Qualche
tempo addietro, abbiamo avuto modo di conoscere Giuseppe Landi,
pittore macchiaiolo livornese, durante la realizzazione di un quadro raffigurante uno degli scorci più suggestivi di San Miniato.
Era piena estate e faceva molto caldo.
Giuseppe
Landi è tornato nuovamente in autunno, chiamato anche questa volta
da Don Luciano Marrucci, regalandoci un’altra sua opera davvero
molto suggestiva! Un nuovo panorama sanminiatese, uno scorcio della
nostra Città, che ci è davvero molto caro: l’apice della nostra
collina, la Rocca di Federico II.
Giuseppe
Landi ancora una volta dà prova delle sue straordinarie qualità
espressive: la pittura in stile macchiaiolo, caratterizzata da
un’esplosione di colori. Una pittura che in dettaglio sembra pura
casualità, costituita da tante piccole macchie, talvolta schizzi di
tempera, che si mescolano, si confondono, contrastano fra loro.
Invece
tutti questi elementi, apparentemente autonomi, nel loro complesso
acquistano forme, rapporti, significati compiuti. Insomma tante
piccole entità di colore che insieme formano una composizione
assolutamente non casuale, anzi, ricca di senso. Un’elaborazione
della realtà che, così riprodotta, acquista nuove geometrie.
L’idea
di fondo è tanto semplice, quanto difficile da realizzare. Ogni
elemento presente nella realtà viene letteralmente scomposto, ma non
su base geometrica, come sembrerebbe più logico, ma da un punto di
vista cromatico. Solo in un secondo momento vengono introdotte quelle
disposizioni formali che delimitano, ma non definiscono, gli elementi
presenti. Una sorta di processo di elaborazione inverso, basato sui
colori e non sulle forme.
Di
solito assistiamo ad una scomposizione dello spazio in forme, in cui
ad ognuna di queste è associato un colore, una sfumatura, una luce o
un’ombra. Giuseppe Landi, così come i pittori macchiaioli,
realizza l’esatto contrario: sono i colori che dettano la geometria
e non viceversa. Il risultato è unico e affascinante.
E
anche in questo caso vale la “Regola del Pavone”, così definita
da Luciano Marrucci, perché la pittura viene stesa su di una base
scura, talvolta nera, che risalta i colori della composizione.
Esattamente come le penne del pavone, coloratissime, che hanno un
“fondo” nero.
Ed
ecco l'opera di Giuseppe Landi nella sua interezza! Magico
autunno. Poesia presso la Torre di Federico II.
Mi piace come hai impostato la sequenza dei dettagli riconducibli ad unità come le strofe di una stessa poesia. Parlo del quadro di Giuseppe Landi
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