a
cura di Francesco Fiumalbi
In
questa pagina sono contenute le informazioni relative a due
sanminiatesi che morirono in combattimento durante la Prima Guerra
Mondiale. Erano legati da una profonda amicizia, appartenevano alla
medesima 655° Compagnia di Mitraglieri e trovarono la morte insieme
sull'Altopiano del Carso fra l'11 e il 12 aprile del 1917. Si tratta
del Caporale Francesco Benvenuti, di anni 22, e del Caporale Umberto
Bongi, di anni 29, cugino del Canonico Genesio Chelli, Tenente
Cappellano Militare, (successivamente rettore della chiesa di Santa
Caterina e della Propositura di S. Maria Assunta a Casciana Terme)
che fu testimone del tragico epilogo. Il sacerdote si occupò anche
di trovare sepoltura ai due sanminiatesi presso Monfalcone (Gorizia).
Le salme fecero ritorno successivamente a San Miniato e furono
tumulate nella Cappella Votiva ricavata presso la chiesa di Santa
Caterina (inaugurata nel 1925), quindi traslate nel 1957 nel Sacrario di Santa Maria al
Fortino, dove si trovano attualmente. Il nome di Francesco Benvenuti
è poi inserito nell'epigrafe collocata dalla Ven. Arciconfraternita
di Misericordia di San Miniato sulla parete della chiesa della SS.
Trinità in via Pietro Rondoni. Quello di Umberto Bongi, invece, si trova nell'iscrizione collocata nel 1957, sulla parete sinistra della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia detta di San Domenico, a memoria dei caduti di quella parrocchia.
presso
il Sacrario di Santa Maria al Fortino
Foto
di Francesco Fiumalbi
BENVENUTI
FRANCESCO DI GAETANO
Caporale
655° compagnia mitraglieri, nato il 23 dicembre 1894 a San Miniato,
distretto militare di Pistoia, morto il 12 aprile 1917
nell'ospedaletto da campo n. 46 per ferite riportate in
combattimento.
Estratto da: Albo
d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18,
Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 86.
BONGI
UMBERTO DI VITTORIO
Caporale
655° compagnia mitraglieri, nato il 2 luglio 1887 a San Miniato,
distretto militare di Pistoia, morto l'11 aprile 1917 sul Carso per
ferite riportate in combattimento.
Estratto
da: Albo d'Oro dei Caduti Militari
della Guerra 1915-18,
Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 131.
appartenenti
alla Ven. Arciconfraternita di Misericordia
contenente
anche il nome di Francesco Benvenuti
San
Miniato, chiesa della SS. Trinità
Foto
di Francesco Fiumalbi
Alla
drammatica morte di Francesco Benvenuti e Umberto Bongi è dedicato
un articolo che fu pubblicato sul settimanale «La Rocca», Anno I,
n. 11 del 10 agosto 1919, pp. 2-3. L'articolo non è firmato e potrebbe essere stato redatto dal Direttore R. Volpini che riprese il racconto del Canonico Genesio Chelli, testimone della loro morte. Di seguito il testo:
ALBO
D'ORO
Caporale
Bongi Umberto
Caporale
Benvenuti Francesco
Ambedue
nostri concittadini, appartenevano alla medesima Compagnia
Mitraglieri, la 655°: si amavano come due fratelli; tornavano alla
fronte gli ultimi di Marzo 1917, e ahime! per rimanervi pochi giorni!
Una delle zone più terribili del Carso fu assegnata alla loro
Compagnia. Ivi giunti, il Bongi scriveva al cugino Genesio Canonico
Chelli Tenente Cappellano di un Reggimento di Fanteria che operava ad
un chilometro appena di distanza, sulla quota 208, pregandolo di
venire a trovarlo insieme col Benvenuti.
La
sera del giorno 11 Aprile 1917 il Tenente Cappellano Chelli accedeva
a riposo col suo Reggimento data la vicinanza, volle, (e forse per un
presentimento interno che ve lo spingeva) recarsi a trovarli in
linea. Sceso al Vallone e passato il Lago di Doberdò, prese i
camminamenti del rovescio di Quota 144. Fatti pochi metri, avvertì
dei lamenti e delle grida... Non poté proseguire. Si trovò allora
dinanzi ad una scena pietosa. Una bombarda aveva colpito il
baracchino ove stavano i due caporali, ferendo mortalmente il
Benvenuti all'addome e alla faccia, e uccidendo il Bongi. I compagni
d'armi tutti ottimi giovani e in maggioranza toscani, prima di tutto
raccolsero il caporale Benvenuti, che sollecitamente veniva ricevuto
dalla 16° Sezione Sanità. Il cadavere del povero Bongi,
pietosamente composto, veniva trasportato a S. Polo, in attesa della
sepoltura. Il caporale Benvenuti dalla 16° Sezione Sanità veniva
trasportato al vicinissimo Ospedaletto da Campo che funzionava nelle
scuole di Ronchi, ove egregi Sanitari, apprestarono tutti i soccorsi
del caso: ma niente valse!
Placidamente,
confortato dai sacramenti, assistito dal Cappellano Chelli, che egli
ringraziava di continuo, fra il ripetere dei dolci nomi di babbo e di
mamma, moriva sulla mezzanotte fra l'11 e il 12 aprile 1917.
Ambedue
le salme, furono composte in casse di legno, e il Tenente Cappellano
Chelli volle scegliere per sepoltura loro il piccolo ma artistico
Cimitero di S. Polo presso Monfalcone. Sulle due tombe furono eretti
due artistici monumenti in cemento, con le seguenti iscrizioni:
ALLA
MEMORIA DEL CAPORALE
BONGI
UMBERTO
DELLA
655° COMP. MITRAGLIERI
M.
L'11 APRILE 1917
------
IL
CAPPELLANO DEL 141° FANTERIA
SUO
CUGINO
PER
LA DESOLATA FAMIGLIA, POSE
AL
CAPORALE
BENVENUTI
FRANCESCO
DELLA
655° COMP. MITRAGLIERI
MORTO
IL 12 APRILE 1917
IL
CAPPELLANO DEL 141° FANTERIA
DOLENTE
CON LA FAMIGLIA
Q.
M. P.
Ad
ambedue questi nostri concittadini, che un sol proiettile nemico
rapiva all'affetto delle loro famiglie, soldati d'Italia, le cui vite
si immolarono per la Patria nell'adempimento del loro dovere, vada il
pensiero riconoscente di quanti, ammirando il loro valore, godono
oggi il frutto della vittoria: vittoria strepitosa che non poteva
mancare ad un Esercito, eroico e forte come il nostro! Alle famiglie
Bongi e Benvenuti, così duramente provate, valga la devota
riconoscenza ai loro cari Estinti tributata dalla Città nostra, a
lenire il loro dolore.
Ai
caduti, eredità di glorie Italiane imperiture, immortali nella
Storia del nostro Risorgimento, la pace di Dio, il culto della
Nazione.
Immagine tratta da «La Rocca»,
Anno I, n. 11 del 10 agosto 1919, p. 2
Immagine tratta da «La Rocca»,
Anno I, n. 11 del 10 agosto 1919, p. 3
Presso l'Archivio della Venerabile Arciconfraternita di Misericordia di San Miniato, nel fascicolo Lettere ed Atti vari secc. XIX-XX, è conservato anche il manifesto realizzato dalla Misericordia nel maggio del 1923, in occasione del ritorno a San Miniato della salma di Francesco Benvenuti. Di seguito il testo:
REGIA VEN. ARICONF. DI MISERICORDIA
S. MINIATO
L'11 aprile 1917, a quota 144 presso Monfalcone, colpito da scheggia di granata nemica,
cadeva gloriosamente il Caporale
FRANCESCO BENVENUTI
Era un lutto che colpiva quella famiglia, la cittadinanza samminiatese e il nostro pio Sodalizio, che ebbe il giovane estinto fra i più attivi confratelli ed uno dei primi iscritti alla Squadra di Pronto Soccorso.
Dopo sei anni dalle aspre ed insanguinate pendici che dal Carso scendono al mare, le sue ossa gloriose che giacquero accanto a quelle di tanti eroi, tornano a S. Miniato per essere contornate dal nostro pianto fraterno, dalle nostre preghiere, per ricevere l'ultimo tributo di gratitudine e di affetto.
Ne volle l'Arciconfraternita già ricordato il nome in un marmo, insieme agli altri confratelli caduti in guerra, affinché da quel nome spirasse più solenne il sentimento del sacrificio, della virtù, dell'amore, che è carità; vuole ora che l'esempio magnanimo, che la memoria dell'estinto restino scolpiti nell'animo di tutti coloro che nel Santo Vessillo della Misericordia stanno compiendo le nobili opere della cristiana carità, e che i giovani specialmente iscritti alla Squadra di Pronto Soccorso, imparino dal Caporale BENVENUTI ad unire in un solo amplesso i sublimi affetti alla Patria ed alla Religione.
CITTADINI
L'ora dell'apoteosi dei martiri della Patria è suonata! Insieme a quella del Caporale BENVENUTI, altre due salme passeranno per le vie della nostra città; tutti accorriamo a suffragarne le anime immortali, a ricomporre le gloriose spoglie nella pace delle urne, davanti alle quali le madri ricorderanno ai figli gli esempi luminosi dei nostri concittadini che immolarono serenamente per l'Italia, tanta giovinezza, tanta bontà, tanti sogni di vita e di speranza.
S. Miniato, 29 Maggio 1923
IL MAGISTRATO
Del ritorno delle salme di Francesco Benvenuti e di Umberto Bongi, rimane memoria anche in un articolo pubblicato dal settimanale sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare «La Vedetta», anno V, n. 12, del 10 giugno 1923, pp. 1-2. Di seguito la trascrizione.
Del ritorno delle salme di Francesco Benvenuti e di Umberto Bongi, rimane memoria anche in un articolo pubblicato dal settimanale sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare «La Vedetta», anno V, n. 12, del 10 giugno 1923, pp. 1-2. Di seguito la trascrizione.
In
alto le bandiere!
Tornano
gli Eroi della Patria
Caporale
Francesco Benvenuti
Era
egli uno di quei giovani, così rari ai giorni nostri, che non sanno
vivere se non presso le ginocchia della mamma, che adorano i genitori
ed i nonni con tale trasporto di affetto da renderli stimati e
beneamati da tutti.
Giovane
laborioso, intelligente, arguto, lo vedevi in Poggighisi, presso il
nonno suo Niccolò Brunelli (antico ed esperto tenditore di uccelli,
e come tale richiesto di sua opera da S.E. l'On. Ferdinando Marini
che lo ebbe caro fino alla sua morte) parlare di tese e di uccelli, e
con frizzi e motti tutti propri di chi è preso da la passione della
caccia, far comitiva con i cacciatori, e con essi scherzare
piacevolmente del più e del meno.
Ma
sopraggiunge la guerra: Cecco Benvenuti, così lo chiamavano,
abbandonava e tese e uccelli, nonché il povero nonno suo piangente,
perché la patria lo chiamava a rendere il suo contributo di
cittadino e di soldato.
E
partì allegro come sempre, e con l'83 Fanteria ha ricordo a
Primolano, a Grugno, a Strigno nel Trentino, prendere parte a
numerose azioni. E di là scrivere lettere bellissime ai suoi
genitori, al nonno suo, cui raccontava la lunga teoria di uccelli che
gli passavano sopra la trincea nei bei valichi alpini, specie quelli
uccelletti che sono chiamati montanelli.
Proprio
nel Trentino ebbe durante una sanguinosissima azione il primo
battesimo di sangue, e lo vedemmo ricoverato nell'Ospedale cittadino
della Croce Rossa nelle Scuola Tecniche.
Il
1 di Aprile del 1917 partiva dal Deposito Mitraglieri di Brescia, e
giungeva in seconda linea, e precisamente nel tratto più infernale
del fronte, e cioè a Quota 144, quella quota che conobbe i migliori
ardimenti e i più sublimi eroismi del nostro Esercito. E pochi
giorni vi rimase. Il giorno 11 del medesimo mese, colpito da bombarda
insieme coll'inseparabile compagno Caporale Bongi, pietosamente
raccolto dal Cappellano Militare Can. Cav. Genesio Chelli che proprio
in quell'ora si recava a trovarli ambedue, veniva ricoverato con
tutta sollecitudine all'Ospedale Militare di Ronchi. Ivi le assidue
cure di Chirurghi illustri non valsero a nulla: spirava verso l'una
del 12 di Aprile.
Caporale
Umberto Bongi
Operaio
intelligente e laborioso e di cuore aperto ad ogni sventura,
attendeva alla rivendita dei giornali. Con dolore sommo, specie per
il distacco dai suoi genitori e dalla fidanzata Sig.na Bice Gazzini,
lasciò S. Miniato all'inizio della guerra, e rimase a Pistoia
nell'83 Fanteria, fino ai primi del 1917, perché inabile a qualsiasi
fatica, per varie imperfezioni fisiche. Ma quando vi fu grande
fabbisogno di militari per il fronte, anche il Caporale Bongi venne
fatto abile e ascritto insieme al Caporale Benvenuti al Deposito
Mitraglieri di Brescia. Di là partirono insieme per il fronte, e
fatale sventura volle che una bombarda austriaca lo colpisse la sera
dell'11 Aprile sulla quota 144, ricordata sopra. Non sopravvisse che
pochi istanti e il Cugino Can.co Chelli lo trovò ormai cadavere.
Ambedue
riposarono fino al 18 Maggio u.s. nel Cimitero Militare di S. Polo di
Monfalcone ove vennero tumulati dallo stesso cugino Can. Chelli, che
vi eresse due magnifici monumenti in cemento.
Come potevano essere cugini il Can Genesio Chelli e Umberto Bongi? A questa domanda mi sono risposto andando a chiedere informazioni alla signora Elvira Bongi di 91 anni ma con una mente ed una memoria lucida che mi ha spiegato l'arcano mistero a mio modo inspiegabile. E' stato più semplice di quanto pensassi.L'anello di congiunzione è la famiglia Vannini. In sintesi Le sorelle Vannini andarono in sposa una a Chelli l'altra a Bongi. Dai rispettivi matrimoni nacquero Genesio Chelli e Bongi Umberto. Mentre per Genesio Chelli non sono riuscito a conoscere i nomi dei genitori, per Umberto Bongi ho saputo che il padre fu Vittorio Bongi(Tipografo) e la madre Paolina Vannini.Inoltre le sorelle Vannini ebbero anche un fratello prete il Canonico Vannini priore di Santa Caterina dopo che Genesio Chelli lasciò quella parrocchia per Bagni di Casciana ove morì nel 1933. Per cui il passaggio della prioria di Santa Caterina avvenne tra zio e nipote. Ma Genesio Chelli era anche cugino di Piero Chelli, mio padre, perchè i loro nonni erano fratelli.
RispondiEliminaNon i loro nonni, ho sbagliato volevo dire i loro padri.
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