a
cura di Francesco Fiumalbi
In
questa pagina è proposta la trascrizione del testo dedicato a Jacopo
Antonio Morigia ( Milano,
23 febbraio 1633 – Pavia, 8 ottobre 1708), settimo Vescovo della
Diocesi di San Miniato, dal 1 settembre 1681 al 15 febbraio 1683
(quando fu eletto Arcivescovo della Diocesi di Firenze, prendendone
possesso il 18 febbraio), contenuto nell'opera di Lorenzo Cardella,
dal titolo Memorie
Storiche de' Cardinali di Santa Romana Chiesa,
tomo VIII, pubblicato in Roma nel 1794. Si tratta di una sintetica
nota biografica del Jacopo Antonio Morigia, che ebbe una “carriera”
ecclesiastica molto importante, divenendo Arcivescovo di Firenze
(1683), Cardinale col titolo di Santa Cecilia (1695), Arciprete della
Basilica di Santa Maria Maggiore ed eletto, infine, Vescovo della
Diocesi di Pavia (1700) dove rimase fino alla morte.
Lo
stemma del Vescovo Jacopo Antonio Morigia
Tratto
da Cronologia
Sacra de' Vescovi dell'Arcidiocesi di Firenze
composta
da Luca Giuseppe Cerracchini,
Firenze, 1716, p. 234
Estratto
da Lorenzo Cardella, Memorie
Storiche de' Cardinali di Santa Romana Chiesa,
tomo VIII, Stamperia Pagliari, Roma, 1794, pp. 26-29:
«[026] Jacopo
Antonio Morigia di rispettabile famiglia Milanese, abbracciato nel
1651. in età di tredici anni l'Istituto dei Religiosi detti
Barnabiti, divenne insigne filosofo, e teologo, ed eccellente
oratore. Insegnò in Macerata, ed in Milano le filosofiche facoltà e
predicò la divina parola nei pulpiti più rispettabili dell'Italia
con plauso universale. Promosso alle prime cariche dell'Ordine, con
virtuosa costanza sempre rinunziolle. Ma non così agevolmente gli
riuscì di ricusare i favori di Cosimo III. Granduca di Toscana, che
trasceltolo a suo teologo, e precettore di suo figlio primogenito
Ferdinando, poco appressò cioè nel 1681. lo nominò al Vescovado di
Sanminiato, e non già di Prato, come scrive il Battaglini nel luogo
prossimo a citarsi, che il Morigia non seppe indursi ad accettare, se
non costretto da un'espresso comando del Papa Innocenzio XI.
Trasferito dallo stesso Innocenzio nel 1683. all'Arcivescovado di
Firenze, si dolse sinceramente presso il Granduca di cotale
traslazione, accaduta contro sua volontà, ma gli convenne
sottomettersi ai volèri, non meno del Pontefice, che del Sovrano. E
qui è da notarsi la differenza, che passa tra l'Ughellio, e il Richa
nelle Notizie Storiche delle Chiese Fiorentine, intorno all'anno, in
cui avvenne la traslazione del Cardinale Morigia dal Vescovado di S.
Miniato [027]
all'Arcivescovado
di Firenze. Il primo nel T. 3. dell'Italia Sacra alla pag. 193.
scrive, che quella seguì il giorno 11. di Gennaro del 1683. Il
secondo per lo contrario nel Tomo sesto pag. 322. afferma senza
indicare nè il mese, nè il giorno: che succedè nell'anno 1682. Noi
non sappiamo a chi prestar fede fra quelli due Scrittori, i quali
però si possono agevolmente insieme conciliare dicendo, che il primo
averà forse inteso parlare dell'elezione, e il fecondo della
confermazione, onde non è suor di proposito che fosse eletto nel
Decembre del 1682, e preconizzato o sia confermato nel Concistoro
degli 11. di Gennaro del 1683. II Guarnacci però dice chiaro, che
tale traslazione avvenne nel 1682., scrivendo, che anno vix elapso,
quo pastorale munus impleverat, Archiepiscopatui admovetur
Fiorentino, onde pare sia fuor di dubbio, che nel 1682, fosse fatto
Arcivescovo di Firenze. Nel governo di quella Metropolitana, alla
quale presiedè con somma lode, e plauso universale per lo spazio di
diciassette anni, ed in cui due volte celebrò il sinodo, ed ebbe
idea di aprire il Seminario, il qual utilissimo progetto per allora
non andò avanti, si diportò il Morigia con estrema dolcezza, e
benignità, conciliandoli non meno l'amore del Clero, che della
Nobiltà, e la venerazione del popolo, e singolarmente della povera
gente, che riguardavate qual'amorosissimo padre. Nella nuova dignità
ebbe varie occasioni di dar pascolo alla sua pietà e divozione;
conciosiaché dovette assistere alle solenne traslazioni delle
Reliquie di S. Zanobi; e di S. Maria Maddalena de' Pazzi, ed alla
ricognizione dell'incorrotto cadavero di S. Andrea Corsini a motivo
del trasporto di detto Santo dalla vecchia cappella alla nuova, e
maestosa, avvenuto nel 1688. Nell'anno stesso benedì nella sua
Metropolitana la reale sposa del gran Principe Ferdinando, Violante
Beatrice dì Baviera, e nel 1691. diede l'anello nuziale alla
Principessa Anna Luisa de' Medici, sposa di Giangulielmo Elettore
Palatino, e nella Basilica Laurenziana nel 1693. diede la funerale
assoluzione al cadavero della
[028]
Granduchessa
Vittoria della Rovere. Incontrò però una fiera lite col Vescovo di
Fiesole Filippo Neri Altoviti per cause giurisdizionali, la quale
dopo lungo dibattimento, fu alla fine composta dal supremo tribunale
di Roma, a cui le parti litiganti avvanzato ne avevano giuridico
appello. Il Pontefice, che aveva una stima singolare del distinto
merito di quello degno Prelato, gli volle dare il primo luogo tra le
sue creature, e nel giorno degli 11. di Decembre del 1695. lo nominò
Prete Cardinale del titolo di. S. Cecilia. Recò il corriere al
Morigia quella inaspettata novella a notte già innoltrata, onde
destato dal sonno, si fece sgridare il corriere medesimo, che avesse
il coraggio di prenderti giuoco di un vecchio, che non aveva giammai
pensato di essere Cardinale, nè tampoco avealo desiderato. Ma lette
le lettere consegnategli dallo stesso corriere, e conosciuta la
verità del fatto, cambiò tuono, e i suoi familiari, ebbero molto,
che fare, e dire a trattenerlo dal ricusare la conferitagli dignità.
Portatosi a Roma, il Pontefice cominciò forte a stimolarlo alla
rinunzia della sua Chiesa, al che il Morigia non sapeva indurli,
atteso l'affetto grande, che aveva pel Granduca suo benefattore, e
per lo popolo Fiorentino. Finalmente per condiscendere a' voleri del
Sommo Pontefice , sebbene a suo malincuore, vi s'indusse. Venne
quindi tosto provveduto di altri benefici e fatto Arciprete di S.
Maria Maggiore, di cui nell'anno del Giubbileo del 1700. aprì, e
chiuse la porta detta Santa. Clemente XI. alla cui elezione contribuì
col suo suffragio, lo promosse nel 1700. al Vescovado di Pavia.
L'Argelati nel Tomo secondo della sua Biblioteca degli Scrittori
Milanesi pag 968. ci fa sapere, che gli fu offerto l'Arcivescovado di
Milano, vacato per morte del Cardinale Caccia, qual fu da lui con
invitta costanza ricusato. II mentovato Scrittore nel luogo poc'anzi
allegato ci somministra un breve catalogo delle opere di quello
Cardinale. Finalmente consumato dalle fatiche cessò di vivere nel
1708. In età di settant'anni, e tredici di cardinalato, e in
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quella
Cattedrale rimase onorevolmente sepolto con un breve elogio. Non è
da passarsi sotto silenzio l'anacronismo in cui è caduto Marco
Battagliai nel Tomo quarto de' suoi Annali pag. 517., dove riporta la
promozione del Cardinale Morigia al giorno 22. di Giugno del 1697.,
quando ella avvenne alli 12. di Decembre del 1695.»
L.
Cardella, Memorie
Storiche de' Cardinali di Santa Romana Chiesa,
tomo
VIII, Stamperia Pagliari, Roma, 1794, Frontespizio
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