Estratto
da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con
notizie storiche antiche e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 101-103.
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MONASTERO
DI S. TRINITA, ARCICONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA, GINNASIO E
SCUOLA TECNICA
Aveva
ottenuto il comune di S. miniato dal pontefice S. Pio V, nel 1566, di
poter aprire un monastero di agostiniane per l’istruzione delle
fanciulle coll’assenso di Cosimo I, che cedé a tale scopo l’antico
palazzo del potestà, in una parte del quale erano allora le stinche,
cioè le prigioni dei condannati per debiti. Non sappiamo per quali
ragioni, il vescovo di Lucca si oppose a questa fondazione, e fu
necessario che il duca Cosimo, per vincere tutte le difficoltà, a
Roma direttamente scrivesse. Concorsero alla erezione e dotazione del
nuovo monastero il comune, le compagnie del castello, i privati, e in
modo particolare la famiglia Mercati, della quale poi due sorelle ci
vestirono l’abito religioso (24) [VAI ALLE NOTE ↗]. Anche il
capitolo della propositura volle averci parte; e cedé il materiale
col terreno della cadente chiesa di S. Giusto e Clemente a condizione
che in memoria di essa c’inalzassero una croce e il nuovo monastero
dalla sua giurisdizione dipendesse. Si fecero quindi venire alcune
agostiniane dal monastero di S. Niccolò di Prato, e, intervenutevi
le autorità civili ed [102]
ecclesiastiche, con molta festa lo inaugurarono. Le religiose eran
dedite all’istruzione e tenevano anche il convitto per le
signorine. Vestivano abito bianco con croce celeste sul petto.
Avevano clausura, e nello spirituale dipendevano dal proposto.
L’amministrazione era nelle mani del comune; e, per la festa
dell’Assunta, dovevan mandare ogni anno una candela di cera bianca
d’una libbra al consiglio dei priori per riconoscerne l’alto
dominio. Dopo due secoli e mezzo di benefica esistenza, nel 1810
venne soppresso. – Nel 1818 la chiesa di questo monastero fu
smembrata dall’autorità ecclesiastica dalla parrocchia di S.
Stefano e data alla confraternita della Misericordia, soppressa da
Pietro Leopoldo nel 1785. Così la cappella di S. Filippo Benizi, che
ad essa apparteneva, passò al capitolo della cattedrale. La
benemerita confraternita prese possesso della chiesa, dell’unito
coro delle monache e di alcune stanze annesse, e con maggiore
comodità e zelo continuò ad eseguire, in mezzo all’universale
amministrazione, le sue opere di carità. Essa poi, riformati che
furono i suoi statuti, nel 1834 ottenne meritatamente il titolo di
Arciconfraternita, e ai 20 novembre 1885 il re Umberto accettò di
esser suo protettore e presidente onorario. La chiesa, dal vescovo
Cortigiani consacrata, ha tre altari in pietra. Sul maggiore è
dipinta nel muro una Madonna col bambino, che dicono qui trasportata
[103]
da
Gargozzi. Stanno ai lati i protettori della città. L’altare a
destra è dedicato a S. Carlo Borromeo, quello a sinistra alla
Madonna della cintola. Essa è unita al vecchio coro della monache,
ora aperto e un poco più alto, sul quale stava quello delle
educande. Qui l’Arciconfraternita fa le sue adunanze. Ed anche
continua collo stesso amore a fare in Duomo l’annua festa
dell’Addolorata colla processione devota per la città. – Abbiamo
già detto che il soppresso monastero divenne nel 1818, proprietà
del comune, il quale, d’accordo col governo, lo trasformò e
ridusselo a Scuole pubbliche. Presentemente vi sono le Scuole
elementari, le ginnasiali e le tecniche. Nel 1892 vi aprirono anche
un Asilo infantile, ove, con caritatevole pensiero, al vitto pur si
provvede dei poveri bambini che lo frequentano.
L'ex-Monastero di S. Trinità
Foto di Francesco Fiumalbi
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