a
cura di Francesco Fiumalbi
In
questa pagina è proposta la trascrizione di un articolo assai
interessante, pubblicato nel 1885 da Giuseppe Rondoni (San
Miniato, 17 novembre 1853 – 16 novembre 1919), già Direttore della
Miscellanea Storica della Valdelsa e Presidente dell'Accademia degli
Euteleti, figura molto importante per gli studi sulla storia
sanminiatese.
L'articolo
uscì sulla rivista Archivio
per lo studio delle tradizioni popolari,
stampata in Palermo da Luigi Pedone Lauriel, e riporta quattro brevi
narrazioni raccolte oralmente dall'autore. Si tratta di racconti di
impronta morale e religiosa, più o meno legati a particolari
circostanze e a località del territorio sanminiatese.
Foto
di Francesco Fiumalbi
Il
primo non è altro che una variante locale, assai semplificata, della
storia della venerata immagine di Maria
Madre dei Bimbi,
meglio conosciuta come la “Madonna di Cigoli”. Gli altri tre
vedono protagonisti Gesù e San Pietro nelle vesti di due viandanti,
coinvolti in altrettanti curiosi episodi legati alla vita contadina:
gli agricoltori alle prese con la siccità e l'arrivo o meno della
pioggia, l'avido oste di Cusignano trasformato in asino per punizione
e, infine, all'esistenza di un terreno nei pressi di San Quintino
particolarmente colpito da fenomeni atmosferici avversi, come la
grandine, tali da non consentire il normale raccolto.
Tutte
le narrazioni offrono spunti di natura morale, oltre a fornire
spiegazioni a fenomeni naturali, seppur in maniera estremamente
sintetica e semplificata. Si tratta di “novelle” che oggi possono
strappare un sorriso, ma non dobbiamo dimenticare che il racconto era
forse uno dei pochi strumenti per veicolare valori morali e religiosi
in una società prevalentemente analfabeta e priva di particolari
interscambi, come quella delle campagne sanminiatesi nella seconda
metà dell'800.
Vol.
IV, Fasc. III, Luigi Pedone Lauriel Editore,
Palermo,
1885, frontespizio
Di
seguito il testo di G. Rondoni, Alcune
fiabe dei contadini di S. Miniato al Tedesco in Toscana,
in «Archivio
per lo studio delle tradizioni popolari»,
Vol. IV, Fasc. III, Luigi Pedone Lauriel Editore, Palermo, 1885, pp.
367-372:
[367]
ALCUNE FIABE DEI
CONTADINI
DI S. MINIATO AL TEDESCO IN TOSCANA
DI S. MINIATO AL TEDESCO IN TOSCANA
Sono
quattro novelle assai brevi, ma molto antiche, raccolte nell'ameno e
pittoresco circondario di S. Miniato al Tedesco, nel cuore del
Valdarno di Sotto, dalla bocca di due contadini e di una contadina,
perché mi parvero non sfornite di qualche importanza per gli
studiosi delle tradizioni popolari. Le ho trascritte tali quali potei
udirle dalla viva voce dei raccontatori, correggendo solo qualche
idiotismo e in un punto o due ravversando un poco il periodo, senza
toglier nulla allo schietto candore dello stile popolare.
La
prima novella si riferisce alla origine del culto di una immagine
della Vergine che si vuole da tempo remoto protettrice del villaggio
di Cigoli, già propugnacolo de' Pisani e dei Samminiatesi nelle
guerre del medioevo, e che oggi ancora, torreggiando sull'erta cima
di un poggio tra la Val d'Evola e il Val d'Arno, ricorda col
fantastico aspetto i castelli descritti dall'Ariosto e dal Walther
Scott. Questa novella è curiosa sopratutto, perché in nuova,
sebbene in rozza e misera veste, riproduce la memorabile
[368]
leggenda della donna e
della moglie perseguitata a torto, e
salva poi per opera della Madonna. Le altre tre fiabe sono notevoli perché appariscono quasi anello intermedio fra la leggenda religiosa e la vera e propria novella, e perché ne pongono sottocchio come i frammenti di uno stesso ciclo leggendario intorno ai viaggi di Gesù e di alcuni Apostoli pel mondo, quasi eco ultima e stanca delle favole grandiose e multiformi onde sorsero gli Evangeli Apocrifi, tanto ripetuti e commentati sì variamente nel medioevo.
salva poi per opera della Madonna. Le altre tre fiabe sono notevoli perché appariscono quasi anello intermedio fra la leggenda religiosa e la vera e propria novella, e perché ne pongono sottocchio come i frammenti di uno stesso ciclo leggendario intorno ai viaggi di Gesù e di alcuni Apostoli pel mondo, quasi eco ultima e stanca delle favole grandiose e multiformi onde sorsero gli Evangeli Apocrifi, tanto ripetuti e commentati sì variamente nel medioevo.
E
per discendere a qualche particolare, non è senza interesse che in
esse s'incontrano Gesù e S. Pietro viaggianti in sembianza di vecchi
e di mendichi, appunto come Giove e Mercurio, o come
Cerere secondo le favole immortalate dal secondo Inno Omerico, e l'episodio di Filemone e Bauel nella Metamorfosi di Ovidio. Del resto il culto antichissimo ai Crocifisso di S. Miniato al Tedesco celebre sopratutto durante i fervori de' Bianchi e de' Battuti spiega la frequente presenza di Gesù e di S. Pietro nelle novelle del contado Samminiatese, perloché la fuga mirabile della Madonna di Cigoli non è in fondo che un'imitazione o riproduzione della fuga non meno portentosa dell'immagine di quel Crocifisso, del quale la leggenda risale forse alla prima metà del secolo decimo-terzo (1).
Cerere secondo le favole immortalate dal secondo Inno Omerico, e l'episodio di Filemone e Bauel nella Metamorfosi di Ovidio. Del resto il culto antichissimo ai Crocifisso di S. Miniato al Tedesco celebre sopratutto durante i fervori de' Bianchi e de' Battuti spiega la frequente presenza di Gesù e di S. Pietro nelle novelle del contado Samminiatese, perloché la fuga mirabile della Madonna di Cigoli non è in fondo che un'imitazione o riproduzione della fuga non meno portentosa dell'immagine di quel Crocifisso, del quale la leggenda risale forse alla prima metà del secolo decimo-terzo (1).
Ecco
senz'altro le novelle:
I.
C'era
una volta in Cigoli una donna maritata di poco, e le morivano tutti i
bambini, mano a mano che partoriva. Il marito disperato giurò di
ammazzarla, se anche l'ultimo bambino che aveva fatto venisse a
morire. Ecco che la bambina, (perché l'era una bambina) mentre il
marito della donna era lontano si ammala, e a un tratto muore. La
donna, tutta in lacrime, conoscendo vicino il ritorno dello sposo,
spaventata e fuori di sé lascia in culla la
[369]
morticina, e si mette a
fuggire urlando (2).
Fuggi, fuggi per monti e per valli, ecco che t'incontra una vecchina
che le comanda di tornare subito indietro; ma la poverina non dà
retta, e via. Allora la vecchina ripete: «Torna indietro» con gran
voce, e dice: «Io son Maria e la bambina è viva». La donna
sbalordita torna a casa, corre alla culla e ti vede la bambina grassa
e fiera ridere e trastullarsi. Il miracolo si sparse per Cigoli e per
tutti i paesi dintorno, e la gente pose un'immagine della Madonna nel
luogo ove alla donna apparì la visione, eppoi vi fabbricarono una
cappella, consacrata a Lei ed a S. Rocco. Ma la immagine una notte,
abbandonato quel posto, andò a stare da per sé nella Pieve, dove
oggi si trova, e fa grazie a mille. In sul partire la Madonna lasciò
detto:
«Cigoli
luogo, S. Rocco e Michele,
«Che
io son Maria avete a sapere».
D'allora in poi ogni anno per la festa della Madonna di Cigoli le mamme fanno una gran processione co' loro bambini in collo, e le burrasche, suonando le campane della Pieve, si allontanano subito dal paese (3).
II.
Quando Gesù e S. Pietro andavano accattando pel mondo, passarono da un campo, dove i contadini vangavano con gran fatica. Da un pezzo non era piovuto, e la terra era arida e dura, né in cielo apparivano le nuvole , ed il sole abbruciava la campagna. [370] Gesù, mosso a pietà di quella povera gente, disse: «Poveretti, la terra è soda», e quelli risposero: «Si, galantuomo; ma noi speriamo in Gesù che presto ci manderà l'acqua. Gesù tutto allegro li benedisse in cuor suo, e andò innanzi. Cammina, cammina attraversa prati e monti, e vede un altro campo ed altri contadini tutti sudati, che lavoravano con gran fatica. Allora gridò: «Poveretti, la terra è soda e l'acqua lontana», ma quelli arditi accennano col dito le nuvole che salivano nel cielo e rispondono: «Si, ma comincia a rannuvolare, e il Lunario, che non sbaglia mai, mette presto l'acqua. Coraggio e speriamo bene, e voi, galantuomo, non ci venite a rompere il capo con brutti discorsi». E lo canzonarono ben bene. Gesù guardò S. Pietro e gli disse: Questa gente ha più fede nel Lunario che in me; vuo' castigarli; e seguitò il suo cammino. Ed ecco che mentre là dove vangavano i primi cadde ad un tratto un grande acquazzone, senza che prima apparissero le nuvole, e rinfrescò la terra e le piante, là dove vangavano i secondi, spariti i nuvoloni, il sole splendè più di prima, e la terra doventò sempre più secca e più sterile. Tant'è vero che l'uomo deve aver fede in Dio solo.
III.
Ne' tempi antichi, quando Gesù e San Pietro andavano pel mondo in forma di poveri vecchi, capitarono ad un'osteria (e si dice nelle parti di Cusignano) (4), e chiesero da mangiare; L'oste era gobbo e brutto e il Signore guardandolo disse piano a San Pietro: «Bada, ecco uno segnato da me». Dopo mangiato, Gesù e S. Pietro chiesero il conto, e il gobbo maligno subito lo fece salire a 50 franchi, ma il Signore, senza scuotersi a quel rubamento, tirò di sotto il mantello una sacchetta piena di monete d'oro, e pagò senza fiatare. L'oste frattanto, sbirciata la sacchetta, e persuaso che i due vecchiarelli sotto i poveri vestiti nascondessero [371] un gran tesoro, preso dall'avarizia, tirata da parte la moglie, le disse: «Hai veduto i vecchietti, quante monete hanno in quel sacchetto? Quando saranno andati via, vuo' andar loro dietro, e aspettarli nel bosco e portarglielo via». Ma Gesù colla sua divina sapienza aveva letto nel cuore del ladro, e uscendo, con una scusa, si fece seguire da lui per un bel pezzo di strada. Perduta di vista l'osteria, egli ad un tratto si ferma, si volta e con un segno della mano fa diventare l'oste un somaro, e se lo tira dietro per la cavezza fino alla casa di un tale che teneva gli asini.
Appena
arrivato dà una voce e chiama l'asinaio, e lo prega per amor di Dio
a custodire quell'asino fin tanto che non fosse ripassato a
riprenderlo. «Mettetegli, così disse il Signore al guardiano degli
asini, sempre soma doppia, e dategli doppie bastonate e metà di
mangiare». L'asinaio non intese a sordo; caricava doppia soma al
poverino, e gli dava sempre una tempesta di legnate. Ma, meraviglia
delle meraviglie! mentre gli altri tre ciuchi del nostro galantuomo
ben trattati e ben pasciuti andavano deperendo a vista, il miracoloso
somaro, malgrado i digiuni e le bastonate, andava un giorno più
dell'altro doventando sempre più grasso e più lustro di pelo.
Allora il guardiano pensò di fare un tiro al vecchio che glielo
aveva affidato, e cioè dare a lui uno dei tre asini secchi, e
tenersi il grasso. Un bel giorno eccoti il vecchino di ritorno, cioè
nostro Signore a richiedere la bestia, e il guardiano, dopo averla
rimpiattata, facendo lo gnorri gli presentava subito i tre asini
magri, dicendo: «Dev'essere fra questi, prendetela»; ma Gesù
chiamò l'oste trasformato in ciuco per lo antico suo nome, ed egli
pian piano eccotelo uscir fuori dal luogo ov'era rimpiattato,
rispondendo con voce umana: «Eccomi qua, son pronto ». Ora il
Signore, lasciato il perfido asinaio rintontito e confuso, si partì
coll'asinello, e tornato all'osteria, trovò la donna dell'oste tutta
in pianto. Le domanda che abbia, e lei, disperata, risponde che ha
perduto il marito, né sa più dove sia. Gesù mosso a compassione
con un segno della mano fa ritornare il somaro nella forma d'uomo, e
così rende lo sposo alla poverina, dicendo: «Lui ha già scontato
il castigo che meritò per aver voluto derubare
[372]
e mettere in mezzo il
Signore. Restate in pace», e, manifestatosi per il vero Dio, tutto
ad un tratto sparì (5).
IV.
Su poggi di S. Quintino (6) v'è un podere, e in questo podere una piaggia. Ogni anno, nella stagione della raccolta ci si forma una bufera e ci si rovescia una grandinata spaventosa che distrugge tutta la raccolta, grano, viti, olivi. È un castigo ed una maledizione divina per un gran peccato che nei tempi antichi ci fu commesso. Gesù e S. Pietro, poveri e vecchiarelli, se ne andavano pel mondo: cammina e cammina, arrivarono su quella collina stracchi e trafelati; li videro i contadini di lì, e ammiccandosi, gridarono: «Dagli, dagli a quei vecchi accattoni, gabbamondo scarpatori (7), che vanno in giro rubacchiando per le campagne». E li tirarono terra e sassi e bastonate. S. Pietro si volta allora al Signore e gli dice: «Signore, su, date un bel castigo a questi birbanti». Ma Gesù, con pazienza, continuò piano piano il suo cammino, e rispose: « Lasciali fare, in questa piaggia non ci sarà mai bene». E andò via. D' allora in poi ogni anno a raccolta la grandine viene a far vendetta del Signore, e la mortalità distrugge anche i bestiami di quel podere (8).
Giuseppe Rondoni.
NOTE
(1)
V.
G. Conti, Storia del SS. Crocifisso di S. Miniato, e G. Rondoni,
Memorie storiche di S. Miniato al Tedesco.
(2)
Altri
narra che la donna fuggiva per andarsi ad affogare. La storia della
Madonna di Cigoli corre anche oggi stampata per le mani dai
contadini; ma il nostro racconto offre presumibilmente la versione
più antica.
(3)
Qualche
mitologo, notando che la Vergine che salvò la donna dalla
persecuzione, salva dalle burrasche anche il paese da Lei favorito e
rappresentato qui in certa guisa dalla povera Cigolese, potrebbe in
questo particolare trovar forse una nuova conferma del significato
primitivo della celebre leggenda della sposa o della donna infelice,
che avrebbe appunto, com'è noto , per suo fondamento un mito
celeste.
(4)
É
una parrocchia del Comune di S. Miniato sulle colline della Val di
Evola.
(5)
Questa
metamorfosi fa subito pensare all' Asino celebre di Apuleio, e forse
non essenza qualche legame con un episodio del Vangelo Arabo, secondo
il quale la sacra famiglia fuggendo in Egitto trova in un villaggio
tre fanciulle in pianto, perché il loro fratello era stato
trasformato in mulo da una maliarda. Gesù lo fa tornare nel pristino
stato.
(6)
È
una fattoria nel Comune di S. Miniato, sulla cima di un'erta collina.
(7)
Si
chiamano così i ladruncoli campestri.
(8)
Questa novellina si può ricollegare al ciclo delle leggende
sull'Ebreo Errante, ed ai mitologi può anche apparirne una
trasformazione lontana.
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