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[1369] Dopo alcuni mesi di vicende alterne, i Fiorentini rompono gli
indugi e stringono l'assedio su San Miniato. La battaglia di
Pontedera, dove Giovanni Malatacca viene fatto prigioniero.
[…]
E llo sabato mattina a dì primo di diciembre 1370 (1369), la
chompangnia
(si tratta della compagnia di mercenari di Giovanni Acuto, ovvero
John Hawkwood, condottiero inglese che dopo aver partecipato alla
Guerra dei Cent'Anni si trasferì in Italia al servizio di Pisa e di
Milano e dal 1377 passò al servizio dei Fiorentini) doveva
mettersi in choncio per passare Arno.
L'altro
dì vengniente di Pisa si v'erano andate ischafe assai et quella
mattina si era venuto a pro vedere a rRipoli missere Giovanni Aghuto
et misser Giovanni di Natone, et domino Simone da Sanchasciano, et
Niccholò da Monte Schudaio e, standosi così, la gente del chomune
di Firenze che lla nocte dinanzi era alberghata a San Miniato –
che, sechondo si dicie, erano più di 3000 huomeni a chavallo armati
et pedoni et da 400 balestrieri, la più bekka gente et meglio inn
ordine che mai si vedessi, della quale era chapitano per lo chomune
di Firenze Giovanni Malatesta (in
realtà era Giovanni Malatacca, ndr) et
in sua chonpangnia domino Giovanni de' Mangiadori et altri assa
chaporali – la mattina presente iscesono del Chastello del boscho
(Casteldelbosco,
Comune di Montopoli, ndr) et
vennono inverso lo Ponte ad Era chon tre schiere chon grande schorta
per 4 dì, sicché quelli del Ponte ad Era, vedendogli venire,
istormeggiò et chosì, stormeggiando, si seppe per lo champo della
chonpangnia ch'allora volevano mangiare; di che, gradando «all'arme!
all'arme!» non richoverarono si tosto che della giente de'
Fiorentini si mossono da 400 chavalli chorridori in punto et vennono
insino al fosso (si
trattava del fossato che cingeva il castello di Pontedera, ndr). Di
che quelli della chonpangnia, tucti a pie' chon le lancie in mano,
chon mectere una trave atraversi alla boccha del fosso et chon
montare in sulle chase et gittare pietre alle teste de' chavagli [li
trattennero] tanto che lla giente trasse a llevare. La giente de
Fiorentini, non potendo passare, stettono a terra et quivi l'una
parte e ll'altra, sendo a pie' cholle lancie in mano, si chomincciò
un'aspra battaglia. Bastò un'ora sanza niuno pieghare indietro o
aquistare, rompendosi più di 500 lancie da chavallo [e] morendovi
più di 25 huomeni. Di che, esendo le bandiere della reale (cioè
la bandiera principale, ndr) per
lo chomune di Firenze et quella della chonpangnia, [e] la giente
della chonpangnia prese terreno addosso a' Fiorentini; per la qual
chosa una schiera di quella di Firenze, che erano da 800 huomeni a
chavallo, girono di verso l'Arno per volere cingniere quelli della
conpangnia, di che venne loro el tracto bellettoso et quivi li
chavalli si ficchavano tucti. Per la qual cosa quelli della
chonpangnia, avendo preso terreno, vedendo ciò, pinsono et vanno
suso diciendo xxx chosì li rupono et misoli inn ischonficta. Di che
voltando li Fiorentini et quelli della chonpangnia, sechondo che ssi
disse, presono più di 2000 chavagli et più di du' mila uomeni. Et
allora fu preso lo chapitano della ghuerra del chomune di Firenze,
ciò fu Giovanni Malatesta (Giovanni
Malatacca, ndr),
et molti altri chapitani, et furono presi molti muli cho' lle loro
vittuvagle et robe et bastò la decta battaglia et ruberia insino al
buiore di notte.
Per
la quale sconfitta ch'ebbono li Fiorentini, essendo presa la bandiera
loro reale, quelli della chonpangnia l'ànno mandata a domino Bernabò
aspettando da llui risposta, et degli stanno in sullo nostro chontado
di Chascina, et vanno cierchando
(col significato di esaminare, vigilare) tucto
lo nostro chontado nel Valdarno; sono iti a San Giusto Ortichaia et a
San Marcho insino alla Vectola rubando biada d'ongni ragione et roba
d'ongni ragione et bestiame et faciendo per tucto lo chontado danno
assai. Et tuctu i nostri chontadini si nne vennono a Pisa chon quello
che ànno potuto fugire et mectere di loro roba.
Quelli
della chonpangnia si nne sono venuti assai in Pisa a fornirsi d'assai
chose et ànnoci arrechato a vendere di molta arme et assai muli et
chavagli. Priegho Iddio distrgha chi cholpa ci à di tanto danno al
nostro chontado quanto abbiamo ricieuto, che sarebbono i Fiorentini
disleali, traditori, arroghanti; priegho Iddio li distrugha!
Banti
Ottavio, Cronaca
di Pisa di Ranieri Sardo,
Fonti per la Storia d'Italia, Istituto Storico Italiano per il Medio
Evo, Roma, 1963, pp. 194-196.
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