a
cura di Francesco Fiumalbi
La
“Veduta
della Città di San Miniato”
e la “Veduta
della Cattedrale di S. Miniato”
sono inserite nella più vasta opera “Viaggio
Pittorico della Toscana”, compilata
dall'erudito fiorentino Francesco Fontani (1748-1818), e data alle
stampe in Firenze per la prima volta fra il 1801 e il 1803 in tre
volumi. Fu poi ristampata nel 1817 in sei tomi, così come la terza
edizione, postuma, negli anni 1827-1834.
Non
staremo ad indugiare sulla vita e la formazione di Francesco Fontani,
tuttavia vale la pena sottolineare alcuni dei motivi che portarono il
suo “Viaggio
Pittorico della Toscana”
ad avere un'ampia e felice diffusione. Innanzitutto, l'opera viene
predisposta alla fine del '700 e raccoglie molti aspetti
dell'Illuminismo e del pensiero scientifico, come ad esempio la
catalogazione sistematica e razionale, in questo caso dei luoghi
della Toscana, proposti secondo alcuni itinerari da seguire. Tale
operazione conoscerà il suo apice, pochi anni più tardi, con il
fortunatissimo “Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana"di Emanuele Repetti.
Tuttavia, rispetto al “Dizionario”,
il “Viaggio”
del
Fontani è concepito anche per chi volesse intraprendere, o
ripercorrere un viaggio. E, guarda caso, sempre in questo periodo
conosce la sua massima diffusione il cosiddetto Grand Tour.
Si trattava di una sorta di grande viaggio d'istruzione attraverso i
Paesi mediterranei e vedeva protagonisti i giovani delle classi
abbienti d'Europa: Inglesi, Francesi e Tedeschi in particolar modo.
Una delle tappe irrinunciabili, oltre a Roma, Pompei ed altre celebri
località italiane, era certamente Firenze e la Toscana. Al ritorno
nel proprio Paese, i giovani erano soliti portare con sé opere
d'arte, pezzi d'antiquariato, reperti archeologici. Ma non solo,
anche opere letterarie e fra queste, quelle che noi oggi potremmo
considerare un po' le antesignane delle nostre guide turistiche. E in
questa categoria può ben rientrare anche il “Viaggio
Pittorico della Toscana”.
Infatti, la particolare fortuna dell'opera di Francesco Fontani, non
va ricercata solamente nelle notizie di tipo storico, cronachistico o
aneddotico, ma anche e soprattutto nella presenza delle cosiddette
“Vedute”, ovvero incisioni che raffigurano scorci panoramici o
caratteristici delle città toscane, ed anche dei centri cosiddetti
“minori”. Un po' come le moderne cartoline. Questa modalità
comunicativa, attraverso il disegno, trova sicuramente in Giovanni Battista Piranesi
un illustre precedente. Certamente meno elaborate delle incisioni del
Piranesi, le tavolette furono predisposte dai fratelli Antonio e
Jacopo Terreni per corredare l'opera delle illustrazioni.
A
San Miniato, Francesco Fontani dedica due vedute: quella complessiva
e generale della Città, con la dissertazione storica, e quella
dedicata alla Cattedrale dove ripercorre la storia dell'edificio, ma
anche brevemente quella della Pieve di San Genesio terminando con
l'erezione della Diocesi.
Le
fonti a cui attinge il Fontani per la sue dissertazioni delle
“Vedute” sono praticamente le stesse utilizzate da Domenico Manni, nel suo saggio a corredo del Sigillo dei Signori Dodici:
le cronache di Giovanni Villani, Niccolò Macchiavelli e di Lorenzo
Bonincontri (edito da Giovanni Lami), oltre alle Istorie
Fiorentine
di Scipione Ammirato il Vecchio con l'aggiunte del Giovane.
Più
in dettaglio, questa rappresenta, probabilmente, la prima “Storia
di San Miniato” redatta in forma organica e sintetica (a differenza
delle molte informazioni pubblicate dal Lami), anche se la
dissertazione contiene notizie incomplete e spesso imprecise. Ha
inizio dalle ipotesi sulla fondazione del castello di San Miniato,
prosegue con le vicende del libero comune fino alla dominazione
fiorentina, per terminare all'elevazione a Città e l'erezione della
Diocesi. Tace invece sugli avvenimenti a lui più recenti.
Superate
nel 1843 dalla ben più completa opera del Repetti (la voce “S.
Miniato” si trova nel quinto volume), le “Vedute”
sanminiatesi
ebbero maggior fortuna da un punto di vista illustrativo,
specialmente quella panoramica, meno quella della Cattedrale. Le
incisioni dei Terreni furono ristampate in diverse occasioni, anche
per farne delle cartoline. Non mancarono nemmeno modifiche e
adattamenti più o meno interessanti, come nel caso di alcune
ristampe de “La
Presa di Samminiato”
di Ippolito Neri, dove alla “Veduta”
panoramica viene aggiunto l'esercito empolese con in testa le famose
capre.
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