mercoledì 25 giugno 2014

IN PILLOLE [029] L'EPIGRAFE E IL MURO “FASCISTI” DI SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi

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1° revisione - 4 gennaio 2015

E' noto che il fascismo fece un ampio uso della retorica confacente alle proprie iniziative, di qualsiasi genere e tipo. Alcune furono manifestazioni eclatanti, altre più “discrete” e sottili. Dall'intitolazione di strade e piazze a personaggi vicini al regime (si veda il post PIAZZA MUSSOLINI A SAN MINIATO e il post IL 25 APRILE 1939 E IL VIALE GUGLIELMO MARCONI), all'apposizione dei “motti” mussoliniani sulle pareti di edifici che si affacciavano su luoghi pubblici (si veda il post CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE SU UNA PARETE DI SAN MINIATO e il post QUANDO I SANMINIATESI SE NE FREGARONO DELLE SANZIONI). Una vera e propria grande operazione mediatica continua, che interessò anche altri aspetti della vita sanminiatese, e di cui sono visibili, ancora oggi a distanza di molti decenni, le flebili testimonianze. Nonostante la damnatio memoriae promossa nell'immediato Dopoguerra, per uno strano caso, da attribuire probabilmente a circostanze fortuite, sono sopravvissuti fino ai giorni nostri un paio di segni, apparentemente celati, di quell'epoca.

Il primo, in ordine cronologico, è inserito nell'epigrafe collocata sulla parete destra dei chiostri di San Domenico. Ve ne sono diverse, ma quella che ci interessa è l'ultima, quella in fondo alla parete, proprio di fianco all'ingresso di quei locali che all'epoca ospitavano la Gioventù Italiana del Littorio (GIL) ed oggi sono la sede della Biblioteca Comunale.
E' dedicata a Francesco Ferrucci, e fu collocata nel 1930, nel IV centenario di quell'operazione militare, condotta dallo stesso Ferrucci, che portò alla temporanea riconquista del castello di San Miniato, nella più ampia controffensiva fiorentina nei confronti delle truppe imperiali di Carlo V d'Asburgo e capitanate da Filiberto di Chalon Principe d'Orange. [Per chi desidera approfondire sull'epigrafe si rimanda a M. Parentini e D. Fiordispina, Lapidi e Monumenti celebrativi in San Miniato, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 79, 2012, pp. 437-439].
Ebbene, già da una prima occhiata si nota che manca un simbolo sulla parte sinistra. Grazie alla preziosa testimonianza di Sauro Mori apprendiamo che si trattava di un giglio, simbolo della città di Firenze. [in un primo momento era stata ipotizzata la presenza dello stemma di casa Savoia]. Tuttavia osservando con attenzione la cornice, formata da elementi in Pietra della Lessinia, si scorge quelli che sembrano dei graffiti apparentemente insignificanti. In realtà sono tre lettere: A. IX. Il significato è abbastanza semplice: si tratta della formula che sta per “Nono Anno dell'Era Fascista”, che veniva fatta cominciare simbolicamente dal 28 ottobre 1922, giorno della “Marcia su Roma”, che fece da preludio all'incarico di formare il Governo, conferito dal Re Vittorio Emanuele III a Benito Mussolini. Infatti, i primi mesi del 1930, periodo in cui fu installata l'epigrafe, appartenevano proprio al “nono anno”. Probabilmente l'incisione non fu cancellata perché avrebbe compromesso la qualità estetica della cornice e, comunque, perché è anche poco visibile. Passa inosservata allo sguardo poco attento.

L'epigrafe dedicata a Francesco Ferrucci
San Miniato, Loggiati di San Domenico
Foto di Francesco Fiumalbi

L'epigrafe dedicata a Francesco Ferrucci
Particolare con il “Nono Anno dell'Era Fascista”
Foto di Francesco Fiumalbi

Il secondo “marchio di fabbrica”, se così si può definire, è quello situato su un apparentemente anonimo muro di sostegno. L'opera fu realizzata per contenere il terreno nei pressi del punto dove l'odierno Viale Don Minzoni si immette in Piazza del Duomo. Lo si può scorgere dal basso, da Corso Garibaldi, a metà strada fra la cosiddetta Scala Santa e l'incrocio con Viale XXIV Maggio. Dall'alto, invece, può essere facilmente individuato grazie alla presenza del caratteristico parapetto in ferro, verniciato di rosso. Non si vede bene, bisogna aguzzare la vista. D'altra parte, l'alto ciglione è interamente coperto da una rigogliosa vegetazione per molti mesi all'anno. E forse è stata proprio questa sua posizione, lontana dalla strada e seminascosta dalle piante, a “conservarlo” fino ai giorni nostri.
In ogni caso, facendo attenzione, si scorgono due lettere, una X e una V, che stanno per “Quindicesimo Anno dell'Era Fascista”, ovvero il 1937, l'anno in cui fu portato a termine il muro di sostegno.

Il muro con la data in “anni fascisti”
visto da Corso Garibaldi
Foto di Francesco Fiumalbi

Il muro con la data in “anni fascisti”
visto da Corso Garibaldi
Foto di Francesco Fiumalbi

Ci sono, a San Miniato, altri simboli o “marchi di fabbrica” del periodo fascista che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri? E nelle frazioni?

Per il momento non ne conosciamo. Se qualcuno avesse qualcosa da segnalare ci scriva all'indirizzo che si trova nella pagina dei CONTATTI, o nei vai profili Facebook, Twitter o Google+. Grazie!

1° revisione - 4 gennaio 2015


1 commento:

  1. Succede sempre ed ovunque: quando un regime cade si abbattono i simboli come segno di cancellazione dalla storia. Però l'opera rimane e sarà questa ovviamente a tramandare il regime. piaccia o no anche ai nostrani vandali rossi che da 70 anni riempiono di retorica il vuoto del loro pensiero.Il faro in rocca non lo hanno voluto perchè opera fascista hanno pontificato falsamente; il muro a retta di viale Don Minzoni che da 75 anni sorregge saldamente il viale lo conservano anche con le tracce evidenti di un'opera fascista.

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