venerdì 5 aprile 2013

S. MINIATO NELLA "CRONACA DI PISA" DI RANIERI SARDO 14/15



14 [1369] Dopo alcuni mesi di vicende alterne, i Fiorentini rompono gli indugi e stringono l'assedio su San Miniato. La battaglia di Pontedera, dove Giovanni Malatacca viene fatto prigioniero.



[…] E llo sabato mattina a dì primo di diciembre 1370 (1369), la chompangnia (si tratta della compagnia di mercenari di Giovanni Acuto, ovvero John Hawkwood, condottiero inglese che dopo aver partecipato alla Guerra dei Cent'Anni si trasferì in Italia al servizio di Pisa e di Milano e dal 1377 passò al servizio dei Fiorentini) doveva mettersi in choncio per passare Arno. L'altro dì vengniente di Pisa si v'erano andate ischafe assai et quella mattina si era venuto a pro vedere a rRipoli missere Giovanni Aghuto et misser Giovanni di Natone, et domino Simone da Sanchasciano, et Niccholò da Monte Schudaio e, standosi così, la gente del chomune di Firenze che lla nocte dinanzi era alberghata a San Miniato – che, sechondo si dicie, erano più di 3000 huomeni a chavallo armati et pedoni et da 400 balestrieri, la più bekka gente et meglio inn ordine che mai si vedessi, della quale era chapitano per lo chomune di Firenze Giovanni Malatesta (in realtà era Giovanni Malatacca, ndr) et in sua chonpangnia domino Giovanni de' Mangiadori et altri assa chaporali – la mattina presente iscesono del Chastello del boscho (Casteldelbosco, Comune di Montopoli, ndr) et vennono inverso lo Ponte ad Era chon tre schiere chon grande schorta per 4 dì, sicché quelli del Ponte ad Era, vedendogli venire, istormeggiò et chosì, stormeggiando, si seppe per lo champo della chonpangnia ch'allora volevano mangiare; di che, gradando «all'arme! all'arme!» non richoverarono si tosto che della giente de' Fiorentini si mossono da 400 chavalli chorridori in punto et vennono insino al fosso (si trattava del fossato che cingeva il castello di Pontedera, ndr). Di che quelli della chonpangnia, tucti a pie' chon le lancie in mano, chon mectere una trave atraversi alla boccha del fosso et chon montare in sulle chase et gittare pietre alle teste de' chavagli [li trattennero] tanto che lla giente trasse a llevare. La giente de Fiorentini, non potendo passare, stettono a terra et quivi l'una parte e ll'altra, sendo a pie' cholle lancie in mano, si chomincciò un'aspra battaglia. Bastò un'ora sanza niuno pieghare indietro o aquistare, rompendosi più di 500 lancie da chavallo [e] morendovi più di 25 huomeni. Di che, esendo le bandiere della reale (cioè la bandiera principale, ndr) per lo chomune di Firenze et quella della chonpangnia, [e] la giente della chonpangnia prese terreno addosso a' Fiorentini; per la qual chosa una schiera di quella di Firenze, che erano da 800 huomeni a chavallo, girono di verso l'Arno per volere cingniere quelli della conpangnia, di che venne loro el tracto bellettoso et quivi li chavalli si ficchavano tucti. Per la qual cosa quelli della chonpangnia, avendo preso terreno, vedendo ciò, pinsono et vanno suso diciendo xxx chosì li rupono et misoli inn ischonficta. Di che voltando li Fiorentini et quelli della chonpangnia, sechondo che ssi disse, presono più di 2000 chavagli et più di du' mila uomeni. Et allora fu preso lo chapitano della ghuerra del chomune di Firenze, ciò fu Giovanni Malatesta (Giovanni Malatacca, ndr), et molti altri chapitani, et furono presi molti muli cho' lle loro vittuvagle et robe et bastò la decta battaglia et ruberia insino al buiore di notte.
Per la quale sconfitta ch'ebbono li Fiorentini, essendo presa la bandiera loro reale, quelli della chonpangnia l'ànno mandata a domino Bernabò aspettando da llui risposta, et degli stanno in sullo nostro chontado di Chascina, et vanno cierchando (col significato di esaminare, vigilare) tucto lo nostro chontado nel Valdarno; sono iti a San Giusto Ortichaia et a San Marcho insino alla Vectola rubando biada d'ongni ragione et roba d'ongni ragione et bestiame et faciendo per tucto lo chontado danno assai. Et tuctu i nostri chontadini si nne vennono a Pisa chon quello che ànno potuto fugire et mectere di loro roba.
Quelli della chonpangnia si nne sono venuti assai in Pisa a fornirsi d'assai chose et ànnoci arrechato a vendere di molta arme et assai muli et chavagli. Priegho Iddio distrgha chi cholpa ci à di tanto danno al nostro chontado quanto abbiamo ricieuto, che sarebbono i Fiorentini disleali, traditori, arroghanti; priegho Iddio li distrugha!

Banti Ottavio, Cronaca di Pisa di Ranieri Sardo, Fonti per la Storia d'Italia, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma, 1963, pp. 194-196.

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