mercoledì 8 maggio 2013

IN PILLOLE [007]: LA PESCA ABUSIVA IN ARNO NEL VI SECOLO

a cura di Francesco Fiumalbi
La rete fluviale fin dall'antichità era abbondantemente sfruttata per lo spostamento delle merci dal mare all'entroterra e viceversa. Le acque, tuttavia, costituivano anche una preziosa risorsa alimentare e, spesso, le due attività di pesca e di navigazione entravano in contrasto fra loro. Di una curiosa situazione ce ne parla Cassiodoro, politico vissuto fra il V e il VI secolo d.C., durante il regno degli Ostrogoti.
In pratica gli alvei di alcuni fiumi, fra cui il Tevere, l'Arno e l'Auser (antico nome del Serchio) erano ostruiti da steccati che, di fatto, impedivano la regolare navigazione. Anche se non lo possiamo affermare con certezza, probabilmente tale pratica avveniva un po' in tutto il basso Valdarno, quindi anche nel territorio sanminiatese. 
Si trattava di strutture, generalmente precarie che servivano per rallentare le acque, creare insenature artificiali, dove i pesci potevano trovare un habitat favorevole e dove potevano essere facilmente catturati. Probabilmente si trattava degli antesignani delle nostre “pescaie” o qualcosa di simile. La situazione, ovviamente, creava forte disturbo alla navigazione che risultava ostacolata in diversi tratti. Da qui il decreto del re Teodorico che minacciava di elevare pesanti sanzioni a quanti, con l'attività della pesca, avessero ostacolato il regolare traffico delle imbarcazioni. La norma riguardava soltanto la forma di pesca attraverso gli steccati e non quella con le reti, evidentemente considerata meno dannosa. Queste le parole:

[…] Illud etiam magnopere credidimus amputandum, quod vestra fieri suggestione comperimus: ne quis in fluminibus navigeris diversis territoriis meantibus, id est in Mincio Ollio Ausere Arno Tiberi, audeat fluminum alveos piscandi studio turpissima saepe concludere, et quae sunt praesumpta, protinus auferantur. pateat amnis in navium cursus: sufficiat humano desiderio consuetis artibus delicias quaerere, non commento rustico libertatem fluminis impedire, ne, quod dici nefas est, utilitati publicae voluptas privata obstitisse videatur. [...]
Magni Aurelii Cassiodori Senatoris (Cassiodoro), Variarum, Libri Duocecim, XVII, 6.

[...] In Mincio Ollio Ausere Tiberi et Arno fluminibus comperimus quosdam saepibus cursum fluminis, quantum ad navigandi studium pertinet, incidisse. quod te volumus ordinatione magnifici viri Abundantii praefecti praetorio modis omnibus amputare, nec tale aliquid permittatis quemquam ultra praesumere, sed inviolati alvei tractus navium relinquatur excursibus. scimus enim retibus, non saepibus esse piscandum. nam hinc quoque detestabilis aviditas proditur, ut sibi tantum festinet includere, quantum ad multos poterat pervenire. [...]
Magni Aurelii Cassiodori Senatoris (Cassiodoro), Variarum, Libri Duocecim, XX, 3.

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Pescaia sull'Egola, nei pressi di Molino d'Egola, costruita 
su di una precedente steccaia a servizio del vicino mulino.
Foto di Francesco Fiumalbi



RIFERIMENTI:
Cassiodoro,Variarum [sito internet]
Mencacci Paolo, Vita civile ed ecclesiastica a Lucca nell'Alto Medioevo, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2012, pp. 14-15.

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