domenica 3 gennaio 2016

IL VESCOVO MORIGIA NELLE "MEMORIE STORICHE DE' CARDINALI" DI L. CARDELLA

a cura di Francesco Fiumalbi

In questa pagina è proposta la trascrizione del testo dedicato a Jacopo Antonio Morigia ( Milano, 23 febbraio 1633 – Pavia, 8 ottobre 1708), settimo Vescovo della Diocesi di San Miniato, dal 1 settembre 1681 al 15 febbraio 1683 (quando fu eletto Arcivescovo della Diocesi di Firenze, prendendone possesso il 18 febbraio), contenuto nell'opera di Lorenzo Cardella, dal titolo Memorie Storiche de' Cardinali di Santa Romana Chiesa, tomo VIII, pubblicato in Roma nel 1794. Si tratta di una sintetica nota biografica del Jacopo Antonio Morigia, che ebbe una “carriera” ecclesiastica molto importante, divenendo Arcivescovo di Firenze (1683), Cardinale col titolo di Santa Cecilia (1695), Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore ed eletto, infine, Vescovo della Diocesi di Pavia (1700) dove rimase fino alla morte.

Lo stemma del Vescovo Jacopo Antonio Morigia
Tratto da Cronologia Sacra de' Vescovi dell'Arcidiocesi di Firenze
composta da Luca Giuseppe Cerracchini, Firenze, 1716, p. 234

Estratto da Lorenzo Cardella, Memorie Storiche de' Cardinali di Santa Romana Chiesa, tomo VIII, Stamperia Pagliari, Roma, 1794, pp. 26-29:

«[026] Jacopo Antonio Morigia di rispettabile famiglia Milanese, abbracciato nel 1651. in età di tredici anni l'Istituto dei Religiosi detti Barnabiti, divenne insigne filosofo, e teologo, ed eccellente oratore. Insegnò in Macerata, ed in Milano le filosofiche facoltà e predicò la divina parola nei pulpiti più rispettabili dell'Italia con plauso universale. Promosso alle prime cariche dell'Ordine, con virtuosa costanza sempre rinunziolle. Ma non così agevolmente gli riuscì di ricusare i favori di Cosimo III. Granduca di Toscana, che trasceltolo a suo teologo, e precettore di suo figlio primogenito Ferdinando, poco appressò cioè nel 1681. lo nominò al Vescovado di Sanminiato, e non già di Prato, come scrive il Battaglini nel luogo prossimo a citarsi, che il Morigia non seppe indursi ad accettare, se non costretto da un'espresso comando del Papa Innocenzio XI. Trasferito dallo stesso Innocenzio nel 1683. all'Arcivescovado di Firenze, si dolse sinceramente presso il Granduca di cotale traslazione, accaduta contro sua volontà, ma gli convenne sottomettersi ai volèri, non meno del Pontefice, che del Sovrano. E qui è da notarsi la differenza, che passa tra l'Ughellio, e il Richa nelle Notizie Storiche delle Chiese Fiorentine, intorno all'anno, in cui avvenne la traslazione del Cardinale Morigia dal Vescovado di S. Miniato [027] all'Arcivescovado di Firenze. Il primo nel T. 3. dell'Italia Sacra alla pag. 193. scrive, che quella seguì il giorno 11. di Gennaro del 1683. Il secondo per lo contrario nel Tomo sesto pag. 322. afferma senza indicare nè il mese, nè il giorno: che succedè nell'anno 1682. Noi non sappiamo a chi prestar fede fra quelli due Scrittori, i quali però si possono agevolmente insieme conciliare dicendo, che il primo averà forse inteso parlare dell'elezione, e il fecondo della confermazione, onde non è suor di proposito che fosse eletto nel Decembre del 1682, e preconizzato o sia confermato nel Concistoro degli 11. di Gennaro del 1683. II Guarnacci però dice chiaro, che tale traslazione avvenne nel 1682., scrivendo, che anno vix elapso, quo pastorale munus impleverat, Archiepiscopatui admovetur Fiorentino, onde pare sia fuor di dubbio, che nel 1682, fosse fatto Arcivescovo di Firenze. Nel governo di quella Metropolitana, alla quale presiedè con somma lode, e plauso universale per lo spazio di diciassette anni, ed in cui due volte celebrò il sinodo, ed ebbe idea di aprire il Seminario, il qual utilissimo progetto per allora non andò avanti, si diportò il Morigia con estrema dolcezza, e benignità, conciliandoli non meno l'amore del Clero, che della Nobiltà, e la venerazione del popolo, e singolarmente della povera gente, che riguardavate qual'amorosissimo padre. Nella nuova dignità ebbe varie occasioni di dar pascolo alla sua pietà e divozione; conciosiaché dovette assistere alle solenne traslazioni delle Reliquie di S. Zanobi; e di S. Maria Maddalena de' Pazzi, ed alla ricognizione dell'incorrotto cadavero di S. Andrea Corsini a motivo del trasporto di detto Santo dalla vecchia cappella alla nuova, e maestosa, avvenuto nel 1688. Nell'anno stesso benedì nella sua Metropolitana la reale sposa del gran Principe Ferdinando, Violante Beatrice dì Baviera, e nel 1691. diede l'anello nuziale alla Principessa Anna Luisa de' Medici, sposa di Giangulielmo Elettore Palatino, e nella Basilica Laurenziana nel 1693. diede la funerale assoluzione al cadavero della [028] Granduchessa Vittoria della Rovere. Incontrò però una fiera lite col Vescovo di Fiesole Filippo Neri Altoviti per cause giurisdizionali, la quale dopo lungo dibattimento, fu alla fine composta dal supremo tribunale di Roma, a cui le parti litiganti avvanzato ne avevano giuridico appello. Il Pontefice, che aveva una stima singolare del distinto merito di quello degno Prelato, gli volle dare il primo luogo tra le sue creature, e nel giorno degli 11. di Decembre del 1695. lo nominò Prete Cardinale del titolo di. S. Cecilia. Recò il corriere al Morigia quella inaspettata novella a notte già innoltrata, onde destato dal sonno, si fece sgridare il corriere medesimo, che avesse il coraggio di prenderti giuoco di un vecchio, che non aveva giammai pensato di essere Cardinale, nè tampoco avealo desiderato. Ma lette le lettere consegnategli dallo stesso corriere, e conosciuta la verità del fatto, cambiò tuono, e i suoi familiari, ebbero molto, che fare, e dire a trattenerlo dal ricusare la conferitagli dignità. Portatosi a Roma, il Pontefice cominciò forte a stimolarlo alla rinunzia della sua Chiesa, al che il Morigia non sapeva indurli, atteso l'affetto grande, che aveva pel Granduca suo benefattore, e per lo popolo Fiorentino. Finalmente per condiscendere a' voleri del Sommo Pontefice , sebbene a suo malincuore, vi s'indusse. Venne quindi tosto provveduto di altri benefici e fatto Arciprete di S. Maria Maggiore, di cui nell'anno del Giubbileo del 1700. aprì, e chiuse la porta detta Santa. Clemente XI. alla cui elezione contribuì col suo suffragio, lo promosse nel 1700. al Vescovado di Pavia. L'Argelati nel Tomo secondo della sua Biblioteca degli Scrittori Milanesi pag 968. ci fa sapere, che gli fu offerto l'Arcivescovado di Milano, vacato per morte del Cardinale Caccia, qual fu da lui con invitta costanza ricusato. II mentovato Scrittore nel luogo poc'anzi allegato ci somministra un breve catalogo delle opere di quello Cardinale. Finalmente consumato dalle fatiche cessò di vivere nel 1708. In età di settant'anni, e tredici di cardinalato, e in [029] quella Cattedrale rimase onorevolmente sepolto con un breve elogio. Non è da passarsi sotto silenzio l'anacronismo in cui è caduto Marco Battagliai nel Tomo quarto de' suoi Annali pag. 517., dove riporta la promozione del Cardinale Morigia al giorno 22. di Giugno del 1697., quando ella avvenne alli 12. di Decembre del 1695.»

L. Cardella, Memorie Storiche de' Cardinali di Santa Romana Chiesa,
tomo VIII, Stamperia Pagliari, Roma, 1794, Frontespizio

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