascinarli nel loro settore;
in ultima fila vi erano sempre dei soggetti dall’aspetto pesante,
bianco e rosso e di buon appetito che dovevano rappresentare il
pilone della squadra.
La
quinta ed ultima prova era rappresentata dalla corsa nei sacchi, ma
meglio conosciuta come “Corsa dei Pecori”. Va detto che fin dalla
notte dei tempi l’appellativo di “pecoro”, nel gergo popolare,
viene dato ai mariti che hanno per certi versi sviluppato sulla
propria testa dei palchi più o meno ramificati per l’esuberanza e
l’allegria delle proprie mogli.
La
gara consisteva nel percorrere a balzi, con le gambe infilate in una
balla, la strada che andava da Piazza Bonaparte a Piazza S. Caterina
e ritorno; il primo che arrivava era nominato scherzosamente “Pecoro
dell’Anno”.
A
questo proposito va rammentato che negli anni che precedettero
l’ultima guerra, a Samminiato c’era un signore di nome Felice che
realmente aveva un palco in testa. Allora l’organizzatore dei
giochi del Palio era un certo Bianchi il cui figlio, tanto per
risvegliare la memoria dei meno giovani, fu impiegato comunale. Il
Bianchi organizzatore, a cui non mancava il sarcasmo e l’acume,
ebbe la brillante idea di far stampare dei manifesti e farli
affiggere per le strade di Samminiato in cui alla fine era scritto:
“…IL
PALIO TERMINERA’ CON LA FATIDICA CORSA DEI PECORI E CHI VINCERA’
SARA’ FELICE !!”
San Miniato, L'Albero della Cuccagna
Palio di San Rocco 2012
Foto di Francesco Fiumalbi
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