[anno 1355] LIBRO IV. CAPITOLO LXXVII.
Come
fu offesa la libertà del popolo di Roma da' Toscani.
«Vedendo i falli commessi per li comuni di Toscana, che liberamente sottomisono la loro libertà al nuovo imperadore, ci dà materia di ricordare per esempio del tempo avvenire, come col popolo romano i comuni d'Italia, e massimamente i Toscani, sotto il loro principato parteciparono la cittadinanza e la libertà di quello popolo, la cui autorità creava gl'imperadori; e questo medesimo popolo, non da sé, ma la Chiesa per lui, in certo sussidio dei fedeli cristiani, concedette l'elezione degl'imperadori a sette prìncipi della Magna. Per la qual cosa è manifesto, avvegnaché assai più antiche storie il manifestino, che 'l popolo predetto faceva gl'imperadori, e per la loro reità alcuna volta gli abbattea, e la libertà del popolo romano non era in alcun modo sottoposta alla libertà dell'imperio, né tributaria come l'altre nazioni, le quali erano sottoposte al popolo e al senato e al comune di Roma, e per lo detto comune al loro imperadore; e mantenendo a' nostri comuni di Toscana l'antica libertà a loro succeduta dalla civiltà del popolo romano, è assai manifesto, che la maestà di quel popolo per la libera sommessione fatta all'imperadore per lo comune di Pisa e di Siena e di Volterra e di Samminiato fu da loro offesa, e dirogata la franchigia de' Toscani vilmente, per l'invidia ch'avea l'uno comune dell'altro, più che per altra debita cagione.»
Croniche
di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e
corredate di note filologiche e storiche,
Vol. II, Trieste, 1858, p. 153.
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