di Giancarlo Pertici
MANLIO
figlio di Virgilio, detto Lillo
di cognome Pertici di mestiere
MATTONELLAIO
….
E fu così che a San Miniato prese vita
anche “Il Grande Fratello”
ante-litteram
Ricordo
di lui ad Aulla, su quelle impalcature che smantellava a fine
stagione ed io, di sotto…. ma in disparte al sicuro, a raccogliere
tavolette, correnti, scarti per farne una Baracca tutta mia in quel
piazzale sconnesso tra Silos e Chiesa, attrezzato giusto di martello
e di tanti chiodi di più misure. E giù a inchiodare tavola su
tavola, a far pareti, porta, soffitto ed anche finestra ma senza
vetri.
Il
ricordo più lontano nel tempo, forse avevo tre anni… quando per
mano a Nonno Nuti me ne andavo 'di là', quando, giunto alla
piazzetta del Comune, mi ritrovai all'improvviso di fronte al mi'
babbo, lassù sul ciglione sotto il campanile, che murava… ma cosa
non lo sapevo. Era un periodo che spesso veniva mandato da solo a
fare lavori particolari … e a Lucca aveva murato un distributore.
“Oh babbo ma che fai un altro distributore?” sembra sia stata la
mia domanda, almeno nei ricordi tramandatemi dal mi' babbo, che
proprio con quel lavoro ci prese la paga di prima. Una cabina della
Luce murata a 'contrina' come diceva il canonico Galli.
Il
momento in cui si mise “per conto suo” a mettere mattonelle mi
rimanda impressioni ed emozioni particolari che solo da adulto ho
saputo e potuto capire ed apprezzare compiutamente. Settembre del
'59… sono da poco rientrato dalla trasferta di Catania, a casa in
attesa del rientro imminente in seminario per un nuovo anno
scolastico. Arrivo da fuori, entro in cucina… mia madre sembra
quasi aspettarmi, giusto lì in piedi dietro a mio padre stranamente
seduto, … mi dice tutta d’un fiato “Lo sapevi che da oggi il
tuo babbo ha cominciato a lavorare per conto suo? non ha più padroni
anche se deve muoversi ogni giorno in motore”. Non sono le parole
che mi colpiscono di più…. ma quella espressione stampata... quel
sorriso che le imperla la bocca… lei che parla a nome e per conto
di mio padre… lui che ascolta assorto… sorridente mentre
ostentatamente sembra confermare… ampi gesti del capo.. E quello
sguardo complice che si scambiano… quante volte l’ho ripensato
negli anni bui della separazione!!! …quello sguardo insistito….
che parla di scelta condivisa anche se combattuta… di progetto
sognato insieme con ambizione malcelata… coronamento di anni di
sacrifici e di rivincite iniziate già dal ritorno dalla prigionia.
Sorriso complice di una giovane coppia 'innamorata'… (mi ripeto
mentalmente anche oggi nel ripercorrere quegli attimi) … come se
quel momento fosse appena stato suggellato nei loro occhi da un atto
d'amore… quasi furtivo, appena assaporato. Questa la sensazione con
la quale in età adulta con fare consolatorio ho in qualche modo
cercato di lenire le ferite e il disagio sofferti per la loro
separazione.
“Che
lavoro ti metti a fare?” credo sia stata la mia domanda. “Mi
metto a fare pavimenti e rivestimenti.” La probabile risposta.
Chi
non si ricorda la figura di Manlio nel suo lavoro di ‘mattonellaio’
… iniziò quando le mattonelle erano state appena ‘inventate’
….almeno quelle di maiolica … si arrese solo all’età e alla
fatica. Dei primi tempi è Nonno Nuti che mi aggiorna, io che sono in
seminario, con cadenza settimanale… entusiasta a tutto campo. Mi
riporta tutto.. nuovi lavori.. ‘dipendenti’ a termine e
occasionali, trasferte in motore, prezzo che spunta a metro… metri
che ogni giorno riesce ad appiccicare e quanto arriva a guadagnare al
giorno.
“Ha
attrezzato il suo Ducati con due portabagagli, uno davanti e uno
dietro con due cassette di legno. Dentro tutti i piccoli attrezzi,
dal martello, agli scalpelli, le mestole, la livella, il piombo
insomma tutto. In uno zaino sulle spalle di Lillo si portano dietro i
portavivande dove Eda ogni mattina ci mette o pastasciutta o zuppa di
cavolo, pane, secondo, contorno. Ma il problema grosso sono i
regolini e le pale per impastare la calcina. Sono già stati fermati
dalla Polizia Stradale già due volte questa settimana… non gli
hanno fatto la multa, ma non potrebbero viaggiare con le pale e i
regoli legati al serbatoio”. Nonno Nuti mi racconta tutto d'un
fiato gli ultimi eventi. Anche che due giorni fa sono stati presi da
un temporale a Poggibonsi di ritorno da Siena… “Bagnati come
pucini… il tuo nonno Lillo ieri aveva la febbre ed è rimasto a
casa”. Nel giro di poche settimane matura una decisione importante
che probabilmente ha visto un complesso calcolo da parte di babbo e
mamma. Ci saranno da pagare tante rate di finanziamento, come già
fecero con l’acquisto del Ducati. E' la 500 Giardiniera color verde
acquamarina che arriverà giusto all'inizio del mese di luglio,
quando anche io sono a casa in vacanza. E' sabato sera, quando mio
padre rientra dal lavoro, e va a Pontedera e dopo aver firmato tutta
una sfilza di cambiali prende possesso della 500 e se ne viene a
casa, non senza aver chiesto al Concessionario “Dove sono le
marce??”. Lui che ha guidato il primo ed unico mezzo… un camion
in Albania nel '43.
Tipo
un po' strano a volte anche lunatico, permaloso …l'imprevisto
sempre in agguato, anche se non sempre c'era da ridere. L'anno stesso
mise il telefono, di quelli neri appesi alla parete, mezzo
insostituibile di promozione e di lavoro. E' con il telefono che il
Cecconi, un impresario di Empoli, dopo tante insistenze lo manda a
Villa Nova. C'è da piastrellare una viareggina sorta proprio
sull'aia di fronte alla vecchia casa colonica, con i ritrovati più
moderni… Bagno con Vasca... riscaldamento, acqua corrente,
avvolgibili. Tra le indicazioni del Cecconi … “Il padrone è un
siciliano, brava persona, ha appena sposato una ragazza 20 anni di
meno. E' un po' fissato non gli dare peso”. Come d'abitudine, prima
di iniziare un nuovo lavoro, mio padre si reca sul posto per
verificare punto luce, punto acqua, rena, servizio di montacarichi.
Mette a bagno le mattonelle, tira i piani, mette in opera le partenze
sia in bagno che in cucina. La mattina ci rechiamo sul posto, tutta
la squadra, io che sono in vacanza dalla scuola, mio cugino Nanni
operaio fisso. La casa è costruita senza risparmio, soffitti alti,
pareti di oltre 35 cm, secondo le aspirazione del suo padrone, in
quel momento assente. In sua vece si fa viva quasi subito la moglie,
giovane e bella, che insiste per farci il caffè mentre va e viene
dalla vecchia casa colonica. Mio Cugino a rivestire la cucina, mio
padre a rivestire le urne sotto la finestra del bagno. Io nel mio
compito di manovale a rifornire entrambi di calcina e di mattonelle.
Lavoro che fila spedito fino all'arrivo inaspettato del padrone di
casa. Rosario, questo il suo nome, si avvicina a mio padre che lo
gela con uno sguardo di diffida quasi a volerlo dissuadere ad
avvicinarsi oltre. Entra all'interno del bagno e s'accosta a mio
padre che in ginocchio sta completando l'urna, sotto la finestra. Mio
padre si sofferma a guardare le mosse del tizio che neppure si è
presentato... che si china all'altezza di mio padre e passa i
polpastrelli sulla superficie delle mattonelle messe in opera, fa
smorfie eloquenti ..scuote la testa a confermare che qualcosa non va.
I suoi propositi sono subito evidenti quando, nel presentarsi, fa …
“Il lavoro lo voglio fatto bene. Non sono neppure andato a
lavorare, … con ME una mattonella la mettete e due le levate”. A
quelle dichiarazioni mi si gela il sangue pensando alle possibili
reazione del Pertici, come un po' tutti lo chiamano. Ma mi stupisce
quando invece chiede anche con fare gentile “Cosa c’è che non
va?”. “Le tagliature non mi stanno bene. Trovate il sistema
perché così non le voglio” è la risposta. A quel punto la
decisione, quasi un grido di guerra quello lanciato dal Pertici,
sicuramente urlato a gran voce “Nanni.. Giancarlo… si sbaracca…
si va a iniziare quel lavoro a Ponte a Egola. Rosario le mattonelle
se le mette da solo!”. Sotto lo sguardo allibito del padrone di
casa, carichiamo tutta la nostra attrezzatura dopo aver ripulito le
poche filate di mattonelle messe in opera. Nel giro di 10 minuti
siamo già per la strada in direzione Ponte a Egola. Quante
telefonate ha fatto il Cecconi tra “Non c’è”, “Non è ancora
tornato” “Oggi non lo trova” fino a verso la fine di novembre
mese in cui tornammo a Villa Nova a finire il lavoro. “Digli a
Rosario che vada a lavorare” fu la raccomandazione del Pertici al
Cecconi. Rosario non si vide mai nei giorni nei quali completammo la
sua casa con le mattonelle e con i tagli.
Poi
arrivava l’estate e il Pertici raccattava chiunque avesse bisogno
di farsi una giornata anche se non sapeva fare nulla. Facevano parte
del gruppo, oltre me e Nanni, Orlando di 'gnoppa', a volte Paolino
detto Serpentone, qualche volta Berto, Rinaldo oramai in pensione da
anni ed un vecchietto di cui mi sfugge il nome, vissuto confinato nel
suo piccolo podere fino alla pensione e all'oscuro delle più
elementari innovazione degli ultimi cento anni. Era un generoso e gli
piaceva che gli altri lo pensassero. Attrezzato di tutto punto con
pentola e fornello da campo io fungevo spesso da cuoco: solo
pastasciutta per tutti. Poi ognuno nella pausa pranzo tirava fuori il
suo tegamino e se lo scaldava sul gas. Ma il Pertici, che non voleva
assolutamente scomparire, si portava per secondo un tegame in grado
di sfamare un reggimento e la solita spalla da affettare secondo
bisogno e pane a volontà. Il primo anno che Orlando di 'gnoppa'
venne a dare una mano con piccoli lavoretti se ne tornò a scuola a
ottobre con alcune migliaia di lire a settimana in tasca ed una
ventina di kg in più di peso. Ma l'inesperienza a volte giocava
brutti scherzi… non sempre piacevoli, ma quello che capitò a quel
vecchietto un giorno a Empoli non solo non lo abbiamo dimenticato, ma
tutte le volte che qualcuno del gruppo si incontra ce lo raccontiamo
di nuovo, con particolari ed espressioni sempre diverse.
Quel
giorno siamo divisi in due gruppi a piani diversi di un fabbricato
suddiviso in tanti appartamenti che dobbiamo rivestire.. permanenza
stimata alcune settimane. La calcina viene preparata tutta sul
piazzale dove c'è rena calcina e cemento. Viene mandato questo
vecchietto a fare la calcina con precise istruzioni da parte del
Pertici: “Una Carretta di Rena e un ballino di calcina”.
Quest'ometto prepara la carretta della rena, quindi prende un ballino
di calcina, o quello che reputa tale, e comincia a mischiare. Quindi
dopo aver fatto una buca centrale la riempie di acqua per farne malta
pronta all’uso. E comincia a bordare, a mischiare, una palata di
lato rilasciata al centro, dal centro verso l'esterno, una palata di
lato verso il centro e così via per favorire la giusta miscelazione.
Ma il gioco di pala non risponde alle attese, la pala entra ma col
passare delle palate mostra difficoltà ad uscire fin quando dopo
alcuni tentativi la pala resta imprigionata nella malta nonostante i
disperati tentativi del vecchietto di estrarla. “Manlio corri giu!”
è il grido quasi disperato lanciato su nella tromba delle scale
grezze. Neppure il Pertici riesce ad incazzarsi quella volta di
fronte alla vista tragicomica di questo tizio disperatamente intento
nell’impresa di liberare la pala fatta prigioniera da un ballino di
Gesso reo di aver fatto fino in fondo il suo dovere.
Se
poi il Pertici lo si voleva vedere dopo il lavoro bastava fermarsi al
Bar di Mandolino dopo cena. Allora era facile trovarlo a
chiacchierare con Gino di' Dainelli, o con Giorgio di' Gialli, o con
il Moncalvini o con Natale di' Sani, o pure con Giovanni di' Ferlin…
soprattutto di sport, di calcio e dell'Inter di Herrera. Se poi era
serata di Coppa dei Campioni allora era solo da Mandolino che era
possibile trovarlo a vedere al TV, non che gli mancasse la Tv in
casa… ma in compagnia era tutt’altra cosa, anche se stipati in
quel 'budello' di corridoio che fungeva da sala Tv.
Una
sera che lo cercava la Eda perché lo volevano al telefono, lui era
irreperibile… nessuno l'aveva visto. Ossia per la verità Baggiacco
avrebbe giurato di averlo visto passare davanti casa sua diretto
all’Ospedale… appena fatto buio.. dopo cena. Quella volta aveva
visto giusto Baggiacco, in quella primavera avanzata dei primi anni
60, Manlio era giusto passato di lì per andare proprio all’ospedale.
Anche dalla piazza era possibile vedere alcune finestre dell'ala in
ristrutturazione completamente illuminate. Era il Pertici che con le
sue lampade da cantiere illuminava la scena quasi fosse uno
spettacolo da ritrarre, invece erano le sale operatorie da rivestire
fino al soffitto. E la Eda dopo che Manlio ben dopo mezzanotte venne
finalmente a dormire, alla fine si addormentò tranquilla sapendolo
accanto a sé. Ma l’irrequietezza del Pertici attratto come le api
dal miele verso il lavoro proprio lì a due passi, … era senza pari
e non seppe resistere a lungo. Quando la Eda nel girarsi non lo trovò
più accanto pensò invero che fosse oramai quasi l'alba e si
riaddormentò. Bastava che desse un'occhiata alla sveglia per
rendersi conto che la notte era appena cominciata, mentre sulla
piazza riverberavano le intense luci accese dalla Sala Parto ad
assistere il silenzioso lavoro di Manlio…una mattonella dopo
l'altra….
A
guardarlo lavorare era uno spettacolo nello spettacolo … e così fu
quella volta che lavorando 'in casa' volle assecondare la
partecipazione di un pubblico curioso, chiacchierone, rumoroso,
ridanciano…. che per una sera disertò il Bar del Micheletti e le
sue comodità per assistere ad uno spettacolo dove non erano previste
repliche. Quella sera andava in onda e in diretta l’Opera di
Rivestimento della latteria del Branzi… giusto lì in Piazza
Buonaparte… tempo previsto…. obbligato per il completamento….
prima delle 7 della mattina successiva. Una sorta di corsa contro il
tempo che il Pertici alternava al racconto della sua prigionia,
all'insegnamento del suo tedesco maccheronico fatto di 4/5 vocaboli
raffazzonati… mentre i vari Gano, Cucchi, Gallina, Boghe, Eletto….
si inserivano parlando di calcio, dell'Inter, facendo i conti dei
metri appiccicati…. Intenti a spingere ancor più quel mattonellaio
preso dalla foga di terminare in tempo e dal malcelato compiacimento
dello spettacolo in corso.. opera assistita da intermezzi fatti di
Caffè, qualche grappino che il Pertici declinava senza tanto garbo
perché astemio da sempre.... fino allo scoccare della mezzanotte..
quindi del 'tocco' quando gli spettatori si eclissarono quasi tutti
lasciando il Pertici a recitare il suo copione fino alla fine. Non so
a che ora finì il rivestimento… alle 7 della mattina la Latteria
era agibile anche se mancava la stuccatura a rifinire il lavoro.
Ma
fu solo l'inizio perché nel corso di quel mese lo spettacolo fu
replicato con un pubblico, non pagante, in costante crescita… come
nel rifacimento della Macelleria di Topposo, accanto al Branzi. Il
culmine dello spettacolo e di pubblico anche 'fuori casa', perché il
lavoro non era nello Sciòa ma 'di là', fu raggiunto proprio davanti
ai Chiostri di San Domenico dove il Falaschi volle rinnovare la
propria macelleria con i rivestimenti di ultima generazione. Tutto
esaurito con spettatori anche in galleria, quelli sugli scalini dei
Chiostri, … pubblico eterogeneo fatto di 'dilaisti' e di
'diquaisti' che continuarono a bischereggiare tutta la notte sui
tempi, sul calcio, sull'Inter ma anche sulla Fiorentina e sulla
squadra del San Miniato che quell’anno aveva vinto il campionato di
promozione. Quando ancora nessuno lo sapeva o lo prevedeva stava
nascendo in San Miniato, dopo tanti illustri personaggi, anche il
Grande Fratello… ma nessuno lo sapeva…
Nessun commento:
Posta un commento