di Giancarlo Pertici
LA
VITA DEL SEMINARISTA - TERZA PARTE
Una
vita in Musica
Con
l’aiuto solo di alcuni pallidi brandelli di memoria, facendo
ricorso anche all’immaginazione per incollare e dare senso compiuto
ai molti flash di quella memorabile trasferta a Catania… questo
modestissimo omaggio in forma di racconto, vuole soprattutto
testimoniare la passione comune per il Canto e per la Musica che rese
possibile quei giorni. Per ricordare quanti ebbero il merito di
collaborare a quell’ambizioso progetto con la formazione di un
Coro, quello del Seminario Vescovile di San Miniato, che è rimasto
nel cuore e nella mente di molti…. padre degli altri cori che
successivamente hanno visto la luce all’ombra della Rocca. Mi si
perdoni la ricostruzione arbitraria di alcuni momenti, dei fatti
raccontati, della loro successione, sopratutto di quelli dimenticati
…. “il vero nei ricordi può non essere puro… grande
complessità nei ricordi! I ricordi celano, talvolta desideri..”
direbbe qualcuno. Questo racconto è espressione del desiderio di
tramandare quantomeno il ricordo di quei giorni ...passione per il
canto e la musica.
San
Miniato vissuta tra le mura del Seminario
Parte
Terza - …Una vita in musica..
Appena
disceso dal treno mi ritrovo con Renato immerso come in un fiume in
piena alla Stazione Termini a Roma. Letteralmente trascinato fino a
quel binario in attesa del convoglio speciale per Catania. Sommerso e
sovrastato da quella folla di oltre mille cantori dei diversi cori
convenuti per l’occasione da ogni parte d’Italia e d’Europa,
non perdo d’occhio la mia ‘guida’, Renato come lui fa con me.
Non siamo stati suddivisi in gruppi, come in Seminario lo siamo per
età, ma a coppie: un adulto e un bambino. Lo scopo: non perdersi in
una trasferta lunga nel tempo per spostamenti improvvisi ed
imprevisti ogni giorno in città sconosciute del sud Italia in questo
settembre del 1959. Renato dall’alto del suo metro e novanta, di
circa 20 anni ponsacchino, è la mia Guida assegnatami qualche giorno
prima della partenza quando furono formate le coppie del nostro coro
… il Coro del Seminario Vescovile di San Miniato.
“Perché
ci siamo fermati?” ..la mia domanda sottolineata con gesto
eloquente della mano. “Non lo so!” fa Renato…..” …. siamo
oltre mille cantori. Ma ecco.. lo riconosco, quello è Mons.
Bartolucci direttore del Coro della Cappella Sistina di Roma…..
Zitto! ..sss….sss.. sta richiamando tutti al silenzio..” Dalla
mia postazione, laggiù dal mio metro e 40 scarso a 12 anni scarsi,
avverto il silenzio che localmente prende il sopravvento rispetto al
brusio che avvolge tutta la Stazione Termini.
“E’
salito….. Mons. Bartolucci.. è salito sopra una delle panchine di
pietra,… o marmo che sia. Ha dato l’ordine di Prova. Dobbiamo
fare una prova improvvisata proprio qui” è il commento di Renato.
“Ha dato anche il numero d’ordine del brano.. mi pare sia il
Lauda Sion di… sta modulando le note d’attacco”. Tendo
l’orecchio e riesco anche se debolmente a percepire il ‘la’ con
le note d’attacco suggerite alle quattro voci, secondo l’ordine..
soprano, contralto, tenore, basso. “Le mani alzate pronte
all’attacco ….canteremo a cappella senza organo
d’accompagnamento, ..ora..”. E’ solo una frazione di secondo e
l’avvio della prova la senti senza bisogno di ulteriori commenti..…
Da brivido! l’intensità sonora, le vibrazioni che sembrano
invitare al silenzio tutta la Stazione ….a sollecitare non solo
l’udito. Mi riesce difficile il controllo della tonalità.
Compresso dalle altre voci, solo facendo leva con l’indice a
occludere l’orecchio destro, riesco a tenere la tonalità … a
seguire ed eseguire la melodia, quella assegnata al soprano, anche se
con difficoltà. Alla fine del brano Renato riprende il suo commento
anche per mantenere il contatto con me. “Ora Mons. Bartolucci sta
spiegando in francese… ora a noi …ci ordina di dividerci per voci
e di ripetere il Lauda Sion. Restiamo uniti.. non ci perdiamo di
vista, restiamo in stretto contatto, restiamo fermi qui”. Per una
buona mezzora la prova ci tiene occupati, impegnati anche ad
acquisire confidenza con quella che sarà la direzione musicale di
quell’immenso coro.. finché non giunge il Treno per Catania
contrassegnato con grandi cartelloni affissi “Congresso Eucaristico
Internazionale – Catania – Settembre 1959”.
E’
la partenza per Catania, arriveremo l’indomani mattina dopo una
sosta a Napoli per la cena al sacco in Treno e il pernottamento sullo
stesso, ma senza ausilio di cuccette. Il nostro è il coro del
Seminario Vescovile di San Miniato, partito per Roma la mattina
presto, formato da oltre 50 elementi tutti maschili suddivisi nelle
quattro voci canoniche dei ‘pueri cantores’.
Tutto
ebbe inizio nel mese di ottobre dell’anno precedente, giusto pochi
giorni dopo il mio ingresso in seminario e l’inizio dell’anno
scolastico. Il CANTO assumeva il ruolo di materia extra/scolastica
non prevista ma parte integrante della liturgia. Ricordo il primo
giorno … la selezione della voce, giù nel teatrino sotto la
terrazza… il pianoforte verticale. In maniera semplice mimando la
tonalità mons. Stacchini ci invitava a turno a fare dei vocalizzi,
prima a salire poi a scendere, cambiando vocale. Mi sembravano
gargarismi e .. che noia!! …mentre pensavo agli altri fuori a
giocare a pallone. Ero un soprano ..voce solista. Solo più tardi
capii che essere ‘voce solista’ non era un vantaggio … solo
prove in più. Numerosi i canti che imparai in quel primo anno, senza
capirne l’utilità … alcuni erano addirittura in italiano, brani
folcloristici o dei ‘madrigali’, non canti liturgici. Solo più
tardi compresi anche lo scopo. Nel partecipare al Congresso
Eucaristico Internazionale di Catania eravamo chiamati ad esibirci
nei Concerti previsti al Giardino Bellini di Catania, nel Teatro
greco di Siracusa e nel teatro Greco di Taormina … con canti scelti
in libertà tra quelli del nostro folclore, della nostra tradizione
popolare. Di questi ultimi ancor oggi rammento quasi integralmente
“Alzatevi dal letto o briaoni …” e un canto mariano a quattro
voci che non ho mai dimenticato perché lo canticchio ancora oggi, ..
nel pomeriggio dopo la recita del rosario e dopo la Salve Regina,
anche se non ricordo né il titolo né l’autore, ..ma fa.. “In
quel tuo sguardo buono, quanta pace Maria, mi sembra l’armonia
tutta di cielo…(*).”.
Un
anno quello iniziato all’insegna della noia e dell’insofferenza
nei confronti del Canto, che si avviava a mete ambiziose e che con
pazienza Mons. Stacchini era riuscito a trasformare in ‘gioia’ e
dedizione. Tanto era stato il cambiamento da parte non solo mia, ma
di tutto il gruppo dei giovanissimi cantori, .. nell’atteggiamento
grazie alla gratificazione che ogni esibizione riusciva a riservarci,
… in cattedrale …. nelle diverse parrocchie dove venivamo
chiamati a esibirci, … in occasioni di alcuni concerti.
Alla
partenza per Catania fu assegnata una particolare attenzione
all’organizzazione. Ogni piccolo ‘puero cantore’ fu assegnato
ad un Cantore adulto con l’ordine preciso di non perdersi mai di
vista, in viaggio, negli spostamenti, nei concerti, in ogni occasione
e in ogni dove, qualunque ora fosse, anche di notte. Renato era la
mia guida …. mai ci perdemmo di vista … io di lui e lui di me. Fu
una strategia che funzionò a meraviglia e lasciò un piacevole
ricordo in tutti. Ma con particolare nostalgia mi ricordo due
‘persone’ indimenticabili non solo per la voce, ma per la
simpatia e per la loro spiccata personalità: Frosini Giovanni voce
Tenorile potente e sensibile, il cui figlio Angelo (3 anni all’epoca)
diversi anni dopo sarà sindaco di San Miniato – Ermelani Fiorenzo
un Basso naturale dal grande carisma, che ha saputo sempre
consigliarmi anche dopo l’uscita dal Seminario.
All’arrivo
a Catania ci attende un Pullman e quello sarà nostro per tutto il
soggiorno autista compreso. Facciamo subito memoria del colore, della
targa e della faccia dell’autista che sarà a nostra disposizione
in tutti gli spostamenti. Seduto accanto al finestrino attraversiamo
la via principale di Catania, la Via Etnea che prosegue inerpicandosi
in salita sulle pendici Dell’Etna, diretto alla nostra destinazione
nel comune di Tre Castagni. Una sorta di residence, quasi un convitto
arredato in maniera spartana, immerso… (nel verde… verrebbe da
dire soprappensiero e spontaneamente, come sarebbe naturale
attendersi ….) ….immerso invece nel NERO quasi assoluto di una
distesa di lava che sembra non finire mai … colline e vallate nere,
nelle quali quasi per miracolo ogni tanto emerge, per la violenza dei
colori, un fazzoletto d’orto. Quei peperoni e quelle melanzane che
ogni sera, tutte le sere fanno parte del nostro menù …. Antipasti
…secondi, ma anche contorni. “Anche stasera le mele anziane”
sottolinea in musica il Frosini con malizia e col sorriso sulle
labbra, parodiando l’aria quando di una romanza, quando di
un’altra. Battuta tra il serio e il faceto, non certo sussurrata
dopo l’ennesimo giorno di siffatto menù, .. ma senza effetto sul
menù stesso. Menù che rimane immutato fino alla nostra partenza.
Nello stesso Convitto, in un’ala attrezzata a foresteria viene
alloggiato anche il coro del Seminario Vescovile di Torino (??). La
cui immagine è rimasta intatta nella memoria a distanza di tanti
anni, grazie all’amicizia nata in quell’occasione con un
seminarista della mia stessa età, ma di taglia assai diversa -
Giacomino Guido di Devesi Cirié. Guido il suo nome, Giacomino il
cognome, che come diminutivo potrebbe ingannare e non sembra in
sofferenza per quel menù ‘monotono’ o ‘mononoto’ a base di
melanzane. Già grasso di natura, nonostante il menù continua …..
a mangiare e ingrassare. E’ simpatia a pelle tra noi due, io il più
piccolo e minuto e Lui il più grasso e ingombrante …. almeno tre
volte il mio peso. Nelle foto scambiateci negli anni successivi,
tanto è durato il nostro rapporto epistolare, era tornato ad un peso
accettabile solo dopo i 16 anni.
Durante
il giorno, se liberi da celebrazioni liturgiche, possiamo, ma sempre
in coppia, girare liberi per Catania… fino al passaggio del nostro
Pullman per il ritorno alla base. Se uniti al giro di Giovanni
Frosini e di Fiorenzo Ermelani è facile qualche risata anche per me
che sono poco più che bambino, come farsi un buon bicchiere…. Io
preferisco di gran lunga la limonata siciliana, mentre il Frosini
ordina impassibile al barista “Due Vin Santi, uno per me e uno per
il mio fratello”. Poi si beve il suo… lo sguardo fisso fuori del
bar quasi a voler dire al barista “Ora arriva, ora arriva!!”
Ancora un attimo d’attesa…. uno sguardo volutamente sgomento
rivolto al cielo….. infine un sospiro quasi annoiato per
sentenziare.. “Avrà fatto tardi, vuol dire che lo berrò io!” E
si tracanna d’un fiato anche l’altro vin santo per il gusto di
godersi, sì un secondo vin santo, ma soprattutto l’espressione
allibita e a volte divertita del barista. Gioco ripetuto a più
riprese con cambio di espressioni, di posture e logicamente di
mescite o bar per un divertimento assicurato … senza mai comunque
dare segnali di ‘troppo pieno’.
Durante
la messa cantata di ogni giorno trasmessa dalla radio vaticana e
talvolta anche dalla Rai, o nei servizi del telegiornale, non tutti i
cantori fanno parte del coro che accompagna con i canti le varie
parti della messa stessa. Dipende sempre dallo spazio disponibile.
Nella messa di fine Congresso con la partecipazione di un Cardinale
siciliano in rappresentanza di Papa Giovanni XXIII, celebrata in
notturna all’aperto lungo uno grande viale, anche il nostro coro fa
parte della ristretta cerchia di cantori ammessi ad accompagnare
l’azione liturgica. Non ricordo i canti, neppure il risultato ma la
tensione sì, come pure le luci della ripresa TV che non ci
permettono di vedere oltre il nostro naso.
Quando
la carovana del Congresso fa sosta al Santuario della Madonna delle
Lacrime a Siracusa e tutti assieme intoniamo a più riprese gli inni
mariani preparati per l’occasione, la volta del Santuario, fatta di
modeste lamiere di un capannone prefabbricato, sembra quasi
deformarsi dall’intensità e dalla potenza espressa per un’ondata
emozionale in tanti, anche in me non abituato a simili atmosfere,
sollecitato dal caldo, dall’alto grado di umidità… emozione in
perfetta sintonia con l’ambiente spartano di un santuario nato per
la preghiera. Grandi le sensazioni rimaste impresse nel mio intimo a
distanza di tanti anni.
Quando
ci disponiamo sul palco all’interno dei Giardino Bellini, la sera
dopo l’imbrunire sotto i riflettori e di fronte ad un folto
pubblico che occupa in silenzio ogni ordine di posti, l’attesa
sembra generare quella tensione che durante il giorno abbiamo tentato
di dissimulare e che ora si palpa nell’aria ferma della sera, aria
calda che ci si appiccica addosso, ci prende la gola, si trasforma in
minute gocce di sudore ad imperlare le nostre fronti. Ma non siamo
noi a doverci esibire per primi!!! La tensione si allenta mentre il
primo coro, quello della Croce di legno di Parigi, prende posizione…
si prende i suoi applausi, di quel pubblico, esigente, elegante,
attento ma generoso. Quando anche il nostro coro da voce a quella
platea esigente intonando “Svegliatevi dal letto o briaoni… “
l’atmosfera si scioglie definitivamente per questo canto in
libertà, che non vuole etichette ma solo orecchie goderecce, palati
popolari, e tanta voglia di star bene e di sorridere. Il risultato
finale è inaspettato, dai composti applausi tributati ai bravissimi
francesi, quel pubblico così in ‘tinta’ con l’ambiente solenne
del Giardino Bellini si scioglie accompagnando a tratti il ritornello
dall’aria mutuabile da altri canti popolari. E’ il bis richiesto
la ciliegina sulla torta per una serata straordinaria anche da
ricordare.
Quando
due giorni dopo il Concerto fa tappa a Siracusa nel teatro greco, la
situazione appare completamente diversa. Il pubblico sembra composto
esclusivamente dalle autorità presenti, pochissimi altri disseminati
lungo quell’immensa ellisse dalla cui sommità è possibile godere
di un a visione d’insieme unica. Prima dall’alto, poi spostandoci
da un lato all’altro riusciamo a sperimentare l’eccezionale
acustica di quella conca naturale, godendo appieno delle esibizioni
che anticipano quella del nostro coro di San Miniato, oramai additato
per quel canto ‘sbarazzino’ che diventa quasi la nostra
etichetta, e che fino alla fine esibiamo come brano finale.
Fine
terza parte….
ALLA
RICERCA DI TITOLO (Armonie) E AUTORE ( Bagnoli di Firenze)
Grazie
a Carlo Fermalvento
(*)
In quel tuo sguardo buono, quanta pace Maria, mi sembra l’armonia
tutta di cielo
Nel
riguardarti il cor s’accheta e si consola e l’anima sen vola in
paradiso
Deh
se questi occhi belli potessi aver la sorte di rimirarli in morte,
così soavi
Eppoi
venire in cielo con l’anima più snella, oh santa verginella a
rimirarti
Lassu
fra tanti cori degli angeli beata vederti incoronata in tanta festa
E
a quelle voci angeliche unire anche la mia e dire Ave Maria,
Eternamente
e dir Ave Maria eternamente.
Catania, 12 settembre 1959 - Celebrazione notturna solenne
Congresso Eucaristico Internazionale
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità
Catania, settembre 1959 - Cerimonia di chiusura
Congresso Eucaristico Internazionale
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità
Siracusa, Teatro Greco - settembre 1959 - Esibizione del Coro di Friburgo
Congresso Eucaristico Internazionale
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità
Roma, Piazza San Pietro, 6 settembre 1959
Sosta in vista della partenza per il
Congresso Eucaristico Internazionale
Giancarlo Pertici, Don Lido Freschi, Don Renzo Nencioni,
Carlo Taddei e Stacchi Pietro
Foto collezione Giancarlo Pertici
per gentile disponibilità
ciao...ho trovato l'articolo proprio perchè cercavo il titolo del brano "in quel tuo sguardo buono".. e vorrei riascoltarlo ma su youtube non riesco a trovarlo..mi sai dire dove posso sentirlo su internet? ps. penso chesiamo tra i pochissimi che conoscono questo brano :)
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