lunedì 26 maggio 2014

LA CASA DI GAZZINO - Racconto di Giorgio Giolli


di Giorgio Giolli

Il casolare in primo piano ha ospitato alcune generazioni della famiglia BENVENUTI. L'edificio, meglio individuato nel gergo popolare come "LA CASA DI GAZZINO" è edificato al colmo di una collina. Nel dopoguerra abitavano in questa austera dimora: il capoccia, la massaia con due figli maschi entrambi sposati di cui il primo aveva cinque figli, l'altro due : un maschio ed una femmina. Una famiglia patriarcale doc diremmo oggi ! A sud, nelle stalle al piano terra ruminavano mucche di razza chianina, da lavoro e da latte. Spesso si potevamo vedere anche miti vitelli d'annata . A nord ovest polli, nane, paperi e coniglio(li), In cantina, scavata nel tufo al di sotto del livello dell'aia, profumavano il vino e l'olio "nel buio e nel silenzio". Qualcuno ha scritto del BRANZI: certamente costui è più giovane di me. D'inverno e d'estate, noi bambini andavamo a comprare il latte ancora caldo da GAZZINO. Ho un intenso ricordo di questa casa: quando ero ragazzo di scuola media, là dentro ho fatto la mia prima esperienza di disegno dal vero. Oggi sono sicuro di essermi 'convertito all'arte' là, nel tepore umano della stalla di Gazzino. Solo, Seduto su una cesta di salice rosso ho inzuppato il pennino nel boccetto d'inchiostro nero di china ed ho incominciato a vedere,.... a sentire la vita nello sguardo umile delle bestie sdraite sulla pagli asciutta. ! Debbo terminare, altrimenti sa fa buio. Vorrei segnalare altri appartenenti del ceppo di GAZZINO: il Canonico Benvenuti, che ha gestito la parrocchia di San Domenico fino agli anni ottanta. Il geometra Benvenuti, attivo fino agli sessanta. Lanfranco Benvenuti, di cui è stato riconosciuto il merito tramite la Fondazione. Gli artigiani: Giovanni Benvenuti ex.operatore elettrico. Renzo Benvenuti, meccanico alla Piaggio. Ed ancora oggi i figli dei figli. Una testimonianza assai importante quella di GAZZINO vissuta nel trapasso storico dalla civiltà contadina a quella industriale. Vorrei dirvi del pino, segato alla fine degli anni cinquanta: là sotto quell'ombrello gigante, molte famiglie con figli si sono recate per consumare "en plein air" cene frugali a base di coniglio(lo) fritto e carciofi fritti. Il sole al tramonto, poi il buio e le stelle parevano caderti addosso ! C'era e c'è ancora oggi il pozzo con l'acqua piovana, sempre fresca. Ed ancora "il gozio" scavato nel terreno argilloso fra fichi e acacie per garantire l'acqua per gli animali. C'è da dire del tetto: là nidificavano i passerotti. GAZZINO, (forse da Gazza?) era un esperto cacciatore di lepri,e....ma di questo scriverò un altra volta,....i nidi sul tetto erano una risorsa alimentare per tutti i membri della famiglia,...si capisce quale sia stato il "rito" annuale: i bambini tiravano i sassi sul tetto e gli adulti intorno casa......sparavano a vista su tutto ciò che volava in cielo.

San Miniato, la casa di "Gazzino", Loc. Scacciapuce
Foto di Giorgio Giolli


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