mercoledì 24 dicembre 2014

G. PIOMBANTI – GUIDA DI SAN MINIATO – PASSEGGIATA PER S. MINIATO




Estratto da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 7-12.

PASSEGGIATA PER S. MINIATO

[007] La Stazione, che da San Miniato prende nome, nel mezzo si trova tra il grosso pese di Fucecchio e San Miniato stesso. Si va da essa alla città, che è distante due chilometri, traversando il borgo del Pinocchio, la cui chiesa, dedicata a S. Stefano e Martino, fu edificata dal granduca Pietro Leopoldo nel 1780. Dal Pinocchio, sulla strada provinciale tra Pisa e Firenze, per due vie si giunge a San Miniato. La più lunga e agevole, passa per l'altro borgo della Scala, antica fermata postale, e ci arriva per Nocicchio, villa Antonini, e via S. Andrea, dove fu una pieve omonima, sotto il colossale convento di S. Francesco, demolita nel 1649. La più breve e più ripida perviene al così detto ponte di S. Martino, anticamente chiusso da porta, rimpetto alla quale sorgeva la propositura, che dette il nome alla porta stessa e a questa parte di città. Nella quale poscia tu entri passando tra i pubblici ammazzatoi, [008] costruiti nel 1884, e le carceri del circondario, che occupano parte dell'antico monasteri della SS. Annunziata, mentre l'altra parte, venne ridotta a collegio. Da S. Martino, che resta a ponente, S. Miniato, sopra ameni colli, verso levante si estende, per una via di circa mezzo chilometro, fin dove fu la porta Poggighisi «onde il Ferruccio ruppe a forza nella città e ne cacciava gli Spagnuoli». Detta via, fino a piazza Gioacchino Taddei, celebre chimico samminiatese, ebbe nome Faognana di sopra, ed oggi S. Martino. In essa, di faccia allo sdrucciolo S. Cosimo, fu un ospizio pei poveri sacerdoti pellegrini, e, prima di entrare nella piazza suddetta, fondò uno spedale per poveri il sacerdonte Giacomo Vanni, come dice l'iscrizione in pietra che vi si legge. Un'altra via parallela alla prima, ma più bassa, si chiamò Faognana di sotto, ed ora piglia il nome dal teatro che vi si trova. Da piazza Gioacchino Taddei, ove sorge la chiesa dei domenicani, e l'antica casa Gucci, s'apre, a destra, la via Ser Ridolfo, che termina alla porta omonima, in memoria, come sembra del prode Ridolfo Malpigli, fatto dal Magistrato cavaliere il 2 aprile 1307. Vedesi subito il chiostro dei domenicani, aperto al pubblico nel 1873, dove un'iscrizione si legge, in lode di re Vittorio e di Garibaldi, dettata nel 1886 dal prof. Augusto Conti. Poi v'ha la posta delle lettere, rimpetto [009] alla casa Morali, dove illustri personaggi videro la luce. Prima di giungere al palazzo Formichini, si legge un'iscrizione, che ricorda aver dimorato costì il Taddei; la casa difaccia dicono appartenesse alla famiglia Borromei. Quella ultima, ora Settimanni, prima di entrare in piazza Grifoni, fu della famiglia Pazzi, e vi dimorò giovanetta S. Maria Maddalena. Il palazzo Grifoni, oggi Catanti, lo edificò Ugolino, maggiordomo del duca Alessandro dei Medici, coi materiali delle abbandonate fortificazioni della rocca. - Passata la porta Ser Ridolfo, tu vedi la chiesa della Crocetta, nel borgo omonimo, la cura della SS. Annunziata, detta popolarmente la Nunziatina, poi il regio Conservatorio di S. Chiara, e più oltre la chiesetta di S. Maria a Fortino, dove fu un fortilizio, a difesa di S. Miniato, e uno spedale. A sinistra, per ameni colli, si va all'antico castello di Cigoli, dove una taumaturga immagine di Maria è venerata. Se tu volgi a destra, trovi un

vicino poggetto, dove fu la parrocchia di S. Maria a Fibbiastri, di cui riparleremo, e più lungi il cimitero pubblico. Dopo il quale, passando sotto Montetonico, dove esisté un monastero di Agostiniane, si scende al borgo detto la Catena, confine dell'antico dominio samminiatese. - Tornando in piazza Gioacchino Taddei, entrasi, dalla parte opposta, in via del Fondo, dove fu, presso la nuova strada che conduce alla bella [010] passeggiata pubblica, uno spedale pei poveri, che si chiamò di S. Croce del Fondo. Proseguendo tu incontri la casa, già Roffia, e poi un grand'arco, detto del pretorio, chiuso in antico da porta. Però la parte di città, fin qui percorsa la chiamavano fuori di porta. Viene la piazza del Seminario, ora Vittorio Emanuele, qui in via del Fondo, e in piazza Gioacchino Taddei, fino dai tempi della repubblica, ogni martedì, si teneva e si tiene pubblico mercato, che è pur luogo di convegno dai circostanti villaggi e paesi. Da Piazza Vittorio Emanuele per tre vie si sale all'antica piazza del Castello, oggi del Duomo: una passa sotto la pretura e la sotto-prefettura, già dimora dei vicari imperiali; una sotto il palazzo vescovile, dove pure è la Curia, e l'altra non è che una grande scala, costruita dopoché i fiorentini concessero la riapertura del culto della Collegiata, come vedremo. Tu puoi dalla Piazza del Duomo salire al poggio più alto di S. Miniato, dove sono gli abbattuti avanzi della prima cinta del castello, sui quali si eleva la fortissima torre quadrata, dei tempi di Federico II, che il popolo chiama la rocca. Lasciando la Piazza Vittorio, per la via di Castelvecchio, si scende al palazzo comunale, rimpetto al quale si ammira, sotto la rocca, la bella gradinata a due branche, che alla chiesa del SS. Crocifisso conduce. Trovasi quindi lo sdrucciolo di Gargozzi, già chiuso da porta, ce ha questo [011] indigesto nome, perché mena giù in una valle, dove si eseguivano le impiccagioni dei delinquenti. Difaccia a questo sdrucciolo stava la distrutta chiesa di S. Giusto e Clemente. Poi, dove tu vedi un Asilo infantile, la chiesa dell'Arciconfraternita della Misericordia e il Ginnasio comunale, fu tutto un monastero di Agostiniane, dedicato alla SS. Trinità. Dopo il quale, fino alla chiesa parrocchiale di S. Stefano, dimoravano i canonici di S. Antonio, che vi aprirono uno spedale per lebbrosi. A sinistra è la via del Poggio, che va alla gran chiesa di S. Francesco. Sulla scesa, che mette in piazza Buonaparte, di fianco a S. Stefano, stavano le case della nobil famiglia Mangiadori, bruciate dal popolo nel 1396 dopo la loro ribellione a Firenze. Dove ora si vede il Tribunale civile e penale, e nella casa accanto, che ha un'iscrizione commemorativa, vissero lungamente gli antenati del gran Capitano. Sorge nel mezzo la bella statua di Leopoldo II, che prima dava il nome alla piazza. All'intorno tu vedi: la chiesetta di S. Rocco, la Cassa dei risparmi, e la casa ove nacque il vescovo di S. Miniato Alli-Maccarani. Si parte da qyesta piazza anche la via S. Andrea, che alla porta omonima conduceva, sotto il convento di S. Francesco, demolita al presente. Continuando per via Buonaparte e di Pancole, puoi vedere le case delle famigie antiche Ansaldi e Portigiani, e accanto a quest'ultima, il [012] monastero di S. Paolo delle Clarisse, a benefizio dell'istruzione popolare riaperto. Rimpetto alla chiesa di S. Paolo stava la parrocchia di S. Giacomo e Filippo a Pancole, ora ridotta ad abitazione, accanto al quale fu lo spedale di S. Niccolò di Bari: avevano ambedue l'ingresso sulla piazzetta, che di questo santo porta il nome. S'entra in fine nella piazza S. Caterina, in cui, oltre alla chiesa parrocchiale omonima, tu vedi il palazzo della nobil famiglia Migliorati e gli Spedali Riuniti. Al termine di via Poggighisi, dov'è una latina iscrizione su Francesco Ferruccio, fu la porta fortificata dello stesso nome. Essa pur si chiamò di S. Benedetto e Senese: perché lì presso era un monastero di Benedettine; e perché la sua via per Castelfiorentino, Certaldo e Poggibonsi, lungo l'Elsa e la strada ferrata, a Siena conduce.

Piazza Buonaparte
Foto di Francesco Fiumalbi


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