a
cura di Francesco Fiumalbi
In
questo post andremo alla riscoperta di un illustre letterato e
giurista di origine sanminiatese: Ansaldo Ansaldi, pressoché
dimenticato, ma personaggio di primo piano tra la seconda metà del
'600 e la prima metà del '700. Il suo oblio in terra sanminiatese è dovuto, probabilmente, al fatto che a San Miniato non c'è mai vissuto, impegnato dapprima a Firenze e poi a Roma presso la curia pontificia; anche se all'ombra della Rocca si trovava l'origine della sua famiglia, nonché interessi di natura patrimoniale.
Nacque a Firenze da Orazio Ansaldi e
Fiammetta Sirigatti, il 7 ottobre 1651. Fu allievo di Giuseppe Averani
presso l'ateneo pisano, dove, seguendo le orme del padre Orazio e del
nonno Raffaello, conseguì la laurea in diritto civile e canonico.
Successivamente iniziò l'attività forense presso lo studio del
senatore Ferrante Capponi.
Divenne membro dell'Accademia degli Apatisti e dell'Accademia
Fiorentina, dove si distinse in campo letterario. Nel 1678, con
l'appoggio di Ferrante Capponi e la protezione del Granduca Cosimo III de' Medici,
giunse a Roma presso lo studio del Cardinale Giovanni Battista de Luca.
Canonico
presso la Basilica di Santa Maria Maggiore,
entrò nella curia romana ricoprendo il ruolo di Auditore di
Innocenzo XII, e nel 1696 Auditore presso il tribunale della Sacra Rota,
di cui divenne decano nel 1717. Dal 1704 fu membro dell'Accademia dell'Arcadia
con il nome di Solando
Nedeo.
Morì il 7 dicembre 1719 e fu tumulato nella chiesa di San Giovanni de' Fiorentini.
Lasciò la sua eredità al nipote Orazio Ansaldi, anch'egli avvocato,
Auditore presso il Tribunale della Sacra Rota, di cui divenne decano
come lo zio.
Ansaldo
Ansaldi fu autore di alcune pubblicazioni:
+
De Commercio et Mercatura Discursus Legales,
Roma, 1689, che ebbe molte edizioni sia in Italia che all'estero (Lucca, Firenze, Colonia, Ginevra).
+ Creazione dell'Uomo e Incarnazione del Verbo Eterno,
Firenze, 1704.
+ Pensieri raccolti nella meditazione delle dieci giornate degli
esercizi spirituali di Sant'Ignazio Lojola, Firenze,
1711.
+ Il Trionfo della fede,
Firenze,
1717.
Curò
la pubblicazione del primo volume Decisiones
Sacrae Rotae Romanae,
Lucca, 1704. Dopo la sua morte fu dato alle stampe il secondo
volume, Decisiones
Sacrae Rotae Romanae coram bo: me: R.P.D. Ansaldo de Ansaldis
Patricio Florentino,
Roma, 1736.
Roma,
1689, frontespizio
La
sua opera principale, De
Commercio et Mercatura Discursus Legales,
che lo rese celebre nel campo giuridico, consiste in 100 quesiti di
carattere legale in materia commerciale, e fu considerato un
importante punto di riferimento, anche per il suo carattere pratico.
Per dare un'idea dell'importanza di questa sua opera, riportiamo un
estratto
da Emilio De Tipaldo, Biografia
degli Italiani Illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo
XVIII, e de' contemporanei,
Vol. I, Tipografia di Alvisopoli, Venezia, 1834, pp. 479-480.
«Avrebbe
l'Ansaldi voluto di questa importantissima materia formare un
compiuto trattato, ma […] tale metodo domandava un tempo che non
era suo. […] Chi, con l'occhio a quei tempi, scorresse i 100
quesiti, vi vedrebbe a una vanità di legale erudizione, congiunti
profonda una dottrina, un acume, un intendere, infine, alle vere
utilità del commercio; ché fu appunto opera dell'Ansaldi stabilire,
confermare e dilucidare le basi allor fluttuanti della commerciale
giurisprudenza, e pel cui mezzo potentemente alla perfezione dei
moderni codici di commercio sarebbe contribuito […]. Le sue
decisioni, per quanto modestamente non le proponga qual regole
assolute, non fidando egli della propria scienza per quelle in cui o
non venne ammesso il suo parere o nelle quali restò indecisa la
causa o venne sopita per transazione di parti, pure presentano, se
non tutti, certo i principi fondamentali del commerciale diritto. […]
Sodi prindicpii, i quali anche oggi ad onta della diffusione dei
lumi, applicati alla pratica potrebbero condurre i giudici nelle loro
definizioni per una securissima via. […] La giurisdizione dei
giudici di commercio, il foro dei mercadanti, il modo da trattarsi e
definirsi le loro liti, le regole sui libri, il diritto di ipoteca
conceduto a loro volta, le ferie, la esecuzione, formano come dire il
vastissimo progetto di un codice non ancora tracciato».
Le
notizie fin qui riassunte sono tratte dalla sua prima biografia, che
rimane anche quella più completa e ricca di dettagli, pubblicata nel
Giornale
de' Letterati d'Italia,
Tomo XXXIV, Parte Seconda, anni 1721-1722, Gabbriello Hertz, Venezia,
1723, Articolo XII, parte III, pp. 280-288.
Di
seguito la trascrizione del testo.
ANSALDO
ANSALDI
«La
città di San Miniato al Tedesco è stata sempre seconda madre di
nobil famiglie, che non solo hanno renduta gloriosa la loro patria,
ma diramate in varie città d'Italia, e particolarmente in Firenze,
agli antichi loro splendori ne hanno aggiunti abbondevolmente de'
nuovi. Una di sì fatte prosapie è certamente quella degli Ansaldi
che da San Miniato vanta l'antica origine, e che in ogni tempo è
stata illustre nelle lettere e nell'armi, nelle ecclesiastiche e
secolari dignità. Da un ramo di questa famiglia, trapiantato nella
metropoli della Toscana, e ascritto a quella nobiltà, nacque in
Firenze, l'anno 1651, il giorno 7 d'ottobre Monsignore ANSALDO
ANSALDI, splendore chiarissimo della giurisprudenza e della prelatura
romana, che in questo anno è mancato.
Suo
padre fu Orazio
di Raffaello
Ansaldi;
e la madre Fiammetta
Sirigatti,
figliola di quel Cavalier Lorenzo,
di cui si parla nelle Notizie
letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell'Accademia
Fiorentina,
il quale stampò in Venezia in foglio, e di belle figure arricchita
la sua Pratica di prospettiva
l'anno 1596 da lui dedicata al Granduca Ferdinando I. Nel collegio
de' Padri della Compagnia di Gesù fece Ansaldo
i suoi primi studj in patria, e particolarmente presso il Padre
Vincenzio Glaria di Tivoli, maestro di rettorica, dalla cui scuola
uscirono molti e molti valentuomini. Finito il corso degli studj in
Pisa, ivi ricevé la laurea del dottorato in ambe le leggi [Diritto
Civile e Diritto Canonico, n.d.r.].
Firenze, 1704, frontespizio
Tornato
in patria, fu introdotto, per aggiungere alla legge teorica la
cognizione ancor della pratica, nello studio del Senatore Ferrante
Capponi, Presidente della sacra religione di Santo Stefano,
personaggio nelle materie legali e politiche assai famoso ed
eccellente. Non lasciò per questo gli studj più ameni delle buone
lettere, frequentando l'accademia degli Apatisti, ove sovente fece
sentire le primizie del suo ingegno e in prosa e in verso; e fu
aggregato ancora fra gli accademici Fiorentini. Ma come il suo
principale scopo era la legge, in quella talmente si profondò, che
conosciuto il suo raro talento dal Senator Capponi predetto, da lui
eziandio con una spiritosa canzone, come suo benefico protettor,
commendato, lo animò a portarsi a Roma, ove egli fu, oltre al
generoso favor del Capponi, accompagnato poscia dall'amorevole
protezione benigna del regnante Granduca
[Cosimo III de' Medici,
n.d.r.]. Ivi
sotto la disciplina e direzione del celebre avvocato, poi Cardinale
de Luca, creatore per così dire di quel legal mondo, si perfezionò
di forte nella giurisprudenza, che riuscì senza fallo uno de' primi
avvocati della curia romana. Quindi in segno della stima, nella quale
era tenuto in varj tempi, da più sommi Pontefici, ebbe cariche e
dignità. Fu eletto Canonico della basilica di Santa Maria maggiore,
Prelato participante e Renferendario apostoloco; fu della
Congregazione de' riti, esaminatore de' Vescovi; ebbe l'ufficio di
dateria, che si chiama Concessum.
Fu Auditore d'Innocenzio XII e finalmente Auditore e Decano della
Sacra Ruota; e arricchito insomma di pensioni, beneficj e abazie.
Diede alla luce delle stampe l'utilissimo trattato De
commercio & mercatura,
che tra i legisti ha avuto gran lode, impresso in Roma in foglio nel
1689 di poi ristampato in altri luoghi [fra
cui anche a Ginevra nel 1698, n.d.r.],
e ultimamente Coloniae
Allobrogum, apud Fratres de Tournes,
1718 e dall'autore dedicato a Cosimo III Granduca di Toscana. Stampò
similmente in Lucca e poi in Roma nel 1711 con aggiunte il primo
volume delle sue Decisioni legali pur in foglio, dedicandole a
Clemente XI e avea quasi all'ordine la seconda parte, per darla
fuori, se morte non vi s'interponeva.
Firenze, 1717, frontespizio.
Alla
gravità e austerità delle leggi congiunse l'amenità della volgar
poesia, nella quale continuamente nelle ore che gli avanzavano alle
sue grandi occupazioni, per onesto divertimento, s'esercitò; e ne
diede al pubblico nobili saggi. Stampò pertanto nel 1704 in un
volume in foglio sette canzoni, che contengono la Creazione
dell'uomo e Incarnazione del Verbo eterno,
dedicato a Don Annibale Albani, nipote di Nostro Signore, e ora
Cardinale di Santa Chiesa, e dato in luce dal Sig. dottore Giuseppe
Averani, Professore ordinario di legge nell'università di Pisa, il
quale faccendovi servire per prefazione un suo dotto ragionamento,
ove tra le altre lodi, chiama Monsig. Ansaldi,
onore immortale della nostra patria, e lume splendissimo della
giurisprudenza,
afferma d'aver lette, e ammirate queste
sette canzoni, piene di profonda dottrina, e di squisita erudizione.
Pubblicò ancora nel 1711 in foglio i Pensieri
raccolti nella meditazione delle dieci giornate degli esercizi
spirituali di Sant'Ignazio Lojola, distesi in dieci Canzoni;
coll'aggiunta d'un'altra Canzone, invito a' poeti a comporre in
materie sacre,
dedicati dall'autore a Clemente XI. In simigliante maniera diede
fuori in un più grosso volume in foglio nel 1717 Il
Trionfo della fede,
compreso in 26 Canzoni e indirizzato al medesimo Sommo Pontefice, ove
serve di proemio altro Discorso del Sig. Abate Anton-Maria Salvini,
il cui giudicio sopra questa nobil fatica è riportato nel Tomo XXXI
del nostro Giornale, con moltre altre lodi di quel degnissimo
Prelato. Opere tutte uscite in luce in Firenze nella stamperia
Granducale. Meritatamente perciò fu all'Arcadia di Roma annoverato
tra' suoi accademici adì 26 di febbraio, 1703 dall'incarnazione con
nome di Solando
Nedeo,
e riposto dal Sig. Arciprete Crescimbeni tra i buoni rimatori viventi
nelle opere sue, ove registra un suo sonetto; e tra le sue Rime,
con brindisi (Rime di Gio. Mario Crescimbeni, ec. Edizione seconda,
in Roma nella stamperia d'Antonio de' Rossi, 1704, in 12) così a lui
volge il suo dire:
Al
gentil detto Solando
Che
di Temi al tempo stesso
Siede
sul Tebro in foglia, ed in Permesso,
O
meravigliosa non usata a unquanco!
Rogna
d'Apollo al fianco.
degli esercizi spirituali di
Sant'Ignazio Lojola,
Firenze, 1711, frontespizio
Monsignor
Giovangiustino Ciampini, amicissimo suo, gli dedicò il Discorso
accademico, intitolato: Il
Teatro de' Grandi,
stampato in Roma nel 1693 in 4 come accenna anco l'abate Vincezio
Leonio nella Vita di detto Monsig. Ciampini, inserita tra quelle
degli Arcadi
illustri
tomo II a carte 195 ove in tale occasione ragionando di Monsig.
Ansaldi,
dice, che alla
profonda cognizione delle leggi, accoppia anche quella di molte altre
scienze.
Ma tralasciando molti altri scrittori, e particolarmente legali, che
con alte lodi celebrano la virtù del nostro Prelato, serva qui per
tutti il Sig. Domenico Bernino, che nel libro intitolato: Il
Tribunale della Sacra Rota romana,
così ragiona di lui a carte 278 ove registra gli Auditori della
medesima famosi in dottrina: E
finalmente acciocché il secolo nostro ancora vada di pari con gli
antichi, nel 1700, un Ansaldo de Ansaldis Fiorenino, che fin giovane
di età, seppe con la vivacità dell'ingegno, e con l'assiduità
dello studio conciliare alle sue rare doti alta espettazione di gran
cose, come in parecchie opere attestò l'eminentissima penna di Gio.
Battista de Luca, di cui fu discepolo, e che poi in progresso di
tempo egli emulò, e nella gloria delle stampe, e nel posto di
Auditor pontificio, e che presentemente vive Decano degnissimo della
Sacra Rota romana, meritevole dell'altra ed alta dignità, di cui
morì fregiato il suo maestro.
Ma la morte, che il più delle volte tronca le più belle speranze,
lo tolse al mondo, non già alla gloria, il dì 7 di dicembre 1719 in
Roma, ove fu sepolto nella chiesa di San Giovanni de' Fiorentini,
avendo lasciato erede il Sign. Cavaliere Orazio
Ansaldi,
suo degno nipote.
Fu
Monsig. Ansaldi
di bella statura e complessione, gioviale nel volto, e avvenente,
d'occhi celesti e vivi, e in ogni suo portamento, grave e manieroso.
Amatissimo era egli della patria, e a questo fine ogni anno negli
ultimi tempi di sua vita si portava a Firenze, per rivedere i suoi
congiunti e amici; e quivi era con parziali rimostranze di stima e di
benevolenza accolto sempre da' suoi Principi, e da tutta la nobiltà
della patria visitato, e meritamente, come uno de' più fregj di
quella riverito».
Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram bo: me: R.P.D.
Ansaldo de Ansaldis Patricio Florentino, Roma, 1736, frontespizio
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