di
Stefano Bartoli
L’opera
del V giorno del calendario dell’avvento, Dilvo Lotti e mio padre
Mauro Bartoli. (Titolo originale)
L’artista Luca Macchi ci presenta una bella immagine del Cristo Crocifisso, un opera, a mio avviso, di grande intensità e questa apre uno squarcio di luce nella mia mente e nei ricordi di bambino.
Il
ricordo che affiora e viene a galla mi parla di mio padre muratore
della ICEM, Impresa Edile Costruzioni Mattei con sede in S. Miniato
in via Rondoni n. 16, che poi era anche casa mia.
Primo Mattei, il proprietario, abitava ai piani superiori, con la moglie la maestra Mancini Fedora, ed i due figli Amedeo e Maria, io abitavo al piano terreno, insieme alla mia famiglia, eravamo inquilini del Mattei e mio padre lavorava anche in quell'impresa.
Primo Mattei, il proprietario, abitava ai piani superiori, con la moglie la maestra Mancini Fedora, ed i due figli Amedeo e Maria, io abitavo al piano terreno, insieme alla mia famiglia, eravamo inquilini del Mattei e mio padre lavorava anche in quell'impresa.
In
quel periodo era aperto un cantiere in casa del Professor Dilvo
Lotti, pittore in San Miniato, casa che si trova ancora oggi in via
Paolo Maioli ed è separata dal Vicolo del Bellorino dalla casa degli
Alessi.
I lavori di restauro vedevano impegnato mio padre da diversi giorni. Un pomeriggio il Professore andò a cercare mio padre che era intento a murare qualcosa. In modo gentile e deciso gli disse, più o meno così: “Senta Mauro, lasci stare un po’ gli arnesi per un po’ e venga con me nel mio Studio”.
I lavori di restauro vedevano impegnato mio padre da diversi giorni. Un pomeriggio il Professore andò a cercare mio padre che era intento a murare qualcosa. In modo gentile e deciso gli disse, più o meno così: “Senta Mauro, lasci stare un po’ gli arnesi per un po’ e venga con me nel mio Studio”.
Mio
padre pensava che ci fosse qualche altra riparazione da fare, o da
discutere su di una eventuale modifica al progetto, i committenti
cambiavano abbastanza spesso idea in corso d’opera.
Giunto in studio di Dilvo mio padre vide una grande tela dipinta a metà, una gran croce, le gambe di un Cristo Crocifisso e sopra la tela ancora immacolata.
Giunto in studio di Dilvo mio padre vide una grande tela dipinta a metà, una gran croce, le gambe di un Cristo Crocifisso e sopra la tela ancora immacolata.
"Caro
Mauro si tolga la camicia e la camiciola e rimanga torso nudo, si
abbassi anche i pantaloni, solo un po’, porti la cintola più in
basso, appena sotto le due ossa sporgenti del bacino”. Mio padre
non capiva ed aveva timore di perder tempo per cui rispose: “Senta
Professore io faccio volentieri quello che mi chiede ma tenga
presente che il mio datore di lavoro, il Signor Mattei, mi paga per
restaurarle casa e non so se sarà contento se io dedico diverso
tempo ad altre faccende”. Dilvo sorrise furbescamente dietro i Suoi
occhiali e precisò: “Mauro, è vero, il Mattei le paga il salario,
ma io pago il Mattei e quando avrò pagato anche queste ore che Lei
mi dedica nessuno si lamenterà. Adesso si spogli, devo disegnare
l’addome di questo Cristo Crocifisso e voglio essere molto realista
e preciso. Non riesco a farlo “a memoria”. Lei mi farà da
modello ed il Suo fisico diventerà l’immagine del Cristo. Non è
contento?”.
Mio padre non replicò, fini di spogliarsi e si mise in posa. Non fu un lavoro breve però fu portato a termine. Al termine sia Dilvo, sia mio padre furono contenti dell’opera. In quei giorni mio padre rientrava a casa sorridente, divertito e meno stanco del solito. “Ciao Stefano (scompigliandomi i capelli con la mano) lavoro facile oggi, ed anche riposante, ho fatto il modello per il Professo Lotti e ed ora c’è un bel quadro con un Cristo Crocifisso dipinto da Dilvo che riproduce il mio addome. Sei contento? A me la cosa è piaciuta e devo dire che mi sono proprio divertito”.
Luca
Macchi, Cristo Crocifisso
“Calendario
dell'Avvento”, Piazza del Seminario, San Miniato 2014
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70, comma 1-bis, Legge 21 aprile 1941, n. 633.
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