di
Alberto Vincenti
Un affettuoso ricordo per un personaggio dello Scioa del passato
BEPPINO DI GONGHE
Beppino di Gonghe era stato in Russia durante l’ultima guerra , gli si erano congelate le gambe nelle gelate steppe del Don, quindi gliele avevano tagliate dal ginocchio in giù. Era ritornato a San Miniato con due nuove gambe di legno legate al ginocchio con delle cinghie di cuoio. Certo non poteva più correre come prima, ma aveva imparato ad andare in bicicletta senza pedalare e anche senza i freni. Camminava tenendosi in equilibrio spingendo la bicicletta a gambe inteccherite tant’è che lui e la bicicletta erano diventati un binomio indissolubile e quando si avvicinava lo si sentiva, ancora prima di vederlo, dal rumore di zoccoli di legno. Le salite le faceva spingendo a piedi la bicicletta e il ritorno in discesa lo faceva un po’ tirando i freni ma soprattutto strusciando i piedi per terra; le suola delle scarpe gli si consumavano e i calcagni di legno più che mai, ma per fortuna accanto a casa sua c’era Moderino il calzolaio, sordo come una campana che quando qualcuno che gli aveva portato a risuolare le scarpe gli chiedeva a che punto erano, lui rispondeva: “ c’ho tempo poho a principialle”. Così Beppino mentre si faceva rifare la suola, lui si sganciava gli stinchi dai ginocchi, prendeva due toppolini di legno, qualche bulletta, un martello e una raspa del calzolaio e si rifaceva i tacchi.
BEPPINO DI GONGHE
Beppino di Gonghe era stato in Russia durante l’ultima guerra , gli si erano congelate le gambe nelle gelate steppe del Don, quindi gliele avevano tagliate dal ginocchio in giù. Era ritornato a San Miniato con due nuove gambe di legno legate al ginocchio con delle cinghie di cuoio. Certo non poteva più correre come prima, ma aveva imparato ad andare in bicicletta senza pedalare e anche senza i freni. Camminava tenendosi in equilibrio spingendo la bicicletta a gambe inteccherite tant’è che lui e la bicicletta erano diventati un binomio indissolubile e quando si avvicinava lo si sentiva, ancora prima di vederlo, dal rumore di zoccoli di legno. Le salite le faceva spingendo a piedi la bicicletta e il ritorno in discesa lo faceva un po’ tirando i freni ma soprattutto strusciando i piedi per terra; le suola delle scarpe gli si consumavano e i calcagni di legno più che mai, ma per fortuna accanto a casa sua c’era Moderino il calzolaio, sordo come una campana che quando qualcuno che gli aveva portato a risuolare le scarpe gli chiedeva a che punto erano, lui rispondeva: “ c’ho tempo poho a principialle”. Così Beppino mentre si faceva rifare la suola, lui si sganciava gli stinchi dai ginocchi, prendeva due toppolini di legno, qualche bulletta, un martello e una raspa del calzolaio e si rifaceva i tacchi.
San Miniato, via P. Maioli - Sciòa
Foto di Francesco Fiumalbi
Nessun commento:
Posta un commento