Estratto
da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con
notizie storiche antiche e moderne,
Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 97-100.
[097] PALAZZO
COMUNALE, LORETINO, CHIESA DI S. GIUSTO E CLEMENTE
Il
presente palazzo comunale sorse per avventura nel secolo XIV. Come
abbiamo accennato. Volendo i samminiatesi, dice il proposto Conti,
dopo il loro [098]
ingresso nella lega guelfa toscana, fabbricare per detta lega un
nuovo palazzo del popolo, saviamente divisarono di comprendere nella
sua pianta anche l’oratorio del SS. Crocifisso. Fassi anzo ricordo
nella municipali provvisioni, che occupando l’area, dove doveva
essere eretto l’oratorio, la casa di un tal Niccoluccio di Maso,
questi per bramosia di trarne maggior danaro, ricusava osinatamente
di cederla; ma di lì a poco la detta casa sfasciossi in rovine, e
scampatone il padrone quasi per miracolo, non volle più venderla, ma
donarla al Crocifisso. Quindi riguardo al pensiero dei padri nostri
di mettersi il SS. Crocifisso, dirò così, in casa, era costume dei
magistrati d’allora di farsi la cappella in palazzo, sì perché
fino a tanto che duravano in uffizio non era loro permesso di escire
in pubblico che pei bisogni del comune, onde non essere distratti da
la cura dei pubblici negozi per cagione dei domestici e dei privati;
sì perché conoscevano esser la religione la base di ogni pubblica e
ben regolata amministrazione; e perciò in tutti i palazzi delle
repubbliche del medio evo tu trovi la cappella con pitture di antichi
pennelli, dove quei magistrati, ad un tempo principi e condottieri di
popoli, si addimostravano altrettanto pii, quanto erano valorosi, ed
anco fieri nel mantenere i propri diritti; ed in tal guisa il Cristo
regnava sopra una generazione robusta, ricca d’idee e di affetti...
Il palazzo, come narra [099]
anche
il diario
di Lemmo, era già abitato dai dodici di governo nei primi anni del
secolo XIV. Anco l’oratorio venne quindi condotto a termine, senza
aggravio del comune, perché il popolo vi concorse con limosine ed
offerte; e ai 18 ottobre 1399, la veneranda immagine vi fu riposta. –
Il palazzo, ingrandito e rimodernato, è assai ampio e ben
distribuito. Ha una grande sala al primo piano, con terrazzo,
rimpetto alla chiesa del Crocifisso e all’antica torre di Federigo.
Contiene due archivi, che aspettano chi abbia la vocazione di
studiarli ad illustrare e completare la storia di S. Miniato. V’ha
inoltre l’esattoria e l’ufficio del telegrafo. La sala del
consiglio sta sul vecchio oratorio, e ambedue sono adorni di dipinti
della scuola dei giotteschi. Si vedono nella prima stemmi di antiche
famiglie del paese e dei Vicari, in pietra e dipinti; ma alcuni di
questi non son riconoscibili perché dal tempo guastati. V’è
dipinta a fresco un’immagine della Vergine (1393) colle sette
principali virtù, in onore di un tal vicario Guicciardini, la cui
arme sta sulla pittura, e sotto vedesi uno scritto, che, studiato, si
riduce a sonetto (23) [VAI ALLE NOTE ↗]. Havvi pure un quadro
coll’intero ritratto della granduchessa Maria Maddalena d’Austria,
e i due busti in marmo dello Spagliagrani e del Ruffelli benemeriti
dell’istruzione. – Il palazzo ha comunicazione coll’oratorio
antico, in cui leggonsi alcune iscrizioni latine, [100]
relative alla storia del S. Crocifisso. Sta sull’altare una tavola
dorata, a scompartimenti ed ornati, ov’è dipinta l’Annunziata
con angeli, e ai lati tu vedi S. Genesio e S. Miniato e il loro
martirio. Nel sottostante gradino e nelle pareti laterali son
rappresentati i fatti principali della vita e della passione del
Redentore. E’ pur da osservare il cancelletto di ferro, che in due
parti divide la cappella, con molta grazia lavorato da Conte di Lello
senese. Essa ha arredi sacri antichi e pregevoli. – Della chiesa
distrutta di S. Giusto e Clemente, che sorgeva difaccia allo
sdrucciolo di Gargozzi, pochissime notizie si hanno. Il Lami afferma
che non fu mai pieve; ma solo provvisoriamente, e nel tempo che i
fiorentini tenner chiusa la propositura, come dicemmo. Quivi posero e
venerarono in principio i samminitesi il SS. Crocifisso; e di essa fa
parola n’iscrizione latina, che nel battistero della cattedrale si
legge. Scavando intorno ai suoi fondamenti si trovarono antiche
monete romane.
Palazzo Comunale
Foto di Francesco Fiumalbi
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