(Estratto da “La Nazione” del 27 novembre 1959, pag. 6)
Sulla piazza di San Miniato
Esperti k.o.
La gente si è consolata con l’esibizione sportiva
gridando insulti all’arbitro - Tagliani e la ragazza brutta
(dal nostro inviato)
San Miniato, 26 novembre.
Il severo «cappotto» non ha tolto a S. Miniato la
fisionomia che si è costruita durante la giornata: una fisionomia da fiera: non
fiera di paese, ma di città, perché
questa è una città, antica, gloriosa città. La folla uscita dall’arena sciama
ora per le vecchie stradine tracciate dalle antichissime mura: mura severe,
loro soltanto: mura che videro passare Barbarossa e Napoleone. E chissà cosa
pensano stasera.
I commenti, certo, non sono benevoli. Ma son fatti con
quell’aria che distingue i toscani: in fondo si tratta di criticare, di
distornare, di mettere in ridicolo qualcuno.
Ed è un bel regalo per un toscano, avere a disposizione
tutta quella legione di esperti. Eppoi, d’altronde, lo spettacolo c’è stato. Ci
sono stati perfino quei rigori, mal sognati durante una partita vera di calcio,
e la piazzetta del chiostro di San Domenico in mezzo alla quale era tracciata
l’area di porta ha fatto alla svelta a trasformarsi in uno stadio. La folla, in
fondo, era la stessa che applaude alle vittorie (tutte vittorie fino a oggi)
della squadra di calcio locale. Anche nei rigori Mondovì ha vinto ma
l’occasione era troppo bella: poter gridare in coro: «fuori! fuori!»
all’attaccante piemontese e qualche parolaccia all’arbitro. Tutta roba gratis:
roba di prima qualità.
E poi c’è stato un pomeriggio così pieno di novità, di
attesa: tutto quel lavoro di organizzazione che non è servito a nulla, ma che ha occupato tanti
cervelli e ha suscitato piccole risse amichevoli, e i particolari della messa
in scena. A parte la gran porta rizzata in mezzo al chiostro (una porta enorme,
vista così isolata, circoscritta in primo piano e tutti si sono chiesti come fa
il portiere a parare durante le partite e i portieri sono stati rivalutati un
pochino); a parte il manifesto del sindaco, bianco, attaccato sulla pietra
bruna che comincia: «Cittadini!», ed esorta: «Accediamo al giuoco che ci
attende con entusiasmo, con agguerrita preparazione ma soprattutto col desiderio
di ben figurare per la nostra maturità di cittadini».
A parte tutto questo, le ore sono passate alla svelta, le
ventuno si sono fatte vicine. Tutti i negozi avevano ricevuto l’ordine di
restare aperti; e in una stalla erano in attesa numerosi animali: una capra,
uccelli, cani e gatti di tutti i colori e di tutte le razze, nel caso se ne
fosse dovuto portare qualcuno sul palco come ad una gimkana automobilistica. E
sulla piazza, una macchina nera e lunga (chissà come farà a muoversi per queste
stradine) era tutta tappezzata di cartelli con sopra scritto «staffetta».
Avevano previsto tutto gli organizzatori, anche l’eventualità di dover fare una
corsa in macchina alla ricerca della soluzione di un quiz. Beato ottimismo.
(Archivio Gallerini San Miniato - Scatola n°26 - foto n°31)
E non erano mancate nemmeno le grane per il presentatore
Tagliani e per il regista. Tagliani aveva «provato» verso le 17 e si era
accorto che sul palco erano stati mandati tutti «cervelli» di seconda
categoria; quelli buoni, i migliori, erano stati dislocati nella quattro
«centrali del fosforo» (la biblioteca comunale, il seminario vescovile, le case
di un avvocato e di un commendatore) collegate telefonicamente col chiostro.
Così sarebbe successo che sul palco si sarebbero trovate
tutte persone in attesa di una telefonata. I «cervelli» sono stati invitati
nella «fossa dei leoni» (la piazzetta ha un aspetto che ricorda un poco appunto
una fossa, di belve; ma è una fossa gentile, cintata dagli archi snelli del
chiostro) e con loro sono arrivati mucchi di libri e rotoli a non finire di
carte geografiche.
Poi seconda grana sempre per Tagliani. Il presentatore
aveva avuto un’idea di sapore sportivo: far baciare da una bella ragazza di San
Miniato il «cannoniere» dei Mondovì e qualcuno ha indicato una signorina
presente e Tagliani ha detto: «Beh, cerchiamo ancora». La signorina ha
replicato: «Villano». E Tagliani: «Nessuno me lo aveva ancora detto». Poi è
stata nominata una commissione per la ricerca delle ragazze più belle; ma a San
Miniato le ragazze belle sono tutte fidanzate e i fidanzati, dimostrando uno
scarso senso di campanile, hanno messo il broncio e le fidanzate (magari a
malincuore) hanno detto di no.
Alla fine si è trovata una bella ragazza mora disposta a
baciare il calciatore avversario. Si chiama Maria Luisa Giraudo; ma non è di
qui: è calabrese.
(Archivio Gallerini San Miniato - Scatola n°26 - foto n°20)
Poi, finiti i preparativi, la gara. L’entusiasmo è andato
calando via via che i campioni locali venivano regolarmente sconfitti. I calci
di rigore hanno riacceso un po’ di grida e di applausi. E il centravanti di
Mondovì che aveva sbagliato il primo rigore, ha poi cominciato a farsi il segno
della croce prima di tirare e alla fine, ha dimostrato di essere molto
contento.
Tutto finito. K.O. La folla esce e dice cose che non
ripeteremo perché quei poveri esperti li abbiamo visti noi, da vicino, perdere
completamente la testa, smarrirsi fra le pagine di libroni assolutamente
inutili, mentre le telefonate della «centrale del fosforo» si susseguivano
sbagliate e assolutamente inutili anche quelle, mentre la platea li stava a
guardare: una platea piena, a strati, a piramidi: piccole cascate di gambe, di
volti, di braccia, teorie di teste disposte come sul pianale di un camion di
cocomeri.
Tutto finito. Per le strade, per i caffè, si ricomincia a
fare il chiasso: e tutti affermano che San Miniato aveva partecipato per punto
di impegno, ma che, in fondo, è davvero una cosa seria? Una città come questa.
E Barbarossa e Napoleone e Ottone IV? Tutta gente che passò di qui e disse:
acciderba che città!
Eppoi, si va a letto. In fondo non è successo nulla.
Domani è un altro giorno.
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